Posts Tagged ‘difesa’

La battaglia per salvare i fiumi della Valle Umbra Sud è arrivata ad un punto di svolta.

11 gennaio 2016

marroggiaRiceviamo e pubblichiamo

Per la prima volta, grazie soprattutto alla pressione del nostro Comitato e di molti cittadini, la politica regionale ha preso atto, quasi unanimemente, dell’importanza del problema dell’inquinamento del Clitunno, Marroggia, Teverone e Timia. Non è la risoluzione definitiva, ma è un passo importante e determinante per il senso di questa battaglia che, sottolineiamo per l’ennesima volta, è una battaglia di civiltà, ambientale, culturale ed evidentemente economica nella quale occorre responsabilmente far ognuno la propria parte procedendo tutti uniti, senza posizioni autoreferenziali e retro pensieri politici. (more…)

Marò, Latorre colpito da ischemia

1 settembre 2014
Massimiliano Latorre

Massimiliano Latorre

Un attacco ischemico nella giornata di ieri ha colpito in India il fuciliere di marina Massimiliano Latorre. Dopo i primi sintomi manifestati, quali la difficoltà nel parlare, il fuciliere è stato ricoverato in ospedale e non sarebbe in gravi condizioni. Come riporta una nota del Ministero della Difesa, i medici “si sono dichiarati soddisfatti di come ha reagito alle prime cure”. “Il ministro Pinotti – viene ricordato nella nota – si è recata immediatamente in India per accertarsi di persona delle condizioni di salute di Latorre ed essere vicina ai nostri fucilieri e alle loro famiglie”.
In questi giorni sono presenti in India anche i parenti di Latorre.
Auspichiamo che il ministro Pinotti, oltre ad accertarsi delle condizioni del fuciliere, chieda l’immediato rimpatrio.

fonte: http://www.qelsi.it

Il Sottosegretario di Stato alla Difesa Onorevole Domenico ROSSI visita il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito

6 Maggio 2014

aOggi 5 maggio, il Sottosegretario di Stato alla Difesa Onorevole Domenico ROSSI, ha visitato il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito (CSRNE) che ha la propria sede nella Caserma “GONZAGA DEL VODICE FERRANTE” in Foligno.
Presente il Generale di Divisione Paolo GEROMETTA (Capo del I° Reparto Affari Giuridici ed Economici del Personale dello Stato Maggiore dell’Esercito), l’Onorevole è stato accolto dal (more…)

Ambiente: l’asta fluviale Marroggia-Teverone-Timia in agonia

26 marzo 2014

fiumeIl Comitato per la difesa dell’acqua e dell’aria di Bevagna, dopo l’interessamento di alcuni consiglieri regionali, è stato ascoltato, nei giorni scorsi, in II° Commissione permanente della Regione Umbria presieduta Gianfranco Chiacchieroni.
I delegati del Comitato hanno disegnato con chiarezza e lucidità la storia, lo scenario e gli sviluppi della drammatica situazione dello stato ecologico dell’asta fluviale Marroggia-Teverone-Timia.
La grande antropizzazione industriale e civile, che ha interessato questa vasta area centrale dell’Umbria dagli anni ’60-’70 ha reso questo sistema di acque assai fragile e critico, esposto senza tutele ad una serie di speculazioni ed affarismi che ne hanno originato la criticità dello stato.
Le ragioni, complice l’orografia e la morfologia del territorio e le modificazioni nei secoli del sistema idraulico della piana che riversano su Bevagna gran parte dei problemi, sono attribuibili alla gestione del modello economico di questi ultimi 30 anni di governo della Valle Sud ed in particolare all’aumento del peso urbanistico demografico e industriale della fascia che va da Foligno a Spoleto e l’aumento del peso artigianale – piccolo industriale e agronomico – zootecnico di alcune zone dislocate fuori della portata della depurazione tradizionale, che hanno di fatto aumentato in maniera esponenziale il livello di inquinanti nelle acque dei fiumi del reticolo Marroggia-Teverone-Timia.
Sono assolutamente evidenti le manchevolezze della politica locale che ha, in maniera spesso corresponsabile, lasciato in costante difficoltà e pericolo il sistema, chiudendo gli occhi di fronte ad un progressivo utilizzo dei fiumi come sistema incontrollato di scarico di scorie di vario genere, fuori dai regolamenti sugli smaltimenti, determinando anche una cultura dell’illegalità estremamente pericolosa e facilmente attaccabile dalle speculazioni. Non c’è da difendere nessuno in questi casi, nessuno uomo e nessun partito, poiché non c’è nessun fondamento politico, nessuna ragione economica e nessun diritto di impresa che possano giustificare uno scempio simile: un omicidio ambientale che determinerà la nostra salute, la nostra vita e la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Non vogliamo la morte economica della Valle Umbra Sud, come qualcuno ha detto in maniera sconsiderata ma preservare il bene comune, la vita e la salute di tutti.
Non nascondiamo timori e perplessità per un problema di enormi proporzioni, che vede interessati sette comuni, due dei quali tra le più grandi città dell’Umbria: Foligno e Spoleto.
Solo un grande intervento politico e di ampia riorganizzazione gestionale del territorio, con le conseguenti adeguate risorse finanziarie, può determinare un inversione di rotta e quindi risolvere alla radice il problema dello stato qualitativo dei fiumi.
Oltre alla disamina delle ragioni alla base dello stato critico dei fiumi i rappresentanti del Comitato hanno messo in luce alcuni punti essenziali che riguardano le azioni determinanti per arginare il problema. “Evitare indiscutibilmente il declassamento del Marroggia-Teverone-Timia e porre il risanamento dell’asta fluviale Marroggia-Teverone-Timia come prioritaria negli interventi del Contratto di Fiume, dove per interessamento dell’Assessore Rometti il nostro Comitato è parte integrante del Tavolo di confronto. Sono necessari interventi strutturali sulla depurazione e sui sistemi di smaltimento civili e industriali e quindi investimenti di grande portata per l’adeguamento agli standard europei; è determinante, conseguentemente, un progetto di monitoraggio e di controllo della qualità delle acque che vada a controllare le vere fonti inquinanti ponendo centraline di controllo a monte, strategiche e indicative, con l’assoluta disponibilità di tutte le istituzione e di tutte le parti sociali. Insieme a questo, grazie all’audizione in provincia e l’azione determinata dell’assessore Bertini, è stato messo in sinergia un sistema integrato di vigilanza e di repressione con la partecipazione fattiva della Polizia Provinciale. In questa fase progettuale è necessario mettere in collegamento, azione mai eseguita prima e alle radici dell’inquinamento del Marroggia-Teverone-Timia, i Piani Regolatori Generali e gli sviluppi urbani dei Comuni della valle e controllare e gestire il residuo urbanistico di qualsiasi natura in relazione al potenziale inquinante. Prevedere un censimento particolareggiato degli scarichi civili e industriali e realizzare una mappatura completa dei siti e delle aziende industriali, artigianali, commerciali, agricole e manifatturiere della Valle”.
Il presidente Chiacchieroni e il vice presidente Mantovani hanno ammesso la poca conoscenza del problema mettendosi a disposizione per realizzare a breve un confronto con tutte le parti coinvolte: Comitato, Amministrazioni Comunali, Arpa, Vus, Regione.
Non abbasseremo la guardia. Per questo desideriamo che molti bevanati ci siano vicini ancora di più in questo momento decisivo, auspicandoci un impegno in prima persona, per il nostro bellissimo e stimato territorio e la vita delle nostre famiglie e dei nostri figli.

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Roberta PINOTTI visita il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito di Foligno

15 ottobre 2013

DSC_5642Il  Sottosegretario di Stato alla Difesa Senatrice Roberta PINOTTI, accompagnata dall’Onorevole Marina SERENI (Vice Presidente della Camera dei Deputati), ha visitato il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito (CSRNE) che ha la propria sede nella Caserma “GONZAGA DEL VODICE FERRANTE” in Foligno.

Presenti il Generale di Corpo d’Armata Giovan Battista BORRINI (Sottocapo di (more…)

L’incredibile storia del Maresciallo Marco Diana

1 agosto 2013

“Non riesco a capire perché debbano accadere queste cose”.

Marco Diana

Marco Diana

Marco Diana quando pronuncia queste parole è fuori di sé. L’aver indossato la divisa con onore e fedeltà è costato tantissimo al maresciallo dei Granatieri di Sardegna, che dopo aver servito il suo Paese in molte contrade del mondo è da tempo malato di cancro, una malattia che, secondo i medici, è stata causata dal contatto con uranio impoverito. La reazione del soldato è comprensibile, non riesce a comprendere perché l’Asl di Iglesias ha perduto per la terza volta i documenti che attestano il suo stato di salute. Documenti importanti, redatti dall’Istituto Europeo dei tumori diretto da Umberto Veronesi, senza i quali l’Azienda non può somministragli le terapie salvavita di cui ha bisogno. Senza quelle cure, ha calcolato Diana, non (more…)

PERUGIA SVENDE L’ANIMA AL DEGRADO

19 giugno 2012

Guido Lanzo

Perugia, è noto a tutti, è diventata città del degrado e piena di paure. Un tempo si respirava aria di cultura, di storia, di arte. Ora da patrimonio artistico si è trasformata nel tempio della barbarie. Nel centro storico, ovunque è degrado. L’amministrazione comunale, quasi arresa innanzi a simil decadimento, singhiozza, emette innocui vagiti, ma non smette mai di posizionarsi per prima alle fiaccolate. Magari bastasse sfilare per porre fine allo scempio. Chi può, deve intervenire e non solo passeggiare. Al tramonto ogni giorno si scatena la movida ed all’improvviso lo spettacolo diviene allucinante. I giardini del Campaccio, sotto le mura etrusche di via della Cupa, di recente riconsegnati alla città dopo aver speso 529mila euro, sono in balia di un coacervo di delinquenti che, profittando dell’oscurità si (more…)

Tagli anche per la difesa: si riaccende il dibattito

5 gennaio 2012

di Matteo Bressan

Sin dal suo discorso in Parlamento il neo Ministro per la Difesa, l’Ammiraglio Di Paola, aveva annunciato che anche le Forze Armate avrebbero fatto la loro parte nel generale clima di austerità indicato dal Governo Monti. Lo scorso 29 dicembre il Ministro Di Paola, in un’intervista pubblicata sul Messaggero, aveva spiegato come l’elevato numero di militari over 50 costituisse una delle voci più pesanti nel bilancio della difesa, auspicando “con adeguati strumenti normativi ed il consenso del Parlamento” la possibilità di trasferire le loro capacità e i loro valori in altre Amministrazioni, rendendo così più snelle le Forze Armate”. Tale scelta sarebbe giustificata dal fatto che l’esodo naturale di questa fascia di personale avverrebbe tra 10–12 anni e renderebbe più lento e complesso il raggiungimento di un nuovo e più adeguato modello di difesa. Il primo problema cruciale da affrontare infatti è proprio il modello di difesa italiano che prevede 190.000 effettivi e che oggi ne conta circa 180.000. Tali numeri, a detta anche degli stessi esperti del mondo militare, sono difficilmente sostenibili e pesano in termini di stipendi circa il 62% dell’intero bilancio della Difesa. Viene però da domandarsi se il modello di Forze Armate a 190.000 o a 140.000 sia adeguato oppure no per garantire la interoperabilità del nostro strumento militare con quello degli altri paesi europei e Nato, ricordando che quando si optò per il modello 190.000 già si era al limite. Il paradosso che però circonda il dibattito sul modello di difesa ideale per l’Italia non può essere affrontato con la semplice logica della razionalizzazione della spesa perché si andrebbe ad invertire un principio razionale non scritto alla base del funzionamento delle nostre Forze Armate traducibile nella domanda: a cosa servono le nostre Forze Armate? Si badi bene questa non deve e non vuole essere una provocazione ma la risposta a questa domanda è fondamentale perché è questa e non altre esigenze che possono determinare il modello di difesa italiana. Partendo quindi da una brevissima analisi delle principali missioni alle quali hanno partecipato le nostre Forze Armate negli ultimi 15 – 20 anni (Balcani, Afghanistan, Iraq, Libano solo per citare le più impegnative e anche le più dolorose in termini di vite umane) si può dire, con la relativa approssimazione, che in tutti i casi il nostro strumento militare è stato proiettato fuori area a sostegno di operazioni di peacekeeping e peace enforcing in cui l’elemento costante è stato quello di spostare uomini e mezzi potendo disporre di una massa di manovra in grado di garantire il ricambio di questi nelle missioni. Tale sforzo è giunto anche ad avere impiegati sui teatri circa 13.000 uomini, essendo così ad essere l’Italia, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, il terzo paese impegnato in missioni internazionali. Da questi numeri e dallo scenario di guerra asimmetrica determinatosi con l’11 Settembre, al quale si aggiunge un livello di instabilità nel Mediterraneo e Medio Oriente mai visto negli ultimi venti anni, deve partire la riflessione politico strategica per definire il nostro modello di difesa e quindi, conseguentemente, i relativi costi. Questo non significa dare ragione a chi in queste ore sta protestando in maniera anche pretestuosa contro l’acquisto dei 131 caccia F – 35 (ogni F – 35 costa all’incirca 200 milioni di euro) o le 10 fregate della classe FREMM (costo complessivo del programma 6 miliardi). La partecipazione italiana ai programmi ad alto valore tecnologico non può essere tagliata mettendo a rischio i benefici e il know-how diffuso anche per le realtà industriali nazionali che operano nell’industria della difesa. Si dovranno invece rivedere i numeri di questi programmi posto che questo Governo o il prossimo stabiliscano quante e a quali tipi di missioni internazionali l’Italia vuole partecipare. Se infine il taglio nel settore della difesa andrà a riguardare, in misura preponderante, la voce “personale” ci si troverà nella paradossale situazione di bloccare il reclutamento dei Volontari in Servizio Permanente, andando così a vanificare le aspirazioni e la professionalità dei Volontari in Ferma Prefissata a 4 anni (VFP4), che nelle intenzioni originari avrebbero trovato il loro naturale sbocco di carriera come Volontari in Servizio Permanente.

Fuori tempo massimo la manifestazione di Perugia in difesa delle province

13 ottobre 2011

LETTERA A GOODMORNINGUMBRIA

Con la crisi politica in atto è impensabile che la maggioranza di centro destra sia in grado di approvare una legge costituzionale per abolire le province. Rimane il rammarico per un progetto che poteva semplificare la burocrazia politica locale, eliminare sprechi e soprattutto clientele. Oggi, una classe politica che resiste al cambiamento si ostina a difendere l’indifendibile senza dire una parola invece sull’aumento della tassazione provinciale che invece affonda nelle tasche già vuote dei cittadini, verrà disconosciuta dagli elettori. Più che nelle giaculatorie in difesa delle province, bisognerà sperare nel miracolo della resipiscenza di quelle forze politiche, dal PdL al Pd che inserirono nel loro programma l’abolizione delle province facendo oggi marcia indietro.

Maurizio Ronconi

TEA PARTY – PROPOSTA DI AZIONE COMUNE A DIFESA DEL CITTADINO E DELLE FAMIGLIE

22 aprile 2011

Molti i “furti legalizzati” negli ultimi anni a Perugia: Tosap, Semafori Tred, Diritti di segreteria domande al sindaco, T.i.a. e iva su t.i.a..  Irpef dall’1 al 7 x mille,  nuove organizzazioni del traffico finalizzate alle multe,  Ici e Ici sui terreni edificabili,  Parcheggi a pagamento,  Tassa provinciale sulle pratiche antisismiche.

Il progressivo avvitamento dei due mostri (Tasse e Spesa Pubblica) ha raggiunto livelli tali che il semplice aumento delle molte tassazioni non basta più, bensì diventa indispensabile procedere direttamente al furto e all’estorsione legalizzati.

La “democrazia” all’italiana non demorde dal procedere ottusamente nella compera del consenso elettorale, del voto: da qui la crescita costante della burocrazia, di sempre più estesi uffici pubblici, enti, agenzie, autority, sedi; la crescita della classe politica e dei suoi privilegi, l’estensione dei partiti sulle aziende di servizi pubblici (trasporti, sanità, energia, nettezza urbana, acqua). E’ cresciuto a dismisura il potere dei Partiti/Burocrati anche sulla stessa economia privata di imprese e professionisti, essendo diventati gli enti pubblici il più grande committente di lavoro (appalti, forniture, incarichi, nomine), nettamente superiore alla committenza privata. In ciò l’Italia sta semplicemente ricalcando le strade inevitabili dei paesi ove lo statalismo straripante provoca la decadenza, il declino e l’impoverimento delle nazioni, il cui lavoro e la cui energia vitale vengono rapiti dalla sempre più estesa classe dei parassiti.

In Italia c’è il più alto numero di politici; i parlamentari più pagati; la burocrazia più numerosa e invadente; la Sardegna è passata in pochi anni da tre a otto province; il Quirinale costa il doppio di Bukingahm Palace… e Perugia non è certo ultima in questa maglia nera parassitaria nel panorama nazionale, la Provincia è passata negli ultimi anni da 680 dipendenti a 1.380!

Gli abusi i furti e le estorsioni degli enti locali nei confronti della popolazione hanno provocato negli anni la protesta e l’organizzazione spontanea di molti cittadini associati in comitati di protesta e associazioni di consumatori. E’ nostro desiderio riunire le forze e colpire uniti per la difesa delle basilari condizioni di vita e libertà. Proponiamo di  chiamare a raccolta i comitati e le associazioni formatesi negli ultimi anni a difesa del cittadino; coinvolgere le associazioni storiche di consumatori e i sindacati; elencare e analizzare i casi di furto ed estorsioni legalizzati, generali e localizzati; formare collegi legali; agire giudiziariamente anche con azioni collettive (class action); agire politicamente sui politici e sui mass media (non vuole dire niente di preciso, volutamente, perché proprio questa ambiguità deve suonare come una minaccia) individuare i politici responsabili delle singole vicende estorsive; individuare i dirigenti responsabili delle vicende estorsive; chiamare a rispondere costoro delle loro azioni, nelle sedi istituzionali e presso le loro sedi (come sopra, potrebbe voler dire: “sotto le loro abitazioni”); iniziare con un nucleo di alcune persone e comitati ben determinati ad individuare obbiettivi ed azioni concrete; per esempio: riduzione dei consiglieri regionali umbri da 40 a 30; abolizione del premio di “produzione” (sic) ai dirigenti degli enti locali; assistenza ai cittadini nei confronti delle società del gas, dell’acqua, dei rifiuti, dell’eletricità; etc. comunque sempre obbiettivi politicamente trasversali, cioè che possono piacere sia alla gente di destra che di sinistra. E in caso di sordità della politica, organizzare autoriduzioni, disobbedienza, renitenza fiscale, etc. Creare collegi legali e eventualmente “squadre di azione liberale”. Collegarsi ad analoghi movimenti presenti nel panorama nazionale che già esistono e che nel breve tempo prenderanno piede specie nel nord. Divulgare sul piano nazionale le nostre azioni.

Comitato difesa dei Cittadini, ancora perplessità sull’aumento del biglietto del trasporto pubblico

18 ottobre 2010

di Mary Mancinelli

Mary Mancinelli

Riporto la richiesta fatta dal Comitato per la Difesa dei Diritti dei Cittadini il quale prende posizione contro l’aumento del biglietto (TPL) a Perugia passato ad euro1,50 . Il comitato chiede come mai visto che l’aumento viene attribuito ai famosi tagli del Governo, il biglietto a Terni costa a tuttoggi 1,00 euro come pure a Spoleto e Foligno dove oltretutto il servizio è svolto da SSIT, società notoriamente in grosse difficoltà economiche. Sostiene inoltre, che l’ APM nel bilancio 2009 dichiara “attribuzione ai soci Comune e Provincia di Perugia di euro 2.000.000 di riserve ” La verità, continua a sostenere il Comitato, è probabilmente che non si sà come mantenere aperto il Minimetrò di Perugia per quanto riguarda l’anno 2.011, in considerazione dei seguenti motivi: il Comune di Perugia passa al Minimetrò circa 1 milione di euro al mese, cifra comprendente il contratto di servizio e le rate di mutui e swap 2.107.136 euro. La Regione versa a sua volta c.ca 500.000 euro mensili, comprensive di 5 milioni di sovvenzioni ed euro 905.025 come compensazione del biglietto unico. Probabilmente a causa dei tagli del Governo, dal prossimo anno sarà impossibile passare al Minimetrò la cifra di 1,5 milioni al mese, e per questo si è iniziato da subito alzare il prezzo del biglietto ed a gennaio a tagliare i servizi, senza considerare che, da quanto appreso sulla stampa, anche i privati ACAP e SULGA faranno altrettanto lasciando a piedi quelli delle frazioni limitrofe già da tempo penalizzati. Il comitato a tal proposito pone la domanda e vuol capire se è buon operato e come mai contano di più per l’amministrazione i 10 mila viaggiatori giornalieri del Minimetrò piuttosto che i 140 mila abitanti dell’intero comprensorio di Perugia. (Eros Panemi CDDC). Aggiungo che già dalla stracitata Legge 144/99 le spese ed i progetti (viabilità, mobilità sostenibile) veniva normata da costi/benefici, naturalmente di pubblico interesse e non di ristrette “cerchie” o/e questioni di visioni “Cesaree”, cui da anni si risponde ad ogni problematica cittadina con il mantra…”i soldi non ci sono perchè sono state fatte “grandi opere”. Or dunque, difficile constatare che tale affermazione in un paese civile non avrebbe avuto modo di esser pronunciata una seconda volta, crisi o non crisi, fù invece messa “in circolo” come fatto ineluttabile e di nessuna responsabilità attribuibile usata per rispondere a richieste che andavano per la messa in sicurezza di una scuola piuttosto che di illuminazione stradale, buche, autobus ecc e già in tempi non sospetti alla crisi. Ora riproposta in salsa Governo/crisi, ma proprio adesso emerge sempre più prepotente la questione di come mai non si diede priorità al rifacimento della FCU come metropolitana di superficie chiesta da sempre a gran voce la quale oltre che costare meno avrebbe prodotto  vantaggi certi e benefici  notevolmente  superiori al Minimetrò.