La Croce, supremo gesto d’amore offerto all’umanità

di Bruno Di Pilla

Ferma restando la laica “sacralità” del diritto civile alla scelta religiosa di ogni essere umano (con la relativa libertà di proselitismo, artt. 19 e 20 della Costituzione Italiana), chi potrebbe ritenersi offeso dalla presenza di un Crocifisso nelle scuole? Quel supremo gesto d’amore verso tutti gli uomini, senza distinzione di stirpi, nazionalità e categorie sociali, fece crollare barriere millenarie tra razze, popoli e classi, muovendo a pietà le più indurite coscienze già nella Roma imperiale e diffondendo l’idea dell’assoluta uguaglianza – e fratellanza – tra creature dello stesso Dio. Sia pur lentamente, ne derivarono radicali metamorfosi nel pensiero di filosofi e governanti. Schiavi, oppressi ed infermi vennero addirittura prediletti dal Cristianesimo, grazie anche all’esempio di Gesù operaio, che si rese promotore del riscatto del mondo del lavoro. Le antiche società avevano sempre considerato la cultura un privilegio riservato agli uomini liberi, mentre i seguaci della nuova religione, partendo dal presupposto che ogni persona dovesse essere educata e “sorretta”, per lungo tempo si accollarono i compiti di pubblica istruzione ed assistenza che gli Stati avrebbero poi rilevato, nel migrare dei secoli, ritenendoli fondamentali per la loro stessa sopravvivenza. Nel Medioevo fu il Cristianesimo a promuovere la ricerca scientifica, favorendo il sorgere delle prime cittadelle del sapere avanzato, definite Università. Dall’editto dell’imperatore Costantino in poi (313 d. C.), mutò anche la concezione del potere politico, finalmente inteso come servizio alla collettività. “Non sono venuto per essere servito – aveva detto il Cristo – ma per servire”. Così, in epoca rinascimentale, nel vecchio e nel nuovo mondo, unica fonte del diritto non fu più ritenuto lo Stato, di volta in volta personificato da sovrani capricciosi e tirannici, ma le leggi civili cominciarono a conformarsi ai Dieci Comandamenti, che, sia pure a fatica, trasformarono l’agire umano e dischiusero le porte allo “jus naturale”, diritto delle genti, in base al quale la comunità internazionale sarebbe stata considerata, per la prima volta, un’unica grande famiglia ed ogni individuo, “tempio del Signore”, avrebbe ricevuto maggiore dignità. D’altronde, il messaggio salvifico e fortemente sociale della fede cristiana mai ha rinnegato i lumi della ragione. Anzi, diffondendo l’idea ebraica del Dio unico – geloso Creatore delle sue opere – e confutando le primordiali concezioni di un universo frutto del caos e dell’uomo disperato e solo, in preda all’ineluttabile fato, i cristiani predicarono che il cosmo è sapientemente ordinato ed accessibile all’intelletto umano. Magia e superstizioni furono ridimensionate ed in molti casi sconfitte, mentre emersero nobili sentimenti dai meandri della coscienza, quali speranza, condivisione dei beni, pentimento, amore, umiltà generosa, rispetto per ogni vivente. Certo, nell’arco di due millenni, non sono mancati gravissimi errori, ombre e miserie. La Buona Novella è stata spesso confusa con credenze fallaci, lo spirito ha ceduto alle lusinghe terrene, il misticismo è stato inquinato dal potere temporale di uomini abusivamente saliti sulla barca del pescatore Pietro, avidi di piaceri e gloria personale. Tuttavia, incessanti sono state le spinte riformatrici e catartiche (agostiniane, francescane, luterane, calviniste, cattoliche conciliari), che hanno permesso alla più grande confessione planetaria di rafforzare ed estendere le proprie radici, al punto che i suoi prosèliti, oggi, sono oltre un miliardo e mezzo su sei. Chi, in ufficio e nelle aule scolastiche europee, può temere una Croce?

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