ARTE: Alf, Adele Lo Feudo, mette a nudo semidei e nuovi sciamani

ALF01di Stefano Maria Baratti

Se esiste una chiave di lettura nei dipinti di Adele Lo Feudo (in arte “ALF”) – artista poliedrica che spesso correda i suoi dipinti con delle performance e tableaux vivants, impersonando figure mitologiche e veicolando un sistema di segni e metafore  – è l’immobilità dell’elemento umano, sul cui baricentro intervengono forze fisiche e psichiche che ne sconvolgono l’equilibrio stabile e tutti i fattori distributivi di forma e direzione, proiezioni di movimenti invisibili in un equilibrio percettivo  che quasi sempre sconvolge ed inibisce il centro geometrico della tela.

ALF07 (1)Nel dibattito artistico contemporaneo, il figurativismo come “rappresentazione riconoscibile del valore dell’esistenza umana individuale” viene spesso sostituito dall’arte concettuale o informale come opposizione e sconnessione dei piani di sistema del reale. Questa in fondo, è la storia delle avanguardie e delle loro tensioni “etiche”: l’interrogazione irrisolvibile del rapporto tra rappresentazione e mondo, la distanza incolmabile tra opera artistica e condivisione sociale e l’impossibilità di una conciliazione tra vita e forma, corpo e anima, ragione ed emozione.

In quest’ottica, i contributi proposti da Adele Lo Feudo si pongono nel solco di una riflessione che, ripercorrendo il leggibile, l’udibile e il visibile, propone un attributo umano  nel tentativo di illustrare come e quanto il processo di sublimazione implicito alla funzione emotiva partecipi alla costituzione dell’individuo e al suo inprint evolutivo:  “Dentro ho dovuto tenere il mio amore e desiderio per l’ arte. I miei non volevano. Un giorno per rabbia infilai tutti i  miei colori, matite e pennelli in una scatola, sotterrandola un buco stretto sotto un mobile, e per dieci anni non l’ho piu’ riaperta…”  L’artista che confronta il suo passato suggerisce al pubblico il percorso interpretativo di una tematica ricorrente: l’emozione in chiave negativa e nella fattispecie la malinconia intesa come tratto caratteristico della personalità moderna evoluta tout court dal mondo classico (visibile, figurativo), il leit motif delle sue opere, un percorso lucido, filosofico, ma non privo di visioni oniriche, sul quale Lo Feudo organizza la sua evasione in seno ad una scissione anima/corpo.

ALF06I dipinti di Lo Feudo alterano l’immobilità del ritratto conferendo un carattere di “sbilanciamento”, soggetti privi di esterni, divorziati dalle atmosfere naturali e dai paesaggi en plain air, delimitati nel campo visivo di una tela come metafora di prigionia, clausura, horror vacui e claustrofobia. Sono uomini, donne (e spesso autoritratti) immersi in un oscuro contesto cromatico caravaggesco  col proposito di dare all’opera un alterato equilibrio estetico. Questi soggetti appaiono e scompaiono nella tela con linee bloccate, figure troncate, spesso esplicitamente statiche, in un isolamento esistenziale di personaggi che occupano solo parzialmente la scena con un peso spaziale e forze direzionali incerte, seminali, embrionali, dettate da incognite e mistero.

Il titolo dell’ultima serie di opere di Adele Lo Feudo, “Messi a Nudo”, racchiude in sé un gioco linguistico. Da un lato il significato più genericamente riferito alla  figura umana, nella sua nudità, in quanto oggetto di studio e di rappresentazione nelle arti figurative (nell’accezione lata di “mettere allo scoperto, liberare da ciò che avvolge o riveste o ricopre”), e dall’altro il senso figurativo di “mettere in evidenza, scoprire senza reticenze o sottintesi”.  Si tratta di ventuno opere che raccolgono una selezione di ritratti di artisti italiani su richiesta da parte dell’artista di una libera interpretazione soggettiva dell’arte:  “Ho chiesto di assumere con il loro torace e con l’ uso di mani e braccia una posizione che rappresentasse il loro concetto di arte, avvalendosi di un tessuto del loro colore preferito…”

ALF011BIl contesto formale e cromatico in cui sono inseriti i ritratti degli artisti esprime un contenuto rivelatore di equilibri psicologici dove l’emozione mantiene una valenza di agente quasi estranea al corpo, spesso solo contenitore di istinti inconsci. Ogni artista si esprime con gesti (soprattutto espressioni del volto, tratti somatici e movimenti delle braccia) che connotano sia l’interazione psicofisica del talento individuale con il mondo oggettivo, sia l’incarnabilità di un dinamismo inconscio come apertura al dialogo con il pubblico e occasione per sperimentare molteplici possibilità d’interazione. I soggetti acquistano un carattere di forme chiuse e isolate, delimitati da interni privi di atmosfera.  Ne nascono delle opere misteriose, che malgrado siano definite nella dimensione del campo visibile (la composizione quadrata che di norma conferisce al soggetto la propria determinazione spaziale), sono altresì proiettate verso una stabilità comunque sfuggevole che rimanda ad una ipotetica impalcatura fuori campo ogni riferimento esterno alla propria soggettività.

Per conferire unità cromatica ai suoi dipinti, Lo Feudo formula delle variazioni sui temi e i soggetti che più le interessano, imponendo delle tonalità dal freddo grigio azzurro, al caldo giallo arancio a seconda del soggetto, manifestando capacità unificanti di istinti inconsci in un’armonica asimmetria destra-sinistra, alto-basso con interruzioni di bisettrici che dividono il campo visivo altalenante tra un interno claustrofobico ed un esterno del tutto inesistente.

Sono questi gli elementi in comune con l’esistenzialismo di Francis Bacon, nella ricerca del “dentro del dentro” come in una scatola cinese, o matrioska, nelle stratificazioni della materia, nella trama dei segni, e nelle sovrapposizioni del colore alla continua ricerca di assonanze e dissonanze.

Con una sensibilità cromatica che connota il suo linguaggio poetico, Adele Lo Feudo non solo rivela le tematiche di un gruppo di artisti italiani, ma anche reinterpreta e “mette a nudo”i tormenti e le inibizioni della società contemporanea.  Le sue tele fungono da prigione, luoghi di passaggio in cui radunare tutte le energie psichiche per la fuga, e dove si coniugano le dimensioni complesse della composizione tanto della labilità quanto dell’abilità dell’anima divorziata dal corpo, e dalle sue varie epifanie.

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