
Giovannino Antonini
di Daniele Ubaldi
Il tribunale di Spoleto riconosce infondate le denunce della Banca d’Italia verso Antonini e gli altri indagati. Ma intanto Bps ha cambiato proprietà… Cosa viene ora?
Archiviato. Tutto quanto. Con il dispositivo emesso ieri (29 settembre) dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Spoleto Federica Fortunati, Giovannino Antonini esce – insieme a tutti i coindagati – completamente pulito dalla maxi inchiesta esplosa a seguito delle ispezioni di Bankitalia e delle successive denunce. L’ex numero uno della Banca Popolare di Spoleto, indagato inizialmente assieme ad altre 36 persone – tra le quali imprenditori, amministratori, dirigenti bancari e familiari – è stato completamente prosciolto dalle accuse, gravissime, di associazione a delinquere, intermediazione usuraia, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa. Nessuno dei numerosi capi di imputazione, spiccati nel maggio del 2013 dall’allora procuratore della Repubblica Riggio, troverà spazio in un regolare processo penale.
La maxi inchiesta della procura di Spoleto, a bocce ferme, si è rivelata a tutti gli effetti un immenso, clamoroso, vergognoso buco nell’acqua e perdita di tempo e denaro. Basti pensare alle centinaia di migliaia di euro pubblici spesi per riempire i circa 30 faldoni di indagini tra intercettazioni telefoniche, ambientali, ispezioni, interrogatori, ore e ore di lavoro degli organi inquirenti. A riprova della totale infondatezza delle accuse basti pensare che è stato lo stesso pubblico ministero a chiedere l’archiviazione per Antonini e gli altri indagati, nell’ultimo stralcio dell’inchiesta ancora in piedi fino a ieri. Si legge infatti nel dispositivo del gip: “La richiesta di archiviazione deve essere accolta […] per l’insussistenza dei presupposti utili al promovimento dell’azione penale con riguardo ai fatti in questione“.
I fatti in questione, rimasti ancora in piedi come ipotesi di reato, erano quelli relativi ai finanziamenti – da parte della Bps – a beneficio di alcune società private, quali la Finsud S.r.l. e la Gam Property, oltre al “famoso” caso dell’anticipazione da 180 mila euro sulla fattura n.2 del 2007 della Baronci. Per il primo caso il tribunale ha giudicato “sufficientemente garantito” il finanziamento erogato, “grazie ai tioli di Stato Btp concessi in garanzia dalla Finsud stessa”. Lo stesso dicasi per la Gam Property, che ha offerto ampie e solide garanzie. In entrambi i casi, scrive ancora il giudice, “i rapporti di finanziamento in esame hanno portato dei guadagni alla banca e sono stati deliberati ed erogati previa acquisizione di garanzie idonee fornite dai soggetti finanziati, con cui, peraltro, non sono emersi rapporti particolari da parte dell’Antonini o dei vari membri del consiglio di amministrazione della Bps”. In entrambi i casi di cui sopra le operazioni sono andate a buon fine e si sono svolte secondo le modalità programmate. Addirittura, nel caso della Gam, il rimborso della somma erogata è avvenuto “con largo anticipo rispetto alle previsioni contrattuali”.
Infine, riguardo la vicenda della Baronci, l’azienda aveva estinto il debito da 180 mila euro con un’ulteriore anticipazione di credito. Tempo dopo, nel 2012, Antonini aveva chiesto e ottenuto che pari importo, derivante da emolumenti lui spettanti ma lasciati in banca a garanzia del precedente anticipo fattura, gli venisse restituito, operazione andata in porto con il voto non unanime del consiglio di amministrazione.
Il pubblico ministero e, in accordo, il giudice per le indagini preliminari, non hanno individuato elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio in relazione alle imputazioni formulate a carico degli indagati, che sono dunque state tutte archiviate.
A questo punto gli ex indagati, tra i quali figurano anche personaggi di spicco quali Antonio Sarni dell’omonima catena di ristorazione, l’ex direttore generale della Bps Francesco Tuccari, l’ex presidente del Coni regionale Valentino Conti, il presidente della Confcommercio Aldo Amoni, saranno liberi di chiedere soddisfazione economica nei confronti delle parti civili – Banca d’Italia, Banca Popolare di Spoleto e Spoleto Credito e Servizi.
Raggiunto telefonicamente da Spoletonline, Giovannino Antonini non nasconde la propria soddisfazione ma guarda già allo scenario futuro: “Le accuse mosse nei nostri confronti dalla Banca d’Italia si sono rivelate tutte false e pretestuose, come abbiamo avuto modo di dire nella famosa conferenza stampa di giugno 2013. Tutto è servito a sottrarre la Banca Popolare di Spoleto al controllo e alla proprietà dei 21 mila soci della Spoleto Credito e Servizi. La decisione di ieri mi rende ancor più ottimista circa l’esito finale dei nostri ricorsi promossi presso il Tar del Lazio e la Corte Europea, avverso il mancato rispetto, da parte del Ministero delle Finanze, delle sentenze del Consiglio di Stato sull’illegittimità di entrambi i commissariamenti della banca e della fondazione. Sono fiducioso che alla fine della vicenda la giustizia trionferà totalmente, ristabilendo le legittime situazioni antecedenti questi fatti, rivelatisi del tutto infondati”.
In collaborazione con http://www.spoletonline.com
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Tag: antonini, archiviato, caso, giovannino, spoleto, tribunale
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