DROGA: “IN UMBRIA PRIMATO DI MORTI E SPACCIO”

“Plaudo al grande lavoro che stanno svolgendo le Forze dell’ordine sulla nostra regione, che

Maria Rosi

anche ieri hanno arrestato 8 persone, fra cui anche due cittadini italiani. Purtroppo però la nostra regione è ancora considerata ‘il paese dei balocchi’ per la droga: a Perugia vengono venduti stupefacenti di tutti i tipi ad ogni angolo della strada. Noi siamo la realtà con il più alto tasso di morti per overdose e a Perugia la droga può essere reperita con una estrema facilità”. Lo afferma il consigliere regionale Maria Rosi (Pdl) sottolineando che nel capoluogo di regione “si possono trovare spacciatori ovunque: nei vicoli del centro storico, nei sobborghi di periferia, vicino alle facoltà, nelle stazioni dei treni e degli autobus, nei parchi e ultimamente, dato ancora più allarmante, davanti alle scuole. Qualsiasi cittadino di qualsiasi età sa quali sono i luoghi di spaccio della nostra città, che tra l’altro sono diventati off limits. Purtroppo – continua il consigliere regionale – non si è riusciti a far paura agli spacciatori, che a qualsiasi ora del giorno e della notte danno vita a piccoli mercati della droga. Si stima che ogni giorno vengano vendute 6000 dosi. Ai primati che già avevamo se ne aggiunge un altro: siamo la prima regione (55,7 per cento) ad avere il maggior numero di stranieri segnalati per violazione delle leggi sulla droga. Si può dire che vengano a Perugia non solo per studiare nella nostra fantastica università, ma perché è più facile comprare la droga e trovare un buon lavoro da spacciatore”. Maria Rosi ricorda che “nel 2007 la Polizia di Stato ha stilato un documento da cui si evince che negli ultimi 10 anni in Italia il numero totale dei decessi da abuso di stupefacente è notevolmente calato, mentre in Umbria questo decremento non c’è stato, anzi si è registrato un sensibile aumento. Inoltre l’Umbria è al quarto posto fra le regioni italiane per quantitativi di eroina sequestrati, una impressionante quantità che deve far soprattutto riflettere sull’utilizzo che viene fatto di questi proventi illeciti. Quello che mi fa riflettere ancor di più, non sono solo i dati sconcertanti, ma è  l’aspetto politico sociale, che è veramente tragico.
A Perugia, nello specifico, ma come in tutte le altre amministrazioni di centro sinistra dell’Umbria, ci si ostina ad applicare la politica della ‘riduzione del danno’, del ‘facciamo alla meno peggio’. Si dice al tossicodipendente di utilizzare altre sostanze che temporaneamente lo salvano e gli alleviano il dolore, ma non gli si danno i veri strumenti per uscire concretamente dal tunnel della droga. In Umbria – osserva Maria Rosi – ci sono 21 centri per chi soffre di dipendenze, ma non vengono presi nemmeno lontanamente in considerazione dalla nostra amministrazione, anzi forse sono ignorati, perché non rispondono alle loro logiche politiche. Questi posti non solo fanno fare un percorso di recupero fisico al tossicodipendente, ma lo riabilitano alla vita e a una presa di coscienza con loro stessi. Purtroppo nella nostra regione il fallimento della politica attendista di centro sinistra lo si riscontra tutti i giorni sulla pelle di ragazzi e ragazze che muoiono per strada per overdose, o delle file interminabili davanti al Ser.T dei tossicodipendenti e dei loro familiari”. Il consigliere del Pdl conclude auspicando “leggi più dure in ambito regionale. Va soprattutto applicato il binomio di prevenzione e recupero, che a mio avviso sono le vie più reali per la lotta alla droga. Non possiamo permettere che la nostra amministrazione mantenga ancora lo status quo.
Vorrei ricordare che chi fa uso di droga non lo fa solo per un piacere personale, ma lo fa anche per alleviare dei dolori, un disagio sociale, che sono motivi interiori a cui non si può porre rimedio solo con l’assistenza farmacologica o con uno psicologo che ti fa terapia una volta al mese. Dobbiamo pensare al tossicodipendente come a persone a cui va data tutta l’assistenza dal punto di vista morale e fisico, e dobbiamo pensare al disagio vissuto dalle loro famiglie, che non hanno gli strumenti giusti per poterlo affrontare. La tossicodipendenza non è un problema che investe solo il singolo, ma anche le loro famiglie e le istituzioni. La vita è un bene prezioso e va salvaguardata”.

 

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