di Aldo Schippa
Un alone di mistero e di grande fascino è racchiuso in questa costruzione: Da un aspetto matematico astrologico si passa a fenomeni paranormali.
Da energie cosmiche si passa alla presenza dei Figli della Luce.
Una cosa è però certa: Non si conosce lo scopo pratico della costruzione e non certamente una dimora di caccia come qualcuno aveva azzardato.
Le sue origini sono continuamente contrastate da supposizioni varie. Alcuni la vogliono eretta dai Templari, altri l’attribuiscono ai romani con Agrippa. Infatti molte caratteristiche la identificano secondo canoni e principi templari, altre caratteristiche la identificano secondo caratteristiche romane ( una cosa è certa : non è attribuita a Federico II). Ma quali sono, le une e le altre?
L’impronta templare si riconosce nelle simbologie, nell’aspetto astronomico-matematico e nei fenomeni magnetici e radioestetici. L’impronta romana nei rapporti di proporzione aurea nella conduzione architettonica.
Rimane comunque dubbia la sua origine.
In questa costruzione ottagona è presente il misterioso cavaliere Templare che secondo le dicerie era a conoscenza dei segreti dell’alchimia e trasformava i metalli vili in oro, nascondeva tesori in luoghi misteriosi, adorava un idolo mostruoso che si chiamava Bafometto, adorava i gatti neri e in gran parte delle costruzioni preferiva la forma ottagonale in quanto il numero otto era simbolo di infinito. Non a caso nel XV secolo una allegoria della distruzione dell’Ordine del Tempio rappresenta una torre ottagona in fiamme. La storia invece lo vede come monaco guerriero, povero, casto e obbediente.
Quando Filippo il Bello ne decretò la distruzione , i cavalieri superstiti si rifugiarono in altri ordini monastici e fra questi nell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme, poi divenuti il Sacro Militare dell’Ordine di Malta. Sarebbe alquanto interessante visitare la Torre di Magione per riconoscervi indicazioni e simboli.
Ma ritornando a Castel del Monte; E’ interessante il linguaggio della pietra secondo il Prof. Petrarolo, attento studioso di simbologia alchemica, il quale ha contato 21 modiglioni nella parte inferiore del frontone, 21 nell’architrave, 34 quadrifogli in mezzo ai modiglioni. Parlando di numerologia il 21 è da 2 e 1 che sommati danno 3, numero sacro per eccellenza. Come anche il 34 è formato da 3 e 4 che sommati danno 7 e che sommato al tre da 10. Lo 0 nella numerologia non assume valore proprio, per tanto rimane 1.
La Chiesa simboleggia il 34 con Il Padre Nostro. Nella preghiera le prime 3 proposizioni sono dedicate a Dio e le altre 4 riguardano l’uomo. Nelle chiese medievali il 34 è la misura lineare, quale cubito, piede, palmo ecc.
Una chiesa medievale è lunga 34 cubiti e larga 34 piedi.
Se si divide il 34 per 21 si ottiene 1,619 che per un millesimo supera il numero d’oro che è 1,618.
Altri numeri presenti sono: 13 le monofore, 8 le torri, 5 camini, 5 cisterne, tre torri con le scale a chiocciola, 2 gli ingressi 1 il castello. Perfettamente nel rispetto della serie di numeri fornita dal Fibonacci, matematico vissuto nel periodo templare, che è: 1,2,3,5,8,13,21,34.
Altri e tanti altri sono i fenomeni presenti in questa magica e misteriosa costruzione. Ad esempio; Nella sala interna del piano terra il Sonar non risponde . L’Omphalos templare quale centro di energie fisiche rappresentato da tre quadrati concentrici.
Altra cosa interessante e di grande significato simbolico è rappresentata da un fenomeno ricorrente a cui si assiste nella sala rivolta ad Est, infatti al mattino degli equinozi, il sole entra dalla bifora, attraversa la sala, esce dalla finestra che si affaccia sul cortile e va a posarsi su un bassorilievo in cui è rappresentata una donna. Per questo sono state azzardate varie ipotesi; ma la più attendibile è quella che considera la fecondazione della terra da parte del sole. Si assiste all’inizio di una nuova vita. La natura che si risveglia con forza e vigore.
All’equinozio di autunno il sole che entra dalla bifora ad Ovest entra e raggiunge il camino per accendere la fiaccola del giorno perché la custodisca sino all’indomani.