UGL – I CENTRI D’IDENTIFICAZIONE SONO AGGLOMERATI DI MALAVITA…

Risse, aggressioni, accoltellamenti, incendi e gravi situazioni di Ordine Pubblico è quanto registriamo ogni giorni in quelle provincie ove è presente un CIE –  il Segretario Provinciale dell’UGL Polizia  Benvenuti Luca – con gravi ricadute sui servizi per il controllo del territorio, come dire “oltre il danno anche la beffa” infatti quei cittadini oltre ad essere costretti a convivere con la presenza del CIE, vedono sempre meno operatori delle Forze dell’Ordine che garantiscono la sicurezza sul territorio.  Vi sono notizie di condizioni igieniche carenti, di cibo scadente, e soprattutto di mancate forniture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola. Talvolta non esistono ambienti separati per i richiedenti asilo, né vengono previste aree separate per gli ex-carcerati: trasformando il CIE in una semplice estensione del sistema carcerario. Ciò determina frequentemente problemi di convivenza tra normali lavoratori irregolari e persone uscite da anni di carcere in cui hanno appreso le regole proprie del paradigma restrittivo. Crea promiscuità mettendo a contatto persone prive di ogni status giuridico e di ogni assistenza con ambienti che invece possono fornire una possibilità di sopravvivenza (i CIE insomma, invece di diminuire la delinquenza, rischiano di incrementarla). Continue evasioni solitarie o di massa avvengono ogni giorno dai centri d’accoglienza spesso organizzate dalla malavita organizzata, considerando che il trattenuto nel centro dispone tranquillamente di un cellulare. Disordini, danneggiamenti con incendi di materassi e la devastazione di arredamenti ed attrezzature,  all’interno del Centro di Identificazione sono all’ordine del giorno, spesso per cercare la massima risonanza mediatica. Alla luce di quanto sopra citato, siamo sconcertati da quando sostenuto da qualche sindacato di Polizia che con tenacia porta avanti l’idea di istituire un Centro di Identificazione a Perugia o in Umbria.  Basterebbe confrontarsi con il proprio sindacato posto in quelle provincie ove vi è la presenza di un centro, per conoscere le gravi ricadute di ordine e sicurezza pubblica ed il gravoso impiego di quelle poche risorse delle Forze di Polizia che oltremodo si trovano a fronteggiare anche tutte le emergenze del centro di identificazione. Ad esempio è lo stesso SIULP di Gorizia che denuncia, per il CIE di Gradisca d’Isonzo, la forte preoccupazione “dell’escalation di tentativi di fuga, dei costi di mantenimento della struttura e dei pochi uomini dedicati alla sicurezza”. Come se non bastasse si aggiungono dichiarazioni da diverse parti politiche che segnalano una situazione non più sostenibile per le gravi tensioni all’interno delle strutture, dal ferimento di personale addetto alla gestione del CIE a quello di agenti di Polizia, dalle continue fughe di massa alle poche risorse economiche destinate al mantenimento delle strutture.

Riteniamo che oggi l’immigrazione in Umbria non si possa affrontare con l’istituzione di un CEI ma debba essere affrontata con grande senso di responsabilità dai politici creando procedure più snelle per l’espulsione.

 

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