
È questa una celebre e fulminante battuta umoristica di Woody Allen che però rischia di essere ormai superata dalla consuetudine odierna di non osservare più il riposo festivo, per ragioni essenzialmente commerciali. In virtù di una crisi economica globale, le grandi aziende di distribuzione delle merci si vedono costrette ad aumentare l’offerta, ampliandone il tempo di esposizione e di vendita. Non tutti i dipendenti sono d’accordo con gli indirizzi sindacali, ma ciò che conta è la legge del mercato!
La dimensione domenicale del riposo è connessa, o meglio, era connessa con concetti
come “famiglia, tempo libero, il sacro, la festa, etc.” aspetti della vita quotidiana che appaiono ormai scoloriti per l’evoluzione (?) dei costumi della società moderna.
In tale contesto sembra che non solo si sia perduto il senso dello scorrere del tempo quotidiano (un giorno uguale ad un altro, tempo di lavoro e tempo di riposo, tempo dell’uomo, tempo di Dio) ma addirittura questa mutazione non viene più avvertita come un problema. Questo è tanto più vero se si pensa che la domenica, in una città qualunque, viene ormai vissuta come un tempo “depresso”, privo della necessaria vivacità acustica quotidiana, del dinamismo eccitato degli altri giorni e che solamente
una fuga verso i centri commerciali sembra risarcire e consolare l’homo oeconomicus del XXI secolo.
Sia chiaro che, nei grossi centri urbani, le necessità umane impongono una reperibilità
pressoché continua di servizi ed assistenza, ma occorre ricordare che il riposo dovrebbe essere inteso come momento di ritrovata intimità con sé stesso, di recupero relazionale con la famiglia ed esigenza fondamentale per un equilibrio psico-fisico e spirituale.
Così non è più o, se lo è, solo per una minoranza. Il tempo domenicale non è lo scorrere di momenti in attesa del lunedì, non è neppure uno spazio imposto dall’ineluttabilità delle scadenze rituali da rispettare: è invece un periodo della nostra vita, libero e disponibile per le nostre scelte, per regalare, per consolidare, per creare o ricreare.
Per chi ha fede religiosa superstite (occorre parlare così ormai) il riposo serve
soprattutto a ricordare, a ritrovarsi ed immaginare. A ricordare di essere amato ed amare a sua volta, evitando di fraintendere le finalità, per cui molti si profondono in azioni di solidarietà per poter dimenticare Dio con la coscienza a posto. A ritrovarsi al centro del proprio mondo privato e riscoprire la dignità personale come segno della propria differenza individuale.
Infatti più ci sentiamo uguali più siamo disposti ad essere trattati come pezzi sostituibili, intercambiabili, superflui.
Proprio come dentro un centro commerciale.
MASSIMO CAPACCIOLA
Tag: capacciola, centro, chiesa, commerciale, domenica, massimo
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