di Ciuenlai
La mancata elezione della consigliera di parità da parte della maggioranza che governa la Regione dell’Umbria è più di un semplice pasticcio. E’ un primo e corposo segnale di una ripresa a tutto campo delle lotte intestine al Pd. Ci sono tre questioni che turbano la serenità del partito di Piazza della Repubblica : la minoranza che non si ritiene sufficientemente rappresentata nei maggiori organi di governo, la spaccatura dentro la maggioranza che sta dando vita ad un confronto vivace tra le due “Presidenti” e le elezioni politiche che si avvicinano. La segreteria regionale del Pd è da giorni impegnata in un tentativo di ricucitura tra le “due donne”, tra Maria Rita Lorenzetti e Catiuscia Marini, con Lamberto Bottini nella veste di mediatore. Si parla con insistenza di un incontro chiarificatore, che però ancora non si sarebbe riusciti a convocare, nonostante l’ok delle parti in causa. Il tutto in una situazione nella quale aumentano a dismisura i “battitori liberi”. E questo, unito all’insoddisfazione dell’ala popolare, fa crescere, in maniera esponenziale, il pericolo di imboscate in Consiglio Regionale. Il falò è stato acceso e si ingrandisce, perché sul tavolo inizia ad arrivare la “benzina” delle candidature per le politiche. Qui sono i Bersaniani a chiedere il riequilibrio. gli attuali assetti sono sbilanciati verso le minoranze del Pd. I popolari hanno Bocci e la Fioroni, i Franceschiniani Ferrante, i veltroniani Verini e Agostini, i fassiniani la Sereni e i fan di Marino Gozi. Ai sostenitori del segretario è rimasto il solo Trappolino. Tenendo conto che le proiezioni elettorali fanno pensare alla possibile perdita di un parlamentare si sta ragionando su 8 posti disponibili. La probabile proposta di mediazione da parte della segreteria potrebbe essere quella di una divisione cinque a tre. Sicuramente i vertici romani, imporranno la rielezione di Valter Verini braccio destro di Veltroni e di Marina Sereni braccio sinistro di Fassino. Secondo gli attuali assetti sarebbe un pareggio (Verini è dei modem e la Sereni di area Dem che adesso sta con Bersani). Per i restanti 4 posti dei bersaniani si fanno i nomi di Lamberto Bottini, Maria Rita Lorenzetti, Claudio Trappolino, Renato Locchi e di un non meglio precisato cattolico che potrebbe far capo sia all’area Letta – Bindi che a quella di Franceschini (ancora Ferrante?). Per i posti della minoranza in lizza ci sono Giampiero Bocci, Anna Rita Fioroni e Mauro Agostini. Ma anche qui non sono escluse sorprese se , per esempio, nascesse in Umbria un’area Renzi. Mancano all’appello solo le sinistre (Marino e Civati) per le quali, sembra, non ci sia “trippa per gatti”. Conosco l’obiezione : tutto questo potrebbe andare a sbattere con quella variabile indipendente chiamata primarie. Si e no, perché se c’è accordo, come è stato dimostrato altre volte, quella consultazione si può tranquillamente pilotare. Anche se, stavolta, non si può escludere l’entrata in campo di pericolosi esponenti della “terra di mezzo” o della sempre più prolifica “terra degli scontenti”. Gira anche qualche nome. Ma si facciamoli! Chiacchieroni, Cernicchi, Cintioli, Ciliberti, Rosi e l’immancabile Alberto Stramaccioni. Vista la complessità della cosa, c’è chi non esclude che, per evitare sorprese, si finisca per portare ad un unico tavolo tutte le pendenze presenti dentro al partito. Ed è possibile quindi, che una ricomposizione complessiva potrebbe riguardare anche gli attuali assetti regionali (Giunta e Consiglio). E questo ci riporta all’inizio dell’analisi. No, la non elezione di una consigliera di parità del centrosinistra, non è stato, per dirla alla Berlusconi, un incidente di percorso, ma un preciso “avviso di garanzia”, lanciato da più parti, verso i piani alti di palazzo Donini.
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