Da semplice frate carpentiere, frate Alessandro Brustenghi è divenuto in poco tempo uno dei “portavoce” di Dio – ingaggiato dalla Decca Records di Londra –, per diffondere il messaggio del Vangelo nel mondo. Come la forza della musica, accompagnata da una voce che si fa dono, possano essere veicolo di trasmissione di pace, serenità e sacralità.
È la Vigilia di Natale e sto per intervistare frate Alessandro Brustenghi, La Voce di Assisi, come titola il suo cd, uscito da qualche mese e inciso a Londra, presso la Decca Records.
La sua voce non può lasciare indifferenti: è calda, gutturale, piena di trasporto, arriva dritta al cuore. Note basse, e poi acuti, sapientemente calibrati con la partitura musicale e il volume più o meno forte al bisogno, insieme alle parole di vari compositori, svelano un universo che all’anima non può che far bene, perché trasmettono tanta pace, e rasserenano il cuore dell’uomo tormentato di oggi. La musica, infatti, riesce a toccare l’anima delle persone e a parlare al cuore di tutti, attraverso un linguaggio universale: è questo il carisma particolare che la contraddistingue. Diventa anche la via d’accesso alla spiritualità, alla riflessione su tematiche profonde come la fede.
E se molti cantanti di musica leggera si sono cimentati nell’esprimere la propria interiorità non per motivi commerciali ma per motivi di fede, chi ha ricevuto il dono della voce dovrebbe ridonarla a sua volta, cantando Dio: di sicuro la soddisfazione che si prova non è (o non soltanto) economica ma soprattutto d’anima, intimistica. Lanciare un messaggio di pace e speranza, lodando Dio, è un buon viatico sia per chi esegue il brano sia per chi lo ascolta.
È importante sottolineare che Alessandro ha da sempre amato, oltre al gregoriano, a Bach e alla lirica, la musica elettronica (Philip Glass) e quella pop; in particolare, è un grande estimatore di Michael Jackson.
Quando a essere tenore è un frate, egli può mettere a servizio questo suo talento anche per cantare la fede in Dio ed essere così suo messaggero. «È proprio questa la mia missione – precisa frate Alessandro Brustenghi –, essere “portavoce” di Dio», lo dice con un sorriso, ammiccando all’evidente metafora. E quando gli chiedo qual è il suo segreto, come arrivi al cuore della gente, risponde: «Ciò che avviene mentre io canto è un miracolo, dovuto alla grandezza di Dio: cosa succede non lo so, ma è un’esperienza di Paradiso, perché il Signore lavora con me. Il Bello e la speranza che provengono da Dio non posso tenerli per me ma li condivido attraverso il dono che ho ricevuto da Lui: la mia voce». Questo messaggio è ben espresso nell’ultima canzone del cd Make me a channel of your peace, la bellissima “Preghiera semplice” di S. Francesco, dove ricorrono le parole: amore, perdono, fede, consolazione, speranza, luce, gioia, dono. Oltre a questo testo in inglese, nel cd troviamo vari brani classici in latino (tra cui Panis Angelicus – che imperversa su youtube – e la famosa Ave Maria di Schubert), in italiano, francese e spagnolo.
La prima canzone del disco, in particolare, è la tanto amata e conosciuta Fratello Sole, Sorella Luna che riprende il famoso “Cantico delle Creature” del Poverello di Assisi. Riguardo ai canti che esegue, mi dice, con una luce negli occhi, che la canzone che più gli piace del cd, attraverso cui si eleva verso Dio e con la quale sente più forte il legame con Lui è, senza ombra di dubbio, «Il Sancta Maria della Cavalleria Rusticana: la canto molto a istinto, è una delle prime opere che ascoltai da giovane. È un canto che esprime tutto il dolore e anche l’amarezza e la rabbia dell’uomo. In particolare, la rabbia per il peccato, che si esplicita in quell’acuto sul finale, poi diventa pace nell’amen».
Alla classica domanda a cui tutti lo sottopongono sul come concilia la vita consacrata, fatta di silenzio e preghiera, con questa nuova vita di successo e notorietà, frate Alessandro Brustenghi risponde con grande sarcasmo: «Presupposto che ciò che è famoso di me è un dono di Dio – la voce, quattro parole, la faccia –, mi viene da ridere sia di fronte ai complimenti che mi fanno (qualcuno mi definisce un “Angelo”!), sia di fronte alle critiche negative che mi vengono rivolte (non si possono dire…). La gente non mi conoscerà mai per quello che realmente sono, tipo quando vado a bere una birra con gli amici… sono un semplice frate, a cui piace lavorare il legno e cantare e di cui Dio si sta servendo attraverso il dono della voce. E poi, ogni mia mossa nel campo della musica è decisa di comune accordo con i miei superiori».
Infine gli chiedo cosa dice, secondo lui, il fondatore dell’Ordine francescano riguardo a questa sua avventura della musica. Lui risponde con un ampio e sincero sorriso: «Francesco è contento: sta cantando, ballando e gioendo con noi!».
testo e foto di Luisa Lanari
www.stra-ordinariafollia.luisalanari.it
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