“La storia serve ad educare l’anima di un popolo”
Si avvicina la data del 21 giugno e nello stesso giorno del 217 a.C. in una località imprecisata, situata tra il territorio di Tuoro sul Trasimeno e Monte del Lago, entrambi in provincia di Perugia, si svolse una battaglia fondamentale per lo sviluppo delle relazioni burrascose tra Cartagine e Roma durante la seconda guerra punica per il predominio politico e militare sul mar Mediterraneo. La storia, soprattutto narrata da due celebri storici romani, Polibio e Tito Livio, riporta, enfatizzandoli, molti particolari dell’evento, disastroso per Roma, e da quei resoconti tramandatici, ricaviamo la convinzione che la storia antica, la tradizione scritta di eventi lontanissimi nel tempo, riesce ancora ad avvincere ed emozionarci, ignari spettatori come siamo, del XXI secolo. La storia non è uno scolorito racconto di eventi mirabili, buono per addormentare il figlio irrequieto o per attrarre turisti cinesi interessati al mito romano, con lo scopo di spillare danaro. Al contrario la storia, la nostra storia serve ad educare l’anima di un popolo, trasformando in ammirazione una semplice nozione didattica. Apprendere le gesta di eroi che vissero e morirono dietro l’orto di casa nostra, invita a credere, ad inghiottire nelle nostre viscere le passioni, il coraggio, il dolore di chi morì nella nostra terra. Non molti luoghi della nostra regione sono così impregnati di storia e di civiltà: il lago Trasimeno è uno di questi e qualora decidessimo di visitare il luogo della battaglia, passeggiando nel cosiddetto “percorso della Battaglia” a Tuoro, non si potrà fare a meno di avvertire un fremito singolare, un senso di sospensione del tempo perché i luoghi sacri non si rivelano tramite discorsi ma per esperienza. Il tempo trascorso da quel giorno, 2.233 anni fa, non ha mutilato il fascino di questo luogo che, rimasto pressoché intatto con l’unica variabile del lago, a quei tempi più vasto, rende tutt’ora inimmaginabile il fragore delle armi, le urla dei soldati, lo strazio dei feriti, il silenzio mortale della carneficina. Morirono circa 15.000 romani e poche migliaia di soldati cartaginesi in circa tre ore di massacro a corpo a corpo, tra la nebbia, il fango intriso di sangue e l’acqua paludosa. La disfatta, mise in grave pericolo l’esistenza stessa del nascente Impero romano ma il ricordo del Trasimeno, perdurò nei secoli come un esempio di tragedia che costituì, insieme con la successiva sconfitta di Canne l’anno seguente, il nucleo forte della rinascita romana. A me interessa soprattutto suggerire una gita a ridosso del 21 Giugno in quelle zone, non tanto e non solo per percorrere e battere quel suolo mitico, ma anche per saggiare la nostra sensibilità, per cercare di risolvere il mistero della vita e della morte, l’onore e la gloria. Questi valori, ormai scoloriti e divenuti quasi miraggi in un mondo privo di cose superiori, mettono disagio, ci rendono invidiosi e carichi di rimpianti per aver perduto la capacità di meravigliarsi al semplice scintillio di una passione. E’ necessario che i luoghi di eventi carichi di storia rimangano tali e non siano profanati dalla mania di falsificare, di plastificare lo spazio per puri concetti estetici o, peggio, per meri scopi speculativi: il luogo di eventi mirabili risuona dei propositi, delle decisioni che furono prese per assicurare la durata delle cose, di quelle cose che siamo diventati noi. La storia è ciò che accade a ciascuno di noi in carne e ossa, in un dato tempo e in un dato luogo, non sono favole per bambini. Nessun libro può sostituire una visita in un luogo magico e carico di passione come fare quattro passi in un campo di battaglia.
MASSIMO CAPACCIOLA
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