RICEVIAMO DA GIOVANE ITALIA DI TERNI
di Francesco Bordoni
Francesco Cecchin militante del Fronte della Gioventù nella notte del 28 /29 maggio del 1979 fu ritrovato in un cortile condominiale del quartiere Trieste a Roma dopo essere stato sottoposto ad un pestaggio e scaraventato oltre un parapetto…morì il 16 giugno 1979 dopo diciannove giorni di coma. Erano gli anni di piombo, anni in cui affiggere un manifesto significava rischiare la propria vita. Era la vigilia delle elezioni europee del 1979, Francesco, insieme ad altri missini, si era ritrovato faccia a faccia con militanti di sinistra per difendere gli spazi di affissione con conseguenti minacce rivolte proprio a Francesco; verso le 22:00, in compagnia della sorella Maria Carla, mentre passeggiava, in Piazza Vescovio. venne riconosciuto e raggiunto da un fiat 850 bianca dalla quale scesero due uomini che iniziarono ad inseguirlo. Poi sarà la sorella insieme ad un altro militante missino a trovare il corpo di Francesco. La polizia e i periti cercarono subito di chiudere il caso con la motivazione della caduta accidentale. Ma ciò non era ritento possibile: l’occhio sinistro era tumefatto, le labbra e il naso gonfi, un taglio sul collo, la milza spappolata, lividi per tutto il corpo e cosa strana gli arti superiori erano completamente integri.Non era pertanto credibile la versione della caduta accidentale, i missini si presentarono spontaneamente in Questura per rendere le loro testimonianze e segnalare che l’inseguimento era stato preceduto da un violento scontro con alcuni militanti di sinistra;presentando referti dell’ospedale, rilievi delle scie di sangue sulla strada… Fu indagato e arrestato Stefano Marozza il quale era
proprietario di una fiat 850 bianca, militante comunista, un alibi che vacillava su stessa confessione di un suo amico, qualche contraddizione davanti al magistrato. Nonostante ciò la sentenza del processo non individuò i colpevoli ma chiarì in maniera definitiva ed inequivocabile che Francesco Cecchin fu aggredito e scaraventato giù dal muretto (forse già svenuto) con
la chiara intenzione di ucciderlo come ribadito nella Sentenza della Corte d’Assise di Roma la quale nel gennaio 1981, dichiarò Marozza assolto con formula piena per “non aver commesso il fatto”, ma soprattutto evidenziò che: “La mancanza di prove in ordine al crimine commesso è con tutta probabilità da connettere a una estrema lacunosità delle indagini sotto i profili qualitativo, quantitativo e temporale” Come sempre negli anni di piombo a pagare è un ragazzo dalle ideologie
ritenute “sbagliate” che nemmeno la giustizia è riuscita a rendergli onore,qundi ricordiamolo affinchè il suo ricordo non svanisca ma sia sempre più simbolo di una giustizia mai compiuta, di un ragazzo che è morto per difendere la propria ideologia
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