Tasso: i giorni della disfatta di “giugno rosso”

Andrea Romizi

Andrea Romizi

E va bene, via. Qualcosa dovrò pur scrivere anche io su quanto è successo a Perugia domenica notte. Ormai scrivono tutti, tutti vincitori, tutti Romiziani, tutti antisindaco di sinistra. A salire sul carro del vincitore si fa in fretta ed alla fine ci si guadagna anche qualcosa.
Mi hanno detto, certuni, che sono sul libretto nero, altri che sono stato uno degli artefici della disfatta di “Giugno Rosso”.
A dire il vero, io, ho fatto solo il mio mestiere, come sempre, come facevo quando ricordavo che il Sindaco Locchi con i T/Red aveva il mal di gola e non parlava, come quando facevo le battaglie con pochi intimi per il Minimetro, come ho fatto con il Sindaco Boccali al quale ricordavo, anni fa, che doveva scegliere il confronto con i cittadini, ascoltarli, capirli, comprenderli. lo sono stato anche con la destra perugina, quando chiedevo a Renzo Baldoni e ad altri amici se il consiglio comunale di Perugia ci fosse ancora, visto che non leggevo nulla di polemico e di incazzoso contro questa amministrazione.
Qualcuno mi ha detto sei stato meschino, sei un giornalista da bar, qualcuno mi ha detto non mollare, dacci dentro, qualcuno mi ha cercato domenica a notte per dirmi sei un grande.
Ma io lo ripeto, ho fatto solo il mio mestiere.
Con Andrea Romizi ci ho parlato spesso nelle ultime due settimane, si cosa non ve lo dirò, la professionalità impone che resti tra me e lui, ma ci ho parlato. Lo avevo visto all’inizio timoroso, quasi troppo rispettoso nei confronti degli altri e poi… piano piano l’ho visto maturare in maniera perfetta, come quel frutto che aspetti e che sa di dolcezza incredibile. Ed alla fine è venuto fuori l’Uomo, capace di far credere che cambiare è possibile, fino a raggiungere una vittoria inimmaginabile. Dicevo il ballottaggio è una finale di Coppa tra Real Madrid e Ponte della Pietra. nessuno avrebbe mai immaginato che la squadretta di periferia avesse dato una lezione ai grandi campioni. Venerdi scorso, tornando a casa dal Pavone ricontavo gli applausi fatti a Romizi dal pubblico. Dicevo: perugia non si è mai mossa, non ha mai partecipato, non ha mai fatto mucchio… e venerdi… venerdi invece il teatro era pieno, partecipava, era attento, voleva.
Mi chiedono perchè Boccali ha perso? Il mio amico Pasquale che è saggio dice che ci sono state congiunzioni astrali, emozionali, rodimentali, capacitative che capitano una volta ogni duemila anni. Mancava la cometa e sarebbe stato perfetto.
Non è solo così. Quante volte ho detto ai perugini siete dei masochisti’ Quante volte ho cercato di fargli aprire gli occhi? Infinite. E quella cecità, quel silenzio era l’arma della sinistra. Non fare nulla, non toccare nulla, non decidere nulla…. perchè tanto i perugini non dicono nulla.
Il sindaco uscente non si è mai preoccupato davvero di capire, non ha mai ascoltato quello che i cittadini dicevano e chiedevano. Le strade, le buche, i mezzi pubblici, la sicurezza, la droga, la stazione, piazzale del Bacio, lo spaccio, un centro storico morto, il minimetro, i parcheggi da follia, il centro, gli affari, la viabilità, San Bevignate, l’Università.
Chiuso nel suo ufficio non ha voluto vedere. Le bordate delle tv nazionali, la capitale della droga, i morti ammazzati del over dose, i troppi stranieri, il centro in mano allo spaccio. Lui non ha visto e chi gli stava intorno non gli ha detto nulla. Convinti di vincere si spartivano già la presa. Uno l’assessore, uno il vicesindaco, uno il posto in regione. Milano è una città da bere, Perugia era la città da mungere… ma dai e dai anche a Sorbo finirono i prosciutti.
Ed i prosciutti de Sorbo so finiti all’improvviso domenica, alla faccia di consiglieri personali, di convinti che anche stavolta i perugini ingoiano il rospo.
Dicevo: a perugia farebbero eleggere anche il gatto di Locchi…. mi sbagliavo, questa ultima volta erano arrivati anche al cardellino e al criceto. Ci erano riusciti benissimo, solo che i perugini hanno iniziato a svegliarsi, a chiedersi, a guardarsi intorno a capire che potevano vivere e volevano vivere da perugini, da quel popolo che sarà pure sornione, pigro, tutto torta co’ le salsicce e “gimodamenchetti”, ma che settecento anni fa ha fatto come la notte di domenica. Si è incazzato all’improvviso e a mandato a casa tutti. Il Palazzo dei Consoli è li a ricordarci quello che accadde, in un raro esempio di democrazia, dove per 45 anni governarono i consoli, popolano del popolo, così popolani che non avevano un cognome, ma solo il soprannome per passare alla storia.
Andrea Romizi ha vinto e gli faccio tutti gli auguri di questo mondo, con la speranza che scelga con saggezza e con maturità, che non si imbarchi vecchie volpi che i perugini conoscono fin troppo bene e non rappresentano questo sogno che vogliono vivere.
ma ho comperato un martello nuovo e sarò pronto a darle le martellate se le cose puzzeranno di vecchio e di marcio. Perchè è il mio mestiere, un rompicoglioni.

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