LIBRI: Monteluce 1871 – 1930, storia di un quartiere perugino

di Costanza Bondi

Il pomeriggio del 30 aprile, in seno agli incontri dell’Accademia del Donca che come di consueto si svolgono al Teatro Morlacchi di Perugia, Sandro Allegrini ha presentato MONTELUCE: IERI, OGGI E DOMANI. EXCURSUS STORICI E PROSPETTIVE. Conferenza in cui, rispettivamente, lo ieri/l’oggi/e il domani erano rappresentati da Mara Moriconi, autrice del libro dal titolo STORIA DI UN QUARTIERE PERUGINO: MONTELUCE 1871 – 1930,Valeria Cardinali, assessore all’urbanistica e  Sabrina Cittadini, presidentessa dell’Associazione Monteluce.

Se quindi Monteluce ha da sempre rappresentato un legame nel territorio tra le due università (la statale e quella per stranieri), per il presente l’Associazione presieduta dalla  Cittadini cerca di tenerne ancora i piedi le fila aggregative insieme alla parrocchia di don Luciano Tinarelli, in quanto memoria storica personificata sul versante religioso del quartiere stesso, l’Arci, la Polisportiva e i residenti tutti. Si tratta, infatti, di un luogo caratterizzato da quella specifica dimensione umana che ancora oggi si può trovare in un paese, così che le tante piccole iniziative promosse dall’Associazione non tendono altro che ad illuminare suddetto quartiere che, già nel nome, porta appunto la sua luce. A sostegno di ciò è il dato previsionale che ci fornisce l’assessore Cardinali sui 770 circa nuovi residenti, per un’edilizia calmierata a canone convenzionato, a cui faranno da corredo servizi pubblici e riconversione di spazi, negozi di

Mara Moriconi, Valeria Cardinali, Sabrina Cittadini

alimentari e di generi vari, la Casa della Salute, un Centro Benessere, uno spazio di servizio per studenti gestito dall’Adisu e una parte dedicata all’amministrazione comunale per servizi al cittadino. Al di là di tali notizie di attualità o previsionali, reperibili nella cronaca più o meno quotidiana, di interessantissimo apporto culturale è stato l’intervento di Mara Moriconi, che tra l’altro ha aperto la conferenza, sulla storia del quartiere oggetto di studio. Monteluce, infatti, nell’immaginario collettivo dei perugini è rappresentato ancor oggi come “l’ospedale”, non fosse altro perché tutti, lì, ci siamo nati e, fino a poco tempo fa, ci abbiamo fatto nascere i nostri figli. A inizio secolo, però, Monteluce era inesistente come quartiere, trattandosi infatti di piena campagna: neanche la chiesa era aperta al pubblico, poiché di proprietà delle monache dell’ordine delle Clarisse e quindi soggette alla clausura. Tale monastero, edificato nel 1218 e vantando, così, una data di fondazione seconda solo – in ordine cronologico – a quello di Santa Chiara in Assisi, ospitò le clarisse fino alla costruzione dell’ospedale. Fin quando, cioè, la Congregazione di Carità della città decise di spostare l’ospedale da via Oberdan ad altra sede. La scelta della sede ricadde appunto sul monastero, che fu demolito nel 1910: alle ore 17.15 del 12 maggio le monache danno l’addio alla propria casa secolare, così che il 14 settembre dello stesso anno, alla presenza del primo ministro di allora, viene posata la prima pietra. Ma il “parto” (è il caso di dirlo) edilizio durò una ventina d’anni, sebbene fosse finanziato congiuntamente da fondi della Congregazione della Carità e da quelli dell’amministrazione pubblica. Per salvaguardare eventuali epidemie, l’ospedale fu costruito secondo le nuove norme igieniche che di lì a poco si erano affacciate nel panorama sanitario: quindi un’unica struttura ospedaliera, sì, ma costruita in più blocchi distinti fra loro. Dopo la prima guerra mondiale, la nuova classe borghese emergente, bisognosa di trovare anche un’identità residenziale che esulasse sia dalla campagna popolana che dalla nobiltà cittadina, trovò in Monteluce il quartiere adatto a soddisfare le proprie esigenze edilizie. Così fu che il “non-luogo” tra la città e l’ex monastero iniziò a riempirsi di nuove costruzioni: il resto è noto… anche se per saperne di più su particolari e aneddoti inerenti questa nostra bella storia cittadina, potete documentarvi, appunto, nel libro della Moriconi, editato da Era Nuova. Esilaranti e pertinenti, come sempre quando si è ospiti di Allegrini, sono stati quelli che lui stesso ha definito “intermezzi letterari”: letture di testi in lingua perugina inserite tra un intervento e l’altro all’interno della conferenza, che hanno scaturito nel pubblico risate più o meno amare. Dopo il racconto di fra’ Giacomo Paris e le sue prodezze da fanciullo nel quartiere, con la mamma che per rimproverarlo gli diceva farè la fin’ de Cinicchio e pu da grande finirè ‘n prigione, è stato il turno del saluto al vecchio ospedale di Rosanna Armellini, letta da Gianfranco Zampetti, con la nostalgia, sissignore è proprio lìa e del magone ‘nto lo stomico pei calcinacci che se vedon a vniggiùe di Ruggero Papini decantato da Leandro Corbucci.

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Una Risposta to “LIBRI: Monteluce 1871 – 1930, storia di un quartiere perugino”

  1. Tamarindi Enrico Says:

    finalmente ho trovato qualcuno che si interessa del mio quartiere dove ho vissuto, anche come chierichetto di don Luciano, per venti anni dopo i quaranta di espatrio in provincia di Varese

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