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“Il settore della cultura è in grave crisi. Necessità di preservare un patrimonio unico”

18 settembre 2014
Claudio Lepore

Claudio Lepore

La difficile situazione in cui si trovano gli operatori della cultura e dello spettacolo è stata una delle questioni discusse durante l’incontro tra l’assessore alla cultura della Regione Umbria Fabrizio Bracco e una delegazione dei vertici dell’Agis Umbria, la sezione regionale dell’Associazione generale italiana dello spettacolo di Confindustria, composta dal presidente Claudio Lepore e dai vice presidenti Pier Domenico Clarici, Piero Sacco e Stefano Cipiciani.

Quest’incontro – ha sottolineato il presidente Lepore –  è stato necessario per fare il punto con l’Assessore sulle condizioni particolarmente gravi in cui versano gran parte degli operatori della cultura, sia che si tratti di soggetti operanti nello spettacolo dal vivo che del settore della musica o della prosa o del cinema”. Forti preoccupazioni sono state espresse per gli effetti negativi sugli operatori umbri che potrebbero essere determinati dalla nuova normativa nazionale di distribuzione delle risorse del Fondo unico nazionale. (more…)

Libri: Assisi, “La città che non c’è” di Maria Letizia Cipiciani

21 gennaio 2013

assisiUn viaggio surreale ad Assisi, nella città che prima fu di Properzio e che poi è stata di Francesco. I rioni circostanti la Chiesa di S. Rufino, la Piazza del Comune e la Chiesa di S. Maria Maggiore, conservano i resti della città vissuta da Francesco (XI-XIII secolo) e coprono i grandiosi monumenti visti da Properzio (età romana). 302 fotografie, 67 immagini virtuali, 15 percorsi alla scoperta di una città perduta. Storie e aneddotti, dimenticati in carte polverose, danno vita a pietre rese mute dal tempo.

Titolo Assisi. La città che non c’è

Volume 1 di Libri di viaggio

Autore M. Letizia Cipiciani

Editore Maria Letizia Cipiciani, 2012

ISBN 8890749709, 9788890749704

Lunghezza 240 pagine

prezzo € 12,75

Gubbio, Personale di Stefano Pascolini “Luce nella quotidianità”

26 Maggio 2011

 dal 7 al 29 maggio a Gubbio

di Cristina Cipiciani

E’ l’espressione di come la luce si affacci alla quotidianità con una spontaneità quasi imbarazzante. Pennellate decise scolpiscono momenti di vita ritenuti, a volte, per chi li vive, monotoni e senza un valore apparente, ma guardando le sue opere, ci si rende conto di come una sedia, una tovaglia strattonata, acquisiscano una valenza emozionale inaspettata. Oggetti semplici, quali un accappatoio o giacche appese, si affacciano prorompenti dal quadro, garantendo una sorpresa visiva; e luce, che rappresenta la costante nei suoi lavori, come una musa ispiratrice, sancisce una visione nuova di oggetti semplici, ma resi grandi dalla sua potenza.

Nelle nature morte, l’uomo non è mai presente, ma si percepisce subito la sua presenza, lo scompiglio di oggetti usati, un piatto sporco dopo aver mangiato da solo, magari pensieroso del suo futuro, (“Natura morta con dessert”, il mio preferito)ma gli slanci di luce che tutta l’opera assapora, rende un momento magari buoi, pieno di vitalità e lucentezza.  La padronanza della luce è chiara ed evidente,  mettendo in risalto ogni particolare, dove la semplicità è il vero successo.

Nei ritratti ed autoritratti cattura momenti di riposo, attimi di riflessione, di interiorità segreta, a pensieri rivolti a ciò che li attenderà, in cui ogni sogno sembrerebbe essere soffocato dal buoi esistenziale. Ed anche qui la brillantezza dei colori, bagliori, quasi accecanti, rischiarano i suoi personaggi, quasi a trasmettere speranza anche ai suoi protagonisti. Un viaggio all’interno della luce e di ricordi della propria vita. Ogni oggetto sembra scontato e per questo rimanda ad immagini reali del nostro vissuto quotidiano.

La bellezza dei suoi lavori è proprio lì, nella luce della quotidianità.

“Le forme del rito, i Ceri di Gubbio”

11 aprile 2011

Cristina Cipiciani

Districati nel mondo, riti e manifestazioni popolari colorano gli animi dei suoi partecipanti, divenendo molte volte pura ispirazione sia per la vita cittadina che privata, identificando, quasi come un “marchio”, coloro che ne sono soggetti attivi. La tradizione popolare è un’attività spirituale della collettività,che si manifesta da quando l’uomo ha preso coscienza di sé, la quale crea, tramanda e rinnova la vita sociale e di cultura; a cui si deve un patrimonio inestimabile di valori pratici, etici ed estetici. Tutti i riti sono connessi con la religione, il mito e la sfera del sacro. Ogni rito religioso svolge la funzione di rendere tangibile e ripetibile l’esperienza religiosa, sottraendola alla dimensione tutta privata della mistica, secondo norme codificate condivise da tutta la comunità. Tramite il rituale, all’interno della celebrazione di una festa, le varie componenti religiose assumono carattere normativo per tutti i partecipanti. L’uomo affida al rito i momenti più critici della sua esistenza personale e della collettività di cui fa parte, cercando in esso la garanzia del mantenimento della propria identità e di quella della comunità di appartenenza. Che abbia un fine sociale o che sia strettamente personale, il rito ha bisogno di una partecipazione emotiva profonda, senza la quale non esisterebbe. Nel rito è necessaria una componente estetica che è differente nelle diverse culture e nei diversi tempi; il rito si deve evolvere per non perdere di significato.

La tesi di laurea di Cristina Cipiciani, “Le forme del rito, i Ceri di Gubbio”, affronta in maniera esaustiva l’importanza del rito e della sua evoluzione per poter sopravvivere, riferendosi in specifico alla Festa dei Ceri di Gubbio. Una Festa molto sentita dai suoi partecipanti, che in realtà sono il cuore pulsante del rito stesso. Nel suo elaborato spiega non soltanto le varie ipotesi dell’origine, a tutt’oggi dibattito acceso tra gli studiosi, ma di come l’appartenenza, la fede e la tradizione vadano a braccetto con l’evoluzione; e di come inoltre, il rito sfrutti la comunicazione in tutti i suoi aspetti, garantendo documenti storici di importanza storica e popolare. Da ceraiola santantoniara ha donato con umiltà la sua tesi di laurea alla Famiglia dei Santantoniari, ricevendo in cambio una manifestazione ufficiale di riconoscenza, avvalorando ancora di più il suo elaborato. Curioso è che i riti, attaccati così tanto alla tradizione, si cibino di evoluzione, considerata a volte una maledizione, ma che in realtà garantisce longevità e indipendenza. Il rito fa parte della vita dell’uomo e per conoscersi veramente dobbiamo conoscere le nostre origini.