Ugl: Sicurezza, ormai una questione di politica-economica

“Schierare a presidio delle ordinanze dei sindaci sulla sicurezza urbana gli apparati di polizia pone problemi rilevanti che meriterebbero una lucida valutazione. Sia perché si rischia di distrarre dalla difesa dell’ordine pubblico risorse già sotto pressione, sia perché si potrebbe incrinare l’equilibrio fra Istituzioni sovrapponendo indebitamente ruoli e funzioni” afferma il segretario regionale confederale dell’Ugl dell’Umbria, Enzo Gaudiosi.

Enzo Gaudiosi

Il riferimento è al decreto-legge 12 novembre 2010 n. 187 recante misure urgenti in materia di sicurezza, convertito a dicembre in legge al Senato in via definitiva. Tra le principali novità, il pacchetto sicurezza 2010 prevede misure per il contrasto alla criminalità organizzata e alla violenza negli stadi tra cui l’arresto in “flagranza differita” fino a 48 ore per chi commette reati durante le manifestazioni sportive e la creazione di un fondo per le vittime di reati commessi negli stadi. Inoltre, il pacchetto prevede un rafforzamento dei poteri degli steward che vengono equiparati a pubblici ufficiali.

“Ma l’articolo che più fortemente preoccupa perché di carattere elettoralistico e propagandistico è il numero 8 che amplia i poteri del sindaco in materia di sicurezza pubblica. Questo articolo inserisce di fatto nella catena di comando e responsabilità nell’uso della polizia, prevista dalla Costituzione della Repubblica, la figura del sindaco.

Secondo la legge italiana il sindaco è l’autorità che sovrintende alla sicurezza urbana e dei cittadini, non è però la massima autorità di Pubblica Sicurezza nella città.

Quest’ultima autorità infatti in particolare per l’uso della forza pubblica è in capo al Prefetto e al Questore della corrispondente provincia. Ora, prevedere un Prefetto responsabile delle misure sul concorso delle forze di polizia ai fini dell’attuazione delle ordinanze del sindaco-sceriffo rischia di creare un grave vulnus costituzionale ai poteri dello Stato e alla loro divisione.

La questione sicurezza merita invece attenzione e serietà sia a livello locale che nazionale. Nella nostra regione ad esempio non si può tacere la recente e incredibile vicenda che lega il destino del corpo di polizia locale delle Comunità Montane alla soppressione di questi enti. Non è dato ancora sapere quale sarà il futuro professionale

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di questi agenti per i quali si sono spese risorse pubbliche in formazione, che fino a poco tempo fa sono stati finanziati dalla Regione con legge umbra 23/79 e che ora sono alla ricerca di una ricollocazione.

La sicurezza in Umbria e in Italia ormai sta assumendo contorni che hanno dell’incredibile. Mancano i mezzi per poter lavorare, negli uffici c’è carenza di personale, materiale e attrezzature. I nostri agenti devono provvedere personalmente all’acquisto di giubbotti antiproiettili. Computer e auto che hanno vent’anni, benzina limitata e nemmeno carta e penna vengono più fornite. Questa è la situazione reale. Anzi surreale.

Peggiorano sempre più le condizioni di lavoro nelle caserme umbre, in particolare quelle di Todi, di Città di Castello e di Assisi, presidi di legalità che restano aperti soltanto grazie alla alta professionalità degli agenti che giorno dopo giorno dimostrano coraggio, abnegazione e spirito istituzionale di Corpo. Un segnale che conferma la scarsissima attenzione da parte dei sindaci locali e della Giunta Marini sempre in prima fila per ottenere visibilità e stare alla ribalta della cronaca ma mai in prima linea per trovare risorse utili ad alleggerire le carenze croniche di cui soffre il Comparto Sicurezza anche in Umbria.

E come se non bastasse, oggi il progetto sicurezza per realizzarsi ha bisogno anche dei privati. Basti soltanto pensare che per sostenere la lotta alla mafia la squadra Mobile di Palermo avrà una nuova sede operativa grazie al protocollo d’intesa firmato in questura con Confindustria Sicilia. Gli industriali siciliani si sono infatti impegnati a stanziare circa 350 mila euro per ristrutturare la nuova sede, fornendo pure arredamenti e strumenti tecnologici avanzati. A questi imprenditori illuminati va il nostro più sentito ringraziamento ma non possiamo nascondere che avremmo preferito che fossero gli enti pubblici a garantire il contrasto alla criminalità”.

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