Posts Tagged ‘felice’

ESCURSIONE E DEGUSTAZIONE PER SENTIRE L’ANTICO IMMEDIATAMENTE COME IL PROFUMO DI UNA ROSA

16 ottobre 2014

zafferano1L’Associazione Culturale Matavitatau nel prossimo appuntamento in programma organizza una passeggiata sensoriale attraverso boschi sacri, antiche abbazie e aromi riscoperti che hanno fatto delle terre di san Benedetto dei luoghi unici.

Ai piedi del monte Coscerno, l’abbazia dei Santi Felice e Mauro con la bella facciata romanica che si staglia contro il verde smagliante dei boschi, fu costruita circa nel 1190, integrale rifacimento di un edificio religioso preesistente sorto a opera dei benedettini dopo la bonifica dalle circostanti paludi, cui si riferisce la leggenda di S. Felice magnificamente (more…)

Presentazione del libro di Loredana Frescura “Vado a essere felice”

18 giugno 2014
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Oggi pomeriggio alle ore 18:00 alla libreria Musica e Libri, verrà presentato “Vado a essere felice”, edito da Raffaello Ragazzi, della scrittrice perugina Loredana Frescura. Romanzo questo di formazione pubblicato col patrocinio dell’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo). Relazionerà insieme all’autrice, Marta Mussini responsabile dell’ADMO per la Regione Umbria. La presentazione è organizzata dalla Pro Loco di Bastia Umbra. Il romanzo ci fa entrare subito nell’animo della protagonista Andrea, una quindicenne con i suoi problemi esistenziali legati alla sua età, difficile da gestire, sia dai genitori che dagli stessi ragazzi che attraversano un periodo combattuto, tra pensieri, dubbi e perplessità. Infatti Andrea non si ama molto, non si accetta e non riesce a stare bene tra gli amici e (more…)

Anche San Francesco s’imbarcò clandestinamente

9 luglio 2013
Lampedusa

Lampedusa

Lampedusa, luogo ormai famoso, di cui molti, fino a pochi anni fa, conoscevano tutt’al più il nome. A renderla famosa non sono stati attori e attrici, veline o superpalestrati in vacanza, ma poveri cristi sballottati dalle onde, che si ritengono fortunati quando riescono ad approdare sull’isola più morti che vivi, perché allora vuol dire che il mare non li ha inghiottiti prima. Perché Papa Francesco vi si è recato oggi? Semplice, perché lì Cristo è (more…)

E’ proprio vero: “il potere logora chi non ce l’ha” e/o chi sta per perderlo.

9 gennaio 2013

 riceviamo e pubblichiamo

Ormai il Cavaliere si vede perso. Vede che nonostante i frazionamenti e i dividendi, le scomposizioni e le ricomposizioni, gli smantellamenti e gli affastellamenti non si va oltre il 20% e (more…)

Politica: Gabriele Felice lascia l’Adc di Pionati

27 dicembre 2012

Carissimo Francesco Pionati

ho letto l’articolo di domenica scorsa 23 dicembre su “Il Giornale” nel quale era riportata la tua decisione di sostenere l’attuale centro destra. Dopo aver parlato per mesi della necessità di una (more…)

Quel patto per il bene del Paese

17 dicembre 2012

Riceviamo e pubblichiamo

Gabriele FeliceNon si comprende perché ad un mese dallo scioglimento fisiologico delle camere, quando i danni sono stati comunque arrecati, quando ciò che doveva essere votato è stato votato, si decida di far saltare il governo con le conseguenze finanziarie che vediamo e si comprende ancor meno come (more…)

Benedetta sia la crisi

13 dicembre 2012

Riceviamo e pubblichiamo

Gabriele FeliceCi voleva la crisi perché i nodi venissero al pettine, perché la gente si svegliasse da un lungo letargo e prendesse finalmente coscienza del tunnel nel quale ci siamo infilati. La storia, come al solito, percuote all’improvviso e se i primi segni del risveglio li intravediamo nel fenomeno di Grillo, di Renzi e dell’astensionismo, possiamo essere più che certi che l’anno 2013, ormai prossimo, segnerà il completo risveglio del popolo italiano nel suo complesso. Da qui (more…)

LIBRI: “CERCHIAMOCI ANCORA” L’ULTIMA OPERA LETTERARIA DI FELICE DE MARTINO

28 settembre 2012

di Costanza Bondi

CERCHIAMOCI ANCORA è l’ultima opera letteraria del prolifico Felice De Martino. Un romanzo storico e d’amore – edito da Tullio Pironti – con toccate di immancabile risvolto politico e stoccate ovviamente sociali, che ci offre uno spaccato della nostra cara patria nelle sue vicende di fine guerra enei conseguenti eventi. Una favola moderna, mi verrebbe quindi da dire, dall’originale incipit spagnolo “Cuàntas cosas perdì por miedo a perder” che l’Autore non ci sottopone come domanda, né tanto meno come esclamazione o come esortazione alcuna. No. È con il punto fermo che infatti termina il breve incipit. Fermo come il proposito di ritrovarle quelle cose perse: quelle e soltanto quelle. Fermo come l’assioma secondo cui “amore vuol dir gelosia”. Fermo quanto è vero che Aurora, la protagonista femminile, verso fine libro si ritrova ad essere Costanza. Constance, per la precisione, alla francese, elemento questo che la porta a chiedersi, con ironia, che cosa potesse essere “stu nome stravuze”. Nome strano, appunto, tanto da farla sentire come una zattera in balia di onde ignote, disorientata quindi in tutta la vicenda che, di lì in poi, l’accompagnerà fino alla fine della storia.

Cerchiamoci ancora, allora, sì… perché, quando il sentimento è vero, immancabilmente ci si ritrova. Che sia amore filiale o passione dei corpi, il ritrovarsi ci dà il cambio di prospettiva tanto anelato quanto, al momento in cui accade, inatteso. Cerchiamoci ancora… per trovarci di nuovo e ritrovarci per sempre!

La Decrescita non è una rinuncia o una diminuzione del benessere, ma può e deve essere una scelta consapevole

26 ottobre 2011

Maurizio Pallante

di Ivana Mucciola

Martedi 25 ottobre Maurizio Pallante, il fondatore della Decrescita Felice è stato ricevuto dalla Presidente della Regione Umbra, Catiuscia Marini. C’ero anch’io, invitata personalmente da Maurizio; il mio pensiero è molto vicino al Suo, avevamo già avuto contatti telefonici in precedenza. All’inizio, c’era un certo timore perché i più parlano del bisogno di crescita del nostro paese, mentre pian piano si sta affermando il fenomeno della Decrescita Felice; e proprio l’aggettivo felice, a molti, sembrava incompatibile con la parola decrescita. Ma quando Maurizio ha cominciato a parlare, un discorso dettato dall’intelligenza e capacità di ragionare con personalità, in modo nuovo e adeguato alle necessità del nostro tempo, tutti sono stati presi da questa nuova teoria.La Decrescitanon è una rinuncia, una diminuzione del benessere, un ritorno al passato; è una scelta consapevole, un miglioramento della qualità della vita; elogia l’ozio, la lentezza e la durata, indica un nuovo sistema di valori ed una prospettiva economica e produttiva finalizzata allo sviluppo di tecnologie che frenino la catastrofe ambientale che ci circonda. Il maggior responsabile è il PIL preso tanto in considerazione per esprimere il benessere umano e, invece, spesso esprime il malessere. Già Bob Kennedy, morto nel 1968, aveva capito che esso non poteva esprimere la felicità raggiunta. Oggi, dovrebbe essere noto a tutti, non solo ai grandi uomini. Dobbiamo produrre ciò di cui abbiamo effettivo bisogno, non per abitudine e dobbiamo rispettare i rifiuti, smaltendoli come dovuto; dobbiamo allevare i nostri figli e curare i nostri anziani, basta con le baby sitters e badanti, abbiamo bisogno molto più dell’affetto dei nostri cari che di tanti prodotti; piuttosto per poterlo fare diminuiamo le ore di lavoro e chiediamo uno stipendio per chi si occupa prevalentemente delle esigenze della famiglia. Non facciamo fare lunghi viaggi ai prodotti, cerchiamo di produrli da noi o acquistarli vicino. Rispettiamo il terreno, che può darci molto, basta con i capannoni non usati, le troppe costruzioni dove si vive in due e anche da soli, impariamo a socializzare come un tempo; meno rotonde e strade immense, tutto questo cemento e asfalto non ha ragione di essere. Occorre un grandissimo cambiamento, si creeranno nuovi mestieri e tante leggi, anche costituzionali dovranno essere rivedute perché hanno quasi tutte fatto il loro tempo anche se sembrano favorirci. E’ solo un’illusione. L’occidente ha poco da scegliere, se continua a rispettare le usanze e leggi attuali, finirà nel baratro, perciò reagiamo al più presto.

UMBRIA, LE GRANDI TRADIZIONI E I VALORI RELIGIOSI DELL’OLIO E DELL’ULIVO

13 ottobre 2011

Moraiolo

In Italia troviamo le più antiche coltivazioni dell’ ulivo in Umbria, poiché i primi ad occuparsi di questa pianta fruttifera furono gli Etruschi, una delle più importanti città dell’ Etruria, l’antica Volsinio, oggi Orvieto, ricavò la sua ricchezza e prosperità proprio dalla produzione dell’olio, e dal suo commercio. Già nel primo secolo a.C. l’olio umbro veniva considerato tra i più pregiati, numerosi reperti si possono ritrovare nei musei delle città umbre, come ad esempio un frammento di dolio marcato da un bollo rettangolare, custodito nella sala del Consiglio comunale di Città di Castello, e che è posto a conferma  della sua remota origine. A Narni è stato ritrovato, invece un vaso con una scritta incorniciata da rami d’ulivo, in località Borgo presso Trevi è emerso un intero frantoio,costruito in pietra arenaria, e ad Orvieto si trova nei pressi della chiesa di San Francesco,un frantoio chiamato “mulino di Santa Chiara” risalente al tempo degli etruschi.

In quell’ epoca esistevano dieci diverse varietà di olivi e cinque categorie d’olio: oleum ex albis ulivis, il più pregiato, “viride” ottenuto dalla spremitura di olive che iniziano a maturare, “maturum” ottenuto da olive mature, “caducum” ottenuto da olive raccolte da terra, cibarium” ottenuto da olive bacate e destinato agli schiavi. L’ulivo quindi, può rappresentare la capacità dell’Umbria di custodire grandi tradizioni secolari, di cui una pianta così longeva e spirituale può essere testimone, rappresentandone inoltre la parte spirituale e i grandi valori religiosi che la caratterizzano nella storia. Le varietà di questa pianta in Umbria non sono molte ma sono importanti fra queste troviamo: Il Moraiolo, olivo non di grosse dimensioni i cui rami si innalzano in modo diretto, il frutto è di medie dimensioni, molto polposo e di ottima qualità, è  generalmente il prediletto degli olivicoltori umbri per la sua resistenza al gelo e particolarmente nelle coltivazioni in altura. Il Leccino è poco poderoso ed ha un ampia chioma, anch’esso di ottima qualità. Il Frantoio, si trova tra gli olivi di media grandezza, i suoi rami sono molto tortuosi ed inclinati con i rami minori penduli. Il San Felice, specifico dei monti Martani, è caratteristico per la sua qualità e per l’alto contenuto di sostanze antiossidanti. Il Pendolino, deve il nome al suo portamento pendulo, le sue olive sono piuttosto grosse e con una tipica forma di falce. L’Agogia con i suoi rami che salgono verso l’alto produce frutti piuttosto grossi con un discreto contenuto d’olio di qualità, vive bene anche nelle zone montane. Si può confermare quindi, non solo il significato economico culturale e religioso che venne attribuito a questa pianta nel mondo antico, ma anche il riconoscimento in quello moderno di prosperità , vigore e bellezza non dimenticando che nei Salmi, l’uomo giusto è “come olivo verdeggiante nella casa di Dio”, e tra le benedizioni gli vengono augurati “figli come virgulti d’ulivo”.

Compleanno, 103 anni e non sentirseli, auguri Nonna Maria

12 gennaio 2011

Oggi è il 103esimo compleanno di Montioni Maria nata nel lontano 12 gennaio 1908 nel comune

Maria Montioni

di Castel Ritaldi dove ha trascorso la sua infanzia e la sua prima giovinezza  fin quando nel marzo del 1932 per amore ha lasciato tutto e si è trasferita col suo sposo Gubbini Primo nel comune di Giano dell’Umbria. Lì ha trovato duro lavoro e sacrificio ma anche la felicità di una vita di moglie e madre di 2 figlie e un figlio e il calore di una casa dove è tutt’ora circondata dal profondo amore che hanno per lei il figlio Gubbini Filippo, la nuora Giuliana e i nipoti Laura e Giuseppe che ogni giorno si prendono amorevolmente cura di lei e che vivono questa giornata con il cuore pieno di gioia immensa per il traguardo raggiunto e soprattutto per la fortuna di
averla ancora tra loro per sentirsi rimproverare o consigliare!!!Anche se il tempo ha segnato ormai

Giuseppe e Laura Gubbini, Maria Montioni, Filippo Gubbini e Giuliana Puglia

profondamente il suo fisico costringendola a letto dopo una rottura del femore 2 anni e mezzo fa, lo spirito non si lascia intimorire ed è più combattivo che mai!!!A chi prova a ricordarle i suoi anni magari con un naturale tono di rassegnazione alla vita, si sente rispondere con grinta che di giorni e anni ce ne sono degli altri avanti!!!Auguri nonna Marietta!!!

Foligno, i direttori di albergo umbri eleggono il nuovo consiglio ADA

18 dicembre 2010

Cinzia Rosati

Lunedi 13 dicembre all’Hotel Italia di Foligno si sono riuniti i direttori di albergo umbri per

Angelo Felice

eleggere il nuovo consiglio direttivo regionale all’interno dell’ADA associazione nazionale direttori d’albergo , sono risultati eletti : Presidente Angelo Felice dell’hotel Fontecesia di Todi, Vicepresidente Cinzia Rosati dell’hotel Beniamino Ubaldi di Gubbio, Segretario Umberto Generosi della Residenza Palazzo Grande di Corciano, tesoriere Claudia Bellachioma dell’hotel Relais dell’Olmo , revisore dei conti Stefano Chiesa direttore dell’hotel Brufani di Perugia.

Sant’Anatolia di Narco, la chiesa di San Felice: i Santi contro il Drago.

10 dicembre 2010


Timpano, raffigurazione dell'Agnus Dei

di Francesca Romana Plebani e Benedetta Martini

Francesca Romana Plebani

Castel San Felice (frazione di Sant’Anatolia di Narco), castello medievale cinto da mura nelle quali si aprono tre porte di accesso, custodisce alle sue pendici il complesso abbaziale di San Felice di Narco. L’abbazia, che trae il nome dagli eremiti che per primi abitarono questo luogo, si incontra in mezzo alla piccola valle, lambita dal  fiume Nera che nel corso del tempo ne ha disegnato i contorni.

Benedetta Martini

Il complesso santuariale per tradizione si fa risalire all’Alto Medioevo, anche se l’edificio, in quel periodo, era di natura diversa da quella attuale. In principio l’area era un cenobio[1] fatto erigere da San Mauro di Siria, padre di San Felice[2]. Dell’edificio precedente alla chiesa non rimango tracce, se non nella tradizione.

La chiesa venne edificata nell’aspetto ancora oggi conservato nel 1194. In un manoscritto miniato del XII secolo proveniente da questa chiesa si trova infatti questa preziosa indicazione, che la specifica come eretta in questa data, a rifacimento di un preesistente edificio realizzato dai benedettini dopo la bonifica delle paludi circostanti. Della sua fondazione si trovano notizie in due Codici, i cosidetti “Leggendari del Capitolo del Duomo di Spoleto”, oggi conservati

Chiesa di San Felice

nell’archivio Capitolare di Spoleto. Menzione della chiesa si ritrova inoltre attestata nelle “Rationes Decimarum” del 1333 e 1334 e nel “Codex Pelosius”, redatto dalla diocesi di Spoleto nel 1393[3].

[1] Il cenobio è una comunità di monaci riuniti in un monastero sotto la medesima regola.

[1] Nella scena dell’uccisone del Drago, effigiata nel fregio decorativo al di sotto del rosone, compaiono entrambi i santi.

[1] Ulteriori documenti del 1254 e del 1257 la collocano sotto la giurisdizione della Pieve di Santa Maria di Narco (oggi distrutta)

Castel San Felice

Il santuario prende il nome dalla leggendaria figura di San Felice, personaggio i cui contorni si sfumano in quelli di eroe locale, e a cui la tradizione attribuisce la miracolosa uccisione del Drago che infestava la zona. Il Drago, figura dal complesso significato sia pagano che cristiano, oltre ad essere il simbolo della malaria che infestava i bacini[4], presso gli antichi cristiani era l’emblema del paganesimo. Nel caso specifico, la vittoria su questo mitico animale va ricondotta all’idolatria vinta dall’apostolato dei santi e, più verosimilmente, ad un’opera di bonifica della zona, un tempo paludosa[5]: non casualmente, la chiesa è situata proprio lungo il corso del Nera.

Uccisione del drago per mano di San Felice

La chiesa, in architettura romanica, è di notevole pregio. La facciata a doppio spiovente, oggi mutila del loggiato, presenta un magnifico rosone riquadrato e, posti al di sotto di questo, due bassorilievi istoriati: il primo, raffigurante la leggendaria uccisione del Drago, l’altro, la resurrezione di un bambino. Nel timpano è invece rappresentato l’Agnus Dei. Nella parte inferiore si apre il portale con arco a tutto sesto, lunettato.

L’interno della chiesa, ad un’unica navata, presenta un presbiterio rialzato e delimitato da plutei cosmateschi[6]. L’abside esternamente è diviso in cinque paraste[7], collegate tra loro da tre archetti che presentano due monofore negli intradossi[8].

Adorazione dei Magi

Della decorazione originale della chiesa rimangono solo alcuni lacerti, di cui l’unico di chiara identificazione è quello con la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi. Si conserva, inoltre, un pannello con angelo che assiste al giudizio delle anime penitenti, rappresentate sui piatti di una bilancia, e nell’abside semicircolare  un Cristo Benedicente, opera del Maestro di Eggi (attivo anche nella vicina chiesa di Santa Cristina presso Caso).

Dal presbiterio, per mezzo di due scalinate laterali, si accede alla cripta, in cui è conservato un sarcofago, che la  tradizione ricorda come quello di San Felice.

Polla surgiva

Degna di nota è, infine, una polla sorgiva che sgorga presso il lato dell’abbazia più vicino al fiume. A questa fonte vengono attribuite fin dal Medioevo proprietà benefiche e guaritrici. La vasca originale della fonte è tornata ad essere visibile a seguito del suo ripristino, compiuto insieme al restauro del complesso abbaziale, avvenuto in occasione del Giubileo del 2000.

Sapiente esempio di integrazione che coniuga bellezza antica ed esigenze moderne, l’abbazia attualmente dispone al suo fianco una struttura ricettiva dall’aspetto esterno in pietra a faccia vista e dotata internamente di tutti i comfort.

Vale, inoltre, la pena ricordare la “Fiera dei Fiori”, mostra mercato di giardinaggio  e di florovivaismo, ospitata annualmente nello  spazio prativo dell’abbazia, durante i primi giorni di maggio.

Bibliografia:

L. Fausti, Le chiese della diocesi spoletina nel XIV secolo, in Archivio storia ecclesiastica umbra 1, pp. 129-205, Foligno 1913.

P. Sella, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: Umbria, Roma 1952

B. Sperandio, Chiese romaniche in Umbria, Perugia 2001.

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