Posts Tagged ‘benedetto’
21 Maggio 2017
Riceviamo e pubblichiamo
![[SCM]actwin,180,132,1024,839;23/07/2008 , 11.50.04](https://goodmorningumbria.files.wordpress.com/2017/05/bene.jpg?w=348&h=319)
Benedetto XVI
L’intervento con cui Benedetto XVI torna pubblicamente a pronunciarsi sulla vita della Chiesa, ha scatenato durissime reazioni, in linea con il clima di pesante intolleranza instaurato da Bergoglio e dal suo establishment Il mio commento intende mettere a fuoco la “svolta” di papa Benedetto.
Il ritorno di Benedetto XVI (che forse non ha mai lasciato il papato): questa è la sensazione di molti cattolici. Sono bastati due suoi sorprendenti interventi per provocare la rabbia dell’attuale establishment bergogliano e – dall’altra parte – l’entusiasmo dei tanti credenti (smarriti e confusi) che ora riconoscono finalmente la voce del vero pastore. (more…)
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8 novembre 2016
Nel mio articolo del 28 ottobre (che potete rileggere QUI ) segnalavo la clamorosa intervista del card. Müller, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, alla Radio vaticana in lingua tedesca.
Un vaticanista (sebbene molto felpato e non molto ardimentoso), dovendo intervistare lo stesso cardinal Müller (QUI), è partito dalle stesse mie conclusioni. E scrive: “Sembra quindi di capire che anche per il cardinale Müller siamo di fronte, per usare le categorie a cui ha fatto ricorso tempo fa monsignor Georg Gänswein, a una sorta di «ministero comune», «collegiale» o «sinodale», all’interno del quale ognuno porta un contributo specifico”.
La sua prima domanda ripropone al cardinale proprio quelle sue dichiarazioni (che io avevo segnalato e rilanciato). (more…)
Tag:antonio, benedetto, bergoglio, chiesa, muller, papà, papi, socci
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29 ottobre 2016
Winston Churchill diceva che il Cremlino (a quel tempo c’era il regime comunista) era “un dilemma avvolto in un mistero, racchiuso in un enigma”.
Qualcosa di simile potremmo dire oggi del Vaticano. Forse è anche per quest’aura di segreto – oltre alla solennità e alla bellezza della “location” – che ha tanto successo una serie, pur banale e surreale, come “The young pope”.
Molto più appassionanti della fiction sono i misteri del Vaticano vero. Dove, per la prima volta nella storia della Chiesa, un papa – dopo mesi di pesanti attacchi – si è “dimesso” (per ragioni oscure), ma in realtà rimanendo papa. (more…)
Tag:antonio, benedetto, emerito, francesco, ganswein, muller, papà, socci, XVI
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19 settembre 2016

Benedetto XVI
Si sono riuniti nei giorni scorsi ad Assisi alcune eminenti personalità religiose mondiali, le quali, in rappresentanza di alcuni miliardi di credenti nelle varie fedi professate, hanno pregato per una costante ricerca di una comunanza di pace che scongiuri nuove guerre e faccia cessare quelle in atto.
Questa la notizia.
Nel 1986 ebbe luogo il primo incontro, nato da un’idea del papa Giovanni Paolo II: altro contesto, altri tempi diremmo oggi, ma identica sostanza. (more…)
Tag:assisi, benedetto, capacciola, città, della, eventi, giovanni, II, massimo, pace, paolo, papà, senza, XVI
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15 aprile 2013
riceviamo e pubblichiamo
Caro Matteo Renzi , da cattolica ho letto la tua lettera a Repubblica e posso dire che non la condivido assolutamente e ti spiego il perchè.
Papa Benedetto a Cagliari disse: In Italia serve una «nuova generazione» di politici cattolici, « capaci di evangelizzare il (more…)
Tag:benedetto, francesco, marinella, matteo, negoziabili, non, papà, renzi, tomasi, valori, XVI
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23 marzo 2013
I superstiziosi e gli appassionati di profezie hanno di che scrivere: un Papa che arriva al soglio dopo l’abdicazione del precedente (prima volta che succede in quasi 600 anni), che per primo arriva dal Nuovo Mondo, che per primo sceglie il nome di Francesco e, sempre per primo, è un gesuita. E i gesuiti, si sa, sono un corpo ecclesiastico il cui generale è considerato il “Papa nero”, o “anti-Papa”. È la prima volta, dunque, che i gesuiti esprimono Papa e anti-Papa.
Chi credeva nella profezia del Papa nero, quale ultimo pontefice della storia della Chiesa, è convinto di aver avuto ragione, anche se sul balcone di San Pietro non è comparso un africano.
Mettiamoci anche il fulmine sulla cupola di San Pietro, immortalato dal (more…)
Tag:allessandro, benedetto, bertoglio, cattocomunismo, comunismo, di meo, francesco, giovanni paolo, II, jorge, libertà, magni, mario, paolo, papà, poveri, stefano, VI
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25 febbraio 2013
Qualche giorno fa, rileva il Sindaco di Assisi Claudio Ricci, l’Avveniva (direttore l’assisano Marco Tarquinio) sintetizzava i Valori del gesto di conclusione, del Pontificato di Benedetto XVI, con il titolo “L’Umiltà di Pietro”.
Dopo aver appreso “l’Angelus di oggi”, sintesi del suo saluto, la città di Assisi é grata a questo Pontefice la cui (more…)
Tag:assisi, benedetto, claudio, papà, ricci, sindaco, umbria, XVI
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25 febbraio 2013
L’umanità cristiana e non cristiana si sta ponendo questa domanda che sembra alimentare le più svariate teorie , dalla mera stanchezza personale del Pontefice alla più complessa tesi del complotto interno alla Chiesa. L’unica certezza è che (more…)
Tag:amore, benedetto, divino, emmaus, gerusalemme, gullace, maria, mosé, papà, rinuncia, vincenzo, vittoria, XVI
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13 febbraio 2013
Uno statunitense, un simpatico ebreo coi RayBan, la scrivania in uno studio legale che fa da copertura, da tempo andava profetizzando che avrebbe costretto alle dimissioni S.S. Benedetto XVI. Egli, legato a filo doppio con un giornalista abile a penetrare i segreti vaticani, oggi potrebbe supporre d’avere raggiunto il suo scopo. Morto un papa se ne fa un altro, dicono tuttavia i romani da tempo immemorabile. A parte taluni dettagli formali, fra la morte e l’abdicazione (di questo si tratta, non “dimissioni”) non c’è grande differenza. Papa Benedetto, anticipando il conclave, rompe l’accerchiamento dov’era stretto anche da quelli che (more…)
Tag:benedetto, la, la porta, notizia, papà, piazzo, piero, pontefice, XVI
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11 febbraio 2013
Articolo scritto dopo l’elezione a papa, ci sembra interessante riproporlo
Chiamato a Roma da Giovanni Paolo II come custode della Dottrina della Chiesa
E’ difficile giungere dopo….Qualcuno, specie se quel Qualcuno si chiamava Karol Wojtyla! Dopo il Papa delle masse oceaniche, degli atteggiamenti spettacolari e dei discorsi tonanti che risuonavano nelle sterminate pianure del mondo che si riempivano di folle strabilianti ed impetuose, arriva questo, apparentemente fragile e sobrio, Cardinale di curia. Nato in Baviera, il Lander più “ romano “ tra le genti (more…)
Tag:benedetto, capacciola, massimo, papà, XVI
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25 ottobre 2011

Papa Benedetto XVI
Tantissimi sono i pellegrini e i giornalisti attesi ad Assisi per l’arrivo del pontefice. Per l’occasione sono stati allestiti 2 centri accoglienza, 5 sale stampa per i giornalisti e 10 mega schermi posizionati sulla piazza della Basilica Superiore ed Inferiore di San Francesco, nella Porziuncola e nella piazza di Santa Maria degli Angeli. “Saranno circa 300 gli esponenti delle varie fedi mondiali che si uniranno al Papa nella città di San Francesco, raggiungendola insieme a lui in treno da Roma”, ha reso noto la sala stampa del Sacro Convento. “Rispetto ai precedenti incontri di Assisi – dopo quello dell’86, ci furono quelli del’93 in piena crisi dei Balcani e del 2002, dopo l’attentato al World trade center – c’é un aumento dei delegati musulmani e per la prima volta parteciperanno anche personalità ‘non credenti’: tra i delegati ci saranno gli intellettuali Julia Kristeva, Remo Bodei, Guillermo Hurtado e Walter Baier”. Alle 10 e 15, all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, ci saranno gli interventi degli esponenti delle religioni, e subito dopo quello di Benedettto XVI. Il pomeriggio, alle 16 e 30 in piazza San Francesco, ci sarà l’incontro conclusivo con il “Rinnovo solenne dell’impegno per la pace”. Verranno accese e consegnate ai capi delegazioni le lampade, copie di quella presente sulla tomba di San Francesco. Alle 18 il Papa e i capi delegazione che lo desiderano sosteranno brevemente davanti alla tomba di San Francesco.
sintesi da: www.tuttoggi.info
Tag:assisi, basilica, benedetto, francesco, papà, san, visita, XVI
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24 ottobre 2011
Forse ha ragione, ancora una volta, Papa Benedetto: i nostri tempi sono caratterizzati da una sorta di degrado antropologico che si manifesta, agli inizi, con l’attaccare la Chiesa e il cristianesimo, per poi giungere a corrodere la pacifica convivenza e i valori fondamentali di una intera civiltà. Il pensiero corre naturalmente ai gravi incidenti avvenuti a Roma sabato 15 ottobre, nell’ambito della manifestazione dei cosiddetti “Indignados”, all ‘interno della quale gruppi di anarchici, anarco insurrezionalisti, centri sociali, black bloc, antagonisti (tutti riconducibili all’estrema sinistra extraparlamentare) hanno devastato il centro della capitale. Al di la’ della mera contabilita’ comunicata dalla Questura (135 feriti, soprattutto tra gli appartenenti alle forze dell’ordine; 13 arrestati, 8 denunciati; 5 milioni di euro di danni complessivi), l’impressione e’ che si sia consumato uno sfregio pesante, non solo per Roma, ma per l’intera comunità italiana, segnali inquietanti dei tempi che stiamo attraversando. Emblemi del “sacco” di Roma sono diventati, plasticamente, le immagini del ragazzo a torso nudo che scaglia l’estintore verso i poliziotti (solo per un miracolo si e’ evitata la strage), e la statua della Madonna del Labicano fatta a pezzi; il tutto contornato da episodi di violenza inaudita contro sedi istituzionali, forze dell’ordine, banche, vetture ed abitazioni di semplici cittadini, una delle quali, incendiata, e’ stata fatta evacuare appena in tempo, salvando da morte certa una anziana coppia di coniugi malati. L’odio verso i simboli religiosi richiama alla mente episodi propri dei totalitarismi di sinistra del ventesimo secolo (in primis Unione Sovietica e Spagna anarco-comunista della guerra civile). Peraltro, la furia devastatrice di questi criminali ricorda, per analogia, gli altri sfregi subiti dalla città eterna nel corso dei secoli (dalle varie devastazioni barbariche al sacco dei lanzichenecchi, dalla breccia di Porta Pia alle ferite della seconda guerra mondiale), ma un paragone mi sembra che calzi meglio di altri: il sacco inferto a Roma dai Visigoti di re Alarico, nel 410 d.C. Per tre giorni, dal 24 al 27 agosto, la capitale dell’Impero fu saccheggiata e distrutta da questi barbari, in un crescendo di violenze descritte mirabilmente da S. Agostino nella “Città di Dio”: quell’episodio rappresentò plasticamente la fine di una civiltà, quella romana, che peraltro già da tempo mostrava ineluttabili segni di cedimento, decadenza e degrado. Degrado che sembra marchiare in modo indelebile anche i nostri tempi. Se i black bloc sono i nuovi barbari, sintomo ed espressione di un malessere profondo che rischia di decapitare la nostra convivenza, quali i possibili rimedi?
Come ricorda Papa Ratzinger, da tempo la civiltà occidentale non crede più in sé, alle proprie , nobili radici giudaico-cristiane, ma sembra pervasa da una sorta di sfiducia, di ripiegamento, attraversata com’e’ dalle insidie del relativismo avaloriale e da venature di un neopaganesimo d’accatto. Si aggiunga poi che nel nostro Paese queste crisi si amplificano a causa di una lotta politica che raggiunge, anche a causa della persistenza di grumi di estremismo di sinistra e di un’opposizione di irresponsabili, vette di violenza sconosciute ad altri Paesi ( si pensi alle tragedie causate dal post 68 con la lunga scia di sangue che ha caratterizzato i cosiddetti “anni di piombo”).
Inutile nascondercelo: il nostro Paese, persa la bussola della fede, si e’ progressivamente sfrenato, incattivito, ed e’ ripiegato su se stesso.
Fino a quando ne pagheremo le conseguenze?
Vincenzo Merlo
Tag:balck, barbari, benedetto, bloc, città, di, dio, indignados, labicana, madonna, merlo, opposizioni, papà, roma, vincenzo
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10 ottobre 2011

Gianluigi Angelantoni
L’Anno Internazionale della Chimica è stato voluto dalla 63ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite: in tutto il mondo, vuole celebrare le conquiste della Chimica ed il suo contributo al benessere dell’umanità, con particolare attenzione al tema molto sentito ed attuale della preservazione delle risorse naturali e dello sviluppo sostenibile.
La proposta di risoluzione è stata formulata dall’Etiopia: l’iniziativa quindi, non è partita da una nazione fortemente industrializzata come USA, UK, Germania, ma da un paese povero, di cultura non occidentale, che ha voluto però sottolineare con questo gesto quanto l’utilizzo efficace della Chimica sia indispensabile per la crescita ed il benessere delle popolazioni povere, attraverso uno sviluppo sostenibile.
La cerimonia dell’inaugurazione ufficiale si è tenuta a Parigi nella sede dell’UNESCO. In Italia le manifestazioni per celebrare questo evento, sono coordinate dalla Società Chimica Italiana, dal Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e dalla Federazione Nazionale

Catia Bastioli
dell’Industria Chimica.
L’Anno Internazionale della Chimica è stato celebrato dalla Sezione Umbria della Società Chimica Italiana con una grande manifestazione che si è tenuta Venerdì 30 Settembre, al Centro Congressi della Camera di Commercio di Perugia. Il Presidente, Prof. Benedetto Natalini, ha messo in evidenza il senso di questa manifestazione, sottolineando in particolare che sviluppo sostenibile ed efficienza energetica, temi sviluppati nelle due conferenze successive, sono tra l’altro obiettivi assunti dalle Nazioni Unite per il decennio 2005-2014. Successivamente, il Consiglio Direttivo della Sezione Umbria ha voluto premiare Luciano Barluzzi, uno studente del Liceo Scientifico G. Marconi di Foligno, vincitore della medaglia d’argento alle Olimpiadi della Chimica che si sono svolte, quest’anno, ad Ankara (Turchia). I due conferenzieri: la Dr.ssa Catia Bastioli, AD Novamont e Gianluigi Angelantoni, AD Angelantoni Industrie hanno tenuto due splendide conferenze dal titolo: “Il ruolo delle bio-raffinerie integrate di terza generazione per il rilancio della Chimica in Italia” e “Le nuove sfide delle rinnovabili: il solare a concentrazione”
Da sottolineare che Catia Bastioli e Gianluigi Angelantoni sono rispettivamente Presidente e Vice-Presidente del Kyoto Club, una organizzazione non profit costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto.
Tag:angelantoni, anno, barluzzi, bastioli, benedetto, catia, chimica, della, gianluigi, internazionale, luciano, natalini
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5 aprile 2011
“Dopo 25 anni avremo l’onore di ripercorrere, anche nei dettagli, quell’evento Mondiale di
preghiera voluto da Giovanni Paolo II nella nostra terra che, da allora, ha posto “lo spirito di Assisi” alla ribalta mondiale per i valori universali che esprime.
Con affetto e consapevolezza dell’importanza e del privilegio offertoci da Papa Benedetto XVI, tutti insieme ci rivolgiamo a Lui con gratitudine ed affetto per questo ulteriore cammino di speranza che partirà ancora una volta da Santa Maria degli Angeli per concludersi in Assisi, come quel 27 ottobre, per riflettere e pregare, sulle orme del nostro santo Francesco, in un mondo lacerato da conflitti ed esodi umani preoccupanti. È importante che tutte le istituzioni, ecclesiastiche e civili, programmino per un evento così straordinario. Mi duole dover constatare che, tra le voci del bilancio 2011 del comune di Assisi, votato qualche giorno fa, che avrebbe dovuto tener conto in primis di tale evento, di “specifico” ci siano altre voci per finalità diverse ma nulla per tale grande evento, di cui si era a conoscenza fin dalla fine del dicembre 2010”.
Sandro Elisei – Consigliere comunale di Assisi
Tag:assisi, benedetto, elisei, giovanni, II, paolo, papà, sandro, XVI
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23 gennaio 2011
di Sandra Monacelli – Presidente gruppo “Casini – Unione di Centro
L’indecisione del Pd sul tema dell’inserimento nello Statuto Regionale dei nomi di San Francesco e San Benedetto, riportata alla luce del dibattito pubblico a seguito della mia proposta e

Sandra Monacelli
dell’invito di Monsignor Paglia, e’ stata liquidata frettolosamente dal segretario regionale Lamberto Bottini che cosi facendo si e’ mostrato decisamente incurante delle varie anime interne al suo partito tra cui quelle autorevolmente rappresentate dai presidenti Guasticchi e Brega. Preoccupa non poco questa sorta di “ipse dixit” categorico, che appare dettato dall’ansia di soddisfare i fondamentalismi ideologici ancora fortemente presenti a sinistra. Evidentemente il partito di maggioranza sceglie ancora di andare a rimorchio di Rifondazione Comunista anziché assumere una posizione autorevole propria, ma è chiaro che questo saldo ancoraggio alla sinistra radicale compromette profondamente le ipotesi di dialogo con le altre forze di opposizione presenti in Parlamento. Appare pretestuosa la scelta del segretario del pd di ammantare di falsa cautela la rimessa in discussione dei principi fondamentali dello Statuto Regionale, affermando che gli

Mons. Vincenzo Paglia
stessi hanno gia’avuto una sintesi largamente condivisa sui valori di riferimento per l’Umbria con la comunita’ regionale. pare tuttavia che lo stesso voglia mascherarsi dietro un ipocrita rigore nell’esplorare terreni così sensibili, per coprire la difficoltà della sua coalizione a gestire confronti ideologici che si accenderebbero. Non servono apparenti “contentini” quali l’apertura a modifiche sullo Statuto Provinciale, orientati a una sorta di imbonimento fittizio per addomesticare l’altra componente della sua forza politica, evidentemente a disagio con gli appetiti più laicisti presenti in essa. Abbia invece il coraggio, questo Pd dai contorni sempre più ibridi, di sottrarsi a questa assurda negazione della storia, perché di questo si tratta e smetta di definire “temi sensibili” cio’ che soltanto una volontà ostinatamente ideologica continua a negare. E un partito che guida la coalizione che governa questa Regione non deve avere nessun imbarazzo a riconoscere le sue radici più profonde.
Tag:benedetto, bottini, francesco, monacelli, mons, paglia, pd, san, sandra, statuto, udc, vincenzo
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19 gennaio 2011
di Maurizio Ronconi
Dopo conferenze stampa, visite “ad limina” del presidente della Conferenza episcopale umbra, dopo un dibattito che ha interessato politici, partiti, religiosi, dopo un emendamento allo Statuto provinciale, presentato dal Presidente in persona, oggi arriva il “contrordine compagni” sotto le spoglie di un nuovo emendamento, firmato da tutto il Gruppo consiliare provinciale del PD, compreso il Presidente Guasticchi, in cui i riferimenti a San Francesco e a San Benedetto sono letteralmente spariti. E’ come essere su “scherzi a parte”, ma è evidente che l’UDC non è disponibile né a giri di valzer né a prese per il naso. E’ giunto il momento della serietà che obbligherà il PD ad abbandonare tentazioni schizofreniche e ad assumere sino in fondo le proprie responsabilità ed anche quelle assunte di fronte ai vescovi dell’Umbria. Di fronte a queste contorsioni, l’UDC si assume la responsabilità di tenere alta la bandiera e di impedire che le Istituzioni umbre vengano catalogate come inadempienti rispetto a quanto assicurato a tutta la comunità non solo provinciale ma anche regionale
Tag:benedetto, consiglio, emendamento, francesco, gruppo, maurizio, pd, provinciale, ronconi, san, statuto, udc
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14 gennaio 2011
San Francesco e San Benedetto nello statuto regionale
di Giorgio Bartolini
Il consiglio comunale di Assisi, su proposta dei capigruppo di maggioranza di centrodestra, nel gennaio 2004 dette mandato a me, allora sindaco, per proporre al consiglio regionale ed alla commissione statuto l’inserimento di un articolo che sottolineasse i nostri santi Francesco e Benedetto nei valori fondanti dell’identità culturale dell’Umbria. Questo il testo:“la storia del pensiero antico dell’Umbria è fondata su straordinari valori storico-architettonici ed umanistici, su cui si erge buona parte della civiltà europea ed occidentale, grazie allo spiritualismo universale di San Francesco, Santa Chiara, san Benedetto, Santa Rita da Cascia ed altri santi intorno a loro, nonché di illustri uomini nel campo del diritto, dell’estetica e della scienza, nel periodo dell’umanesimo e del rinascimento. Questi valori sono i riferimenti spirituali e culturali dell’Umbria, ma anche le risorse a cui riferirsi in termini di sviluppo culturale, turistico, scientifico e legato alla promozione della Regione come luogo di incontro tra i popoli….”
Su tale proposta un primo dibattito ebbe luogo in Assisi nel gennaio del 2004 nell’incontro partecipativo con i membri della commissione regionale statuto, alla presenza della presidente Fiammetta Modena, e, successivamente, la ferma volontà dell’amministrazione da me presieduta fu ribadita e dibattuta in un apposito consiglio comunale aperto del 16 febbraio 2004, presente l’allora vescovo mons. Sergio Goretti, insieme a Padre Vincenzo Coli, allora custode del sacro convento, che, senza termini ambigui né equilibrismi, chiaramente parlarono di san Benedetto e san Francesco come “di grandi figure che non sono due fiori sbocciati fuori da un contesto e senza seguito. L’Umbria ha dato origine a movimenti di grande interesse anche nei nostri tempi ed ha uno specifico che non può essere dimenticato con generiche parole, ma con quei riferimenti”.
La voce di Assisi, terra del dialogo tra le religioni, tra i cristiani, tra le culture, oggi riproposta dal Santo Padre a cui va la mia e nostra gratitudine ed affetto, rimase purtroppo inascoltata persino da esponenti di centrodestra del mondo politico regionale. Provai allora profondo rammarico ed oggi, forte della “lotta” nel lontano 2004, auspico che i due nostri grandi “titani”, vanto e patrimonio dell’Umbria, Francesco e Benedetto, siano chiaramente indicati nel loro indiscusso valore universale.
Tag:bartolini, benedetto, francesco, giorgio, san
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8 gennaio 2011

Francesca Romana Plebani
di Francesca Romana Plebani
Di origini antichissime, l’Abbazia di S.Eutizio si trova a Preci in Valnerina a circa 18 Km. da Norcia, e per diversi secoli fu il centro ispiratore di tutte le attività della valle e culla del monachesimo occidentale. Fu fondata agli inizi del V sec. dai monaci Siriani (i Padri del Deserto) giunti in Valnerina[1], la cui conduzione di vita suscitò l’ammirazione delle persone del luogo che si unirono ad essi proseguendone la loro esperienza.
Le vicissitudini e la costituzione della “congrega” videro emergere la figura di S. Spes, guida spirituale di S. Benedetto, di S. Eutizio e di S. Fiorenzo. Come tramandato da S. Gregorio Magno, fu S. Spes, nel 470 d.C., a fondare questa abbazia, o meglio, a far erigere un oratorio dedicato alla Vergine, su cui quindi sorse l’intero complesso. 
A questo stesso momento storico, si fa risalire, infatti, la costituzione di una comunità definita ed organizzata. Morto S. Spes, gli successe S. Eutizio, al quale vennero riconosciute grandi virtù, e che divenne, così, la guida spirituale del cernobio. La comunità ebbe un notevole impulso in questo periodo. Venne eretto il primitivo monastero, e di seguito, la chiesa nella quale, alla sua morte, vennero deposte le stesse spoglie di S. Eutizio.
Nel periodo altomedievale molte donazioni arricchirono l’Abbazia, che in primo luogo acquisì diritti feudali su un vasto territorio esteso fino all’Adriatico, e che divenne una Congregazione propria. Il complesso di S. Eutizio, a differenza delle abbazie di Farfa e Montecassino, non fu distrutto nè dalle incursioni dei Longobardi, né cadde ad opera dei Saraceni.
Nei “tempi bui” del Medioevo molti Vescovi di Spoleto furono monaci eutiziani. La prosperità di cui godeva l’Abbazia permise ai monaci di migliorare gli edifici, di dotarsi di una biblioteca e di un operoso “scriptorium”. Questo la resero uno dei più rilevanti poli religiosi e culturali dell’Italia centrale per quel periodo. Non è un caso, infatti, se proprio dall’abbazia di S. Eutizio proviene il più antico documento in volgare dopo il Placito di Montecassino: la “Confessio Eutiziana”, risalente alla metà dell’XI sec.
Vanto della biblioteca eutiziana erano i testi tramandati, i quali conservavano gli antichi trattati della medicina greca e romana, e gli erbolari in cui erano enucleate le virtù curative delle erbe. I monaci arricchirono queste conoscenze con l’esperienza e dettero origine ad una importante scuola medico-chirurgica specializzata, la Scuola Chirurgica Preciana. Infatti, quando i Concilii proibirono agli ecclesiastici di esercitare l’arte medica, l’ordine monastico eutiziano trasmise il suo sapere agli abitanti dei paesi circonvicini, allora soggetti all’Abbazia.
Nel 1180, l’abate Teodino I diede inizio ai lavori per il restauro e l’ampliamento della chiesa. L’opera si conclusenel1236,sotto il successore Teodino II. Anche S. Francesco d’Assisi ebbe rapporti con l’Abbazia: egli ottenne dall’abate Raynaldus la chiesa di S. Cataldo al Valloncello per erigervi un lebbrosario.
Attualmente la chiesa, cuore dell’abbazia, mostra, ancora priva di manomissioni, la superba facciata ingentilita da un rosone in stile romanico-spoletino. All’interno, sottostante ad un presbiterio decisamente rialzato, è conservata un’ampia cripta, le cui volte poggiano su due massicce colonne in pietra locale di probabile pertinenza all’antico oratorio. Un pregevole tempietto, nel quale si conservano le spoglie di S. Eutizio, occupa il centro del presbiterio. Il monumento, la cui pregevole realizzazione fu attribuita a Rocco da Vicenza, venne scolpito nel 1514, su commissione dell’abate Scaramellotti. Posto a contornare il tempietto, sempre di realizzazione coeva, un coro intagliato in legno di noce, opera di Antonio Seneca, artigiano della vicina Piedivalle.
Il complesso dell’abbazia si affaccia su due cortili: il primo, il più ampio e dominato dalla chiesa è meravigliosamente ingentilito da due splendide bifore trecentesche; l’altro presenta una fontana, ad ornamento della quale, venne posta una transenna in pietra, scolpita a losanghe. Tale transenna, riferibile all’VIII sec., dovette appartenere alla antica chiesa dedicata alla Vergine.
Molto suggestive sono le grotte dove si ritirarono S. Eutizio e S. Fiorenzo, scavate nello sperone roccioso che sovrasta a picco l’Abbazia e, sulla cui sommità venne poi eretto il campanile. Nel X secolo vicino alle grotte fu costruito in pietra un piccolo eremo, con la cappella dedicata a san Fiorenzo. Si deve a Legambiente il recupero e la valorizzazione del percorso naturalistico e storico che si diparte dalle grotte di V sec. e giunge sino a Norcia, attraversando gli senari della Val Castoriana.
http://www.museiecclesiastici.it/museisingoli.asp?museoId=21#
Curiosità: Oggi in questo luogo isolato ma ricco di storia vive un altro eremita “venuto da lontano”: un giovane polacco di nome Tadeusz , la cui vocazione lo ha condotto a vivere da anacoreta nei luoghi che furono di San Benedetto. Il monaco ha già restaurato la cappella dedicata al san Fiorenzo e lì ne ha ricavato una minuscola stanza dove vive. Due piccoli pannelli solari gli forniscono l’energia per illuminare la sua cella, mentre una semplice stufa a legna gli è funzionale per riscaldarla nei lunghi mesi d’inverno.
http://domenica.niedziela.pl/artykul.php?dz=swiat&id_art=00008
[1] Nel V secolo – in seguito alle persecuzioni dell’imperatore Anastasio Dikoro che sosteneva l’eresia ariana e del vescovo Severio di Antiochia – circa 300 monaci salirono sulla nave che li portò dalla Siria ad Ostia, in Italia. A Roma i monaci chiesero al Papa di affidare loro una zona isolata e tranquilla dove poter fare la vita eremitica. Il Papa li mandò nelle valli tra Spoleto, Cascia e Norcia. Un gruppo di monaci formò un importante insediamento eremitico a Monteluco di Spoleto, mentre circa 50 di loro, guidati da Santo Spes, arrivarono alla valle chiamata “Valcastoriana”. Lì formarono una piccola comunità dove oggi si trova l’abbazia di Sant’Eutizio e 15 eremi sparsi sulle montagne circostanti.
Tag:abbazia, benedetto, cassino, da, eutizio, farfa, francesca, longobardi, monastero, Plebani, preci, rocco, romana, san, sant'eutizio, saraceni, teodino, valnerina, vicenza
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8 gennaio 2011
di Maurizio Ronconi
E’ evidentemente inconciliabile declinare l’allargamento di vecchie coalizioni di sinistra con la determinazione ad aprire una nuova fase politica. Il riferimento a San Francesco e a San Benedetto nello Statuto regionale non potrebbe essere certamente inteso come un ripiego, come atto di cortesia o un semplice restyling statutario, ma come pietra miliare di reale cambiamento. Chiarezza e sincerità impongono scelte ineludibili e rifuggire da compromessi che sarebbero solo dannosi ed ingannevoli.
Tag:benedetto, maurizio, pd, ronconi, san, san francesco
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15 dicembre 2010
di Maurizio Ronconi

Maurizio Ronconi
Doverosa la celebrazione per i 150 anni della Provincia di Perugia. Quello che però lascia perplessi sono le modalità scelte per la celebrazione. Al di là dell’assoluto rispetto delle persone e, per quanto riguarda miss Italia, anche ammirazione, la scelta della madrina e soprattutto l’aver affidato ad Emanuele Filiberto di Savoia lo scoprimento del busto a Vittorio Emanuele II, appaiono scelte dettate, più che dal rigore, dall’ossessione di apparire e fare notizia. La Provincia di Perugia non meritava una celebrazione “ a fumetti” e dal timbro “strapaesano” e sorprende che sia stata proprio una giunta di sinistra a dare un taglio di tipo “berlusconiano” ad un appuntamento che avrebbe meritato più serietà. Soddisfazione e condivisione invece, rispetto alla decisione della Presidente della Giunta regionale di affrontare in via prioritaria nel dibattito sullo Statuto regionale, come proposto dal Consigliere UDC Sandra Monacelli, la sussidiarietà tra i principi ispiratori dello stesso Statuto e il riferimento ai Santi Francesco e Benedetto quali simboli delle radici culturali e della tradizione umbra. Questa disponibilità della Presidente della Giunta regionale è valutata non solo molto positivamente ma anche come vera novità e atto politico significativo. L’affrontare questo tema, per di più in via prioritaria, rappresenta certamente il coronamento di un lungo impegno istituzionale e politico dell’UDC dell’Umbria.
I ricorrenti black out telefonici, compreso quello di oggi che si prolunga da questa mattina e che oscurano la sede della Provincia di Perugia, indignano e preoccupano. E’ inaccettabile che una Provincia in cui il Presidente manifesta uno sforzo comunicativo notevolissimo, debba contestualmente riscontrare drammatiche carenze nella comunicazioni telefoniche e mezzi informatici obsoleti senza che chi di dovere si preoccupi. Le innumerevoli ore di black out telefonico determinano con assoluta evidenza un grave danno nell’esercizio degli uffici dell’Ente con conseguente danno erariale che qualcuno sarà chiamato a giustificare. Se così non fosse ci troveremmo di fronte ad uffici che non avrebbero da svolgere alcuna incombenza. La questione allora sarebbe ancora più grave. Sulla vicenda è mia intenzione chiedere un urgente chiarimento.
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4 dicembre 2010
A cura dell’Assessorato alla Cultura Comune di Paciano
Scheda sul museo di Alessandra Tiroli – Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici dell’Umbria

Crocifissione
Il museo odierno, sezione di Paciano del sistema Museo diffuso dell’archidiocesi di Perugia- Città della Pieve, cofinanziato dai lasciti di don Aldo Rossi, dalla comunità parrocchiale di sala della confraternita del Santissimo Sacramento dove Francesco da Castel della Pieve, pittore proveniente dalla stessa città di Pietro Vannucci detto il Perugino, nel 1452 affrescò una grandiosa Crocifissione dietro commissione del priore Andrea di Giovanni Paciano e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, nasce, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici dell’Umbria, dalla volontà di valorizzare e conservare pezzi e memorie del passato della comunità, così come già ideato da don Aldo Rossi nel 1994. La raccolta è ubicata infatti negli stessi luoghi, ovvero nella sala della confraternita del Santissimo Sacramento dove Francesco da Castel della Pieve, pittore proveniente dalla stessa città di Pietro Vannucci detto il Perugino, nel 1452 affrescò una grandiosa Crocifissione dietro commissione del priore Andrea di Giovanni. Poco più tardi, in una parete laterale, un pittore locale vi affrescò un’Annunciazione, tuttora visibile anche se rovinata. Nella grande sala confraternale sono stati collocati alcuni tra i più importanti dipinti che Paciano tuttora conserva: la Madonna del davanzale assegnata a Bernardino di Mariotto (fine XV secolo), una tela ad olio con Annunciazione della prima metà del Seicento, due pregevoli tele dell’ordine dei serviti del XVII secolo (Madonna addolorata e Madonna col Bambino e santi); una terza, sempre del Seicento, con santi domenicani (tutte provenienti dal convento di Sant’Antonio), e due dipinti raffiguranti Santa Lucia. Una piccola sezione è dedicata al pacianese Antonio Castelletti (1764-1840) con i Misteri, opera giovanile connessa alla tela della Madonna del Rosario, conservata nella parrocchiale, e il processionale Gonfalone di Santa Bonosa, compatrona di Paciano. Chiude la sezione la ricostruzione del polittico di Antonio e Giovanni Sparapane, di cui si conservano due laterali raffiguranti Santa Mustiola e San Pietro apostolo (1475-78).
Lo spazio espositivo oggi si arricchisce di altri spazi e della chiesa di San Giuseppe,

Madonna delle Grazie
recentemente restaurati e destinati al nuovo uso. Subito dopo l’ingresso della chiesa, chiamata anche Santa Maria della Concezione e “chiesa dentro”, nella cappella della Concezione, per la quale venne realizzato, si trova, entro la mostra in stucco a rilievo dipinto e dorato, il Gonfalone della Madonna delle Grazie realizzato attorno al 1470 dalla bottega di Benedetto Bonfigli. Lungo la navata, dove nel 2000 sono riemersi una serie di affreschi votivi risalenti al XV secolo (due recano la data 1444 e 1449) raffiguranti santi e Maestà, sono alcune statue lignee (San Giuseppe, vestito, del XVII secolo; due Addolorate una del XVII e una del XVIII e una Vergine del Rosario, con capelli veri, del XVII secolo, una Natività, della fine del XVIII secolo) e un Gesù bambino detto dell’Aracoeli in cera dipinta. In alto, al di sopra dell’altare, nella sua antica collocazione è la Crocifissione di scuola bolognese della metà del XVIII secolo.
All’interno dello spazio presbiteriale dominato dalla deliziosa cantoria e inquadrato dalle due colonne neoclassiche, oltre alcuni rilievi del XVII e XVIII secolo (Angelo, Ecce Homo, Testa di Cristo e Immacolata) e la statua di San Giuseppe, posta nella nicchia sull’altare, sono una serie di espositori nei quali sono collocati pregevoli arredi ecclesiastici del XVI-XVIII secolo: croci; ostensori; calici; pissidi; servizi da mensa, da aspersione e da incenso; reliquiari; tabernacoli; carteglorie, candelabri e candelieri. Tra i calici si segnalano reperti di grande valore come quello datato 1591 ed altri due esemplari del XVI secolo. E’ qui collocata, nello spazio che l’ha sempre ospitata, la tela di Francesco Appiani (1704-1792) raffigurante lo Sposalizio della Vergine. Oltrepassate le tabelle confraternali si sale al piano ammezzato dove sono la saletta dei reperti archeologici, rinvenuti dopo la seconda guerra mondiale nei pressi dell’area archeologica di Fonteboccio. Nella stanza adiacente trovano posto alcuni tra i paramenti sacri più significativi del territorio, per importanza ed antichità. Una piccola apertura introduce all’interno del vecchio campanile ed ancora nella cantoria, dove si conserva un pregevole organo di Adamo Rossi datato 1795.
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23 gennaio 2010

cardo santo
di Loriana Mari
Caratteristiche: pianta dal fusto eretto, ramificato, ricoperta di peluria, ha foglie spinose, frastagliate o pennate terminanti con aculei. I fiori sono di coloregiallo protetti da un involucro spinoso. La fioritura avviene dalla primavera all’estate. La pianta può raggiungere i 40 centimetri d’altezza.
Plinio nella sua “Storia Naturale”, lo annovera fra gli ortaggi pregiati.
Fin dai tempi antichissimi, germogli e semi di cardo servivano per produrre il caglio dei formaggi, ma solo nel ‘500 si hanno le prime testimonianze della sua presenza in cucina, e delle sue tecniche d’imbiancamento.
Due medici della corte sabauda, alla fine del XVI sec. scrivevano:
“i cardi si mangiano ordinariamente nell’autunno e nell’inverno fatti teneri bianchi sottoterra.
Nel ‘700 il rinomato libro di cucina “Il Cuoco Piemontese” cita la ricetta più classica a base di cardi: la bagnacauda , piatto simbolo della gastronomia del Piemonte.
Insieme al tartan, il cardo è forse il simbolo che identifica maggiormente gli scozzesi, e oggi lo si vede usato per contraddistinguere come scozzesi una serie di prodotti, servizi e organizzazioni. Una leggenda racconta che un manipolo di guerrieri scozzesi stavano per essere sorpresi nel sonno da un gruppo di vichinghi invasori, e si salvarono solo perché uno degli attaccanti mise un piede nudo sopra un cardo selvatico. Le sue grida diedero l’allarme e gli scozzesi, risvegliati, sconfissero come di dovere i danesi. In segno di ringraziamento la pianta fu chiamata Guardian Thistle (cardo protettore) e venne adottata come simbolo della Scozia. Non esiste alcuna testimonianza storica che sostenga questa leggenda, ma qualunque siano le sue origini, il cardo è stato un simbolo scozzese importante per più di 500 anni. Appare in modo riconoscibile forse per la prima volta su delle monete d’argento emesse nel 1470 durante il regno di Giacomo III e, a partire dagli inizi del XVI secolo fu incorporato nello stemma reale della Scozia..
Habitat: originario delle regioni mediterranee il Cardo Santo è spontaneo nell’Italia Centro Meridionale, dalla pianura fino all’alta collina.
Proprietà: in erboristeria è rinomato per le sue proprietà aperitive, diuretiche e toniche. il cardo santo, o cardo benedetto, era stimato nel Medioevo come pianta in grado di guarire molte malattie. La pianta contiene un principio amaro (la cninina), tannini, sali minerali e vitamina B1. Il principio amaro facilita la secrezione della bile e dei succhi gastrici, rendendosi utile per quanti soffrono di disturbi digestivi. Lo stesso principio amaro è un valido aiuto contro l’inappetenza.
Raccolta: si impiegano le sommità fiorite e le foglie colte all’inizio della fioritura e fatte debitamente essiccare all’ombra.
Precauzioni: rispettare scrupolosamente le dosi perchè la cninina, glucoside amaro contenuto nella pianta, se ingerita in forti dosi causa vomito e malesseri gastrici.
Uso: Informazioni extra: in cucina il cardo santo può essere utilizzato lesso o unito in piccole dosi alla frutta nelle marmellate. Ottimo anche per bagni tonificanti.
Storia, leggenda, mito e magia: questa varietà, spesso eclissata dalle altre più vigorose, è la più celebre dal punto di vista della tradizione. Dal Medio-Evo è il Cardo magico per eccellenza, questa pianta, in generale, dona forza e protezione. Bruciare del Cardo infatti produce l’effetto di allontanare le negatività. Il Cardo Santo rientra inoltre negli ingredienti di antichi rituali di guarigione ed esistono ancora delle regioni dove se ne fanno delle pozioni ed infusi da somministrare ai depressi ed ai malinconici. Il pianeta legato al Cardo è Marte e le divinità associate sono Minerva e Thor. Pianta celebrata da Dioscoride già duemila anni fa, era coltivata nel Medioevo da frati ed erboristi nei loro orti per le proprietà medicinali. Si riteneva che esso possedesse, tra le altre, la virtù di rinforzare la memoria e di migliorare l’udito. Probabilmente questo attributo gli venne per le supposte proprietà cardiocircolatorie che favorendo la circolazione sanguigna, avrebbe aiutato l’irrorazione del cervello. Le prime tracce del Cardo sono state rinvenute prima in Etiopia e successivamente in Egitto.
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Piccole perle: per un’azione antisettica e detergente e cicatrizzante, utilizzare il decotto che si prepara facendo bollire 250 gr di acqua, 15 gr di foglie, fiori e fusto tritati finemente e ben essiccati. Dopo 25 m di bollitura togliere dal fuoco, filtrare, addolcire con un po’ di miele e bere caldo, oppure mettere sulla parte interessata la pappetta.
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