
a destra franco valentini e danilo ronzi regista della trasmissione nell’eremo di Pale
di Francesco La Rosa
E’ stata trasmessa da Rai2 in orario per insonni, “le vie del Brigante” rivisitazione in chiave ironica e curiosa di alcuni luoghi tradizionalmente esclusi dagli itinerari turistici più conosciuti. Cosi la curiosità di conoscere l’autore del programma che è umbro mi porta a Foligno e mi permette di presentarvi un personaggio che appare veramente fuori dal tempo.
Franco Valentini è curiosamente noto a Foligno con lo pseudonimo “il Brigante” e per cercare di capire cosa può aver motivato la produzione di questo programma televisivo sono andato a trovarlo nel suo “eremo” di Piaggia nei pressi di Sellano.
L’uomo, davvero appare un brigante, la barba bianca gli da un aspetto apparentemente truce, sprofondato su una seggiola mi scruta e aspetta la mia prima mossa, ed io muovo subito…
Sig. Valentini ci diamo del tu o del lei?
Per costume locale in questo modo di interloquire, ti danno del lei quando vogliono punirti, quindi diamoci del tu.
Come è nata l’idea di questo programma?
L’idea è nata dopo una simpatica conversazione con amici fra i quali un noto artista romano che da qualche tempo risiede a Stifone presso Narni, e quasi come sfida ho accettato di produrre questo documento televisivo, cercando di dare un contributo per una lettura dell’Umbria fuori dagli stereotipi.
Quali aspetti intendevate evidenziare con questa opera?
Siamo partiti dalla consapevolezza che il territorio umbro già da sé è “la storia dell’arte” e dai secoli passati possiamo considerarlo come una semina di fatti e di avvenimenti culturali che ne hanno fortemente condizionato ogni angolo dello stesso.
Perché l’ironia come filo conduttore?
Beh, la mancanza di mezzi finanziari e mezzi tecnici non ci lasciava altra scelta e quindi abbiamo cercato l’impatto mediatico utilizzando come patrimonio l’ironia delle persone normali.
Riesci a conciliare il tuo lavoro con questi impegni artistici?
Ho sempre pensato che esiste un lavoro per vivere e un lavoro per fare, e di solito accade che il lavoro per vivere è “quello che è” non si ama, invece il lavoro per “fare” è quello che soddisfa le più intime esigenze dell’uomo, come lo straordinario concerto organizzato al Castello di Giomici poco tempo fa. Per queste cose cosi importanti ed esaltanti il tempo dobbiamo trovarlo
Parlaci di questo concerto…
L’idea di questo concerto è nata conversando con il maestro fernando Grillo, da importanti critici considerato ”il Buddah del contrabbasso”, ma che io considero invece “l’angelo del contrabbasso” con il quale “discuto musicalmente” da quaranta anni, abbiamo pensato di invitare un quintetto d’archi composto da artisti che possono essere considerati nel loro campo fra i più grandi esecutori del nostro tempo, come il russo Dimitri Tombassov, primo violino della Orchestra Filarmonica di Berlino, e che abbiamo potuto offrire all’Umbria anche grazie alla appassionata competenza e partecipazione di un caro amico, Luciano Vagni, proprietario del Castello di Giomici i cui saloni hanno fatto da magica scena all’evento.
Cosa ti ha dato dal punto di vista musicale e umano l’incontro con Tombassov?
Dimitri è un uomo che ha compiuto una scelta di vita importante lasciando la Filarmonica di Berlino per essere grande solista fra grandi solisti, e studiare e sperimentare insieme a lui presso il Castello di Pupaggi le prove del concerto, anche grazie alla sua straordinaria umiltà è stato esaltante per me e mi resta un ricordo incancellabile, e anche se con grande simpatia il quintetto mi ha nominato presidente onorario in realtà mi sento il rozzo che poco può contribuire al compimento culturale di questi grandi musicisti.
Perché avete scelto Pupaggi per il laboratorio?
L’idea è partita dal soffitto della chiesina del ’500 di Pupaggi dove il soffitto è riempito magnificamente da un grande affresco che rappresenta Dio che è contornato da due quintetti di angeli contrapposti con in mano archi e vielle, angeli che curiosamente hanno le ali dipinte con il tricolore, ma anche dal fatto che la zona è stata nei secoli passati un grande laboratorio di sperimentazione di medicina e chirurgia e percorso di grande valore musicale. Da sottolineare anche la splendida ospitalità nel castello della famiglia Onori che ci ha permesso di penetrare in maniera precisa nell’ambiente e nella gente di questo territorio che nei propri cromosomi ha sintetizzati gli eventi più importanti dei passaggi della storia del mondo moderno. Il riferimento a San Benedetto non è casuale come non è casuale che Benedetto sia il Patrono di Europa.
Cosa farai da grande?
Farò da grande tutto ciò che ho fatto da piccolo, e continuerò a riflettere sugli stessi errori, che stranamente ricordo come i momenti più belli e senza i quali non sarei quello che sono, tanto è vero che il mio modo di vivere nella mia lunga e stratificata” professione di ateo” non ho mai avuto paura di ringraziare il cielo e dire: Signore ti ringrazio per quello che mi dai.
Per concludere vuoi dedicare una tua riflessione in versi ai lettori di Goodmorning Umbria?
“Quando la sera guardo il sole ed il suo tramonto, anche i miei pensieri si uniscono nella mia fronte e si abbracciano come le onde del mare al pari delle rughe che ormai segnano i lunghi giorni della mia vita”.
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