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“LA PRIMAVERA ARABA” – GIOVANI E SOCIAL NETWORK

20 gennaio 2012

Viterbo. Sabato 21 gennaio alle ore 11 presso il Gran Caffé Schenardi si parlerà della Primavera Araba, il fenomeno rivoluzionario che coinvolge i Paesi del Medio Oriente del Vicino Oriente e del Nord Africa. Il convegno è organizzato congiuntamente della Giovane Italia di concerto con il G.I.P.P.E. (Giovani Italiani del Partito Popolare Europeo). Ci si concentrerà sul ruolo che hanno giocato, e continuano a giocare, igiovani e i social network come strumento di diffusione e di aggregazione. “Nonostante lo scetticismo e il distacco siano troppo spesso i sentimenti con cui si guarda a questi paesi, le giovani generazioni metropolitane arabe non sono molto diverse da quelle occidentali. E grazie a internet vivono davvero nello stesso mondo globale.” Lo dichiara Antonella Sberna, Coordinatore provinciale della Giovane Italia Viterbo, la quale modererà i lavori. Introdurrà il dibattito il Consigliere Regionale Carlo De Romanis, neo-eletto Vice-Presidente dello IYDU (International Young Democrat Union) al Congresso di Sydney la scorsa settimana, durante il quale i giovani di centro-destra provenitneti da tutto il mondo hanno anche discusso largamente sulla Primavera Araba. Relatori d’eccezione saranno il libanese Bernard Selwan El Khowury, Vice-Direttore dell’osservatorio di Geopolitica del Medio Oriente e l’egiziano Muhammad Abdel – Kader, assistente universitario presso l’università di Helwan che racconteranno le esperienze dei loro Paesi, vissute in prima persona. Ad intervenire nel dibattito saranno Stefano Felician, responsabile della formazione del Coordinamento Romano di Giovane Italia, Matteo Bressan, coordinatore provinciale della Giovane Italia Terni, entrambi esperti di politica internazionale e Alessandro Colorio, coordinatore regionale della Giovane Italia Lazio. Conclude l’incontro il coordinatore nazionale della Giovane Italia, l’On.  Annagrazia Calabria.

 

 

La primavera araba in Egitto si tinge di sangue

22 novembre 2011

di Matteo Bressan

Il sogno dei ragazzi che sono stati protagonisti della protesta scoppiata lo scorso gennaio si sta scontrando da tre giorni con la dura repressione della polizia. I manifestanti, riuniti dallo scorso venerdì a piazza Tahrir, temono il protrarsi dell’esecutivo militare, chiedono le dimissioni dei vertici militari e il trasferimento del potere ad un esecutivo civile. A differenza però delle rivolte dello scorso luglio questa volta i manifestanti non hanno il sostegno dell’esercito ed il bilancio di ben 40 morti e più di 1.800 feriti, con il fronte della protesta in espansione anche ad Alessandria e Suez apre uno scenario inquietante e in contrasto con le speranze che avevano accompagnato la fine del regime di Mubarak. Piazza Tahrir, il luogo simbolo della primavera araba, ieri mattina ospitava una serie di ospedali da campo improvvisati dai manifestanti, come testimoniano le foto ricevute attraverso il videofonino da una manifestante egiziana. Nel pomeriggio di ieri si è appreso che la piazza si è andata riempiendo sempre di più nonostante il massiccio uso di lacrimogeni e di proiettili di gomma. Secondo il Ministro dell’Interno egiziano, Sami Sidhom, ad alimentare le proteste non sarebbero i giovani attivisti, ma una serie di delinquenti comuni infiltrati tra i manifestanti. Questi ultimi però hanno accusato l’esecutivo militare di influenzare i media, negando il coinvolgimento dei presunti infiltrati. Nella notte il Governo egiziano ha presentato le sue dimissioni, ma il vero problema resta l’esecutivo militare.