Gentilissimi,
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Degrado di via delle viole, “fiorivano le aiuole” non ci sta
5 dicembre 2013LETTERA AI GIORNALI DI RICCARDO NENCINI (SEGRETARIO NAZIONALE PSI)
30 luglio 2011NENCINI (Segretario Nazionale Psi) SCRIVE AI DIRETTORI DI REPUBBLICA, CORRIERE DELLA SERA, SOLE 24 ORE, LA STAMPA, IL MESSAGGERO E QUOTIDIANO NAZIONALE
Caro direttore, una seconda (nuova?) tangentopoli sta spazzando l’Italia. Colpisce soprattutto i partiti più rappresentativi e pezzi dell’alta burocrazia statale a dimostrazione che i nodi mai sciolti negli anni ’90 si sono ripresentati con immutata forza, che la politica ha rinunciato alla sua funzione di strumento regolatore e braccio responsabile nel governo di una nazione, che nella penisola non vi sono decisive differenze tra le parti in gioco quando si tratta di ‘questione morale’.
Con un paio di sottolineature.
La prima. Senza volersi infilare il saio del Savonarola, radicali e socialisti, in questo decennio, sono rimasti lontani dal fuoco. Non ricordo un amministratore socialista condannato per aver approfittato della pubblica amministrazione. Eppure sono diverse centinaia gli amministratori iscritti al PSI nei comuni, nelle province e nelle regioni italiane. E non si tratta nemmeno di fortuna. Il passato, per noi, è stato maestro di vita, abbiamo cambiato i nostri rappresentanti locali, aperto a esperienze più giovani e cancellato le correnti quando non vi erano posizioni politiche antagonistiche. Il potere gestito è decisamente minore ma il cambiamento c’è stato comunque.
La seconda. Leggo, anche di recente, di partiti che adottano codici di comportamento per moralizzare la loro vita interna. Bene. Il mio PSI – con inizio nell’estate 2008 – pose due questioni alle forze presenti in parlamento. Ridurre al medesimo livello le indennità, oggi ingiustamente diversificate, di Consiglieri e Assessori Regionali (quota Umbria-Toscana, la più bassa: risparmio di 110/120 milioni di euro). Conferire il finanziamento pubblico solo ai partiti in regola con l’art. 49 della nostra Costituzione. Un sacco di applausi poi un catacombale silenzio sugli atti che si dovevano assumere. Noi, che lanciammo quelle proposte, ci siamo affidati alle campagne pubbliche per sostenerle. Da soli. Non sarà questa, direttore, una evoluzione della diversità della sinistra?
Riccardo Nencini – (Segretario nazionale del Psi)
nota di redazione: a Libero? a Il Giornale? Il Tempo? Il Mattino? era finita la carta segretario?
Bocchino: “Tu, Gianfranco, sei il protagonista della Terza Repubblica”
8 novembre 2010“Tu, Gianfranco, sei il protagonista della Terza Repubblica”. Così sabato Italo Bocchino, dal palco di Perugia ha incoronato Fini. Ma se quella che è uscita dalle parole del discorso di ieri di Fini è la Terza Repubblica, ci tenevamo la prima.
di Giorgio Stracquadanio
Dopo aver promesso traguardi “oggi impensabili”, ieri Fini si è espresso secondo la peggior logica partitocratica. Ha chiesto la “crisi al buio”, ha proposto una “nuova formula” con l’ingresso dell’Udc nella maggioranza in una tardiva versione a quattro della Casa della Libertà, ha invocato un “nuovo programma”, ha evitato soltanto di evocare un diverso presidente del Consiglio solo perché ha voluto evitare una provocazione tanto sfacciata. Ma i nostalgici non disperino: se si seguisse la strada proposta da Fini, un minuto dopo le dimissioni di Berlusconi inizierebbe il pressing sull’opportunità di un cambio di premiership. Ed è per questo che Silvio Berlusconi fa bene a respingere la polpetta avvelenata della “proposta” partorita da Fini. Non tanto perché Palazzo Chigi sia proprietà del Cavaliere, ma per il fatto ineludibile che è stato il popolo, in libere elezioni, a incoronare capo del governo Silvio Berlusconi, e se qualcuno deve mandarlo a casa è, guarda un po’, ancora una volta il popolo in altrettanto libere elezioni. Fini, invece, figlio naturale della Prima Repubblica – l’unica che conosce veramente avendo egli rinunciato da tempo a fondare la Seconda solo perché ansioso di entrare nell’arco costituzionale con il beneplacito degli ex-comunisti – ha parlato ieri un linguaggio che non sentivamo dagli anni 80 dello scorso secolo e che pensavamo avesse come ultimo epigono quel Marco Follini, passato da vicepremier di un governo Berlusconi a senatore di Veltroni, Franceschini e Bersani. Nel discorso di Fini di domenica il voto del 2008 è definitivamente archiviato, Futuro e Libertà – come scrive oggi Pierluigi Battista sul Corriere della Sera – diventa “una forza politica vera, proiezione di un’anima autentica del centrodestra italiano” anche se non ha mai preso un voto che sia uno nelle urne, il programma approvato dagli elettori è ridotto ad un pezzo di carta da mandare al macero e gli accordi con cui ci si è presentati alle elezioni considerati alla stregua di parole da marinaio. Gianfranco Fini è oggi l’espressione più compiuta del vecchio trasformismo italiano, del più elitario parlamentarismo da Casta, perché almeno i partiti della prima Repubblica i voti – anche se pochini in qualche caso – li avevano presi. Mentre Gianfranco Fini ha preso un po’ di parlamentari dal centrodestra – eletti per sostenere un leader, un programma, una coalizione – e li sta portando a spasso per le praterie del gioco partitocratico del “ritiro della delegazione” in cui ministro e sottosegretari “rimettono il mandato nelle sue mani”, per poi percorrere i meandri di un “appoggio esterno” al governo, nei cui confronti si avrebbero poi le “mani libere”. È evidente quali siano i ghost writer di Fini: Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Arnaldo Forlani, Giulio Andreotti e i loro epigoni. Con il suo discorso Fini ha voluto ergersi a impresario del purtroppo mai chiuso “teatrino della politica”. Siamo alle comiche Finali grazie ai saltimbanchi di Futuro e Libertà, pronti – appunto – a saltare dal banco in cui li aveva collocati il popolo, a quelli di chi le elezioni le aveva perse.
IL PARADISO DELLE BUGIE
24 settembre 2010di Ciuenlai
Siamo avanti, ma non è consolante. Oggi gran parte dei giornali segnalano, quello che abbiamo discusso alcuni giorni fa nella nota “Giochi di Potere”, dedicata ai perché della rottura Veltroniana e alla famosa commissione per le candidature alle elezioni. Vi faccio una breve rassegna stampa che conferma quelle tesi e quelle notizie che del resto, venivano da attendibilissime fonti romane:
Corriere della Sera – “Ecco che si arriva al sodo, ossia le liste, che si stanno già preparando. Ed è su questa materia che il Pd si avviterà e si dividerà”.
Il Fatto Quotidiano – L’oggetto del contendere sembra quello della protezione delle proprie posizioni, leggi cariche e di quelle dei rispettivi sostenitori, mentre la legislatura precipita verso elezioni ravvicinate e posizionamenti in vista delle ricandidature”.
Il Foglio – “Veltroni, così come Fioroni potrà partecipare al tavolo delle candidature, dicono vari dirigenti del Pd, che è l’unica vera posta in gioco”. Il lingotto, la vocazione maggioritaria, il partito che non sfonda. Balle!
Alla riunione tutti canticchiavano in coro : “la vita è un paradiso di bugie quelle mie , quelle tue…..”Intanto La Repubblica parla di Bonanni come traghettatore dei cattolici e dell’area nel terzo polo e il Manifesto riporta, in una intervista a Tal D’Ubaldo uomo di Fioroni, il senso della vicinanza di questa parte alla Cisl, contro la Cgil : “non si può tornare a definire il confronto tra le parti sociali con il vecchio vocabolario della lotta di classe”. Politichese che però uno degli …”oni” (Gentiloni) spiega su Repubblica “Non dobbiamo essere il partito della Cgil contro Confindustria” e per questo propone su suggerimento di quel collaboratore politico della Marcegaglia che va sotto il nome Ichino “la contrattazione libera per le aziende”. Mi spiegate che ci azzeccano questi con la sinistra? Se ne vogliono andare? Aria!