Posts Tagged ‘comunismo’

La “Sinistra” accoglienza

29 novembre 2017

socciRiceviamo e pubblichiamo

E’ curioso lo slancio umanitario che ha colto d’improvviso la Sinistra italiana di fronte all’inedita marea migratoria di questi mesi. Perché storicamente non ha proprio le carte in regola in tema di “accoglienza”.

Su queste colonne più volte è stato ricordato l’atteggiamento comunista nei confronti dei profughi di Istria e Dalmazia, nel dopoguerra. (more…)

Risposta a Fausto Bertinotti, comunista pentito

5 settembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo

Per rilanciare il progetto del Socialismo reale, della rivoluzione, del cambiamento, del rovescio del malato sistema capitalista, occorre anche evitare di ripetere i soliti dogmi e le consuete “liturgie”; al contrario, bisogna innanzitutto compiere una analisi critica e profonda del nostro passato, purchè tale analisi non sia liquidatoria (cosa che già hanno fatto e continuano a fare in molti, anche tra coloro che si professano Comunisti), dato che non è possibile cancellare decenni di storia che hanno fortemente influenzato gli eventi del secolo da poco concluso.

Come è stato liquidato il Socialismo reale durante la “monarchia bertinottiana”? In occasione di un convegno tenutosi a Livorno intorno alla prima metà degli anni ’90, Bertinotti presentò un temino ginnasiale in cui cancellò l’intera storia del ‘900.
Togliatti – che pur essendo stato leninista ebbe le sue responsabilità sia sul (more…)

L’INFALLIBILE METODO TOGLIATTI UTILIZZATO CONTRO BERLUSCONI.

4 aprile 2013

toglieattiRiceviamo e pubblichiamo

Non è cambiato nulla nel corso degli anni , gli insegnamenti di Togliatti sono penetrati nelle menti della sinistra e oggi come ieri si utilizza il suo insegnamento per distruggere il “nemico” . Ricordo bene , quasi a memoria , le lettere di Togliatti inviate alla classe operaia dove insegnava come attaccare la chiesa , renderla fragile e non affidabile , ( questo insegnamento non è mai stato dimenticato e tutt’oggi viene utilizzato). Oggi però gli insegnamenti del più perfido comunista Italiano sono risultati utili per fare lo stesso identico (more…)

FRANCESCO, PAPA DEI POVERI O DELLA LIBERTA’?

23 marzo 2013

PAPA: FRANCESCO, MISERICORDIA VERSO LE ANIMEI superstiziosi e gli appassionati di profezie hanno di che scrivere: un Papa che arriva al soglio dopo l’abdicazione del precedente (prima volta che succede in quasi 600 anni), che per primo arriva dal Nuovo Mondo, che per primo sceglie il nome di Francesco e, sempre per primo, è un gesuita. E i gesuiti, si sa, sono un corpo ecclesiastico il cui generale è considerato il “Papa nero”, o “anti-Papa”. È la prima volta, dunque, che i gesuiti esprimono Papa e anti-Papa.

Chi credeva nella profezia del Papa nero, quale ultimo pontefice della storia della Chiesa, è convinto di aver avuto ragione, anche se sul balcone di San Pietro non è comparso un africano.

Mettiamoci anche il fulmine sulla cupola di San Pietro, immortalato dal (more…)

Aloia: Con il Catto-Comunismo Gubbio affonda e non partecipa

5 aprile 2012

Pensavamo che nell’anno di Grazia 2012 non ci si dovesse più confrontare con il CATTO-COMUNISMO. Ammetto, abbiamo commesso un gravissimo errore. Oggi tale matrice politico-ideologica si è spostata su face book (magari per raggiungere solidalmente degli ex vice-sindaco defenestrati in primis dagli elettori democraticamente) ha cambiato pelle e trova le forme di “Gubbio Partecipa” lista civica papalina o delle mail del deluso Mario Salciarini alla ricerca del PD che non c’è! Unica è la pregiudiziale tesa a screditare l’avversario politico e a ferire mortalmente con il fuoco amico il più esposto dei bersagli il giovane e a loro dire inesperto sindaco Guerrini reo, a loro dire, anche di portare avanti politiche che trovano consensi anche alla Destra dello schieramento politico cittadino. Avulsi dal pensare che costoro facciano polemica solo per interessi di bottega o di parrocchia ci piace approfondire la matrice ultima e profonda del loro processo mentale. Sulle estenuanti contrattazioni per la LUMSA ( condite da pepati manifesti cittadini affissi sui muri, a proposito chi paga ? ) tutto va bene Madama la Marchesa con l’approvazione all’ unanimità di un ORDINE DEL GIORNO dell’ intero Consiglio Comunale dopo aver trattato per gli emendamenti e aver richiamato ognuno alle proprie responsabilità e ai propri ruoli. Poi però se si discute di far ripartire l’ economia e creare di nuovo lavoro su Gubbio non si partecipa alla votazione e addirittura con toni minacciosi e apocalittici si abbandona l’ aula del Consiglio Comunale dopo aver parlato come un disco rotto sempre delle solite trite e ritrite questioni che stanno a cuore. Non si ascoltano interventi duri e motivati sui problemi , ne si valuta il lavoro migliorativo fatto per emendare il testo. Bella lezione di stile e dialettica “gambizzare” e “mobbizzare” chi non la pensa in modo conforme e analogo al pensiero dominante dell’ortodossia bigotta per dare poi immotivate pagelle diffuse ad arte in internet in modo tale da fomentare la vulgata comune perché se votano provvedimenti nell’interesse della città Aloia e Di bacco eletti all’opposizione non si trasferiscono armi e bagagli con l’allegra combriccola della maggioranza guidata ormai solo dal centro- sinistra moderato. Comodo “epitetare” come reazionari coloro che hanno invece una cultura ed un progetto riformista da portare avanti. Siamo certi che tutti i cittadini sapranno valutare sia le polemiche pretestuose che gli atteggiamenti di chiusura preconcetti e pre-costituiti nella speranza che da lor signori vengano proposte alternative o almeno dotate non solo di animo distruttivo e disfattista ma di spirito costruttivo nella lunga scia della tradizione civile e democratica della nostra Gubbio. Altrimenti Gubbio affonda e non partecipa.

Nicola Aloia e Pasquale Di Bacco

GRUPPO CONSILIARE MISTO COMUNE DI GUBBIO

 

Stato di Crisi, Siamo orgogliosi di essere italiani?

5 Maggio 2011

Stefano Sallusti

Editoriale di Riccardo Sallusti

Le  ultime stime dicono che il debito pubblico italiano ha raggiunto quota 1.875 miliardi di euro.  Un dato emblematico, stupefacente, che da solo la dice lunga sulla gestione del denaro pubblico da parte dell’intera classe dirigente del nostro paese.  I numeri spesso possono da soli sintetizzare l’andamento di un paese, la sua evoluzione, il suo stato di salute. I dati sull’occupazione, sulla disoccupazione, il reddito pro capite ecc… Ci sono poi altri “termometri” : la qualità della vita, la cultura, il modo di lavorare, e via discorrendo.  Torna alla memoria il discorso di Robert kennedy sul Pil negli Stati Uniti:  “Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.  Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.  Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.  Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.  Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.  Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. 

John Kennedy

Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.  Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.  Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.  Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”

Discorso lungimirante, appassionato che meglio esprime l’anima di un paese.  Oggi possiamo porci questa domanda: Siamo orgogliosi di essere italiani?  Al di là del Pil e dei numeri, delle eccellenze e delle mediocrità?  L’autocritica sembra non essere una delle migliori qualità della popolazione italiana.  Se oggi ponessimo questa domanda ai giovani italiani ne uscirebbe uno scenario complesso farcito da un pessimismo in parte giustificato.  Il quadro politico italiano è ancorato sulla parete dello scontro perenne, dei litigi, delle chiacchiere.  Scontro privato, scontro tra partiti sempre più in fermento.  La politica italiana è una questione privata, il nome partito etimologicamente significa “parte”.  Aggregato di persone con idee, intenti e gusti comuni, diversi però dall’universale ovvero dall’interesse “collettivo”.
Il partito delibera, elegge un proprio segretario, ha dei propri regolamenti ed ha come obiettivo il perseguimento di determinati obiettivi. Il principale dei fini è il consenso attraverso il quale si possono posizionare le “teste di legno” nei gangli della società.  Il “pubblico” diventa terreno di immensi interessi di una parte e dell’altra.  I partiti italiani oggi come ieri sono organizzazioni atte a rappresentare interessi privati dei propri membri e dei cosiddetti poteri forti. Le teste di legno sono sedute in parlamento, dopo essere state elette, a difendere i propri interessi, le proprie guarentigie.  L’Italia è uno dei pochi paesi in cui la politica è un mestiere. Per un politico italiano e pressoché impossibile farne a meno.  L’idea di un lavoro diverso dal fare il politico è uno spauracchio da evitare, il mero obiettivo è resistere il più a lungo possibile all’interno della cabina di comando.  Il parlamento, un consiglio regionale, provinciale o comunale diventano sinonimo di vitalizio, prospettiva a lungo termine.  Per questo i talk show e le televisioni  diventano tribune, piazze virtuali dove guarda caso si parla esclusivamente di “politica”.
La Tv come la politica non fanno altro che parlare di se stesse.  L’autoreferenzialità è il primo tassello per cementificare il potere politico.  La retorica politica quotidiana inonda tv, radio e giornali.  Dai canali pubblici a quelli privati è un crogiuolo di personaggi noti e meno noti della politica.  Ci sono esperti, politologi, ministri, segretari e sottosegretari, che ogni giorno si fronteggiano all’ interno di milioni di apparecchi televisivi.  Spesso lo scambio di battute è talmente acceso e brutale che il rumore di fondo incomprensibile ai più diventa il vero protagonista della scena.  Il conduttore diviene semplicemente un arbitro di boxe pronto a dividere i contendenti dallo scontro.  Ci si accorge ben presto di assistere ad uno spettacolo che ha ben poco a che fare con tematiche d’interesse “pubblico”.  Lo scontro diviene l’unico modo per riempire una giara altrimenti vuota.  Cosa suscita tutto ciò nell’opinione pubblica italiana?
Certamente è difficile non cadere nella retorica, ma di sicuro la repulsione e il disgusto nei confronti della politica è il sentimento più diffuso tra la gente.  La stanchezza nel seguire le vicende politiche private nasce dal fatto che i problemi della vita quotidiana sono ben diversi dai problemi di cui si occupano i nostri politici.  Tra la retorica del popolo e  quella della politica  predomina quella politica.  La politica senza retorica sarebbe un cadavere vivente.
Provate a pensare una sinistra italiana senza Berlusconi o un Berlusconi senza comunisti…
Di cosa si potrebbe discutere?  Un Marco Travaglio, un Santoro, un Emilio Fede senza  Berlusconi cosa mai avrebbero potuto fare nella vita?  Pensiamo ai giornali senza la politica, sarebbero dei necrologi quotidiani, dei cimeli funebri con qualche annuncio osé nelle ultime pagine.  Pensiamo ad un Bruno Vespa costretto solo a fare plastici di villette maledette dove l’assassino non ha un nome.  La politica è alla canna del gas pur di tenersi in vita ucciderebbe la madre.  Siamo agli sgoccioli, il sipario si sta per chiudere, la crisi vera e presunta del mondo occidentale è al culmine. La politica degli annunci, il marketing politico non sono più sufficienti a tener in vita questo tipo di politica.  L’antiberlusconismo sinistroide, l’anticomunismo berlusconiano sono ingredienti scaduti per la ricetta Italia.  Mi piacerebbe pensare e credere in un Italia diversa dove la politica non sia la soluzione a tutti i problemi universali di ogni singolo individuo.  La politica deve essere decisione, azione atta per esempio a far costruire strade, treni decorosi per chi lavora. La politica presa nel suo ego totalizzante “dimentica” la retorica della gente: Il lavoro, le strade, la ricerca, la sicurezza ecc …  Il ballo dei potenti prosegue incurante degli altri “ospiti”.  Un ballo che ormai non piace più.  Il rischio di far cadere ogni responsabilità sulla politica è forte.  Un errore grossolano certamente poiché la politica è lo specchio del popolo.  Provare disgusto per i politici è come specchiarsi e dire che noi come comunità siamo belli ed impeccabili.  Un narcisismo fuorviante che ha permesso a questa politica di dilagare.  Quando un giovane cerca lavoro, viene assunto torna a casa scontento e demoralizzato e dice ai genitori:” mi hanno assunto, ma non ho le ferie pagate, non ho tredicesima, quattordicesima, mi faranno un contratto a progetto per un anno”, i genitori si scaglieranno contro il sistema, contro il politico, dimenticando però che magari anche loro nella loro piccola attività hanno assunto un altro giovane con la stessa modalità.
Nessuno tocchi Caino, il proprio Caino, guai a ledere i propri cari, i propri interessi. Lo facciamo tutti ogni giorno scaricando sugli altri le colpe.  Lo fa la politica, lo fa la gente comune che ha il diritto di voto.  Possiamo dire tutto su di noi ma non se possiamo essere orgogliosi l’uno dell’ altro…

APOLOGIA DI COMUNISMO?

4 aprile 2011

Riccardo Sallusti

L’OpinioneRICCARDO SALLUSTI

Tra le varie anomalie italiane , se ne potrebbero annoverare migliaia, di certo una merita l’attenzione dell’opinione pubblica oltre che del mondo politico.

Ben nota alla memoria è la legge 20 giugno 1952, n. 645 che all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque «pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».
La “riorganizzazione del disciolto partito fascista” si intende (ai sensi dell’art. 1 della citata legge) riconosciuta «quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».
Questa legge sancisce quindi un principio ben chiaro e saldo ovvero che il fascismo in ogni sua forma politica, ideologica e materiale è reato. Il fascismo si è connotato e saldato nella società italiana in un periodo di tempo che ha avuto il suo massimo vigore nel ventennio fascista.
Dopo la guerra la destra italiana ha riacquisito i suoi vecchi fasti con l’Msi di Giorgio Almirante per poi arrivare al suo scioglimento ed alla nascita di An. Con Fiuggi i Destri incalliti ed i nostalgici sancirono la “fine”, il vulnus con il passato fascista incoronando Gianfranco Fini leader della nuova destra italiana. Fin qui tutto chiaro ma cosa è successo dall’altra parte politica?

 

I neri si sono man man mano sbiancati ed invece i rossi? I comunisti che cosa hanno fatto? Sono spariti? Oggi sussurare questo aggettivo od epiteto sembra quasi un reato. Comunisti? Dove?
Chi ? I comunisti non ci sono forse non sono nemmeno esistiti. Bene questa omissione di memoria ancor oggi in Italia rappresenta un cortocircuito epocale oltre che storico. Eppure a memoria nessuno ricorda di essere comunista od di esserlo stato sotto mentite spoglie.

 

Nessun politico italiano, escludendo alcune rare eccezioni come Bertinotti, Diliberto e c., ricorda di esserlo stato. Nessuno a distanza di decenni ha fatto una riflessione, un mea culpa, una piccola analisi storica. Fascismo e Comunismo sono la stessa farina di un unico sacco? Che cosa ha prodotto nella storia recente e ed attuale il Comunismo?

 

Che cosa è accaduto nel 1989 quando il muro di Berlino è crollato non solo fisicamente ma anche ideologicamente? Nessun politico di sinistra appartenente all’ex Pci ha mai riflettuto su questi eventi? Quali le differenze tra il Fascismo ed il Comunismo? Sembra così difficile mettere a confronto queste due ideologie? Bene questo dibattito in Italia sembra essere un vero e proprio nodo cruciale nello sviluppo di una vera e propria democrazia. Nessun Comunista ha ammesso colpe e misfatti del Comunismo non solo quello casalingo ma anche di quello internzionale. Falce e martello hanno continuato ad essere il simbolo indisturbato dei vari partiti comunisti italiani. L’orrore della falce e del martello sotto i quali milioni di persone sono morte affamate o trucidate dai propri governi, hanno rappresentato e rappresentano ancora uno dei partiti più rappresentativi del nostro paese ovvero il Pd. Ben poco è stato fatto rispetto al passato poiché cambiare nome e colori al proprio partito è lungi da un vero cambiamento.
Il Comunismo spaghetti e mandolino non è differente da quello dell’ ex Urss poiché ha condiviso tutto di quella ideologia e non solo. Basterebbe il solo fatto di condividerne il simbolo per essere inorriditi. Invece in terra italica tutti nicchiano, non si scrollano le macerie di quel muro che ancora oggi sono sulle loro spalle. Anzi nell’indifferenza totale di costoro, oggi abbiamo un Presidente della Repubblica, noto anzi notissimo per il suo passato Comunista, vicino all’ Urss quando invadeva l’Ungheria con i carri armati. Fantasmi del passato che oggi l’Italia ha ancora nel grembo grazie a queste figure preistoriche della politica. Silenzio assoluto ed assordante, ci sono voluti decenni per ricordare gli eccidi delle foibe dei titini di Tito. Nei miei libri di liceo vi erano due paginette riassuntive dei fatti, solo dopo ho avuto la possibilità di approfondire quella pagina orrenda di storia. Mascheramento della storia, i vinti e i vincitori, la storia dei vincitori non può far dimenticare quello che il Comunismo ha fatto nel passato. Si inalberano per l’unità nazionale quando per decenni hanno cantato “bandiera rossa trionferà” si sono spartiti il paese con la vecchia Dc, quanto caro è costato all’Italia il compromesso storico per non far scivolare l’Italia nell orbita e nella sfera di influenza dell’ Unione Sovietica? Colpe ideologiche e non solo. Oggi siamo all’inverosimile oltre che al verosimile.
Coloro che oggi pontificano su unità nazionale, patriottismo, il bene dell ‘Italia erano pronti a svenderci ad una delle maggiori ideologie barbariche della storia. Non c’ è bisogno di storici ed analisti per comprendere la contiguità tra Fascismo e Comunismo. Mi sono sempre chiesto perché nella mia facoltà universitaria di scienze della comunicazione dove ancor oggi c’ è una targa che ricorda come: “In questa facoltà si ripudia ogni forma di Razzismo e Fascismo…..” non si sia menzionato anche il Comunismo. Questa la dice lunga sulla miopia di un paese che rimane diviso e acritico nei confronti della storia. Una legge sull’apologia di Comunismo sarebbe solo l’inizio per il nostro paese. Per quella parte di società che ancora vuole credere in un paese veramente libero che vada oltre gli schemi del passato.

Fiammetta Modena: Non c’e’ spazio per ambigue posizioni che cercano l’accreditamento a sinistra

5 novembre 2010

 

Fiammetta Modena

”Cosa comporta per l’Umbria Fli? ”Poco”, anche secondo Fiammetta Modena, portavoce dell’opposizione in Regione. ”Chi sta in Umbria – ha commentato – conosce i comunisti, i
post-comunisti e i loro sistemi. Non c’e’ spazio per ambigue posizioni che cercano l’accreditamento a sinistra”. ”La nostra regione – ha incalzato, invece la Modena – e’ attraversata da più di un mese dai boati di una delle inchieste più scandalose in tema di voto di scambio, inchiesta ovviamente ignorata da gruppi nazionali mediatici che passano il loro tempo dietro ai respiri di Fini, ai sospiri dei governi tecnici e al buco della serratura di casa Berlusconi”.