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GIOVANNI PAOLO II : LA LUCE DELLA FEDE E DELLA SPERANZA

11 Maggio 2011

di Vincenzo Luigi Gullace

Osservando con il consueto meravigliato stupore il firmamento, aldilà delle stelle, si può scorgere una nuova luce, quella del Beato Giovanni Paolo II. Un Pontefice che ha goduto di un’immensa grazia divina, ovvero guidare la Chiesa Cattolica per ben 27 anni. In questo lungo periodo, egli ha proseguito nell’opera di rinnovamento avviata dai suoi predecessori, in particolare dal Beato Giovanni XXIII; opera di riconciliazione e di nuova e feconda evangelizzazione. Dinanzi al fallimento della politica mondiale, al relativismo dilagante, alle ideologie fuorvianti ed ipocrite, ad una globalizzazione che invece di diminuire aumenta il solco che divide la povertà dal benessere, un’inaspettata potente luce di fede e di speranza, si è accesa il 16 ottobre 1978 con l’elezione di Karol Wojtyla al soglio Santo di Pietro. La storia dei Conclavi è fitta di dispute e di elezioni che in talune circostanze hanno portato a soluzioni mediate, come nel caso di Papa Celestino V, venerato dalla Chiesa come Santo ed eletto Pontefice nel 1294 per calmierare gli animi dei contendenti dell’epoca che non trovavano un accordo; dunque una soluzione comoda e di transizione, considerata l’età e le non buone condizioni di salute dell’eremita divenuto, con viva sorpresa dello stesso Celestino V, Vicario di Cristo per la chiesa Cattolica. Nel caso di Karol Wojtyla la scelta giunse inaspettata e fu assai coraggiosa, ma più che mai indirizzata e voluta dallo Spirito Santo. Fu eletto Papa un giovane Cardinale Polacco con soli 32 anni di sacerdozio alle spalle: quasi insignificante nel contesto del Conclave, poco conosciuto e senza incarichi di rilievo né in Vaticano, né nel suo Paese. Giovanni Paolo II diede subito la sensazione al mondo intero che la Chiesa Cattolica aveva voltato pagina; la sua grande umiltà, la potente energia e la robusta fede che lo animava ne faceva un trascinatore sin dalla giovane età, ed un esempio nella delicata fase del pontificato. Prima di rispondere alla vocazione sacerdotale e dedicare completamente la propria vita a Dio, egli spiccava per l’energico e fattivo impegno denso di particolare attaccamento ai valori familiari, delicato amore per la sua Polonia, concreto operare sia nel sociale, sia nella cultura, rifiuto della violenza e immenso amore per il prossimo. Già si poteva intravedere il suggestivo progetto che Dio aveva riservato alla sua Anima! Fu un sacerdote insaziabile nello studio che approfondiva senza tralasciare alcun particolare sia nelle materie religiose, sia in quelle secolari; altra dote universalmente riconosciuta era la grandissima umanità che esercitava con pacatezza riflessiva e coinvolgente. Queste doti certamente ispirate, lo portarono a scalare in breve tempo i gradini della gerarchia ecclesiastica, con indiscusso merito e apparentemente senza difficoltà. Fu criticato da una parte della Chiesa per i suoi modi ritenuti troppo “gentili” con il regime comunista che opprimeva la Polonia, in verità egli sapeva bene che mantenere alto il livello dello scontro tra la Chiesa ed il potere politico non avrebbe giovato ad alcuno, e la storia gli ha dato ampiamente ragione; fu, altresì, costantemente spiato e ostacolato dal regime che lo riteneva un personaggio potenzialmente pericoloso, ma la fede era con lui ed egli ben sapeva di poter confidare in Dio sempre, e così coloro che lo tenevano sotto controllo lo sottovalutarono; essi non potevano sapere che in quell’uomo, solo all’apparenza debole, agiva la potenza dello Spirito Santo. Giovanni Paolo II ci lascia una cospicua eredità di insegnamenti. Il più importante è che l’amore verso Dio e verso il prossimo è l’arma più potente per vincere nella famiglia, nella società, nella politica. Per vincere nella vita per la vita. Con il suo lungo pontificato, egli ci ha voluto ricordare che la strada per la santità è aperta a tutta l’umanità, è sufficiente volerla percorrere. Concludo questo modesto e breve ricordo del grande Giovanni Paolo II con una meravigliosa preghiera di San Luigi Maria Grignion de Montofort, posta alla fine di un bellissimo libro scritto dal Montofort che Papa Wojtyla amava leggere spesso “ Il trattato della vera devozione a Maria”  uno dei libri più odiati da Satana . “Gloria a Gesù in Maria! Gloria a Maria in Gesù! Gloria a Dio solo! “

Spiritualità, il Beato Giolo da Sellano

25 Maggio 2010

Testo e foto di Emanuela Ruffinelli

L’Umbria è una regione ricca di tradizioni e di storia. Essa offre al visitatore prospettive particolari, quasi intimistiche. La Grotta del Beato Giolo è una di queste.
Si trova a Forfi, frazione di Sellano nella piega del monte Jugo. Questo antro è da secoli oggetto di venerazione popolare. Il Beato Giolo nacque a Sellano intorno al 1250 e fu venerato per i suoi prodigi. Di lui si conoscono poche notizie. Ci racconta lo Jacobilli “…egli per fuggir l’occasione di offendere Dio et appressarsi a sua divina Maestà con la ritiratezza e con l’oratione e la penitenza, andò a far vita eremitica e solitaria in un monte chiamato Maggiore né confini di Sellano e Roccafranca, castello del comune di Foligno”.
Non sono lontani gli anni dello sviluppo dei vari movimenti penitenziali e in Umbria l’esempio di Francesco infiammava gli animi più sensibili. Del beato Giolo si ricordano due eventi miracolosi. Essi riguardano i due elementi primordiali per eccellenza: l’acqua e il fuoco. Il primo riguarda lo scaturire di una sorgente dal sasso vivo, nei pressi della grotta. Ad essa ancora oggi accorrono i devoti ritenendola salutare. Ricorda lo Iacobilli che “…i fedeli che vi concorrono per devotione, per essere liberati da molte infermità, nel bever quell’acqua molti ne sono rimasti guariti”. Il secondo avvenne per necessità. Arrivata la stagione del freddo e della neve: “…andando il Beato Giolo nell’inverno, nelle vicine ville, si fece dare alcune palate di accese bragie, e postele nella sua tonaca, se le portò alla sua grotta senza punto abrugiar la tonaca, con meraviglia dei circostanti”.

Il controllo dell’acqua e del fuoco è segno per il popolo della potenza divina che si manifesta attraverso le anime pure e indica nell’attore l’azione di Dio. Alla sua morte, nel 1315, annunciata dal suono improvviso delle campane di Sellano, ogni castello dei dintorni cercò di appropriarsi delle spoglie, ma vi riuscirono solo quelli di Sellano e ancora oggi tali reliquie sono custodite in un’urna posta nell’altare maggiore della parrocchiale di Sellano che l’ha scelto come compatrono, con San Severino. La festa del beato Giolo cade il 9 di giugno mentre la prima domenica di agosto ha luogo il pellegrinaggio alla grotta dai paesi limitrofi.
La grotta è posta in una posizione impervia e raggiungibile solo attraverso un angusto sentiero, ma è comunque meta di un intenso pellegrinaggio. Dalle pareti rocciose della grotta trasuda dell’acqua che si raccoglie in due piccole vasche ove, secondo la tradizione, si sarebbe lavato un rognoso che fu subito liberato dal male. I fedeli (anche malati e anziani) sono soliti sfiorare la roccia con le mani e molti prelevano piccoli frammenti di pietra da conservare in tasca tutto l’anno come protezione e devozione contro le malattie, dopo aver riposto le pietruzze prelevate l’anno precedente.