Posts Tagged ‘africa’

Medorini in mostra alla galleria livornese Il Melograno Un 2015 soddisfacente per l’artista Eoliano residente a Foligno

12 dicembre 2015
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Aldo Medorini

Dopo il successo della mostra L’Arte e Il Tempo, official event di Expo in Città, piattaforma culturale che il Comune e la Camera di Commercio di Milano hanno affiancato al Padiglione Italia in Expo, Medorini è stato invitato a realizzare un’opera dedicata a uno degli stati produttori di cacao presenti in Expo nel cluster del cioccolato e cacao, per essere esposta in permanenza. (more…)

Poesia di Agnese Stagnoli in onore delle suore trucidate in Africa

9 settembre 2014

suore

LA MANO DI CAINO!

La mano di Caino
ha fatto scempio,
non conosce fratello (more…)

Dopo la Legge Merlin le case chiuse sono… all’aperto.

1 marzo 2014

prostituzione-2di Anna Maria Funari

Era il 1958 quando, con la legge n. 75 del 27 febbraio, fu abolita la regolamentazione della prostituzione per poter contrastare lo sfruttamento.

Così Angelina (Lina) Merlin credette di poter restituire dignità a quelle donne che, in case appositamente destinate all’uso, esercitavano l’antico mestiere della prostituta compiacendo i vizi e le voglie più recondite e lussuriose dell’universo maschile.

Quello della prostituta è sempre stato considerato “il mestiere più antico del mondo”; non dimentichiamo che perfino la “lupa” che allattò Romolo e Remo altro non era che una di loro ed esercitava la professione nei “lupanari”, una sorta di piccole alcove collocate in zone specifiche dell’antica Roma. (more…)

Africa, solidarietà al 100%. La solidarietà in Africa può essere attuata in modi diversi

17 dicembre 2012

africa

Riceviamo e pubblichiamo

di Benedetta Tintillini

C’è il sistema delle grandi organizzazioni, governative e non, fatto di campagne pubblicitarie, famosi testimonial, passaggi in trasmissioni televisive, sms a 2 euro e di centinaia di migliaia di adozioni a distanza. Questo sistema raccoglie somme molto importanti, somme con le quali si potrebbero realizzare grandi progetti in Africa. Peccato che la grande parte di questi soldi (si arriva anche al 90%!!!) viene speso per il mantenimento e la gestione delle (more…)

Ronconi e i profughi del Nord Africa

23 marzo 2011

Che l’Umbria farà la sua parte nell’accogliere i profughi del nord Africa  è cosa ovvia e anche obbligata. Ora però gli enti locali dell’Umbria con la regione in testa, ripongano ogni reticenza e facciano sapere agli umbri dove si immagina di accogliere gli immigrati nord africani, anche perché questo dovrà essere argomento di confronto con tutti i cittadini e non certo una decisione da assumere in modo verticistico.

Maurizio Ronconi

PARADOSSALE. BERLUSCONI – PROCURE. INCONSAPEVOLI “ALLEATI”?

7 marzo 2011

di Salvatore Napolitano

Mi sono chiesto, spesso: a chi è utile la battaglia, senza termine, tra alcune Procure italiane e Berlusconi? Da quasi 18 anni, dopo lo sfascio dei partiti della prima Repubblica, paradossalmente, la politica e l’informazione italiane sono schiacciate sullo scontro che avviene tra contendenti (Berlusconi/Procure) che hanno occupato lo scenario nazionale della seconda Repubblica, in modo esclusivo, dettando l’agenda politica a tutti gli altri protagonisti del sistema paese.  La degenerazione del conflitto, di queste ultime settimane, tra alcuni P.M. (e loro fautori) e Berlusconi (e suoi sostenitori), conferma che non vi sono sconti e che la conclusione è ancora lontana dal finirsi.  La sfida, tra le parti in causa, si è consolidata con la riforma elettorale che ha creato il sistema bipolare, con Berlusconi ed i suoi alleati, da una parte, e l’antiberlusconismo con i suoi assertori, dall’altra.  L’anomalia dello scontro è che non avviene sul piano politico, come dovrebbe essere in un sistema normale, poiché “una parte” non è politica ma organo dello stato e non soggetto al giudizio degli elettori.  Intanto, tenta di guidare la parte politica alleata obbligandola attraverso i mass-media e la stampa a seguirla sulle opzioni che, di volta in volta, ritiene di mettere in campo nell’intento di indebolire il nemico.
L'”altra parte” in campo, che dovrebbe essere politica, a mio parere, sta al gioco, poiché sfugge al confronto sull’attività di governo con i naturali avversari, al contrario, provoca ed alimenta lo scontro mantenendo vivo il conflitto per addossare la responsabilità dell’eventuale inerzia a chi genera e sostiene la persecuzione giudiziaria del governo e del suo leader.  Gli attacchi giudiziari portati a Berlusconi, dal 1993, con il seguito della singolare celebrazione dei processi negli studi televisivi, per l’occasione convertite in “aule giudiziarie”, e sulla carta stampata, paradossalmente, lo rafforzano e lo rendono insostituibile, nella pubblica opinione, quale argine al “potere giudiziario” che i cittadini temono più dell’attuale sistema di governo berlusconiano.
Così, le Procure si rivelano, inconsciamente (?), i più grandi alleati del Premier.  Non siamo più negli anni della tangentopoli. Il berlusconismo è figlio di quegli anni.  Si lasci il giudizio politico dell’attività di governo al popolo sovrano, esso saprà giudicare, come ha già dimostrato negli ultimi anni con la bocciatura, senza appello, di leaders di destra e di sinistra.  Continuare la battaglia politico/giudiziaria compromette la crescita economica del paese, alimentando la fuga dei cervelli migliori dall’Italia e delle eccellenze industriali ed imprenditoriali.  Lo conferma l’annuncio, della dirigenza Fiat che ipotizza una probabile direzionalità dell’azienda fuori dell’Italia.  E’ ovvio che se il sistema Italia non è esportabile, perché non competitivo nel mercato mondiale, sarà il sistema produttivo italiano che esporterà se stesso dal paese.
Finisco questa breve riflessione, invocando il ritorno alla normalità, per il bene dell’Italia e degli italiani, deponendo le armi in omaggio alla celebrazione dell’unità d’Italia. Berlusconi, ed il berlusconismo, vanno battuti sul loro campo: la politica, se gli avversari ne sono capaci.
I cittadini lo hanno capito da qualche tempo e considerano la battaglia, in atto nel paese, estranea ai loro interessi, condannando l’attuale sistema italiano, che non riesce a produrre risposte ai loro bisogni e che produce, invece, soltanto “rese di conti” che, spesso, appaiono diversivi sulla pelle dei cittadini.  Fino a quanto può durare?  Il paese, nel frattempo, dove va?
Il sistema Italia, nell’attuale scenario europeo e mondiale, dove la competizione globale non ammette pause e tentennamenti, deve recuperare la competitività, compromessa dallo stato di conflitto perenne degli ultimi tempi, ed essere protagonista, e non ruota di scorta, nella gran rivoluzione sociale che sta sconvolgendo paesi dell’Africa del Nord (Tunisia ed Egitto), strategici per la politica estera italiana.  Delegare la Germania e la Francia alla guida della politica dell’U.E., nell’attuale contesto socio/economico mondiale, è disastroso per il futuro dell’economia italiana, che sconteremo nei prossimi anni.

Rivolte in Nord Africa, cosa c’è dietro?

28 febbraio 2011

L’Opinione di Stefano Bonsegna

Molti sono gli avvenimenti, che da più di un anno a questa parte, stanno scombussolando le nostre giornate e le nostre frontiere meridionali. E tutti questi avvenimenti li stiamo vedendo non dal nostro punto di vista, ma da quello che ci dicono i Giornali, la Televisione, Internet, La Radio. Nessuno ha mai pensato che certi avvenimenti potrebbero essere visti da una altro punto di vista, avere altre cause? Qualcuno ha mai cercato di capire chi potrebbero essere gli eventuali veri ispiratori di certe iniziative? Potrebbero essere avvenimenti, raccontati in modo esagerato, per poterci poi condizionare? Cosa c’è dietro tutto questo? La Dietrologia è una materia molto ben conosciuta dai nostri Politici, Giornalisti, Magistrati, i quali ne fanno largo uso, credendo appunto di aver a che fare con un popolo di pecore! Ma stanno commettendo un grave errore.  Gli italiani, grazie alla loro esperienza di mala giustizia e cattiva politica, vissuta sulle loro spalle, sono diventati un popolo abbastanza maturo da recepire che dietro ad ogni loro iniziativa c’è del losco. Ad esempio, guardiamo ciò che sta succedendo in Libia. E se dietro alla verità televisiva e giornalistica, ci fosse invece un recondito interesse di alcuni paesi, invidiosi dei contratti che l’Italia ha stabilito (dall’era Prodiana, in poi) con la Libia su forniture di Gas e Petrolio e avessero loro fomentato il caos, in modo da poter poi giocare la loro carta? E se dietro ai disordini ci fosse Bin Laden, assetato di potere ed in procinto di accerchiare la nostra Europa, mettendola inginocchio per i rifornimenti di Petrolio e Gas per poi trasformarla in Eurabia, come già previsto dalla famosa e cara giornalista Oriana Fallaci. E se dietro ci fosse una società concorrente dell‘ENI, la quale avrebbe tutto l’interesse di creare confusione, visto i problemi dell’area Nord Africana e rimettere in discussione i contratti stipulati dalla Libia con l’ENI sulle forniture di Petrolio e Gas. Comunque sia, è impossibile che certe insurrezioni avvenute in Egitto, Tunisia, Libia ed altri stati del Nord Africa siano avvenute spontaneamente, in quanto per cultura popolare e per tradizioni, le popolazioni sono molto lontane dal significato di Democrazia, quindi queste popolazioni sono state istigate da qualcuno a cui sicuramente fa gola la ricchezza del sottosuolo di queste terre e prima o poi dovrà venire allo scoperto. Certo un favore a queste popolazioni lo ha fatto e grosso anche, sempre che questi poveri popoli non cadano dalla padella nella brace di altre più o meno velate dittature.

 


Rivolte in Medio Oriente e Nord Africa: premesse simili ma conclusioni imprevedibili

22 febbraio 2011

di Matteo Bressan

L’ondata rivoluzionaria che sta scuotendo il Nord Africa così come il Medio Oriente non deve portarci a semplicistiche considerazioni. Si percepisce infatti la sensazione, da parte di alcuni opinionisti e politici italiani, di essere di fronte ad processo storico evolutivo che porterà, quegli Stati dove sono in atto imponenti stravolgimenti, al raggiungimento di vere e proprie forme di democrazia compiuta.
Sentendo poi alcuni agghiaccianti accostamenti tra quella che fu la rivoluzione iraniana e quello che si sta osservando oggi si rimane molto preoccupati.
Si viene a scoprire infatti che molti intellettuali e militanti della sinistra nostrana avevano guardato con speranzosa benevolenza alla rivoluzione di Khomeini salvo poi accorgersi, tempo dopo, quale tipo di minaccia si fosse venuta a creare in Iran. Oggi non conosciamo o quantomeno non possiamo prevedere quali saranno gli esiti di queste insorgenze in molti casi sorte a causa della povertà e dalla fame, ma in altri casi spinte o peggio ancora sostenute dall’Iran. Possiamo rimanere fermamente convinti che alla fine ci sarà un vero e proprio processo evolutivo delle Istituzioni e di quei paesi governati sin qui in maniera dispotica?
Stiamo valutando attentamente quale sia il rischio della nostra sicurezza energetica e le conseguenze umanitarie che si riverseranno sui paesi del Mediterraneo?
Siamo sicuri che alla fine di questo pericoloso domino non ci si possa ritrovare con un’influenza della Cina estesa al Nord Africa o peggio ancora alla nascita di formazioni appartenenti alla galassia di Al qaeda a poche miglia dalle nostre coste?
È possibile che in mezzo a tante e sanguinose rivolte si sia smarrita la visione strategia di quello che è in primo luogo il principale paese esportatore del fondamentalismo islamico?Ci si è forse dimenticati che il padrino dei movimenti terroristici presenti in Libano, Iraq e Afghanistan è riuscito anche in questa ondata di rivolte ad uscire sostanzialmente indenne. È pensabile che di fronte al crollo dei regimi illiberali del Nord Africa ci si dimentichi del vero manovratore, che vive al sicuro a Theran, e si finisca per accumunare il tutto in una grande rivoluzione per la democrazia?

IL LUNGO VIAGGIO DI TAMAT

18 novembre 2010

INTERVISTA A PATRIZIA SPADA Presidente e co-fondatrice della ONG Tamat

di Francesco La Rosa

Patrizia Spada

Che cosa significa Tamat?

Tamat è un albero del Sahel, un’acacia seyal nella lingua Tamahaq (lingua dei Tuareg). La nostra esperienza nella cooperazione allo sviluppo nasce in questa regione ed in campo agricolo. L’albero Tamat rappresenta le nostre radici e continua a rappresentarci nella nostra storia.

Cosa vi ha spinto in questa avventura?

La storia di Tamat nasce nel lontano 1978 da una profonda amicizia nelle aule della Facoltà di Agraria, dall’impegno nel sociale, dalla passione per l’Africa, dalla voglia di cambiare il mondo e dalla convinzione che ciò fosse possibile.

Ma in concreto di cosa vi occupate?

Realizziamo progetti di cooperazione allo sviluppo. Dal 1995 abbiamo creato una rete di contatti con piccole e grandi realtà associative, con autorità locali e con singoli privati in alcune aree del mondo che per cause strutturali o contingenti si trovano in una situazione di povertà estrema. Con i nostri partner abbiamo dato vita ad una serie di interventi che non solo hanno contribuito a migliorare il tenore di vita della popolazione, ma hanno anche avviato dei meccanismi autonomi di “auto sviluppo”. In questo ultimo aspetto risiede la sostenibilità dei nostri progetti, di cui andiamo fieri.

Oltre alla qualità della vita ed all’economia, intevenite anche in altri settori?

Oltre ai progetti di cooperazione, Tamat è attiva anche nell’Educazione allo Sviluppo (o Educazione alla Cittadinanza Globale) nelle scuole primarie e secondarie, e nella formazione per adulti con progetti finanziati da fondi UE.

Quali sono i Paesi in cui operate e con quali progetti?

Attualmente siamo presenti con i nostri progetti in Burkina Faso, Mali, Bosnia-Erzegovina e Paraguay. Individuiamo insieme ai nostri partner i bisogni e le possibilità di sviluppo, insieme a loro, realizziamo interventi di sviluppo agricolo/rurale non solo attraverso interventi strettamente tecnici (approvvigionamento idrico, miglioramento della crescita delle colture, ecc.), ma anche grazie al microcredito, alla formazione e alla promozione dei diritti fondamentali.

Continuate ancora a pensare che cambiare il mondo sia possibile?

Sinceramente l’ottimismo e l’entusiasmo originario sono messi costantemente alla prova: la distanza dagli obiettivi del millennio ci si pone regolarmente dinanzi con schiacciante evidenza, non solo sotto forma di dati e statistiche, ma di situazioni reali, di vite di persone, di ragazzi e di donne soprattutto, con cui abbiamo a che fare. D’altro canto proprio le nostre missioni in loco e il contatto con la realtà aiutano a tener sempre ben presenti i nostri obiettivi di sempre e ad alimentare la nostra motivazione. Inoltre, sempre più Tamat è rappresentata da giovani in gamba, con un forte senso di responsabilità e, soprattutto, con una riserva inesauribile di entusiasmo, fattore trainante di qualsiasi progetto, idea, sogno. Infine, per dirla con una frase di Henrí Desroche, a cui sono molto legata “Nessuna strada ha mai condotto nessuna carovana fino a raggiungere il suo miraggio ma solo i miraggi hanno messo in moto le carovane”.