Le reazioni ostili e scomposte alla proposta di riequilibrio nei programmi Rai di approfondimento, ricorda e dimostra la vera natura dei compagni, ovvero racconta quel che sempre hanno desiderato e fatto appena potuto: pluralismo e equità (così come tante altre belle parole, dalla libertà all’uguaglianza alla democrazia), valgono finché sono ancora da conquistare i bastioni e le istituzioni dell’Informazione e dello Stato, ma subito dopo, una volta conquistati, neanche se ne deve parlare più. Al caso strillano e sbeffeggiano, offesi al solo
ricordagli i sacri principi. Insomma: scendere dal 90% al 60 o addirittura raggiungere il sacrosanto fifty-fifty, è per i sinceri democratici un attentato fascista. E’ bene allora capire il motivo di cotanta irrazionale protervia: per chi si ritiene e autoproclama il migliore e il giusto, essergli avversari o comunque di diverso avviso, è già in sé una colpa grave, diremo un reato, o forse una malattia mentale (non a caso in Urss i dissidenti venivano mandati non in carcere ma in manicomio). Tradotto in Italia: il fatto che possano esistere partiti e idee a loro avversi, è di già per i compagni un grandissimo sforzo di tolleranza, il massimo che possono concedere. Ma
di più no, per carità, non è possibile: sarebbe come cedere al demonio il 50% di chance e pretendere che sia giusto, sarebbe un formalismo borghese di una democrazia borghese. Che infatti hanno sempre disprezzato. L’unica democrazia che sopportano è quella dove possono
vincere sempre loro.
Luigi Fressoia, PG
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