
Ovviamente questi “benefattori” della Natura osannano San Francesco d’Assisi, ritenuto unico membro del genere umano (ovviamente senza minimamente conoscerne la profonda spiritualità), ad aver compreso la relazione esistente tra l’uomo e l’ambiente. Al di là dei facili slogan propagandistici (a fin di bene! s’intende), collocare Francesco nell’attuale contesto culturale di eco-oscurantismo, risulta arduo, approssimativo, retorico e perfino comico. Certamente in Francesco si evidenzia una radicale mutazione nel modo di percepire la Natura, che da “matrigna” ed inesorabile diventa “sorella”; connesso a ciò ovviamente c’è una rivoluzionaria relazione con Dio, che da creatore e signore dell’Universo e giudice, diviene il Cristo incarnato umile, sofferente ed
apparentemente sconfitto. L’uomo medievale pativa un senso di estraneità, di sgomento ed impotenza dinnanzi ad un evento naturale. L’opposto di quel che si verifica oggi in cui è la natura che sembra soffrire dinanzi all’azione dominatrice dell’uomo. Peccato che per Francesco quella che è la “Natura” dei movimenti ambientalisti odierni (WWF, Greenpeace, Italia nostra, Legambiente, etc.) autonoma, priva di ordine ma sovrana, era invece il “Creato” del nuovo Testamento! Nulla di più lontano dal vagheggiato ambientalismo manicheo odierno: natura sorella, creatura umanissima
e comprensibile nella sua inesorabilità, tanto che Francesco benedice pure “sorella morte”, intesa come un ritorno alla terra. Francesco misurava tutto in funzione della “Redenzione” finale. Il Santo non era un sempliciotto pacifista, ne uno sprovveduto turista naturalista, avvertiva invece che lo spettacolo della natura, in attesa della redenzione finale, era un luogo di orrori e tragedie, in cui vi erano creature quotidianamente in lotta per la sopravvivenza, umanità compresa. La cultura
ambientalista odierna ha cancellato l’idea di un Creatore buono e provvidente e l’ha sostituita con una sorta di cocktail ideologico fatto di panteismo, politeismo e neo-paganesimo, in cui l’uomo è divenuto il “cancro” che corrode l’ambiente, è divenuto ingombrante perché troppo numeroso ed egoista irrispettoso degli esseri viventi (leggi: piante, animali). Allora qualche multinazionale accreditata inventa “la Carta dei diritti della Terra” con il chiaro intento di creare una nuova religiosità universale, una nuova etica planetaria in cui dentro sono contenuti elementi di femminismo, marxismo, ecologia radicale, indigenismo, New Age. La finalità di questa operazione
consisterebbe in «…una forma di revisionismo creativo per una mutua e solida relazione tra l’uomo e la Terra» e le cui priorità sarebbero individuate in un rigoroso controllo delle nascite (umane! non certamente animali), aborto, culto del “dio albero”, agricoltura bio-dinamica, medicina “creativa”. Giusto giusto quanto preconizzava san Francesco!
MASSIMO CAPACCIOLA
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