EDUCAZIONE: w la scuola! ʍ la squola!

scuolaSettembre. Cadono le foglie, arrivano i primi freddi, la vendemmia è terminata (annata eccezionale!). Ricomincia la scuola con l’affanno tipico del genitore con i soliti mille dubbi circa l’organizzazione scolastica; la mensa sarà biologica? I maestri saranno quelli dello scorso anno? Le aule saranno agibili? E che cosa insegneranno a mio figlio? Già, i programmi! Temo che il contagio del multiculturalismo s’insinui fin dalla scuola materna e tanti saluti alla fatica di insegnare ad  essere italiano. Cultura del rispetto, della solidarietà, dell’accoglienza, educazione alla mondialità. Parole certamente correttissime, ma che nascondono tuttavia, trappole semantiche. Il timore che i nostri bambini siano costretti ad assistere a lezioni dai contenuti profondamente contrari alle nostre radicate convinzioni è fondato. Prima di accogliere, occorre conoscere l’identità dell’ospite e far conoscere all’ospite la nostra; l’identità personale, l’identità nazionale, l’identità culturale di noi italiani non si insegna solamente a scuola, si impara vivendo in famiglia, ascoltando, partecipando e collaborando ad impegni e compiti. La formazione culturale poi, è un processo continuo che non può prescindere dal sentimento religioso, dalla scoperta dell’affettività e del sentimento relazionale. Non è sufficiente soffermarsi sugli aspetti superficiali della sessualità, ad esempio, con generici richiami al… “basta l’amore”, a disinvolti consigli per un corretto uso del preservativo, visto come unica risorsa per un armonico sviluppo della propria personalità. Non mi risulta che gli insegnanti siano obbligati a fornire ai genitori una consapevole informazione e un conseguente consenso per un insegnamento di tal fatta, come esiste per l’insegnamento religioso. Così come un ragazzo italiano non comprenderà nulla della storia dell’Europa, dell’Arte, della filosofia, delle scienze se non avrà acquisito i rudimenti della cultura cattolica, lo stesso avviene con la conoscenza del corpo umano nel senso fisico, psichico ed etico del termine. Ridurre tutto ad una sbrigativa lezione sul sesso, piacere, gravidanza e malattie trasmissibili, non solo è fuorviante ma anche intellettualmente disonesto, perché il “fare sesso” (orribile parola!) non è la finalità principale di un valore fondante l’intima identità individuale. Così come subdolamente si tende ad insinuare la pseudo “teoria dell’equivalenza dei generi” (Lesbiche, Gay, Transessuali, Bisessuali ) e della “genitorialità dispersa e diffusa” (fecondazione assistita, due mamme, e varianti associate) che ingenera confusione dei ruoli genitoriali, affettività promiscua, squilibri identitari. Non vorrei urtare la suscettibilità dei sostenitori del conformismo benpensante o del politicamente corretto, ma credo il deserto culturale, il vuoto esistenziale e l’esasperato individualismo egoistico di tanta gioventù passa anche per le aspettative disattese e per occasioni perdute da parte di una scuola che più che educare tenta di insegnare, più che sviluppare fornisce, più che costruire demolisce. Tradurre Cicerone o Senofonte; dimostrare aridi teoremi euclidei, tirare pagine di aste e pallini o scrivere dettati con tante “acca” in mezzo, assaggiare il sacrificio e la fatica di apprendere e sperimentare lo studio “sulla pagina” non darà forse la garanzia di sfornare geni e talenti, ma di sicuro non formerà ragazzi dislessici o disgrafici, con in testa solo il pensiero di fare i camerieri, i calciatori o le veline…(sia detto con tutto il rispetto per queste categorie di lavoratori). La bellezza da cui siamo circondati (almeno in Italia!) si apprezza anche se solo all’improvviso ci ricordiamo di un’idea che avevamo dimenticato senza aver capito. Buon lavoro ai maestri perché tornino educatori e buon lavoro ai ragazzi perché diventino studenti.

MASSIMO CAPACCIOLA

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