
antro della sibilla
I MONDI SOTTERRANEI
Di Diego Antolini
Il fascino che suscita il mondo sotterraneo nell’immaginario collettivo è noto da sempre: Jules Verne lo immortalò nel suo Viaggio al centro della Terra e H.P.Lovecraft ne scrisse nel suo inquietante Le Montagne della Follia. Entrambi gli autori, si dice, trassero spunto dal mito della “Terra Cava”, del “Re del Mondo” e dei grandi regni sotterranei dell’Asia Centrale. Secondo questa concezione, il nostro pianeta non sarebbe un concentrato di roccia compatta ma conterrebbe delle vere e proprie città al suo interno, città i cui accessi sarebbero sparsi in vari punti della Terra, collegate tra loro da interminabili cunicoli scavati in tempi antichissimi nella crosta rocciosa che divide il mondo di superficie da quello del sottosuolo. Lo stesso Dante Alighieri, nel suo “divin poema”, pose l’entrata dell’Inferno presso Gerusalemme.
Molti testi antichi narrano di misteriosi popoli che vivrebbero al di sotto della “Terra degli uomini” e che sarebbero in grado di interferire con le vicende della storia. Alcuni di essi opererebbero per il bene dell’umanità, come i “Sette Saggi” che dalle profondità del Tibet controllano i destini del mondo; altri sarebbero invece bramosi della nostra civiltà e punterebbero alla sua conquista: il ferocissimo popolo dei Nagas dalle sembianze di serpente, ad esempio, terrorizzava periodicamente i popoli dell’Asia Centrale in tempi remoti.
Renè Guenon nel suo interessantissimo Le Roi du Monde raccoglie le memorie di Ossendowski e ci parla, tra l’altro, dell’incredibile mondo “inviolabile” di Agharti, centro iniziatico sotterraneo in Tibet.
Sebbene le notizie al riguardo siano scarse, anche le cronache della storia contemporanea hanno registrato via via testimonianze incredibili di uomini che sarebbero scesi in questi mondi “interni”: l’Ammiraglio statunitense Byrd, ad esempio, scrisse nei suoi diari di essere penetrato in un mondo sotterraneo attraverso i ghiacci del Polo Nord; lo scienziato Eugenio Siragusa affermò che la “Terra Cava” è il rifugio dei discendenti dei superstiti dei cataclismi che affondarono Atlantide e distrussero Mu, i continenti “perduti” del nostro passato.
Quale sia il confine tra realtà e fantasia non ci è dato saperlo; certo è che anche nella nostra terra, la mistica Umbria, non mancano leggende riferite ai regni sotterranei: portiamo come esempio la leggenda di Criptona e della Regina degli Umbri, e quella del magico “Antro della Sibilla” situato sul monte omonimo, che avrebbe ispirato il Guerin Meschino di Andrea De Barberino.
Secondo una leggenda popolare, al di sotto dei Monti Martani esisterebbe (o sarebbe esistita) una grandiosa città sotterranea, regno della Regina degli Umbri: la città, chiamata Criptona, risalirebbe a molto prima dell’arrivo dei Romani, quando la regione era dominata dal popolo degli Umbri, che avevano la loro fortezza a Sant’Erasmo. Questo popolo indoeuropeo trovò e utilizzò le gallerie sotterranee scavate secoli prima da un altro popolo di cui si è persa ogni traccia: i Pelasgi.
Dalla montagna di Cesi – continua la leggenda – si apre la via a un vero e proprio regno sotterraneo fatto di città e strade larghe e comode, che la Regina degli Umbri utilizzava per spostarsi su bighe trainate da superbi destrieri.
Attraverso i cunicoli si attraverserebbe il Monte Eolo e si arriverebbe fino a Carsulae.
Nelle numerose grotte che si aprono nella zona, i sacerdoti in passato usavano gettare offerte (cibo, oggetti votivi) per propiziarsi le divinità ctonie. Ma c’è anche chi dice che quelle stesse grotte servivano ai popoli di superficie per comunicare con le genti della leggendaria Criptona.
Importanti scavi e ritrovamenti sono stati effettuati nella zona di Orvieto, riportando alla luce una vera e propria “città sotterranea” oggi visitabile mediante tour organizzati. Gli antichi abitanti di Orvieto avrebbero costruito cunicoli, gallerie, grotte, pozzi, cisterne e strade in quasi 2500 anni di scavi, forse dettati dall’esigenza di raccogliere riserve d’acqua per la propria sussistenza.
Ma anche Todi e Narni sembrano avere la stessa particolarità, e cioè un “mondo” al di sotto della propria superficie urbana.
E Perugia? La Rocca Paolina, simbolo dello spietato potere papale, rappresenta la parte “sotterranea” della città, con la sua architettura interna particolare, fatta di archi, di strade e di case. Ma non è la sola. All’interno della collina su cui poggia la città è stato scavato un fitto reticolato di cunicoli e tunnel, conosciuti dagli Etruschi (che in parte li utilizzavano per il trasporto dell’acqua) e poi riadattati per le esigenze delle genti medievali (in particolare i conventi e le chiese). All’epoca delle signorie sembra che le famiglie nobili li utilizzassero per la fuga, mentre in questo secolo quelli ancora percorribili servivano per ripararsi e proteggersi dalle bombe o dalla violenza dei soldati che saccheggiavano le case durante la guerra.
Risale all’epoca della guerra anche la costruzione del rifugio antiaereo posto sotto la Rocca Paolina. Il rifugio, con la sua struttura a H (due corridoi paralleli collegati da un tratto più breve) oggi è in completo disuso ma ancora interamente percorribile. Vi si possono trovare le tracce di un precedente assetto d’emergenza: panche laterali per sistemare i rifugiati, nicchie separate scavate nella roccia viva – dove gli appartenenti alle diverse porte si ritrovavano, bagni e un locale di pronto soccorso, ecc. Restano oggi sono solo macerie di mattoni e sbarre di ferro orizzontali conficcate nel muro, ma il rifugio è stato molto utile alla città durante i bombardamenti.
Poco distante si trova inoltre l’ingresso per un altro tunnel, che fu esplorato circa vent’anni fa ma che da allora è rimasto chiuso.
Pochi indizi ma tutti in una precisa direzione: anche al di sotto di Perugia non vi è solo la grigia roccia…
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