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I Templari a Costacciaro e Monte Cucco

31 ottobre 2009

Euro Puletti


Commento sugli scritti di Euro Puletti (nella foto) appassionato e prestigioso ricercatore del mondo misterioso dei Templari

di Gianfranco Pirodda

Riprendiamo il commento con una serie di osservazioni sull’ insediamento templare nella zona di Monte Cucco e Costacciaro utilizzando i testi di Euro Puletti, appassionato ricercatore del mondo misterioso dei templari. Euro Puletti scrive: tra V e VI secolo, infatti, dalla Sardegna (forse dall’antico centro fenicio-punico e poi romano di Sulci, l’attuale Sant’Antioco, dove ci sono memorie del passaggio dei primi testimoni della nuova Fede) furono traslate a Gubbio le reliquie di alcuni santi martiri di Numidia,: quelle di Mariano (lettore) e Giacomo (diacono), che furono portate nella cattedrale, di cui divennero titolari; quelle di Emiliano, soldato martire e di una santa donna con due figli gemelli, martiri anch’essi, furono traslate in località Congiuntoli, dove, poi, forse su un preesistente luogo sacro pagano (il paganesimo considerò sempre le confluenze fluviali e torrentizie, così come il trivium stradale, anche esso presente in questo sito, luoghi sacri, perché fungenti da metafora oggettuale del concetto della “coincidentia oppositorum” la conciliazione delle manifestazioni e delle realtà antitetiche), fu edificato all’interno della diocesi di Nocera Umbra e nella parrocchia di Perticano l’eremo di cui parla Pier Damiani, e, in progresso di tempo, tra il principio del XIII e gli inizi del XIV secolo, l’attuale chiesa e complesso abbaziale. Solo la ricchezza di un Ordine Religioso Cavalleresco come quello dei Templari, che, lo ripeto, aveva una precettoria proprio nella vicinissima Perticano, poteva far fronte alle ingenti spese derivanti dalla costruzione del cenobio, e, soprattutto, della magnificente chiesa dagli altissimi archi a tutto sesto di stile romanico-gotico. Le linee sobrie ed essenziali di tale tempio cristiano, poi, ben si attagliano allo stile spoglio e purissimo che caratterizzò l’architettura sacra prediletta dai Templari, con 1’angolo retto come elemento costruttivo di base, che unicamente ingentilivano taluni fregi scultorei in corrispondenza di finestre e capitelli. Una croce greca, cui s’è poco sopra accennato, datata 1286, è murata sopra l’arco sestiacuto della finestra della navata laterale della chiesa, che guarda verso il retrospetto del medesimo edificio. Non appare per nulla casuale il fatto che l’ambiziosissimo progetto della chiesa rimanesse incompiuto per probabile, improvvisa mancanza di mezzi finanziari, proprio al tempo della soppressione dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, decretata nell’anno 1312. Venuti a mancare i denari dei Templari, ma, probabilmente, anche la volontà (da parte dei loro acerrimi detrattori ed avversari) di portare avanti il progetto (dall’Ordine religioso-cavalleresco elaborato e già parzialmente realizzato), la chiesa abbaziale dovette essere lasciata mutila e incompiuta. L’ipotesi secondo cui la chiesa e l’abbazia di Sant’Emiliano furono erette e “gestite” dai Templari potrebbe chiarire anche la ragione della scarsità dei suoi documenti, che, come tutto ciò che riguardava i Templari (epigrafi, croci, monete, pergamene, precettorie, domus, magioni e quant’altro) dovettero andare incontro alla distruzione fisica e ad una sorta di “damnatio memoriae” di romana memoria. L’Abbazia, sorgendo su di una posizione davvero strategica, fu fortificata tra i secoli XIV e XV, con il nuovo nome di Palatium Sancti Miliani o Castri Sancti Miliani. In Sardegna numerose sono le chiese dedicate a Sant’Emiliano o a San Gemiliano o San Mamiliano. Tra queste spesso si fa una gran confusione. Tutti questi santi spesso sono denominati nella parlata locale Santu Millanu, più o meno come il Palatium Sancti Milani che abbiamo appena citato. Ma, mentre Sant’Emiliano ha una storia diversa, San Mamiliano era ricordato come santo che aveva creato la comunità monastica di Montecristo, che aveva delle dipendenze in Corsica e in Sardegna, dedicate a Santu millanu, a S. Gregorio, a Sant’Elia ed ad altri santi diversi. Abbiamo trovato che alcune chiese di Santu Millanu in Sardegna ricadono in zone di influenza o di presenza dei Templari, (come Santu Millanu in Sestu, San Gemiliano presso Cagliari). Sarebbe successo che Montecristo, abitato da frati ribelli al Pontefice, sarebbe stato assegnato dal papa ai Camaldolesi, poi ai Cistercensi ed infine ai Templari, nella ricerca di un loro controllo adeguato. Questa serie di cambiamenti si può notare in alcuni documenti, segnalati da Bianca Capone, relativi alla famosa Abbazia del Ponte presso Vulci, dove appunto il castello viene occupato in successione dai tre ordini (benedettini, cistercensi, e Templari). E per il terzo ordine un documento pubblicato da Fulvio Bramato ci indica come castellano del Castello dell’Abbazia del Ponte un Templare, un certo frate Paolo. Tutto ciò non può che confermare ciò che ha scritto Euro Puletti per l’abbazia o Palatium Sancti Miliani del Monte Cucco.

I Templari a Costacciaro e Monte Cucco

31 ottobre 2009
acquasantiera nella chiesa di san francesco a costacciaro, ritrovata a seguito della demolizione di una parete. fotografia di francesco la rosa

acquasantiera con segni templari nella chiesa di san francesco a costacciaro, ritrovata a seguito della demolizione di una parete.  foto di francesco la rosa


Commento sugli scritti di Euro Puletti appassionato e prestigioso ricercatore del mondo misterioso dei Templari

di Gianfranco Pirodda

 

Aabbiamo dato ,  una lettura delle immagini presenti nella chiesa di San Francesco di Costacciaro, che conferma pienamente dai simboli riscontrati, che si trattò certamente di una chiesa dei Templari, passata poi ai francescani. la segnalazione arriva  da Euro Puletti, un appassionato ricercatore del mondo misterioso dei Templari, di cui possediamo alcuni testi, alcuni dei quali si riferiscono alla presenza dei Templari sul Monte Cucco. Ci è sembrato quindi utile per gli appassionati umbri aggiungere qualcosa a quanto già scritto per la chiesa di San Francesco di Costacciaro, inquadrando l’insediamento con una serie di osservazioni sulla zona citata. Il Monte Cucco, che sorge nella provincia di Perugia tra i comuni di Gubbio e Fabriano, che non è più Umbria, fu caratterizzato dalla forte presenza dell’Ordine del Tempio, di cui conosciamo già l’insediamento di Sigillo, dove sono state trovate delle pietre segnate con la Croce patente dei Templari. L’ultimo Gran Precettore Templare per l’Italia si chiamava Iacopo di Montecucco e, nonostante altri ritengano fosse nativo del Piemonte (esiste un Moncucco piemontese), noi invece riteniamo potesse provenire appunto dal Monte Cucco umbro, ricchissimo di presenze templari. Euro Puletti scrive che presso Purello, località vicina a Borghetto e poco più a meridione di Sigillo “alla fine del secolo X, in una località imprecisata, compresa tra Purello (Villa Sancti Apollinaris) e Villa Scirca (Sirca) si ergeva un castello di fondazione altomedievale, passato alla storia con il nome di Ghelfone. E’ assai probabile che esso fosse di proprietà dell’antichissima ed illustre famiglia nobiliare De Guelfonibus, Guelfoni o Ghelfoni, signori di Costacciaro e Colmollaro, dalla quale il maniero potrebbe aver mutuato anche la propria specifica denominazione. E’ altresì possibile che quest’antichissimo castello, di cui si è completamente perduta la memoria storica, possa essere identificato con gli imponenti resti di mura che sorgono, ad oriente del paese Villa Scirca, sopra altrettante alture, il Poggio de le Salare ed il Poggio degli Ortacci, facenti entrambi parte del monte Sassubaldo. In quest’area doveva, infatti, sorgere un castello assai vetusto, Castelvecchio, ricordato ormai più solo dal nome di un’abitazione del paese. I Templari erano altresì insediati poco aldilà dell’attuale confine tra Monte Cucco e Sassoferrato, nei siti di Perticano e Casalvento, dove sorgono ancora oggi i centri di San Felice e poco più a sud di San Nicolò. Euro Puletti, riferendosi ad un insediamento militare a Pascelupo, che sta in Umbria di fronte ai luoghi citati di Perticano e Casalvento, afferma che: “Non sembra affatto casuale la circostanza secondo la quale il presidio militare di Pascelupo comincia ad apparire citato in documenti scritti solo poco dopo la soppressione dell’Ordine Templare. Si è, infatti, portati a pensare che, prima di tale data, i Templari di Perticano e Casalvento, e forse dello stesso San Girolamo, fossero ancora intenti a fortificare tali luoghi confinali… “. Noi aggiungiamo che la presenza dei siti Templari che si rivela dopo lo scioglimento dell’Ordine del Tempio dipende spesso dal fatto che quei luoghi, prima templari, cominciano ad essere tassati, e quindi risultano nei relativi elenchi perché devono pagare le imposte allo Stato e le decime alla Chiesa, mentre come Templari ne erano esenti. “Persino le testimonianze storico-documentarie certe della presenza di uno stanziamento eremitico a San Girolamo risalgono al periodo immediatamente successivo alla soppressione dell’Ordine dei Templari. Come si è sopra accennato, soltanto un potente e ricco ordine militare, politico e religioso, come quello dei Templari, poteva avere i mezzi finanziari per erigere tra il XII ed il XIV secolo le imponenti strutture dell’eremo primitivo, o medioevale, o pregiustinianeo che dir si voglia. Un presidio militare di carattere unicamente secolare non spiegherebbe, infatti, la necessità della costruzione di un sacello. Il cabreo, che si conserva nell’archivio di Sassoferrato, mostra come l’Ordine religioso-cavalleresco degli Ospitalieri di San Giovanni che in Italia ereditò i possedimenti e molte delle tradizioni dei Templari possedesse talune proprietà a Perticano e nei suoi dintorni. Una croce, scolpita in bassorilievo sulla viva roccia dell’eremo, sembrerebbe, inoltre, essere di apparente tipologia templare.” Il Puletti aggiunge: “Risulta significativa, in questo contesto, la vicina presenza dell’importante e grandiosa abbazia di Sant’Emiliano e Bartolomeo Apostolo in Congiùntoli, eretta originariamente per custodire le reliquie del soldato martire Emiliano e di una santa donna con due figli gemelli”. In effetti il Puletti non precisa il perché egli consideri significativa la vicinanza dell’abbazia di Sant’Emiliano, ma noi aggiungiamo qualche altra considerazione che ci risulta per gli studi fatti in Sardegna e dei quali vi daremo conto nel prossimo articolo.