di Costanza Bondi*
Munito dei miei ormai inseparabili lardominali, ho passato quasi tutta l’estate alle Balneari, parlando coi vicini d’ombrellone sempre del più e del meno, neanche fossi un matematico. Sebbene, è proprio prendendola con filosofia che, secondo il mio maldestro parere, non si risolvono i problemi: per questi, appunto, ci vuole la matematica. Nel frattempo mi intrattenevo pure alla sana lettura di uno dei classici più famosi del nostro Novecento: il Fu Mattia Bazar. Dato che non è bello ciò che è brutto, ma è bello ciò che piace, mi intrattenevo il più possibile con Vika, la quale purtroppo, però, non aveva seguito le istruzioni prima di montarsi la testa, anche se, non godendo ancora di un lavoro fisso era impegnata come stragista per un tirocinio in una un’agenzia di pubblicità. Ma, d’altronde, de gustibus non sputandi. E infatti io, su quella lì, non ci sputo affatto, essendo una splendida signorina di sana e robusta prostituzione. Anche se, detto interno 2 (bussare due volte come il postino del film: repetita juventus, anche se io tifo Milan), la bella Vika ha già degli accumuli di vene vorticose sulle gambe, ma l’amore… si sa… è ceco e lei viene dall’est. Una tosta, la Vika: aveva pure partecipato alla rivoluzione contro Ciauscolo, il suo dittatore, ed era contenta, oggi, di poter festeggiare finalmente Natale, Pasqua e Ascensore. Questa, sì, che è libertà!
Io, dal canto mio, sono invece diventato presbiteriano e non ci vedo più bene da vicino, anche se il mio problema maggiore è che sono allergico al gluteo. Brutta rogna la celiachia, eh… soprattutto se la scopri tardi come è successo a me, quando ormai mi aveva avariato completamente l’intestino grasso. Comunque, mai dolore fu peggiore di quando, gratis et amori dei… professori di mio figlio, mi inserii alla gita organizzata all’Ipogeo dei Volumi e mi ruppi l’urna del braccio cadendo al secondo scalino. Mi agitai così tanto quella volta, che neppure il PerAnaPer, quel farmaco strano che si scrive con le due “ics”, in fiale da cavallo mi dette giovamento nei giorni seguenti.
Distrutto e frustato, fu allora che mia madre mi disse: “Figliolo, mi sembri Psyco… l’hai visto?” “Ah, ma’… e come ho fatto a vederlo che son due settimane che non esco: non ho visto più nessuno…” Senza ombra di Gubbio, mi cambiarono medicinali e violento o nolente entrai in un circolo viziato: prima dovetti togliere il dente del pregiudizio, poi mi venne l’orbaiolo, così per un po’ non ci vidi più dall’occhio mancino perché, appunto, diventai orbo. Dopo ancora mi venne l’Irpef: ahiahaihai… che male alla mia bocca, ma tanto in quei giorni avevo ben poco da discorrere, essendo per il momento impegnato nell’assistenza a mia nonna che cedeva i colpi sotto il morbo di Pakistan. Davanti alla sua prepotenza diventavo assolutamente illibato, stessa identica sensazione di quando andai a visitare il Museo degli Infissi a Firenze.
Ma torniamo a noi. La Vika, dicevamo, è una di quelle tipe che ti si concede una tantum rosa, ma… così… solo perché vuol fare la preziosa, ed io… non sono certo uno sterco di santo! Perciò, mutatis mutande, decisi di farla distrarre un po’ e le proposi di andare o a Saragozza a vedere il Museo Goya di Gaia Ulenti o a fare un bel viaggetto al caldo negli Evirati Arabi. Invece lei optò per un sano igromassaggio in una Srl e allora – ho pensato tra me e sé – sine qua non, andremo dove vuole lei. Detto in camera Caritas, lì per lì, non mi pareva il vero, già il solo pensare di stare noi due nudi, da soli, in una vasca! Ma, ancora una volta, avevo fatto i conti senza l’hostess. Neanche il mangime era soddisfacente alla Srl: tutti brodini per tenerci in forma, riciclati alla grande con tutti quei contornini di verdurine tagliate alla Giuliana… che poi, mi domando, ‘sta Giuliana che cazzo di lavoro fa che va a tagliare le verdure in tutti i ristoranti, boh!!!
Cogito ergo summit, da solo votai la decisione all’umanità e, come una supposta di tutto rispetto, seguii il retto cammino per andarmene da lì: “Terga omnes” dissi alla Vika per farle alzare le chiappe “vademecum, che ce ne andiamo in una bella friggitoria a mangiarci i wurstel con la salsa mansarda!” Ubi maior, minor cesso, la Vika al pensiero di potersi saziare di nuovo e con gusto mi si sciolse davanti come una di quelle bustine diodegradabili da supermercato: quelle che oggi van tanto di moda, ma appena scarichi la spesa dalla macchina ti si rompon subito, così devi portare su in casa tutto a mano!
Senza rimandare la partenza alle calendule greche, poiché Vika aveva una faccia così scura da sembrare un quadro di Giambattista Tiepido, optammo quindi per un altro viaggio. Ed ecco che ci ritroviamo qui alle Balneari ma… la storia è sempre quella: si vis amari, ama – come diceva il mio prof di latino – si vis dolci, mangia – come dico io! Dato che mi ci vorrà un sac de cul per uscire da ‘sto cul de sac, non ci resta che mangiare, cara la mia Vika – magari adesso ordino subito una bella trota salmonellata – e festeggiare bevendo. Anche se… se ogni bevuta fosse “alla salute”, come si suol dire, a quest’ora sarei immortale! Sic transit gloria mundi e con la ZTL transitano solo i residenti.
*COSTANZA BONDI, umbra, 43 anni, dopo aver assunto se stessa come datore di lavoro è penna da decenni nota nell’ambiente pubblicitario; ospite di vari blog politici e letterari; correttrice di bozze di stampa; coautrice e curatrice di numerosi libri di poesie, romanzi d’amore e racconti di vita; ideatrice del marchio WOMEN@WORK; amante del cucinare-mangiare-bere in tutte le succulente possibilità che il dizionario culinario possa offrire: dalla A di arrosto… alla Z di zenzero!
26 novembre 2011 alle 16:33 |
Costi c’è un mio amico sedicente scrittore, di cui ovviamente non faccio il nome, che di questi inciampi linguistici fa vessillo, tant’è che quando i correttori, di professione o semplicemente amici, glie li fanno notare s’offende pure. Per lui per esempio, scrivere “guasi” in testi pretenziosamente in lingua, (perché lui non scrive mica in dialetto!) è cosa normalissima! 🙂
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