Ancora prima della pubblicazione del Manifesto dei pittori futuristi, uscito a Milano nel 1910 (firmato dai pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini), il vocabolario teorico nell’estetica dei futuristi già si avvaleva di quelle parole chiave: “Movimento”, “Dinamismo” e “Velocità” che il poeta-ideologo Filippo Tommaso Marinetti aveva elevato ai massimi valori simbolici di un secolo fa, sostenendo che “l’automobile da corsa è più bella dell’ antica scultura di Vittoria di Samotracia.” Se il confronto provocatorio di Marinetti lancia “i parametri dll’energia e del dinamismo” – dove si dovrà appoggiare l’arte della “nuova epoca” – il suggestivo percorso attraverso le immagini fotografiche di Tanya Edda Clara Giacometti , ne ripropone le medesime tematiche attraverso un itinerario con quattro sezioni che aiutano a impostarne la lettura fornendo metodi di analisi e occasioni di crescita critica..
La mostra fotografica non è un esposizione di automobili, ma un excursus corredato da schede, glossari, didascalie, aforismi e immagini interattive, dove il pubblico ripercorre dei momenti epocali nella storia dell’auto, e viene incontrovertibilmente colpito sia dall’entusiasmo che dalla creatività degli scatti di Tanya Edda Clara Giacometti.
La prima sezione passa in rassegna stampe autentiche d’epoca che descrivono il mondo dei viaggi degli scrittori del grand Tour, il “secolo d’oro” del viaggio, che a partire dal Congresso di Vienna, farà prevalere la scoperta di un’Italia oggetto di nuovi miti in seno alla modernizzazione della società, unitamente alla geniale visione di Thomas Cook e alla nascente viabilità ferroviaria . Proprio durante il Grand Tour, i concetti di “Dinamismo” e “Velocità” cominciano ad acquistare nuovi ritmi e incarnano nuovi valori romantici alla scoperta del Bel Paese.
La seconda sezione della mostra è dedicata ai livelli tecnici dell’automobile, frutto degli sforzi congiunti o isolati di molti volenterosi e geniali inventori. Giacometti inquadra con il suo obiettivo particolari di auto d’epoca in un’ottica evolutiva del progresso tecnologico che permise l’introduzione di tecnologie avanzate sia nella carrozzeria che nelle trazioni anteriori e posteriori , trasmissioni cardaniche, sospensioni, penumatici e una lunga serie di accessori estremamente elaborati dal punto di vista del design, inizialmente destinate ad una clientela privilegiata, prima dell’avvento dell’auto di massa.
“Ho voluto proporre la voglia di correre verso l’infinito, il pilota che diventa un tutt’uno con la sua auto.” Ecco come Giacometti introduce la terza sezione della sua mostra, interamente dedicata alle auto in corsa, con immagini scattate durante la “mille Miglia” del 2013. Gli scatti sono caratterizzati da una estetica unica: sottile, potente, nostalgica ed evocativa allo stesso tempo. Lo spettatore è invitato a tornare indietro negli anni, per riscoprire la mitica gara automobilistica di portata storica che a partire dal 1927 prende il via ufficialmente tra rumore di motori e odore di carburante, splendore delle auto, applausi di un pubblico sedotto dal fascino di una gara senza tempo, la stessa che Enzo Ferrari ha definito “la corsa più bella del mondo”.
La quarta sezione propone forse le inquadrature più artisticamente suggestive, dove Giacometti veicola un messaggio concettuale incentrato sul gioco dei riflessi della città di Perugia ricavati dalle carrozzerie di una serie di automobili in mostra nel centro storico. Immagini forti, d’impatto, immagini che vogliono parlare, comunicare la simbiosi tra composizione, tecnica e sentimenti, come lei stessa dichiara: “Perche’ il viaggio interiore comincia da qui”.
Mentre un maxi schermo riproduce il video della corsa di suo fratello Gian Marco a bordo di una A112 Abarth, sul sottofondo un motore romba. È il tema portante della mostra di Tanya Edda Clara Giacometti: ventisei coinvolgenti immagini, dove, almeno per un istante, il pubblico ha la possibilità di sentire sulla propria pelle l’entusiasmo della velocità e del movimento che sentirono i futuristi un secolo fa e che si tramanda da generazione in generazione, la gioia all’incontro con una delle massime conquiste della nuova epoca tecnologica.
Fotografia come documento, intreccio tra vita e arte, automobile come movimento e azione: vita alla massima velocità.
Stefano Maria Baratti
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