Il tempo che stiamo vivendo è connotato da un profondo cambiamento, sotto vari profili, i cui segni tangibili sono molti. Questi segni ci fanno comprendere che si tratta di un processo irreversibile, che farà sì che molte cose non saranno più come prima. Certamente il cambiamento presenta alcuni tratti critici, che possono essere ricondotti anche a scelte e a meccanismi precisi, che andrebbero “convertiti”. Gli aspetti critici non debbono però oscurare la percezione che il cambiamento non è per forza qualcosa di cui avere paura: l’emergere di nuove tecnologie, più rispettose del creato e anche della fatica dell’uomo, nuove opportunità di sviluppo anche per Paesi che fino a oggi erano poverissimi, nuovi modelli di organizzazione e di impresa, nuovi prodotti, sono tutti elementi che non devono spaventare. È necessario dunque accompagnare e per così dire anticipare il cambiamento, investendo sui giovani che, per definizione, sono portatori di novità, lasciando loro spazio e opportunità vere, senza condannarli ad un’eterna attesa. Quello che le generazioni più adulte, invece, possono e debbono fare è saper indicare anche ai giovani ciò che del passato deve essere custodito, e ciò che invece può essere lasciato. Questo discernimento è indispensabile per un cambiamento positivo. E tale discernimento va accompagnato anche con l’esempio delle stesse generazioni più adulte, perché il mantenimento di alcune conquiste di civiltà dei decenni passati dipenderà anche dalla capacità di sacrificare qualcosa, soprattutto i privilegi, da parte di chi ora è più garantito e tutelato, con una responsabilità proporzionata alle concrete possibilità.
25 novembre 2015 alle 15:09 |
Condivido (quasi) tutta l’analisi. Ma voglio dire che non sempre manca il lavoro. Manca spesso la voglia di cercarlo. Parlo per mia esperienza. Io è un anno che giro con i curricula ovunque e compilo le sezioni Lavora con noi. Ho aspettato un anno ma tra 15 giorno inizio. Ho inviato 700 CV in tutto ed ad oggi ho avuto la bellezza di 9 proposte tutte ottime. Ovviamente, il lavoro non vien da sé. Bisogna impegnarsi e attivarsi più possibile. Se uno però crede con 5 o 6 CV di cavarsela…non troverà mai nulla.
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27 novembre 2015 alle 14:12 |
Concordo, ma di lavoro obiettivamente ne manca
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27 novembre 2015 alle 14:22
Certo. Il lavoro in parte manca. Ma anche l’arrendevolezza dei giovani fa tanto.
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27 novembre 2015 alle 14:25
Questo è il problema, ma siamo fiduciosi
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27 novembre 2015 alle 13:26 |
Con riferimento al titolo: ‘parole sante’ !!
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27 novembre 2015 alle 14:10 |
Concordo
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