di Anita D’Alessandro
Tutto l’arco che precede e conclude il tempo di Natale si può riassumere in una parola ”attesa”.
La Santità del Natale passa attraverso le nostre vite, unisce i nostri cuori colmi di grazia divina e ci proietta all’avvenire.
Ma perchè il Natale ci regala la gioia e la dolcezza di un momento che se condiviso in amore ci accompagna verso un futuro pieno di speranza? Quanti si saranno fatti questa domanda?
La verità che si deve dire è che la vita è attesa. È nell’attesa di qualcuno o qualcosa che si colloca e vive l’avvenire. Proviamo ad immaginare la nostra vita senza il desiderio di aspettarsi che accada qualcosa, che vita sarebbe, guai cessassimo di attendere qualcosa o qualcuno.
Una persona che non si attende più nulla dalla vita e che non aspetta desideroso di amare qualcuno, può considerarsi inerte!
Dunque la vita è attesa, ma è anche vero il contrario: l’attesa è vita!
È in questo che si distingue l’attesa del credente da ogni altra attesa, perché colui che attende il Bambin Gesù che è già venuto e che cammina al suo fianco, ha la certezza che Egli venga davvero, quindi che ritorni per essergli nuovamente accanto. Dio viene come vita. Egli viene per stringerci in un abbraccio di energia vitale e di rinnovo. È nell’attesa del rinnovo che vive la fede.
Si vive dunque in prospettiva della fede, che si traduce in una forte fiducia per la vita che si sceglie per se stessi. Ci si adopera per il bene di se stessi ma ci si adopera anche per il bene degli altri. Ed è proprio in questo scambio che si crea l’attesa, si crea la promessa: la fede.
Gesù ogni anno rinnova la sua promessa in mezzo a noi, viene ad abitare i nostri cuori, la nostra vita, le nostre case, le nostre strade facendosi esperienza di vita. Per cui l’esperienza di vita non è attesa vuota, un lasciar passare il tempo, ma è attesa che diventa comportamento di vita.
Il Natale rappresenta il tempo ideale per meditare su tali “questioni umane” partendo dal mistero dell’incarnazione, una verità che l’Apostolo Giovanni nel quarto Vangelo riassume: « E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Il verbo è la “luce”, è il “senso”, quel senso eterno che colma di grazia e di verità la nostra vita.
Così il Natale diventa un’occasione unica che ci invita a fermarci un istante, a fare il punto sulla nostra rotta, a porci alcune domande sul nostro percorso interiore del presente alla luce delle esperienze passate in una prospettiva futura.
Il Natale è la dolce conferma della calma e della riflessione in forma estatica come testimoniano i presepi viventi che animano e coinvolgono i cuori della gente di ogni età in ogni luogo, ed in forma ascetica perché eleviamo i nostri cuori al Signore, per questo viviamolo perchè Egli ci dona la luce del presente ma ci dona anche la luce per il futuro.
Ebbene ricordare come nelle letture della Santa Messa nel periodo di Avvento tutti i verbi sono al futuro “accoglieremo la Sua venuta…”, “verranno giorni in cui…”, tutto è proiettato al futuro, all’attesa, quindi alla vita che inizia e che continua.
È nella continuità di un evento tanto atteso che la nostra vita va verso un incontro, proprio per questo il Natale ha qualcosa di molto importante da dirci per la nostra vita.
Il Natale è attesa infinita, il Natale è vita e come tale coinvolge tutta l’umanità. L’umanità che si dipinge nel presepe, è accolta e protetta in quella mistica capanna. Quanta dolcezza può lasciarci dentro questa immagine così caritatevole, diventando intima per ognuno di noi.
E come dire fuori c’è tensione, fuori c’è rabbia, fuori c’è guerra…ma noi sotto quella capanna siamo beati, non “urliamo” perché i nostri cuori sono vicini e non lontani, con l’attesa di fare i primi passi verso una vita piena d’amore.