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AGRICOLTURA: FIMA, OGGI TUTELA DEL LAVORO E’ PRIORITA’ PER TUTTI

12 marzo 2012

E’ stata ricorrente la domanda fatta dai tanti giornalisti presenti lungo il corteo della Fiom: “che ci fate voi agricoltori a Roma con i lavoratori?” La risposta non poteva essere diversa: “Oggi la tutela del lavoro e del reddito ad ogni livello, dipendente e autonomo, e’ una priorità per tutti. E siamo pronti a sostenere altre iniziative perche’ il tema della giustizia sociale e di un’equa distribuzione dei redditi non puo’ lasciare insensibile nessuno. Ci saremmo augurati che alla manifestazione avessero aderito tutte le organizzazioni sindacali agricole le quali nelle interviste riconoscono la natura strutturale della crisi, ma pensano che sia sufficiente dichiararla senza scendere in campo”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Coordinatore della Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli, in occasione della manifestazione dei lavoratori in cui erano presenti delegazioni di agricoltori di molte regioni. “Gli agricoltori non ce la fanno perché per produrre cibi sani spendono piu’ di quello che guadagnano – ha sottolineato De Bonis – ma i prodotti agricoli valgono sempre meno, mentre i consumatori pagano il cibo a caro prezzo. Di fronte a questo scenario il governo non puo’ opprimerci di tasse e chi si straccia le vesti per il ruolo politico che assumono i lavoratori, dovrebbe ripensare alla propria azione. Legittimare lo scippo subito dagli agricoltori, che sì impoveriscono, a favore delle industrie e della grande distribuzione, le uniche che ci guadagnano, e’ inaccettabile per la società italiana”. E’ arrivato il momento di richiamare l’ attenzione. “L’ allarme che abbiamo lanciato a Roma di fronte a migliaia di consumatori inconsapevoli – prosegue il coordinatore – supera i confini corporativi ed investe altre sfere comuni: la salute, l ’ ambiente, il paesaggio, il presidio del territorio, oggi sempre piu’ compromessi come il lavoro”. La questione ormai assume rilevanza di carattere generale. Il comparto agricolo e’ strategico ma alcuni aspetti sono sottovalutati. Ad esempio, si pensi all’ impatto di un’ alimentazione contaminata, derivante da certe importazioni, sui bilanci sanitari dello Stato! Gli industriali trovano convenienza ad approvvigionarsi di materie prime straniere, spesso di scarsa qualità, spacciate per made in Italy e chi ci rimette sono i consumatori che, disinformati, vedono aumentare patologie e intolleranze. Oltre allo Stato che invece di proteggere un’ agricoltura sana e forte, come fanno altri paesi europei, favorisce così le multinazionali farmaceutiche e alimentari, a danno dei bilanci sanitari pubblici. “Bisogna, dunque, lottare insieme per uscire dalla crisi – ha concluso dal palco della piazza romana il portavoce degli agricoltori – e tornare ad un mercato orientato alla società, in cui il cibo diventi un bene comune e l’ uomo abbia un ruolo centrale senza consentire a nessuno di calpestare la dignità, i diritti e la democrazia”.Salvaguardare l’agricoltura significa tutelare il bene comune; perché la terra è bene comune!

 

Fima, accordo Ue-Marocco: l’ agricoltura italiana e’ stanca di essere barattata

21 febbraio 2012

di Floriana Cutini

“La notizia che giunge in questi giorni dal Parlamento europeo dimostra, attraverso la spaccatura sull’ accordo Ue – Marocco, la sconfitta dell’ agricoltura italiana. Perdono gli agricoltori del sud Europa e vincono ancora una volta i Governi e i “poteri forti del nord”, schierati contro l’agricoltura mediterranea con il sostegno dei parlamentari del PPE tra cui la Muscardini, vice presidente della Commissione commercio internazionale, a cui il Presidente Fini farebbe bene a chiedere conto del suo operato a difesa di tali accordi, che sarebbero stati stipulati per favorire la transizione democratica del Marocco, ma che accelerano e aggravano enormemente gli spazi di una non controllabile nuova povertà nel nostro Paese e negli altri paesi europei del Mediterraneo”. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli, nata per tutelare l’ agricoltura italiana.

 

L’ accordo prevede l’apertura delle frontiere europee ai prodotti marocchini dell’agricoltura e della pesca, in particolare l’importazione di olio, cereali, agrumi e di ortofrutta, a fronte di esportazione dall’ Europa di tecnologie industriali e in cambio di ulteriori commesse di opere pubbliche. Già in passato l’ agricoltura era stata oggetto di baratto a favore dell’ industria meccanica italiana ed europea. Così, in assenza di una politica agricola valida, al di là degli slogan, i nostri prodotti saranno costretti a competere al ribasso, in una situazione di crisi economica e sociale devastante che colpisce tutti i Paesi Europei del Mediterraneo.

 

“Noi non possiamo consentire – conclude il coordinatore – che si distrugga deliberatamente l’agricoltura del nostro Paese e si azzeri la prospettiva di un rilancio produttivo dell’economia agraria delle Regioni del Mezzogiorno, senza un’ adeguata politica di compensazione e senza tener conto dei drammi causati a centinaia di migliaia di agricoltori, condannati così alla rovina. Nella revisione della PAC occorre rispettare i principi sanciti nei trattati istitutivi, che prevedono di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola migliorando il reddito individuale di coloro che lavorano nell’ agricoltura. Un reddito che in Italia e’ già calato del 35 per cento negli ultimi dieci anni. Ogni accordo di questo tipo, non condiviso e non votato dai Parlamentari dei Paesi UE Mediterranei, fa certamente gli interessi di alcune grandi lobby ma si pone in conflitto con l’economia reale di tutti i Paesi Mediterranei e in contrasto con il diritto comunitario”.

 

FIMA: attenzione al monito di cambiamento che dalla Sicilia giunge al Paese. Disinformare e’ un errore, ma occorre prudenza.

23 gennaio 2012

Riceviamo da FIMA Federazione italiana Movimenti Agricoli e volentieri pubblichiamo

“Dopo l’ iniziale silenzio mediatico ed istituzionale calato sulle iniziative di protesta degli agricoltori siciliani, cui abbiamo ribadito la nostra vicinanza e sostegno, e’ in atto il tentativo di delegittimare l’immagine di un movimento spontaneo, che ha il merito di aver sollevato la questione agricola e fiscale, in particolare del mezzogiorno, dove il disagio delle popolazioni rurali, piu esposte alla crisi, fa sentire la sua eco in tutto il Paese”. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della neonata FIMA, Federazione Italiana Movimenti Agricoli. La personale conoscenza di molti agricoltori che guidano il movimento e la storia drammatica di tragedie familiari vissute nel silenzio ci consente di testimoniare la sincerita’ dei manifestanti, animata da uno spirito di servizio verso i piu’ deboli e negli interessi generali del Paese, pur nella rabbia comprensibile di chi soffre e non viene ascoltato. Quelle rivendicazioni sono sacrosante. Da anni i movimenti agricoli italiani e le associazioni autonome stanno denunciando alle istituzioni, a tutti i livelli, la grave situazione in cui versa il settore, presentando proposte e soluzioni, tuttora inattuate. La nostra Federazione e’ allarmata per le affermazioni del presidente regionale di Confindustria che denuncia il tentativo – fisiologico – di infiltrazioni malavitose verso cui i movimenti sapranno certamente difendersi, senza ricercare saldature. Tuttavia, tali affermazioni, creando confusione sulle vere motivazioni che muovono la protesta, sposta l’ attenzione dei media nazionali. Occorre condurre una battaglia per la trasparenza nelle filiere, il reddito alle aziende e la lotta alla criminalita’ in modo serio e combattivo, senza utilizzare quest’ ultima come un pretesto per bloccare il resto. Di criminalita’ e’ disseminato tutto il Paese e i suoi abiti sono diversi. Il nuovo Ministro e’ gia’ informato degli squilibri nella catena del valore alimentare, frutto dell’ egoismo dei poteri forti, dei cartelli e degli abusi, che hanno ampliato le distanze sociali e la poverta’, riducendo la capacita’ contributiva e il potere di acquisto dei prodotti agricoli, ma non la dignita’ di chi, venendo alla luce dalla terra, puo’ andare a testa alta di fronte ad accuse disdicevoli”. La verita’, forse, e’ che la classe industriale e dirigente di questo Paese comincia ad allevare il timore di un cambio di paradigma che possa mettere in discussione la distribuzione dei redditi, intaccando molte situazioni di privilegio. Gli industriali non dovrebbero dimenticare che sul primario si fonda l’ economia dell’ Italia e se si ferma il primario e’ normale che si fermino tutte le altre attivita’ economiche. E’ inutile, pertanto, scandalizzarsi! Al contrario, serve un cambio radicale di regole e classe dirigente. La Sicilia, culla di civilta’, sta alzando la testa senza farsi strumentalizzare da nessuno; bisogna cogliere il grande segnale di mutamento dal basso, che produrra’ una contaminazione positiva per la crescita del mezzogiorno e dell’ intero Paese. E’ tempo che il Parlamento ed il Governo, in modo unitario, ne prendano atto, aprendo subito il confronto ed assumendo con urgenza misure straordinarie. Il vento del cambiamento e’ inarrestabile ed indomabile e la buona politica dovra’ supportarlo, per il bene comune.

 

FIMA: attenzione al monito di cambiamento che dalla Sicilia giunge al Paese. Disinformare e’ un errore.

20 gennaio 2012

“Dopo l’ iniziale silenzio mediatico ed istituzionale calato sulle iniziative di protesta degli agricoltori siciliani, cui abbiamo ribadito la nostra vicinanza e sostegno, e’ in atto il tentativo di delegittimare l’immagine di un movimento spontaneo, che ha il merito di aver sollevato la questione agricola, in particolare del mezzogiorno, dove il disagio delle popolazioni rurali, piu esposte alla crisi, fa sentire la sua eco in tutto il Paese, nella totale inerzia delle organizzazioni sindacali di categoria”. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della neonata FIMA, Federazione Italiana Movimenti Agricoli. “La personale conoscenza di molti agricoltori che guidano il movimento e la loro storia drammatica – aggiunge il coordinatore – mi consente di testimoniare la sincerita’ dei manifestanti, animata da uno spirito di servizio verso i piu’ deboli e negli interessi generali del Paese, pur nella rabbia comprensibile di chi soffre e non viene ascoltato. Un attitudine questa sempre piu’ rara in un Paese in cui l’ egoismo miope dei poteri forti e le connivenze hanno ampliato le distanze sociali e la poverta’, riducendo la capacita’ contributiva e il potere di acquisto dei prodotti agricoli, ma non la dignita’ di chi, venendo alla luce dalla terra, puo’ andare a testa alta di fronte ad accuse disdicevoli e strumentali”. “La nostra Federazione – prosegue De Bonis – e’ basita per le affermazioni del presidente regionale di Confindustria che, nel tentativo vano di minimizzare o zittire la protesta – denunciando infiltrazioni malavitose – spera, forse, di pregiudicare l’ accesso ai media nazionali, creando confusione sulle vere motivazioni che la muovono. E’ altresì difficile, ed insensato, di fronte ad una reazione di popolo trasversale, distinguere il colore politico dei manifestanti”.

La verita’, forse, e’ che la classe industriale di questo Paese comincia ad allevare il timore di un cambio di paradigma che possa mettere in discussione la distribuzione dei redditi, intaccando molte situazioni di privilegio. Gli industriali non dovrebbero dimenticare che sul primario si fonda l’ economia dell’ Italia e se si ferma il primario e’ normale che si fermino tutte le altre attivita’ economiche. E’ inutile, pertanto, scandalizzarsi! La Sicilia, culla di civilta’, sta alzando la testa senza farsi strumentalizzare da nessuno, men che meno da coloro che si frappongono ad una nuova regolamentazione dei mercati agricoli; bisogna cogliere il grande segnale di cambiamento che produrra’ una contaminazione positiva per la crescita del mezzogiorno e dell’ intero Paese.

L’ assenza di una politica seria di sviluppo e coesione del Paese, oggi che la crisi morde con forte intensita’, manifesta la sua portata storica. E’ tempo che il Parlamento ed il Governo in modo unitario ne prendano atto, aprendo subito il confronto ed assumendo con urgenza misure straordinarie. Il vento del cambiamento e’ inarrestabile ed indomabile e la buona politica dovra’ supportarlo, per il bene comune.