
Sabato 23 ottobre 2021 alle ore 17, nella sala del refettorio della biblioteca Sperelliana presso il complesso di San Pietro, avrà luogo la presentazione del nuovo volume del dottor Massimo Capacciola “il testamento di Borromini” (romanzo) ed. Morlacchi di Perugia. Oltre l’autore presenzierà la manifestazione il professor architetto Paolo Micalizzi già docente del Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Roma 3. Interverrà l’architetto Marco Petrini, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Perugia. Coordinerà l’avv. Marco Marchetti Un genio dell’architettura, innovatore instancabile della Roma del ‘600 alle prese con una richiesta impossibile da parte di un tenace vescovo della periferia umbra, determinato ad ottenerla a qualunque costo: costruire una copia della chiesa di san Carlo alle quattro Fontane, nel mezzo della campagna umbra. Un luogo santo deve essere onorato con una costruzione memorabile, dice il temerario sacerdote: la chiesa della Madonna del Prato. Papi, cardinali, artisti, artigiani, santi e letterati si prodigano per ottenere quello che Borromini non potrà mai concedere: l’irripetibilità della propria arte. Una storia che, attraverso quattro secoli, giunge fino ai giorni nostri con il suo carico di fantasmi e di atmosfere nebbiose, di ingannevoli misfatti e di suicidi inspiegabili. Un racconto avvincente che unisce personaggi realmente esistiti immaginati ad interagire in un contesto storico contraddistinto da una lotta spietata per la supremazia della propria arte. Nello sfondo rimane l’enigmatica personalità dell’artista ticinese Francesco Borromini, geniale, nevrotico, meticoloso e solitario: uomo di fede sempre in bilico tra esaltazione e depressione: Borromini non si ripete mai!
Una psichiatra ed un giornalista s’infiltrano nella storia, come due mosche dentro un museo, alla ricerca di quello che non deve essere svelato e l’ammissione che la tecnica non sa più leggere la metafisica, per cui le chiese moderne appaiono sempre più contenitori industriali e magazzini per cianfrusaglie inutili.
Borromini sembra suggerire alle archistar attuali, come non si dovrebbe costruire una chiesa! Sperelli, l’indomito vescovo suo committente al contrario è convinto che la chiesa debba essere opera di muratori santi e peccatori. Romanzo a metà strada tra una biografia interiore del celebre architetto e la narrazione della fondazione dell’unica struttura “borrominiana” fuori dell’orizzonte romano in cui operò. Dialoghi e pensieri sono espressi con un linguaggio curato ed elegante, caratterizzato da una coloritura musicale intonata alla complessità della trama e all’enigma del senso dell’esistenza. Perdere l’uso di certi vocaboli è come perdere denti o capelli: puerilità di ritorno.
Non è un libro di architettura, né di archeologia; non è un giallo di pura invenzione, neppure una biografia parziale di Borromini, non è un esercizio di stile di scrittura con un tema preso a caso. E’ un diario intimista di un’anima (la mia) prigioniera dell’ambivalenza della realtà; è un atto d’amore verso un luogo che si ama e si detesta, come si ama e si detesta un dipinto in un museo che si ammira ma non si possiede. È anche un gesto di stizza per un luogo millenario che diviene, si evolve, si trasforma in qualcos’altro che i suoi abitanti purtroppo non comprendono più.
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*) Massimo Capacciola è un medico romano di nascita e formazione ma eugubino d’adozione da quarant’anni. Appassionato cultore di Storia e Filosofia ha pubblicato nel 2011 l’Ottava tavola (TMM), nel 2016 la Sentinella dormiente (EFG) con cui ha vinto il premio il Cartoceto (Pesaro) per la storia. Nel 2018 La Civetta sul comò (EFG) e nel 2019 Tota Iguvina (EFG) insieme al Prof. Augusto Ancillotti. Scrive da eugubino meticcio ma con profondo rispetto per la storia e la cultura di questa città antichissima e per i suoi abitanti, non sempre consapevoli di quel che calpestano.
Prosegue con questo romanzo, il progetto dell’autore di illustrare in modo singolare la storia della città di Gubbio, attraverso vicende e personaggi significativi che l’hanno vista testimone silenziosa ma autorevole. Dimenticare la storia è dimenticare di vivere. L’arte sacra ha a che fare con la fede nel Dio incarnato, scatena l’incontro con la presenza, ma se la fede scompare che fine farà l’arte?