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Il progresso scientifico e la religione oggi

13 novembre 2009

anita d'alessandro


di Anita D’Alessandro

Si  nota oggi un allontanamento dell’uomo dalla religione?

E’ il progresso scientifico causa di tale distacco?

Sono questi gli interrogativi che ognuno di noi dovrebbe porsi e che raramente ci si pone perché la vita di oggi, così veloce nel suo scorrere, lascia poco tempo per poter riflettere su quelli che dovrebbero essere e sono i grandi problemi dell’umanità.

Nel mondo di oggi la diffusione dello scetticismo è, senza dubbio alcuno, notevole e si è  spesso increduli sulle cose dell’aldilà perché pensiamo che ciò non costituisca un segno di cultura, di emancipazione, di progresso; oppure riteniamo, da un altro punto di vista,  che il seguire determinati culti, determinate pratiche religiose, ottemperare a talune rogole morali sia sufficiente per la quotidiana esistenza dell’essere umano. In entrambi i casi si giunge ad una forma di abulia, di apatia, di disinteresse ai gravi problemi  accennati: nel primo caso si ritengono  utili gli interrogativi sulla religione; nel secondo ci si ritiene  contenti di un cieco affidarsi a quelle pratiche ed all’osservanza di quei principi morali. Ora è vero che la surmodernità, non è connessa soltanto con la incredulità e scetticismo nelle masse, ma si ritiene possa  “favorire il sorgere di nuovi e più rilassanti costumi di vita”. In tal modo i mutamenti di costume, la perdita di molti pilastri della morale comune, e fattori come lo sviluppo della tecnica, come l’urbanesimo e il suo conseguente fenomeno odierno della città frammentata, la diffusione di nuove professioni, hanno sempre più inaridito il senso della religione: il risultato è la perdita di serenità, la vita sempre più convulsa, il bisogno di evasione, la incomunicabilità, la chiusura dalla società e dalla vita.

Pertanto le chiese e tutti  i  luoghi sacri sono affollati da gente che crede la fede faccia da antidoto ai propri sensi di colpa. “La fede non è questo”.

Non manca qualche studioso che ha sostenuto una religione cosmica, al posto delle religioni organizzate che le considera, cristallizzate e che lo scetticismo è dovuto a credere Dio non come forza naturale non come espressione della legge di causalità, bensì come essere antropomorficamente concepito. Senonchè anche questa spiegazione non appare convincente: muta il nome, mutano i caratteri della divinità ma il problema rimane sempre: chi fa ed ha fatto tutto l’universo, così precisamente calcolandone i limiti, le dimensioni e così via?

La  verità è un’altra che la scienza non dà sostegno psichico all’uomo e dice bene Alexis Carrel (Nobel per la medicina 1912) che la natura ha creato tutto ciò che all’uomo ed alla società serve; sicchè ad ogni bisogno ci può fornire quanto necessita per soddisfarlo. Ora, come dice il biologo, vi sono dei momenti in cui l’uomo avverte il bisogno di congiungere le mani e rivolgersi a qualcuno che soddisfa la necessità di uscire fuori da una disperazione o dalla carenza di serenità. Ed è una prova tangibile che dopo la preghiera esce rasserenato. Cominciamo dunque col credere, non cerchiamo di andare al di là delle nostre possibilità, di penetrare tutti i misteri, perché solo lasciando qualche cosa nel mistero l’uomo riesce a conservare la salute dello spirito; a comprendere quello che altrimenti non ha compreso e mai comprenderà. Vi è un “perché” che neppure la scienza più progredita può riuscire a spiegare: è quello che sta alla base di ogni discorso sul problema della vita e della morte: è quello che può essere avvicinato soltanto dalla scienza sorretta dalla fede.