Posts Tagged ‘fini’

LO STUPIDARIO POST – ELETTORALE

3 giugno 2014

listeC’è in giro uno stupidario post-elettorale, una logorrea dichiarativa, un eccesso trionfalistico, una cronica tendenza a straparlare.

Tutti dichiarano, tutti hanno vinto, tutti saltellano tra un salotto televisivo e l’altro in preda ad una bulimia comunicativa che non ha necessariamente come output un pensiero intelligente ma spesso solo una mitragliata di parole, così, giusto per riempire il silenzio, se non un taglio di barba o un’assunzione di Maalox. (more…)

IL COMPLOTTO PER FAR FUORI IL CAV

29 novembre 2013

ITALY POLITICS GOVERNMENTÈ singolare che nel Paese del pan-giustizialismo, dove tutto viene ricondotto al giudizio della magistratura, nessuno abbia avuto l’idea di sollecitare qualche Procura ad aprire un’inchiesta sulla notizia di reato resa pubblica dal presidente dell’Ifo, Hans-Werner Sinn.

Il professore tedesco, alfiere del nazionalismo economico del suo Paese, ha (more…)

Varasano (Pdl): “Una raccolta firme per dire ‘no’ all’abrogazione del reato di clandestinità”

14 ottobre 2013

riceviamo e pubblichiamo 

Le drammatiche stragi di migranti – sostiene Varasano (Pdl) – non possono lasciarci indifferenti, il Mediterraneo sempre più insanguinato scuote la nostra sensibilità di uomini, di cristiani e di italiani. Ma di fronte alle tragedie dei viaggi (more…)

E IL COCCOGRILLO COME FA? PARODIA SULLE ELEZIONI 24/25 FEBBRAIO 2013

26 febbraio 2013
Costanza Bondi

Costanza Bondi

di Costanza Bondi

Un dato di fatto è certo: vince la protesta, sia con le percentuali ottenute da Grillo che con quelle dell’astensione. Altra certezza: gli italiani hanno cassato i relativismi di parte, rispedendoli chi alla finanza e chi alla magistratura, chi a “fare” invece che a millantare e chi in (more…)

FINI: BERLUSCONI NON HA PIÙ REGOLE

19 febbraio 2013

SONY DSCdi Elena Testi

Sarà la sala gremita di gente a togliere l’aria ai polmoni. Sarà quella stanzetta da cinquanta posti a essere claustrofobica. Quella stanzetta prenotata dopo un flop pazzesco ad Agrigento. Quella stanzetta all’Hotel Brufani di Perugia, noto ai più per essere il luogo della non storia da dove (more…)

Elezioni 2013 – LA SINDROME DEL 92

8 febbraio 2013

di Ciuenlai

L’impressione che questa, come quella del 1992, sia una legislatura di passaggio, si va facendo sempre più strada tra gli osservatori politici. Gli ingredienti ci sono tutti : basso tasso di credibilità della classe dirigente dei principali partiti, alto tasso di conflittualità dentro e fuori le coalizioni, uso delle contraddizioni come gioco delle parti. Facciamo un piccolo riassunto : (more…)

SIAM MICA VENUTI QUI PER CAMBIARE QUALCOSA!

11 dicembre 2012

di Ciuenlai

L’uscita del cavaliere è stata utilizzata per una gigantesca opera propagandistica a favore di Monti. Il professore era in caduta libera in tutti i sondaggi. La ragione è semplice; le cifre e i fatti parlano per lui e raccontano di un sonoro fallimento su tutta la linea (debito pubblico su, pil giù, (more…)

UN ANNO DI INUTILE MACELLERIA SOCIALE

8 dicembre 2012

Il patto è rotto, l’accordo mai ufficializzato tra Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano non ha retto. Berlusconi aveva abdicato in cambio di impegni ben precisi da parte del capo dello Stato, ed in nome di questi impegni aveva pure, obtorto collo, assicurato piena stima e attestati di (more…)

LA POLITICA IN ITALIA …. UNA SCIMMIA IMPAZZITA

19 novembre 2012

di Roberto Corcione

Gli eventi politici negli Stati Uniti , con la vittoria di Obama, che si voglia ammetterlo o no, ci hanno regalato un autentico spettacolo di “fair play” politico, peraltro autentico, non (more…)

BERLUSCONI : IL GREGARIO DI MONTI?

12 luglio 2012

di Ciuenlai

Non vi fate ingannare. I sondaggi sono evidentemente taroccati. Berlusconi non ha nessuna possibilità di vincere le prossime elezioni. E’ solo un tassello funzionale al disegno politico della (more…)

I dolori del giovane Euro, lo spread ed il futuro delle famiglie italiane

6 luglio 2012

Stefania Verruso

Intervista a Stefania Verruso Segretaria regionale La Destra

di Francesco La Rosa

Stefania, prima di entrare nel core business della nostra conversazione puoi raccontarci in sintesi la nascita de La Destra? E la storia di Storace che ha voluto andare alle elezioni da solo.

La Destra è nata prima del Pdl, nel 2007, era una corrente (destra sociale) all’interno di An in dissenso con Fini.

Ma perché ha preferito andare da solo? (more…)

SUL PRESIDENZIALISMO IL PDL HA FRETTA, BERSANI E CASINI NICCHIANO

31 Maggio 2012

La palla è in campo ma ancora non è chiaro se e chi è disposto a giocare la partita. La proposta del Pdl c’è, dall’altra parte dopo il refrain “è tutto un bluff” qualcosa si muove. Ma almeno per ora siamo ai tatticismi. La linea tracciata dal Cav. e da Alfano segna lo spartiacque del capitolo riforme: adesso nessuno può bipassare il confronto sul presidenzialismo. Bersani apre con (more…)

Finalmente Fini si dimette? forse che si…forse che no

25 aprile 2012

Nei giorni scorsi ho scritto in un tweet di “impedimenti istituzionali. Non dico che Fini deve dimettersi, ma è chiaro che l’incarico istituzionale lo blocca. Deve tornare in campo con un ruolo centrale, essere lui a guidare l’innovazione, non Casini. A settembre deve valutare l’ipotesi delle dimissioni da presidente della Camera”, ha dichiarato Fabio Granata, esponente di Futuro e Libertà, ai microfoni della Zanzara su Radio 24. “Il mio leader è Fini, e comunque non c’è bisogno di un nuovo partito, bastano quelli che ci sono che fanno un’alleanza. Io non sono nato democristiano e non voglio morire democristiano. Noi siamo incompatibili con le logiche del vecchio centrodestra“.

Commento di Vito Schepisi da “Il Libero Pensiero”: Basterebbe una semplice riflessione per comprendere che in questa fase politica siano spariti sia Fini che il suo partito. La ragione è che non contano niente. Sono fuori gioco. Al massimo possono unirsi o meno alle strategie degli altri. Per dirla facile sono del tutto inutili! Sarà per questo che, come le serpi più aggressive, reagiscono nervosamente al movimento degli altri. L’altro ieri Bocchino ci fa sapere d’essere disposto a spartirsi le istituzioni col PD, rispolverando Prodi per la Presidenza della Repubblica. Ieri, invece, ha ripreso quota il disimpegno di Fini dalla Presidenza della Camera, per dedicarsi al suo partito. Un atto, quest’ultimo, che da essere dovuto, per le tante ragioni che si conoscono, tra cui l’evidente indegnità, diventerebbe una carta da giocare per manifestare la priorità, per Fini, dell’impegno politico sulla poltrona che occupa.

MANOVRA E ODORE D’INCIUCIO

7 dicembre 2011

di Ciuenlai

Per far digerire questa manovra ingiusta, iniqua, spostata sempre sui più deboli, il Governo e soprattutto Monti, usano toni apocalittici per far transitare il concetto del “dopo di me il diluvio”. Usano comunicazioni “terroristiche” (dal punto di vista verbale) del tipo : 1) “eravamo sull’orlo del fallimento” 2) “rischiavamo di non pagare gli stipendi…” 3) “potevamo finire come la Grecia” 4) “E’ stata evitata la catastrofe” (notare i tempi dei verbi che tendono a far credere che oggi, solo perché c’è lui e solo se si fa come dice lui, non si fallisce più. Eravamo, non siamo, potevamo ecc.) Il tutto per ottenere due obbiettivi : Il primo immediato; e cioè l’approvazione, senza se e senza ma della manovra, con il consenso rassegnato dell’opinione pubblica imbonita da un bombardamento mediatico a reti unificate sul postulato del “non si poteva fare altro” ; l’altro di prospettiva elettorale; e cioè poter dire tra un anno, sono io il salvatore della patria, per tornare in sella “a grande richiesta” con un governo di coalizione nazionale (stavolta politico) per altri 5 anni. Ma sono Tutte balle!! Il pericolo del default non esiste per la Grecia figuriamoci per l’Italia; Questo è il Governo dei “creditori” che, per non rischiare di andare a fondo, vogliono solo mettere in riga i “debitori”. Il loro scopo è farci pagare non farci fallire. E farci pagare a modo loro per mantenere un determinato ordine sociale. Se no non si capirebbe come mai, a saldi invariati, non si può cambiare il segno della manovra. Purtroppo dobbiamo segnalare che su questa linea si è ormai accomodato e accodato anche il Partito Democratico che, per la paura di essere escluso dai futuri banchetti governativi, ha ormai abbandonato qualsiasi tipo di rappresentanza dei più poveri e dei lavoratori in generale. Anzi minaccia Di Pietro che prova a fare un minimo di opposizione seria ai provvedimenti “lacrime (loro) e sangue (nostro). C’è aria di inciucio in via dei Palazzi. Anche i Socialdemocratici tedeschi hanno concluso il loro congresso lanciando la parola d’ordine della necessità di una profonda redistribuzione del reddito. Oggi, assieme alla difesa dei diritti, è questa la discriminante maggiore e più importante tra sinistra e destra. Ammesso e assolutamente non concesso, che il Pd abbia questa intenzione, con chi pensa di realizzarla? Con Berlusconi, Casini e Fini? Sono loro le nuove frontiere della “moderna sinistra”?

Vittorio Feltri: Perchè con Monti non protesta più nessuno?

Ma dove sono tutti quelli che protestavano durante il governo Berlusconi? ‘Il Popolo Viola non si sente più, gli uomini di Beppe Grillo non aprono più bocca, gli indignati sono scomparsi, anche i sindacati sono praticamente annichiliti, ma in altri tempi avrebbero fatto cortei pazzeschi, raduni a Roma, disordini’.

PD: BERSANI SEGRETARIO DI MINORANZA?

24 novembre 2011

di Ciuenlai

Le richieste di dimissioni del responsabile economico del Pd, il “bolscevico” Fassina e di patto elettorale tra Pdl, Pd e terzo polo per un sostegno unitario, anche dopo le elezioni, ad un governo di larga coalizione, sono due facce di una stessa medaglia. Gli autori cominciano a rendere esplicito il vero obiettivo politico del Governo Monti : la scomposizione delle attuali coalizioni attraverso la disaggregazione delle aree cattolico – moderate del centrodestra e del centrosinistra, per formare un grande raggruppamento di centro. Un polo capace di calamitare un consenso bulgaro (oltre il 60%), che prenda il posto di berlusconi. Un polo formato da un grande partito stile Dc anni 2000 con coperture di vera destra (Fini) e di moderatismo mascherato da sinistra (Veltroni), in grado, per la sua ampiezza, di rendere minotari ed ininfluenti i raggruppamenti di destra (lega più qualche nostalgico del berlusconismo) e di sinistra (laburisti, ecologisti, movimentisti ecc.). Caro Bersani il tempo degli equilibrismi, “degli andare oltre” e dei “ma anche” è finito. Berlusconi non c’è più e bisogna scegliere se fare la minoranza (o meglio il testimonial) di sinistra, nel Pd e nel Governo, a questo progetto moderato o costruire e guidare un polo di sinistra insieme a Vendola, Di Pietro, De Magistris e compagnia. Scelta difficile e di campo che si può fare solo con un congresso. Un congresso che, probabilmente, sancirebbe una verità scomoda per lui. Gli ex democristiani, aiutati da tanti ex comunisti convertiti al liberismo, sono ormai maggioranza nel Pd “Un partito di centro che guarda (poco) a sinistra”

UNA MANO DAVANTI E UNA DIETRO, MA NON BASTA!

9 novembre 2011

LETTERA A GOODMORNINGUMBRIA

Voglio cimentarmi anche io nei commenti affonda-Governo che in queste ore affollano FB. Lo faccio a modo mio, ovviamente. Come sempre. Con una riflessione impopolare che sarà derisa. Già lo so. Se Berlusconi si dimettesse oggi stesso e domani stesso ci fosse il Governo delle Larghe Intese o della “Salvezza nazionale” cosa accadrebbe? Probabilmente i mercati reagirebbero in maniera positiva. Il primo giorno di sicuro, mi ci gioco le palle. Il secondo forse. Il terzo…Il terzo boh! E il quarto, e il quinto? C’è qualche Nostradamus di sinistra, di centro o di destra che sà dire con certezza (e in coscienza e in buona fede) cosa accadrà dopo il primo giorno? Ne dubito. Quando Berlusconi sarà stato schiodato dalla poltrona di Palazzo Chigi, i problemi dell’Italia tipo questo famoso “spread” saranno risolti? Non ci sarà più bisogno di fare le riforme “lacrime e sangue” (più lacrime visto che il sangue già ce l’hanno levato)? O, più probabilmente, toccherà farle lo stesso?? Secondo me bisognerà farle lo stesso. Anzi, forse bisognerà fare di ancora più crudeli. Ah! E allora cosa sarà cambiato effettivamente per le nostre tasche, per il nostro futuro? Beh…non avremo più Berlusconi tra le palle. E no!! Nossignori! Berlusconi tra le palle NON ce lo avranno più in Parlamento i vari Di Pietro, Bersani, Casini, Fini ecc. Perché, carissimi amici facebookiani, statene pur certi che noi comuni cittadini di Berlusconi continueremo a sentir parlare eccome i telegiornali, i giornali, le trasmissioni di approfondimento…tutti i giorni, su ogni argomento! Tutto avverrà per colpa di ciò che non ha fatto Berlusconi, o a causa di ciò che egli ha fatto (leggi ad personam). Allora, a noi comuni mortali cosa porta il nuovo Governo di larghe intese?? Se me lo fate capire ve ne sarei grato. Il vero risultato che si conseguirà con un eventuale Governo di Larghe Intese, o Governo Tecnico, o Governo Letta (Gianni) è che l’Italia perderà’ definitivamente la sua sovranità di fronte alle logiche della finanza e della speculazione internazionale. 4-5 banchieri che si sono inventati il giochetto della finanza derivata e le agenzie di rating (vedere report, rai3, del 31 ottobre scorso) scommettono sul fallimento degli stati, e sulle dimissioni di Berlusconi, come del resto hanno fatto su quelle di Papandreu. Alla fin fine, dunque, le dimissioni di Berlusconi portano guadagno soltanto ai soliti noti e a quei piccoli noti di casa nostra che potranno andare al potere propinando a noi poveretti le stesse misure anticrisi di Berlusconi (forse ancora peggiori) e litanie drammaturgiche da far scoppiare il cervello.

Andrea Fabbri

nota di redazione: lettera scritta prima dell’approvazione del rendiconto finanziario

Economia e Politica: ICHINO, LA BOCCA DELLA VERITA’

28 ottobre 2011

Commento di Ciuenlai
“La possibilità di facilitare i licenziamenti contenuta nella lettera del premier Silvio Berlusconi al Consiglio europeo potrebbe trasformarsi in norme che, se fatte bene, possono incentivare l’economia”. Firmato Pietro Ichino Pd.

Ecco la sinistra potrebbe fare una cosa che fa bene alla sua economia; licenziare Ichino “Il Parlamentare che la destra ci invidia”.
Ma il Pd se lo tiene perchè forse lui dice quello che i dirigenti del partito sono pronti a fare nell’ipotetico Governo di unità nazionale che avrebbe Casini e Fini come partner e la lettera della Bce come programma. Lavoratori, pensionati, precari, disoccupati e affini, preparatevi a fare un altro buco sulla cinghia, se c’è rimasto ancora lo spazio per farlo.

FLI: ZAFFINI, CONFERMATO COORDINATORE REGIONALE, RIBADISCE L’ANCORAGGIO AL CENTRO – DESTRA SOSTENENDO LE POSIZIONI DI URSO

16 febbraio 2011

Franco Zaffini

Franco Zaffini è stato confermato coordinatore di Futuro e libertà Umbria dalla costituente nazionale di Milano dello scorso fine settimana. A renderlo noto è lo stesso consigliere regionale che conferma l’intenzione di procedere quanto prima e comunque entro la fine dell’anno con i congressi a livello regionale, provinciale e comunale per eleggere coordinatori e coordinamenti,  in base a quanto previsto dallo statuto del partito.

“La stella polare di Fli – afferma Zaffini- deve essere la linea politica di dettata da Ginafranco Fini nel suo discorso di chiusura alla costituente nazionale, ossia quella di un partito ancorato nel centro-destra che nasce come alternativa alla sinistra, un partito che vuole arrivare lì dove il Pdl non è riuscito, attuando la vera ‘rivoluzione liberale’, ritrovando quei valori della destra calpestati dall’arrivismo e dai personalismi del Pdl. Futuro e libertà nasce per quei milioni di italiani delusi che come noi avevano creduto nel tentativo fallito del Pdl di creare una grande aera dei moderati sul modello del Partito popolare europeo (Ppe), è a quegli italiani che dobbiamo una risposta. Concetti chiaramente espressi dal coordinatore nazionale del comitato promotore di Futuro e Libertà, Adolofo Urso, che ha parlato di un ‘partito nuovo, un movimento politico che si prepara a dare rappresentanza al centro destra che verrà, un partito aperto, moderno, laico, riformista, innovatore, che non è contro Berlusconi ma che è già oltre Berlusconi’. Futuro e libertà – prosegue Zaffini parafrasando le parole di Urso – non è nato per fare il partitino ago della bilancia ma per creare un nuovo polo che sostituisca quello attuale di centro destra all’insegna di un vero bipolarismo maturo e concreto, un polo che sappia ricostruire l’asse dei moderati dalle ceneri di ciò che ne rimane”.

Il coordinatore regionale esprime, inoltre, l’analoga preoccupazione ravvisata dagli europarlamentari di Fli e dal gruppo dei Senatori: “Le nomine, decise a costituente chiusa – conclude Zaffini – sembrano contraddire il necessario spirito di unitarietà ma, soprattutto, la linea politica tracciata ed emersa dai lavori della costituente e condivisa dalla stragrande maggioranza della dirigenza e dei militanti di Fli. Per quanto riguarda l’Umbria, auspichiamo che Gianfranco Fini sappia prontamente ricostruire il necessario percorso di condivisione restituendo ad Adolfo Urso il ruolo che merita per l’ottimo lavoro svolto e, dal punto di vista della politica locale, staremo decisamente nel solco già tracciato a cominciare dalle prossime amministrative: alternativi alla sinistra, dialoganti, ma del tutto autonomi dal Pdl, dentro un quadro di alleanze e stretto coordinamento con quelle formazioni politiche che in ambito nazionale hanno dato vita al “Polo degli italiani”.

Giuseppe Moles: le idee, il turbo della rivoluzione liberale

9 febbraio 2011

Intervista di Matteo Bressan

In un momento in cui il rapporto tra i giovani e la politica è ridotto al lumicino è forse

On Giuseppe Moles, laurea in scienze politiche, indirizzo internazionale; Professore universitario, Esperto di relazioni internazionali e di comunicazione e mass media

significativo (e per molti versi esemplare) discutere con l’on. Giuseppe Moles, un leader politico giovane ma già forgiato da forti esperienze ad alti livelli istituzionali, i temi più spinosi dell’attualità in un locale tradizionalmente frequentato da giovani romani all’ora dell’aperitivo domenicale.

On. Moles i giovani non hanno una grande opinione della politica italiana, ma al tempo stesso sono una componente decisiva per la vittoria elettorale. Secondo lei come è considerato il mondo giovanile dalla politica? E perché un giovane dovrebbe votare per il centro destra?

Innanzitutto sono felicissimo di questo incontro, perché “voi siete la politica” e perché avete il coraggio di fare politica ben sapendo che altrimenti la politica comunque si occupa di voi. Quindi, così come ho fatto io, fate politica per “legittima difesa” ma con il vantaggio di avere dalla vostra la forza delle idee vincenti: quelle idee che non solo hanno vinto prima ma che è necessario far vincere domani. Non è facile fare politica oggi venendo da una tradizione di Forza Italia in un momento storico così difficile. È molto più semplice invece essere stupidamente proni ai cattivi maestri della contestazione di sinistra. Inoltre sono felicissimo di essere qui perché voi siete la evidente dimostrazione che esiste ancora, e mi auguro anche abbia sempre più forza e rilevanza, quella componente giovanile che tanto ha fatto nei 16 anni della vita politica di Berlusconi, e cioè quella di Forza Italia, che è parsa a volte porsi in secondo piano rispetto al semplice movimentismo di destra sociale.

Ma allora può riuscire la fusione tra i due movimenti giovanili?

Assolutamente si, sono poche le cose che ci dividono dai nostri amici provenienti da AN ma molte quelle che ci uniscono. A condizione però che le nostre idee, i nostri valori, quello in cui crediamo, quello che Berlusconi ha sempre sostenuto non vengano offuscate dalle logiche di palazzo. Dobbiamo e dovete essere orgogliosi di quello che siamo, perché anche giovani ex FI sanno fare politica, magari non urlata, hanno idee che sono quelle giuste e sanno, quando vogliono e quando possono, portarle avanti con la forza e la coerenza che li contraddistingue.

Se ascoltiamo alcune voci sorge spontaneo un quesito: il PdL è all’inizio o alla fine del suo percorso politico?

Non possiamo cambiare il passato ma possiamo influire sul futuro. La rivoluzione di Berlusconi è nata per cambiare l’esistente. Non per gestirlo. In tutti questi anni a causa di una serie di fattori indipendenti dalla vera volontà di Berlusconi la rivoluzione liberale italiana è iniziata ma non si è compiuta, e ciò spesso proprio a causa delle logiche perverse della politica politicante. Tre esempi per tutti: il tradimento di Bossi del 94 con l’avallo del Presidente della Repubblica; le enormi difficoltà e i veti posti dall’UDC di Casini nel precedente Governo Berlusconi; la pazzia perversa di Fini oggi. Ben venga non solo una rivoluzione fiscale ma anche qualsiasi riforma che tenti di abbattere finalmente il potere vero, quello dell’establishment.

Ma proprio adesso On. Moles? Con tutte le difficoltà del momento storico?

Si, soprattutto adesso, perché è il momento storico che segnerà la frattura con il passato. O i poteri forti abbattono noi e Berlusconi o noi rilanciamo la grande riforma liberale con la forza delle idee. E quindi avanti con la riduzione delle aliquote, la separazione delle carriere dei magistrati, la cancellazione degli enti inutili, il presidenzialismo, la modifica del sistema elettorale.

Un sistema elettorale che non va bene perché di fatto siete dei nominati…

Chi lo dice ha ragione. La mia personale preferenza è per l’uninominale secco all’americana. Ma siccome ritengo che i sistemi elettorali sono degli strumenti, la fortuna o meno di un sistema elettorale la fa chi lo utilizza. Anche con un sistema elettorale uninominale si potrebbero verificare casi di “nominati” ma bisognerebbe vedere che tipo di assetto vogliamo e, sulla base di quello, adattare il sistema elettorale. Questa legge avrebbe potuto consentire anche a chi non ha enormi disponibilità finanziarie o di partito di entrare in Parlamento e portare la propria professionalità e contributo ed era questo l’intento di Berlusconi; purtroppo è anche vero che poi le perversioni hanno colpito questo sistema. Il ritorno al Mattarellum sarebbe un primo passo avanti. Secondo alcuni calcoli se al 2008 avessimo avuto il Mattarellum il Popolo della Libertà avrebbe avuto una maggioranza superiore perfino dell’attuale.

Che assetto ipotizza per un partito moderno? Il partito delle tessere o il partito che si mobilita solo per i grandi appuntamenti?

È ormai chiaro che a Berlusconi il contenitore PDL così com’è non piace. Quando Berlusconi dice potessi tornare a FI non fa solo riferimento al contenitore, ma fa riferimento a quello che FI era. Un insieme eterogeneo ma tendenzialmente unito dai valori comuni e rivoluzionari all’interno del quale senza le storture e le beghe del partitismo stile vecchia repubblica, convivevano tutta una serie di componenti senza che mai si sia verificato nessun tipo di divisione perché il programma rivoluzionario univa su quei principi e su quei valori tutti. In secondo luogo c’era una sintesi effettuata diversamente da Berlusconi che ha sempre premiato le persone in base non all’appartenenza a correnti o componenti ma in base a quello che sapevano fare o alle idee che avevano. Questo a maggior ragione era importante in quello che era il giovanile di FI, che era un pour puri di gente entusiasta che si era avvicinata a quelle che erano le idee vincenti. Qualsiasi sia il contenitore, se non ci si mettono le idee, rischia di diventare uno dei tanti partiti modello Prima Repubblica. Perciò anche io ho sottoposto, nel mio piccolo, un contributo in tal senso a Berlusconi sul futuro del nostro movimento.

Movimento o partito?

Mi piacerebbe che si tornasse al movimento. Mi piacerebbe che fosse più il partito delle idee che quello delle tessere.

Che opinione si è fatto della miriade di associazioni, circoli e club che compongono la galassia del PdL?

Qualsiasi iniziativa presente passata e futura che possa essere utile a far si che il PdL in quanto movimento possa diventare il partito unico del centrodestra italiano mi vede favorevole. Ma se l’intento fosse quello di affermare componenti o correnti mi farebbe schifo. Ho partecipato e parteciperò a qualsiasi manifestazione di queste realtà, ma se mi accorgessi che la finalità è separare anziché unire ne trarrò conclusioni.

Secondo lei Berlusconi ristrutturerà il centrodestra procedendo con un cambio generazionale?

Il cosiddetto “cambio generazionale” è un concetto molto populistico e mi fa venire i brividi. Un cambio generazionale significa annullare in un colpo solo sia cose positive sia fattori negativi allo stesso tempo. La classe dirigente di oggi era giovane ieri. Ma senza quella che è oggi la classe dirigente, i giovani di domani da chi potrebbero ricevere il testimone delle idee e dei valori vincenti? Anni fa ci fu una tesi di laurea affidata dall’ On. Antonio Martino ad una studentessa. Questa verificò che il 95 % dei testi di economia politica nelle Università italiane erano keynesiani e solo il 5% erano monetaristi. Le nostre idee, quelle di Berlusconi sono il libero mercato, la libera impresa, l’avversione alla patrimoniale e la limitazione dell’ingerenza dello stato. Da chi possiamo apprendere queste cose se cancelliamo una generazione che deve insegnare? Diverso è invece individuare nuovi e migliori strumenti che consentano a chiunque, a prescindere dalla generazione, di dare il suo contributo al PDL.

In questi giorni stiamo registrando l’ennesimo scontro tra politica e magistratura. Un duello infinito?

È necessaria la separazione dei poteri e la separazione delle carriere. Se una componente, seppure minoritaria, della magistratura fa politica non siamo in un paese civile: automaticamente rende non più liberi ed indipendenti gli altri poteri, e ciò alla faccia di quella grande componente della magistratura che fa il suo lavoro ed il suo dovere in silenzio. Questa è l’unica magistratura che noi rispettiamo, quella magistratura che non guarda dal buco della serratura per un anno sputando su uno dei principi liberali più sacri: la libertà personale e la privacy.

Che idea si è fatto di quanto sta avvenendo in Medio Oriente ed in particolare in Tunisia ed Egitto?

Se mai ce ne fosse bisogno è la dimostrazione del fallimento della politica del Presidente Obama. Fin dall’inizio ha abbassato la guardia nei confronti degli estremismi aprendo all’Iran e ad altri non solo ricevendone schiaffi in faccia ma anche legittimandoli e ponendo le premesse che potrebbero consentire loro di impossessarsi dell’intero Medio Oriente. L’appoggio di Obama alla piazza in Egitto non favorisce una transizione democratica gestita con l’attenzione dovuta. Tutti noi riteniamo che la libertà sia un valore assoluto ma, nonostante tutte le critiche, proprio Berlusconi ha bene esposto quella che deve essere una linea in politica estera giusta, indicando la necessità di una attenta e non frettolosa fase di transizione dell’Egitto. Hamas ha in mano Gaza, Hezbollah ha il potere in Libano, l’Iran è degli ayatollah, ci manca solo che l’estremismo islamico metta le mani sull’Egitto.

La scorsa settimana una sua collega, l’On. Calipari, ha contestato l’eccessiva spesa per le operazione militari in Afghanistan che, a suo dire, avrebbero tolto risorse dalla spese di ricostruzione e cooperazione. Qual è il suo punto di vista su questa vicenda e sulla situazione in Afghanistan?

L’On. Calipari è un’amica ma, come al solito, fa propaganda pur sapendo perfettamente che ogni operazione o intervento all’estero costa di tre fasi: militare, militare e civile, civile. È evidente che in Afghanistan siamo ancora nella prima fase, che è quelle di assicurare il controllo e la sicurezza sul tutto il territorio. Sarebbe molto bello poter solo stanziare soldi per fare asili senza che i bambini rischino di saltare su una bomba mentre vanno a scuola. Invece dovremmo aumentare uomini e risorse per portare a termine la missione e per consegnare il paese alle sue istituzioni. Altrimenti non si onorerebbe il sacrificio dei nostri morti. Non ti difendi da un RPG solo dicendo che hai stanziato soldini per opere di bene.

Ma perché non si parla abbastanza del peacekeeping italiano che rappresenta un modello vincente delle nostre Forze Armate?

I nostri militari si contraddistinguono per un approccio estremamente professionale e nello stesso tempo elastico negli impegni delle missioni all’estero, e questo è uno dei punti di forza delle nostre partecipazioni. È indubbio che ci siano state molte difficoltà per superare la propaganda cattocomunista che per anni ha identificato il militare con l’uomo di destra, il fascista. Oggi, per fortuna, il clima è in parte cambiato, e la gente pian piano è tornata e guardare con affetto le donne e gli uomini in divisa.

A proposito delle nostre missioni militari. Alla luce della caduta del Governo Hariri, ha ancora senso la nostra presenza in Libano?

Sono stato sempre contrario alla missione in Libano perché in realtà l’hanno voluta Prodi e D’Alema solo per far dimenticare che erano scappati dall’Iraq; in più hanno limitato e mortificato l’azione dei nostri militari con assurde regole di ingaggio. Se il compito affidato dall’ Onu era di disarmare Hezbollah le regole imposte dal nostro Governo hanno rischiato di mettere in pericolo i nostri militari, tanto da rischiare di farli trovare tra due fuochi senza possibilità di agire. Un esempio su tutti: se i nostri militari fermano un camion di armi di Hezbollah non possono sequestrarli ma devono chiamare i militari libanesi e consegnare loro uomini e armi; il problema è che, però, la gran parte dei componenti dell’esercito libanese proviene proprio da Hezbollah. Io sposterei i nostri militari dal Libano all’Afghanistan proprio per perseguire quanto detto prima: più truppe, più controllo del territorio, più sicurezza.

Veltroni e Fini, “Moderati di tutto il mondo unitevi”

24 gennaio 2011

di Ciuenlai

Una volta si diceva “gli estremi si toccano”. Era una locuzione riferita agli “opposti estremismi” di destra e di sinistra. Per una strada diversa la cosa si sta ripetendo oggi. Anzi è accaduta

Valter Veltroni

sabato. I discorsi di Veltroni al Lingotto e di Fini a Reggio Calabria mostrano pochissime differenze sia per i titoli che per le analisi dei temi scelti. I due hanno fatto una lunga strada per arrivare ad una medesima conclusione : “questo è il miglior mondo possibile”. Personalmente di quest’uomo che critico sui contenuti con tutte le mie forze, apprezzo la sincerità, a differenza dei suoi colleghi ex comunisti del Pd, che sono andati anche oltre il suo pensiero, ma continuano a darsi qualche falsa e ipocrita “imbellettata” di sinistra. Quando è caduto il muro di Berlino erano due le cose che si potevano fare . Provare a riaprire la partita o arrendersi e fare pace con l’ex “nemico”. Loro hanno scelto la seconda di quelle che ho detto, hanno scelto la strada dell’omologazione quella del “confesso che ho perduto”. Una opzione che ha una sua rispettabilità e una sua logica, ma che (bisogna saperlo ) trascina in area moderata milioni di persone. Veltroni lo ha detto chiaramente; non vuole più inseguire sogni di società diverse, ma

Gianfranco Fini

lontane, vuole ragionare solo con l’oggi, proponendo però, in alternativa, una utopia più grande di quella del comunismo : “rendere digeribile il capitalismo selvaggio dell’epoca del liberismo (che viene accettato senza se e senza ma)” . Una opzione, che come ormai ammettono esperti, intellettuali e analisti e come ha dimostrato Marchionne, (bisogna saperlo ) non contempla più i diritti dei “subalterni” come elemento di civiltà. Uolter, per dare un minimo di coraggio, si rifà ad improbabili rivoluzioni “democratiche”, aggrappandosi, come modello, a quelle che sarebbero state fatte in America. Se avere 40 milioni di poveri, il far west quotidiano, il più alto tasso di criminalità organizzata, nessuna protezione sociale, la segregazione razziale ancora vigente in molti stati e la guerra come principale metodo di risoluzione dei conflitti internazionali, è il prodotto di una rivoluzione democratica, come Peppone, per piacere, “fatemi continuare a credere alla mia”.

P.S. – L’area di Veltroni si chiama Mo – Dem, Moderati Democratici, per distinguersi dagli altri del Pd che, come noto, sono degli incalliti rivoluzionari.

 

Lettera a Goodmorningumbria

20 dicembre 2010

Nel DNA degli italiani c’è il tradimento? La situazione politica attuale in Italia, dimostra che nel nostro dna esiste il tradimento. Ce lo portiamo avanti da generazioni, da epoca Romana addirittura. Si cominciò all’incirca alle Idi di Marzo, quando Bruto tradì ed uccise Cesare, fino al recente tradimento all’interno del fascismo di Dino Grandi e di cui ne fece le spese anche il genero di Mussolini: Galeazzo Ciano. Poi alla fine dell’ultima guerra civile in Italia, quando Badoglio tradì l’alleanza con la Germania Hitleriana (che non avrebbe mai dovuto esserci).
Gli italiani (purtroppo) sono sempre avvezzi a tradire la parola data.
E siamo all’attualità.
Il tradimento di una alleanza dopo una condivisione di programmi elettorali, per futili motivi di prestigio e arrivismo personale, da parte di un cofondatore del PDL, Gianfranco Fini, rinnegando tutto ciò che fino a poco prima avevano condiviso, perfino la famosa e tanto vituperata (da parte della Sinistra) Legge Bossi-Fini contro gli immigrati Clandestini.

Migrazioni o cambi di casacca anche nell’IDV di Di Pietro ed anche nel PD.
Nessun partito è immune da tradimenti e questo dovrebbe insegnare molte cose, ma noi italiani non ne facciamo mai tesoro di questi insegnamenti.
Oggi in Italia, l’ipocrisia non ha confine e i voltagabbana abbondano!

Il tradimento è di moda e fa tanto cool, pertanto viene predicato in ogni luogo. Eh si, forse purtroppo è la caratteristica di noi italiani.  Lo hanno dimostrato le guerre perdute e la fama che abbiamo all’estero. Non per niente in Inghilterra per offendere qualcuno gli si dice che ha fatto una “Badogliata” (da Badoglio), in Germania e Francia si usa  offendere una persona chiamandola “Italiano”, e non continuo per non infierire sul mio orgoglio di essere un Italiano Coerente ed Onesto. Spero molto in un rinsavimento degli italiani, nelle prossime ed inevitabili elezioni, che vedano dove questi vecchi e maleodoranti politici di carriera ci stanno portando, senza curarsi della crisi economica mondiale devastante in corso.  Spero proprio venga fuori, che dal nostro DNA sia sparito il Tradimento, fonte di tanti mali e disgrazie per la nostra povera Italia.
Stelio Bonsegna


 

 

 

 


Pane e Volpe … e il trio lescano

18 dicembre 2010

di Ciuenlai

Tutto si può dire dei democratici nostrali, meno che manchino di fantasia. E di fantasia ce ne vuole molta per uscire dai casini (quelli veri non quelli desiderati) in cui si ficcano. Non a caso dice che a pranzo mangiano come piatto unico pane e volpe. Allora per andare al Governo, secondo loro, bisogna sposare Fini e Casini, continuando ad avere Vendola come amante. Una amante da nascondere perchè i terzopolisti il Governatore della Puglia non ce lo vogliono Quindi la missione è diventata “Come far sparire Vendola e non perdere i suoi voti” (vivendo felici al Governo). Prima idea : il Nuovo Ulivo. Hanno pensato che mettendolo dentro questo contenitore, il problema e lui fossero “missing”i e diventati come invisibili agli occhi degli altri. Ma il trio lescano della politica italiana (Casini, Fini Rutelli) ha avvertito Bersani che di fare accordi con l’Ulivo non voleva saperne. E’ una roba troppo di sinistra, modificare, modificare… E allora giù hanno messo sotto torchio tutti i loro migliori cervelli per trovare una soluzione alternativa. E allora dal cilindro è uscito il “grande cervello” La Torre che si è messo a cantare, sostenuto da un bel coro guidato da Sansonetti, questa allettante proposta : “dai dai, Nicki vieni via con me, it’s wonderfoul baby”. Insomma la nuova trovata è diluire Vendola dentro l’acido del Pd, perchè a quel punto i terzisti potrebbero trattare senza fare tante domande . Il tutto però dentro questo chiaro progetto di alternativa : Va bene il candidato loro, va bene il programma loro, va bene il Marchionne loro e vanno bene i voti nostri dati a loro. Il tutto per un posto al Governo senza se e senza ma. Come diceva Totò : “Ogni limite ha una pazienza”. Siccome questi non hanno limiti, speriamo che le pazienze finiscano e inizi un’altra storia, un altro racconto dell’Italia e della sinistra. Diceva Moretti “Con questi dirigenti non vinceremo mai”, meglio caro Nanni, meglio….

commenti:

Maura Firmani

Credo si siano autorottamati!
Enrico Letta ha definito una provocazione la proposta di “matrimonio” avanzata da Di Pietro al Pd! Invece la proposta di Bersani al terzo polo la dobbiamo digerire come una bella cosa.
Complimenti per la coerenza e per il rispetto dell’opinione della base!
E’ ovvio: si tratta di mosse per tenere buoni gli ex popolari dentro il Pd, altro che ragionare per il bene del Paese!! Comincio a non credere più alla buona fede del segretario Bersani. Non ho contribuito alla sua elezione e, come prevedibile, spesso non ho condiviso le sue uscite (molto ondivaghe per la verità),ma ho sempre ritenuto che ci fosse buona fede in quello che proponeva. Ora non lo credo più.
E come me molti militanti!

Federica Porfidi peccato che il risultato è sempre sconfitta e morte anche tecnicamente lasciando da parte la politica e le idee… che voti potrebbe prendere questo polo? il pd gli potrebbe potare un22- 23% ( a dire tanto…) il terzo polo è dato al 15%, con un’alleanza del genere porterebbe un 12%? non arriva neanche al 35%… il pdl da solo è dato al 29% …ditemi voi…

Stefania Piacentini propongo da tempo di reclutare vecchie maestre per ripetizioni di aritmetica, in particolare per somme e moltiplicazioni, chè le divisioni sono già la nostra specialità e le sottrazioni le lasciamo volentieri ad altri… le maestre che vorrei si recluteassero non sommerebbero mai fagioli con patate… e in classe cercherebbero strumenti per far partecipare al gioco anche quelli che se ne stanno in disparte, e sono tanti, perchè il gioco non gli piace più…i conti che si fanno, anche quelli di cui sopra, sono sempre senza l’oste… degli astenuti, non astemi, semmai disaffezionati ma in cerca di disassuefazione…. Vicenza. La strategia del centrosinistra? Degna di un romanzo dell’orrore. A dirlo è Nichi Vendola, governatore della Puglia e presidente di Sinistra ecologia e libertà, ieri sera in Fiera in una sala Palladio piena. Il suo intervento inizi…ato alle 22.10 è durato un’ora, e solo alla fine si è tolto i sassolini dalla scarpa del dopo fiducia. «Sono state portate in piazza San Giovanni a Roma dal Partito democratico migliaia di persone in attesa di una sfiducia senza essere sicuri dei numeri e per chiedere un governo di responsabilità nazionale – ha detto Vendola -. Il risultato è stato un rinculo depressivo micidiale. Ho letto tutti i libri di Stephen King, ma una cosa del genere non l’avevo mai letta». Sulla presa di posizione del segretario del Pd, Pierlugi Bersani, che ha aperto le porte per un’alleanza con il nascente terzo polo, Vendola ha tagliato corto: «Più che un’alleanza è un’annessione al centro».

IL GOVERNO DEI SOGNI E DEI DESIDERI – BREVE STORIA (DUE GIORNI) DELLE FINI E DEI CASINI DEL PARLAMENTO ITALIANO

14 dicembre 2010

di Ciuenlai

In questi due giorni si è avuta l’ennesima prova che il berlusconismo è una cultura entrata ormai nel profondo delle coscienze delle classi dirigenti e purtroppo anche di molti Italiani. Quando il denaro e la “com…pravendita” delle persone fanno breccia, significa che quell’ambiente è predisposto culturalmente alla corruzione. La lotta per la successione nel centrodestra è apparsa, nelle fredde aule del Parlamento, pervasa da una spaccatura tra quelli che avevano qualcosa (leggi interessi personali) da difendere e lo facevano con grande ardore e quelli che desideravano e forse volevano avere qualcosa da difendere e si vergognavano quasi di non farlo. Ma è normale se non esistono più ideali di riferimento, se non ci sono, come dice qualcuno, grandi storie, narrazioni diverse, sogni da coltivare, orizzonti da raggiungere, obiettivi da realizzare e ceti sociali di riferimento da tutelare. Non si può coltivare una idea di cambiamento, di un altro mondo possibile sperando che i Finiani tengano, che Casini non ne perda qualcuno per strada, che i moderati del centrosinistra non si facciamo attrarre dalle sirene della maggioranza, che la Buongiorno partorisca all’alba, Calearo sia diventato un po’ Comunista e Scilipoti abbia estinto il mutuo. Per la seconda volta hanno sbagliato i conti. Incredibile! Da mesi ci stanno spiegando che ci vuoe un nuovo CLN e che bisogna fare, tutti insieme appassionatamente, un governo di responsabilità nazionale. E con i voti di chi? Sogni; Il re adesso è nudo e bisogna sperare (sic) che domani, altri 5 o 6 deputati (com’è possibile e com’è probabile) non decidano di saltare il fosso, perché a quota 320 si governa e come. Non è detto quindi che il risultato di oggi significhi per forza “elezioni”, come vanno dicendo “singhiozzando” i signori del Pd. Lo decideranno il Caimano e Bossi. Faranno quello che gli conviene di più. Anche perché, incredibilmente, sono gli unici che non le temono e sono gli unici ad essere preparati all’evento. Se Il centrosinistra continua a pensare che la soluzione siano i giochi di Palazzo, temo che il regno di Berlusconi non avrà ancora fine. Oggi più che mai si è capito che la vera opposizione sta fuori del Parlamento e, purtroppo, non trova e non ha un’adeguata sponda dentro di esso.

 

Lettera a Goodmorningumbria

18 novembre 2010

Luigi Fressoia

Sono decenni che si sa delle infiltrazioni mafiose al nord, tanto è vero che i primi successi della Lega furono proprio contro i soggiorni obbligati dei mafiosi al nord, soggiorni  che non potevano non portare infiltrazione mafiosa. Saviano ne riparla ora in quei termini solo perché egli è parte di una operazione politica complementare all’affossamento del governo da parte di Fini-Casini: impedire il federalismo, ovvero impedire che a molte regioni del sud arrivino meno soldi. Le mafie non ci stanno, costi quel che costi, anche spaccare l’unità d’Italia.

Lei mi ricorda Togliatti. Il comunista più odioso che abbia mai conosciuto.

16 novembre 2010

Oriana Fallaci su Fianfranco Fini

Oriana Fallaci e Gianfranco Fini

Non a caso quelli della sinistra la trattano con tanto rispetto, anzi con tanta deferenza, su di lei non rovesciano mai il velenoso livore che rovesciano sul Cavaliere,contro di lei non pronunciano mai una parola sgarbata, a lei non rivolgono mai la benché minima accusa. Come Togliatti è capace di tutto. Come Togliatti è un gelido calcolatore e non fai mai nulla, non dice mai nulla, che non abbia ben soppesato per sua convenienza. Dirige un partito che si definisce di destra e gioca a tennis con la sinistra. Fa il vice di Berlusconi e non vuole altro che detronizzarlo, mandarlo in pensione.

PDL:ORA BASTA! GLI ITALIANI SONO PRONTI A SCENDERE IN PIAZZA!

13 novembre 2010

di Sveva Orlandini

Sveva Orlandini

Dopo la mozione di sfiducia al Governo presentata alla Camera da PD-IdV , quella in corso di presentazione al Senato a sostegno del Governo presentata da PdL e Lega, ecco la terza mozione, sempre alla Camera, dell’UDC-API e FLI, su cui convergerà anche quella della sinistra, come volevasi dimostrare! Abbiamo assistito a tanti paradossi in questi mesi, ma quest’ultima mascalzonata del FLI nei confronti del Governo, che fino a ieri spergiuravano di voler sostenere, per essere fedeli al patto con gli elettori, SFIORA IL TRAGI-COMICO! Maccome? cos’è cambiato? Si sono stancati della fedeltà agli elettori? A me sono sempre sembrati quegli adulteri che giurano sulla famiglia dal talamo dell’amante e questa è la prova che la mia percezione, purtroppo, era esatta! Pensano di mettere le corna a Berlusconi? NO!!!!!!!! Tradiscono il Popolo Sovrano che li ha eletti solo perché nel simbolo campeggiava: BERLUSCONI PRESIDENTE! Lo stesso Casini, che campione di coerenza! Chi non ricorda come in questi mesi si sbracciasse a negare un governo senza Berlusconi: “per non tradire quelle che sono le indicazioni precise della maggioranza degli Italiani che così si sono espressi”! E noi, pur da fieri avversari, apprezzavamo questa conversione democratica di quel partito che già nel 1994 fu protagonista di un ribaltone costato all’Italia 7 lunghi anni, 7 come una maledizione biblica, di malgoverno della sinistra-centro! Cosa si propone il Polo di Centro? Un PdL senza Berlusconi? Un contenitore per i più diversi ed eterogenei principi, in antitesi tra loro, con il solo fil rouge, ma rosso acceso, dell’anti-berlusconismo? Se questi ultimi avvenimenti hanno indicato una rotta, è quella di riunirsi intorno a Princìpi ed Ideali, i Partiti devono essere fortemente identitari, così le coalizioni, altrimenti ogni 2 anni imploderanno! E’ vero anche che il tradimento del PdL e del Centrodestra  non è avvenuto per Idee ma solo per strategie di potere, ma siamo NOI, Popolo Sovrano, che vogliamo riconoscerci in uno schieramento per fondamenti condivisi e non per fatto umorale o contingente! Casini teme la piazza, richiama Berlusconi alla responsabilità! Che coraggio! Il Premier ne ha avuta sin troppa, da quel grande statista che ha dimostrato di essere! SIAMO NOI, POPOLO SOVRANO, CHE VOGLIAMO SCENDERE IN PIAZZA CONTRO QUESTE IRRESPONSABILI DERIVE ANTIDEMOCRATICHE E NEMMENO BERLUSCONI RIUSCIRA’ A FERMARCI! Riflettano, ci stanno portando alle soglie di una guerra civile e per cosa? per bramosia di potere! Questo è stato il Miglior Governo degli Ultimi 150 Anni e poteva davvero essere cambiare l’Italia, se non ci fossero stati dei Giuda, che, come la storia c’insegna, tramano sempre nell’ombra di ogni Grande! Noi siamo pronti,vadano nei mercati, per strada, leggano Face Book: si organizzano spontaneamente decine e decine di gruppi, vogliono manifestare in tanti, target non certo da centri sociali, distinte signore con il filo di perle al collo, professionisti, dirigenti,giovani preparati e fattivi, in una parola: LA SOCIETA’ VERA!

Lo scontro non è più tra partiti ma tra Società Civile e Politicanti!

Bocchino: “Tu, Gianfranco, sei il protagonista della Terza Repubblica”

8 novembre 2010

“Tu, Gianfranco, sei il protagonista della Terza Repubblica”. Così sabato Italo Bocchino, dal palco di Perugia ha incoronato Fini. Ma se quella che è uscita dalle parole del discorso di ieri di Fini è la Terza Repubblica, ci tenevamo la prima.

Giorgio Stracquadanio

di Giorgio Stracquadanio

Dopo aver promesso traguardi “oggi impensabili”, ieri Fini si è espresso secondo la peggior logica partitocratica. Ha chiesto la “crisi al buio”, ha proposto una “nuova formula” con l’ingresso dell’Udc nella maggioranza in una tardiva versione a quattro della Casa della Libertà, ha invocato un “nuovo programma”, ha evitato soltanto di evocare un diverso presidente del Consiglio solo perché ha voluto evitare una provocazione tanto sfacciata. Ma i nostalgici non disperino: se si seguisse la strada proposta da Fini, un minuto dopo le dimissioni di Berlusconi inizierebbe il pressing sull’opportunità di un cambio di premiership. Ed è per questo che Silvio Berlusconi fa bene a respingere la polpetta avvelenata della “proposta” partorita da Fini. Non tanto perché Palazzo Chigi sia proprietà del Cavaliere, ma per il fatto ineludibile che è stato il popolo, in libere elezioni, a incoronare capo del governo Silvio Berlusconi, e se qualcuno deve mandarlo a casa è, guarda un po’, ancora una volta il popolo in altrettanto libere elezioni. Fini, invece, figlio naturale della Prima Repubblica – l’unica che conosce veramente avendo egli rinunciato da tempo a fondare la Seconda solo perché ansioso di entrare nell’arco costituzionale con il beneplacito degli ex-comunisti – ha parlato ieri un linguaggio che non sentivamo dagli anni 80 dello scorso secolo e che pensavamo avesse come ultimo epigono quel Marco Follini, passato da vicepremier di un governo Berlusconi a senatore di Veltroni, Franceschini e Bersani. Nel discorso di Fini di domenica il voto del 2008 è definitivamente archiviato, Futuro e Libertà – come scrive oggi Pierluigi Battista sul Corriere della Sera – diventa “una forza politica vera, proiezione di un’anima autentica del centrodestra italiano” anche se non ha mai preso un voto che sia uno nelle urne, il programma  approvato dagli elettori è ridotto ad un pezzo di carta da mandare al macero e  gli accordi con cui ci si è presentati alle elezioni considerati alla stregua di parole da marinaio. Gianfranco Fini è oggi l’espressione più compiuta del vecchio trasformismo italiano, del più elitario parlamentarismo da Casta, perché almeno i partiti della prima Repubblica i voti – anche se pochini in qualche caso – li avevano presi. Mentre Gianfranco Fini ha preso un po’ di parlamentari dal centrodestra – eletti per sostenere un leader, un programma, una coalizione – e li sta portando a spasso per le praterie del gioco partitocratico del “ritiro della delegazione” in cui ministro e sottosegretari “rimettono il mandato nelle sue mani”, per poi percorrere i meandri di un “appoggio esterno” al governo, nei cui confronti si avrebbero poi le “mani libere”. È evidente quali siano i ghost writer di Fini: Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Arnaldo Forlani, Giulio Andreotti e i loro epigoni. Con il suo discorso Fini ha voluto ergersi a impresario del purtroppo mai chiuso  “teatrino della politica”. Siamo alle comiche Finali grazie ai saltimbanchi di Futuro e Libertà, pronti – appunto – a saltare dal banco in cui li aveva collocati il popolo, a quelli di chi le elezioni le aveva perse.

Destra e sinistra possono essere ancora le bussole, i marcatori del discorso politico?

8 novembre 2010

di Mary Mancinelli

Mary Mancinelli

Oggi in Italia mi sembra più discriminante un’altra alternativa: quella tra populismo e liberalismo, tra “liderismo” salvifico e democrazia partecipativa, tra libertà intesa come identificazione mistica col capo e quotidiano esercizio di un potere di controllo, tra ‘reductio ad unum’ del potere e rispetto delle autonomie sia istituzionale che sociali e civili. In quali corni dei dilemmi collocare Fini non è poi così evidente, come invece è evidente la sua rotta di collisione col Berlusconi. Nell’area del centrosinistra si guarda ora con stupore ora con sospetto l’evoluzione di Fini, ma in ogni caso sempre con distacco come se le posizioni del presidente della Camera fossero una vicenda tutta interna alla Destra. Potrebbe non essere così. Si ha l’impressione, cito Girgensi, che Fini abbia potuto vedere negli occhi la Medusa e, come Perseo, ne abbia colto l’abisso devastante senza risultarne pietrificato. E invece di aspettare paziente il suo turno, all’ombra della Medusa, abbia cercato di ridurre i danni, di alzare muri di contenimento, che rallentassero lo straripamento del mostro. Ne denuncia il progetto,  ma scommette ancora oggi sul logoramento per calcolo pensando di raccogliere l’eventuale eredità nel campo della destra? In realtà il punto cui è arrivato il contrasto tra Berlusconi e Fini è tale che un compromesso è impossibile. I fatti potrebbero precipitare rapidamente.  Fino a quando Fini potrà resistere sui principi quando agli stessi non condivisi pone resistenza? Così disse Barbara Spinelli: “la politica attuale di Fini come ispirata alla logica del male minore, cioè sta cercando di ridurre i danni. Puntare ad ottenere sempre minori mali rischia di far dimenticare la realtà del Paese diventandone complice”, ma forse proprio per evitare questa complicità e al contempo non “staccare la spina” azione che potrebbe produrre crolli come a Pompei nel mondo paleolitico politico che Fini ieri ha parlato di “oltre Berlusconi, oltre il PDL”. Ma parliamoci senza ipocrisie, forse solo i politici di “vecchia forma” non si sono accorti che  al punto in cui siamo, la posta che c’è in gioco è la democrazia, lo stato di diritto,la salvaguardia delle istituzioni, in sintesi: l’affrontare la realtà per il bene comune e non di poche cerchie che anemizzano sempre più lo Stato, bisognerebbe osare di più come disse ancora la Spinelli e avere parole nette contro “il male”, ma perchè non tradurre l’insofferenza politica del Paese al declino del Paese che indubbio sia “male” per tutti? E il Pd? Cosa dice il Pd? Può continuare ad assistere compiaciuto al contrasto tra Berlusconi e Fini pensando di goderne alle prossime elezioni o invece chiedere a Fini di tirare tutte le conseguenze dalla sua analisi e insieme puntare alla salvezza della repubblica? Stà già accadendo? Troppo lenti per gli interessi della Nazione che oggi dovrebbero essere convergenti visto sullo stato di cose. E se con coraggio proponesse a Fini una fase costituente, un patto di ‘Catarsi’ come quello greco di qualche anno fa, per neutralizzare le derive populiste e riscrivere insieme alcune nuove regole costituzionali di riassetto delle forme dello stato e di aggiornamento delle garanzie, finite le quali tornare eventualmente a dividersi secondo vocazioni e interessi? Una democrazia ha bisogno di diverse componenti politiche che si scontrino su posizioni nette, ma oggi siamo al paradosso e per il passaggio alle urne è necessario e decisivo  ripristinare la possibilità degli elettori di scegliere i propri rappresentanti al parlamento, scelta fondamentale ma perchè sia quanto più responsabile e consapevole e non “pilotata” e calata dall’alto per non cadere nei vecchi errori, si deve garantire una libera informazione e che si aprano senza timori arene politiche di scontro e confronto. Si abbandonino i modelli di marketing finora programmati e calati dall’alto  poichè non reggono più nemmeno nel mercato da call center: la gente chiede coinvolgimento e chiarezza, basta toccare la pancia o antichi ancestrali debolezze con uso di squallide tecniche persuasive da piazzisti della politica o dialettiche puramente filosofiche dei migliori teatranti. Il salto di qualità politica e morale devono adeguarsi a rappresentare il nuovo: capacità politiche di concretezza e coerenza, verità e informazione, innovazione e merito, razionalizzazione e progettualità. C’è un problema di leadership  ma non solo per una questione anagrafica, i vizi sono una scorciatoia da cui pure i giovani sono attratti e purtroppo educati dagli stessi baroni della politica e dell’economia. Salviamo Pompei ma non le forme antiquate e inadeguate della leadership italiana. Prendere atto della realtà è l’unica via d’uscita, nonostante i canti delle sirene che ancora resistono, ma che in questa fase di passaggio suonano estremamente patetici ed egoistici, visto come hanno costoro da anni lavorato solo ipotecando il non futuro, a tutela delle proprie e sole esistenze.

ASPETTANDO FINI – GODOT

3 novembre 2010

di Ciuenlai

Gianfranco Fini e Paola Concia in una foto di archivio

 

Sono tutti appiccati alle decisioni di Fini. C’è un Ring nel quale combattono lui e il Caimano. E Attorno un pubblico rumoroso (Bersani, Franceschini, Dalema, Veltroni, Casini, Cesa, Bottiglione, Marcegaglia, Montezemolo, Rutelli ecc.) che gridano “Buttalo giù, dai buttalo giù”, soffiando continuamente sull’orecchio di Bossi : “non lo vedi che barcolla?. E mollalo, prima che cada e tiri giù anche te” . Nessuno che provi a organizzarsi da solo, a lanciare la sfida, magari mettendo in moto un movimento nel paese che reclami la svolta. E soprattutto che cerchi di essere protagonista dell’eventuale caduta. Si aspetta Fini – Godot, sperando che stavolta arrivi. Gianfranco gioca la sua partita per la leadership della destra, ma gli altri a che gioco giocano?