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MISSIONE COMPIUTA, COMANDA CONFINDUSTRIA

17 marzo 2012

di Ciuenlai

Il Discorso di Emma Marcegaglia al Convegno “Cambia Italia” non lascia dubbi sul fatto che Finanzieri e Padroni ormai si sentono il paese in tasca. Hanno demolito, con l’aiuto dei Governi e anche del Capo dello Stato, ogni resistenza al loro esclusivo dominio. Lo ha detto chiaro Emma nella prima parte. Cambiato il mercato del lavoro, chiunque vinca le elezioni non dovrà mutare le (loro) regole. Addirittura ha intimato ai tre partiti di maggioranza (Pd, Pdl e Terzo Polo) di condividere, prima delle elezioni un documento che impegni i suoi componenti a non toccare i cardini della nuova Repubblica Oligarchica. E lo scenario che ha disegnato e che nessuno deve modificare è, a dir poco, allucinate:

1) Lo stato cessa di esistere come soggetto che interviene per il bene comune:

2) I beni Comuni non esistono più ma tutto viene privatizzato e legato alla logica del profitto;

3) Le protezioni sociali non saranno più ripristinate e continueranno ad essere compresse. I servizi saranno tali solo a pagamento;

4) I diritti sul posto di lavoro vanno cancellati in nome dell’aumento della produttività (leggi sfruttamento);

5) Il conflitto sociale e politico deve essere abolito e (lo ha detto chiaramente) tutti quelli che si oppongono a questa linea devono essere puniti (politicamente o meno non si è capito);

6) Il Governo, su questa strada, non deve accettare nessuna mediazione o compromesso, ma solo produrre i cambiamenti a favore delle classi più abbienti rendendoli permanenti;

Infine le elezioni vengono fatte tra simili, tra partiti che devono condividere questo schema, Insomma il partito unico federato dei diversamente concordi (La cosa buffa è che questa unione forzata di Pd, Pdl e terzo polo mi ricorda tanto il socialismo reale. La Sed della Ddr o il Poup polacco non erano infatti partiti unici, ma una unione dei precedenti partiti, non necessariamente di sinistra, che stavano dentro un unico contenitore. Ma avevano un obbligo in comune; non potevano cambiare l’ordine costituito. Corsi e ricorsi storici?)

Tutto questo in un clima arrogante, nel quale il capo di Confindustria ha recitato anche la parte di rappresentante dei lavoratori, che in questo disegno diventano i nuovi schiavi al loro esclusivo servizio, da comprare al mercato (del lavoro).

Ve lo dico subito. Sarà dura, anzi durissima!

 

MONTI: MISSIONE NON COMPIUTA

21 gennaio 2012

Il compito del governo tecnico era quello di stabilizzare la posizione italiana nel mercato dei capitali, porre fine alla strumentalizzazione che si era fatta delle nostre liti e faziosità nazionali, restaurare la normalità nei rapporti interni all’Unione europea e, con ciò, ridurre la forbice del differenziale dei tassi d’interesse. Non a caso s’era molto posto l’accento, nel periodo preparatorio del commissariamento governativo, sugli spread, assai forzandone il significato e quasi leggendoci l’indice della poca credibilità internazionale del governo Berlusconi.

Ebbene, tale missione è fallita.

Noi abbiamo sempre letto gli spread come un indicatore della crisi dell’euro, e non della sostenibilità del nostro debito (anche se, ovviamente, su quella influivano), ma per i feticisti del ramo faccio osservare che la media dello spread, nei sessanta giorni del governo Monti, è superiore a quella degli ultimi sessanta giorni (i peggiori) del governo Berlusconi.

E questa è solo la premessa di quel che sta per avvenire.

Il governo Monti ha commesso due errori, gravi. Il primo è stato negare la crisi dell’euro, negare che l’origine dei problemi (quelli attuali, non quelli storici) sta nella debolezza politica e istituzionale della moneta unica, in questo modo avvalorando l’idea che siano la dissipazione e l’indisciplina interne a portare la colpa di quel che accade. Il secondo è stato far credere che il problema consistesse nel trovarsi un posto fra Francia e Germania, sventolando come un trofeo la riammissione al desco, laddove, al contrario, il problema era rompere quell’asse, far comprendere ai francesi che legandosi ai tedeschi si sarebbero inabissati, e far comprendere ai tedeschi che fuori da una logica europea la loro forza diventa un peso, che li sprofonda fra i fantasmi della storia. A questi due errori il governo Monti ne ha sommati altri, meno decisivi ma comunque nocivi. Ha cominciato a comportarsi come un governo normale, nato dalla volontà degli elettori e non commissariale (quale è e non smetterà di essere), quindi allargando le proprie competenze fino a trattare materie poco o per nulla attinenti con la propria missione. In questo modo è entrato nel gioco politico, il che è legittimo, ma solo a condizione che accetti di passare per il giudizio elettorale. Ha preteso che i propri ministri potessero agire per comprovata competenza, laddove alcuni di loro sono inciampati in incredibile inadeguatezza (come dimenticare lo strafalcione dell’intervento per decreto in un interna corporis parlamentare!), o hanno mostrato una stoffa umana più adusa allo struscio ombroso che al mostrarsi esemplari.

Al sorgere del governo Monti taluni videro alle sue spalle i mitici “poteri forti”.

Noi ci vedemmo la debolezza della classe dirigente e l’insipienza della politica, che veniva commissariata. Anche le umane inadeguatezze confermano quella nostra impressione. Ora la partita cambia. Con alle spalle l’insuccesso, con di fronte l’assenza di strumenti per operare sul campo europeo (Monti pagherà caro l’avere sostenuto l’irresponsabilità dell’euro, e la sua personale debolezza è divenuta quella italiana), il governo in carica rischia d’essere quello che si rivolgerà al Fondo monetario internazionale. Un prestito da quella fonte (oltre a portare una certa sfortuna, perché l’indice degli insuccessi, per il fondo, è infinito) menoma la sovranità politica di un Paese, sottoponendolo non alla vigilanza degli alleati e propri pari, ma a quella di chi presta denaro. Se questo dovesse accadere si porrà la necessità di una decisione, le cui conseguenze si riverbereranno negli anni: accettiamo quei soldi per fare quello che i tedeschi ci chiedono, o li accettiamo per svincolarci da una guida che non abbiamo scelto, non vogliamo è ci porta ad affondare? Da come ho posto la domanda è evidente la mia risposta: la prima cosa sarebbe follia.

Il punto è: chi la prende, quella decisione?

Non di certo un governo commissariale. Su questo è bene essere chiari: a impegnare il futuro di una democrazia non può che essere chi ne è democratica espressione. Il che porta, visto che la precedente maggioranza politica è fallita, per sua stessa ammissione, alle elezioni. Conosco l’obiezione: in questo momento sarebbe pericoloso. Lo è.

Ma quanto è pericoloso pensare di sospendere la democrazia e ipotecare il futuro?

In Spagna, inoltre, s’è dimostrato che un governo con maggiore stabilità politica davanti fornisce maggiore affidamento, pur restando gravi i problemi. Credere che le colpe siano di Monti è sciocco. Credere che sia la soluzione, anche.

Davide Giacalone