di Ciuenlai
I nostri amministratori continuano a piangere miseria. E non gli si può dare torto. I tagli del Governo sono irricevibili per le finanze degli enti. Su questo hanno ragione da vendere, ma quando dicono che si è raschiato il fondo del barile, non gli credete. E’ stato raschiato il fondo del barile che c’è, non di quello che bisognerebbe avere e costruire attraverso le famose riforme. Quali? Provo ad indicarne alcune che si riferiscono all’ente più grande : La Regione :
Sanità – Una sola Asl (o al massimo due). Si cancellerebbero di colpo 5 strutture, 5 direttori generali, 5 direttori sanitari, 5 direttori amministrativi ecc (o 4 nel caso di due). L’agenzia unificata per gli acquisti diventerebbe superflua e le integrazioni e unificazioni di spesa, la razionalizzazione dei magazzini (che qualcuno, non so se a torto o a ragione, denuncia come un vero e proprio pozzo degli sprechi) potrebbero garantire consistenti risorse da destinare al potenziamento dei servizi e alla esenzione dagli stessi dei meno abbienti.
Agenzie – Ammesso e non concesso che queste strutture siano indispensabili l’unificazione e la riorganizzazione delle stesse produrrebbe significativi risparmi.
Enti intermedi – In attesa di sapere che fine faranno le Province, abolizione di tutto ciò che non è elettivo (Ati, Atc, Comunità Montane, Consorzi e tutto quanto fa solo poltrone)
Costi della politica – Parificazione dei compensi (che vorrebbe dire dimezzamento) a quelli delle equivalenti istituzioni europee (Regioni francesi, lender ecc.) o a quelle degli stati americani, abolizione dei vitalizi e limitazione delle spese di presidenza, assessorati e gruppi a quelle strettamente necessarie per il corretto funzionamento degli stessi, tenendo conto anche della prossima diminuzione del 30% del numero dei consiglieri e dei componenti delle Giunte.
Personale – Blocco decennale del turn over per dirigenti e per le posizioni organizzative. Equiparazione, in prospettiva, delle dotazioni di queste figure a quelle private. (La Nestlè non ha 100 dirigenti). Unificazione, per quanto possibile, delle figure di Direttore generale e segretario generale in attesa che qualche legge dichiari l’evidente inutilità di una delle due.
Servizi – Creazione di una unica azienda regionale dei servizi (Trasporti, Acqua, rifiuti ecc.). Eliminando le decine e decine di aziende pubblico – private oggi esistenti. Se, come è scritto nei documenti relativi alla creazione di Umbria Tpl, questa prima operazione di unificazione ha permesso, di colpo e da sola, un risparmio di 2/3 milioni di euro, pensate a quanto soldini si potrebbero ricavare da una operazione di “eliminazione totale”.
Potrei citare altri rimedi (uno su tutti l’accorpamento dei comuni più piccoli, l’eliminazione delle presidenze dei Consigli ecc.), ma basterebbe che l’operazione per la Regione venisse ripetuta in tutti i 95 enti locali che esistono in Umbria per scoprire che alla fine avremmo non un “tesoretto”, ma un “tesorone” formato da qualche decina, forse qualche centinaio di milioni di euro da utilizzare per investimenti, sostegni all’economia, infrastrutture, lavori pubblici e potenziamento dei servizi. Esperti di finanzia pubblica mi informano che con 50 milioni all’anno a disposizione, ci si può accendere un mutuo quarantennale di oltre un miliardo di euro. Una cifra che permetterebbe di “sbancare” (in tutti i sensi) l’Umbria. Questa è la “ciccia” sulla quale si dovrebbe operare. “Interessa l’oggetto?”. Macchè, meglio tenersi le poltrone.
Tag: ciuenlai, enti, locali, regione, rigorme, risparmi, tesoro, tesororone, umbria
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