di Darko Strelnikov
Nel centrosinistra umbro è tempo di congressi. Uno è agli inizi (quello del Pd), uno si è tenuto domenica (Sel) e uno è finito (Idv). Quello del Pd è cominciato male con la “barzelletta” di Assisi (43 votanti, 42 eletti nel direttivo) e con l’incoronazione di Mariano Borgognoni ed Edo Romoli e cioè della old (anzi oldissima) vague. A Gubbio hanno votato in 30 e si parla di commissario, cosa ormai data per scontata in quel di Gualdo Tadino. A Perugia, infine, le varie componenti non hanno sciolto il nodo segretario, tanto che si parla apertamente di una riconferma per Giacomo Leonelli. Nessuno sa se è una proposta o una minaccia per trovare una soluzione rapida e condivisa, un altro “Lodo Rossi”. Le buone notizie vengono solo da Città di Castello dove, per ora,sembra prevalere lo spirito unitario. Il partito continua a fare pochissima attività e a demandare, in toto, la sua visibilità alle sue rappresentanze istituzionali, che filano, come treni, ognuno sul proprio binario, seguendo il postulato delle rotaie, che essendo rette parallele non si incontrano mai. In più la tranquillità è stata di nuovo scossa dall’ennesima inchiesta giudiziaria dalla quale alcuni (brutta cosa), sotto, sotto, si aspettano la soluzione dei problemi politici. Come ho già detto, in questo quadro, i cani da tartufo del centrosinistra fiutano la possibilità di accrescere i loro consensi a danno dello stanco “Papà”. La strategia di assalto dell’Idv è stata confermata (a maggioranza) dalla recente assise congressuale. La vittoria di Paolo Brutti, assommata a quella di Alfredo Andreani al provinciale e di Franco Granocchia a Perugia, consegna agli ex di Sinistra Democratica le chiavi del partito. Di Brutti si può dire, dal punto di vista politico e personale, tutto il male possibile (e non sono pochi ad esercitarsi in questa attività), ma, anagrafe o non anagrafe, resta una delle menti più lucide presenti nel panorama umbro. Sarà anche bravo a riciclarsi, ma solleva problemi veri, ai quali bisogna rispondere con la politica e non con i pettegolezzi. I due assi sui quali si muove la sua proposta e la sua critica sono tremendamente seri. Affrontare la crisi sforbiciando i servizi e aumentando tasse e tariffe, dice, è roba da ragionieri non da amministratori di sinistra. Quindi bisogna raschiare il barile affossando l’attuale sistema di governo. C’è già chi ha fatto i conti: tra addizionali, tasse della mondezza, tariffe di acqua, autobus, asili, ticket vari ecc. sta per arrivare una stangata che potrebbe avere un costo vicino ai mille euro l’anno a famiglia. In un periodo nel quale quelli dell’età di mezzo perdono il lavoro, i pubblici dipendenti ( i più fortunati) perdono il contratto per tre anni e i giovani vagano dai call center a posti similari per 5/600 euro al mese, occorre pensare a cose alternative, come abbiamo più volte suggerito da queste pagine. Ma Brutti è anche uno che ha le idee chiare sull’assetto della Regione, sulle vere priorità infrastrutturali, idee che fanno a cazzotti con il “Folignocentrismo” di questi ultimi 10 anni. Andrà quindi costantemente all’attacco del Pd e dei suoi amministratori, ai quali rimane una sola carta per resistere : affossare il passato e dimostrare che un’altra Umbria è possibile. L’altra gatta da pelare si chiama Sinistra Ecologia e Libertà. Domenica i suoi mille iscritti si daranno una struttura permanente, eleggendo i leader e i gruppi dirigenti. Hanno un enorme vantaggio rispetto agli altri. E’ un partito formato da tanti sconosciuti (gran parte dei quali sotto i 35 anni) al grande pubblico della politica. Useranno, quindi, l’aggettivo “nuovo”, che tanto piace alla gente, a mani basse. E’ un passaggio importante perché, fatta casa, potranno decidere anche di allargare il popolo degli inquilini. E a quella porta bussano in tanti, ma ad essere accettati (sembra) che saranno in pochi. Da quello che si sente dire, non seguiranno la linea dell’Idv. Porte aperte, ma con la catenella. E’ la strategia del cosiddetto “non inquinamento”. Riciclati (dicono) e opportunisti non potranno entrare. Insomma scelte selettive, come prescrive il sistema di tesseramento, che (argomentano “per controllare meglio) avviene solo sul Web. Riusciranno i nostri eroi a resistere alle pressioni degli amici e compagni “vicini e lontani”? Lo sapremo presto. Anche loro sono per una linea d’attacco “con giudizio” al Pd. Ma l’accordo Bersani – Vendola potrebbe aver cambiato, almeno in parte, le cose. Molto dipenderà dai democratici e dallo spazio che vorranno concedere ad una forza politica, praticamente fuori dalle assemblee elettive. E’ probabile che il Pd, nei prossimi mesi, venga stretto tra la voglia di aperture a Sel e le chiusure nette degli altri alleati (Idv, socialisti e soprattutto Federazione della Sinistra con in testa il Pcdi) al nuovo “coinquilino”. Dalle scelte del primo partito dipenderà anche l’atteggiamento dei vendoliani, che comunque non sarà mai, per ovvi motivi di concorrenza, completamente accondiscendente. E’ ovvio. I congressi hanno consegnato o consegneranno ai due partiti più vicini al Pd dettami che impongono e imporranno a Idv e Sel di chiedere una svolta profonda nei metodi di gestione e nelle politiche da seguire. Una svolta che mina l’attuale sistema di potere e di consenso dei democratici. Il Pd dovrà quindi decidere se difendere i suoi attuali privilegi o accettare la sfida del rinnovamento e del cambiamento sul piano politico. Per un partito fondato sull’individualismo e sulle correnti la seconda strada è dura. Ci vuole un cambio di rotta e di gruppi dirigenti. Il congresso in corso dirà se questi sono obbiettivi raggiungibili. Per il momento is egnali sono negativi. Niente dibattito, le solite facce ad emergere e pochissima partecipazione. Un copione che porta dritto alla vittoria della conservazione. Ma c’è ancora tempo e spazio per un sussulto di novità. Sussulto che ha però un nemico tosto : la rassegnazione dei militanti.
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