Posts Tagged ‘gheddafi’

Onore al beduino Gheddafi trucidato, e non giustiziato, dai barbari !

25 ottobre 2011

LETTERA A GOODMORNINGUMBRIA

Le orde barbariche  (20.000 ribelli predoni con armi pesanti e forze nato con costanti bombardamenti aerei “umanitari” – contro 300 irriducibili a mani nude delle termopoli di sirte )  delle democrazie occidentali hanno avuto ragione, dopo 8 mesi di enormi sforzi militari navali, aerei, terrestri di un micro-popolo (numericamente) e di un ex amico dell’Italia, paese di grandi tradizioni nei tradimenti, preso al guinzaglio dalla “santa alleanza”, ma subito generoso protagonista nella guerra, per poi finirla da grande sconfitto, trovandosi ora ,nella spartizione del bottino, superata a sorpresa persino dalla Turchia, che da “indifferente” spettatrice ora si candida come figura egemonica nel consolidare i frutti della vittoria . L’ombra degl’integralisti islamici quindi ormai si materializza in pieno per la cecità consapevole e l’avidità dell’occidente in necrosi avanzata. La storia e’ la madre della verita’, Gheddafi “caduto in piedi”, ormai ne fa parte !

Leonida Laconico

L’ultima tenda del Colonnello

21 ottobre 2011

Razionalmente questo articolo si sarebbe dovuto scrivere molto tempo fa e forse dire certe cose oggi è sin troppo facile se non ipocrita. Oggi tutti vogliono voltare pagina in Libia e anche chi tra i leader dell’opposizione libica era fino a qualche mese fa parte integrante del regime di Gheddafi ora si appresta a rappresentare il nuovo. Termina così, dopo 8 mesi di sanguinosa guerra, l’ultima resistenza del Colonnello, calpestato e sfregiato come altri dittatori della storia, accomunati dall’esser trucidati dalle stesse mani di chi per anni ha applaudito il Rais. Molti sono stati i Governi che a vario titolo hanno consentito al Rais di godere di una rispettabilità internazionale al di sopra dei suoi reali o presunti meriti. Il petrolio prima e la paura di Al Qaida poi hanno reso indispensabile il dialogo con il Colonnello, sempre più leader autoreferenziale di un Mediterraneo in fibrillazione.
Chi era Gheddafi? Un rivoluzionario, un anticolonialista, un riformatore, un brutale dittatore, ma anche un guerrafondaio che ha rifornito le milizie palestinesi in contrasto con Arafat e foraggiato gli eserciti privati che si sono contrapposti in Libano negli anni della guerra civile, un terrorista e infine l’argine del fondamentalismo islamico in Nord Africa. I Governi europei hanno fatto a gara per avere buoni rapporti con il Rais e se tanto rumore hanno provocato i caroselli e le pagliacciate messe in scena nella sua ultima visita ufficiale in Italia ben più grave è stato il silenzio sulla liberazione da parte della autorità scozzesi di Abdelbaset al Megrahi, unico condannato per l’attentato di Lockerbie, dove morirono ben 259 persone.
Il rapporto tra l’Italia e la Libia di Gheddafi è stato contraddistinto da un cinico mix di propaganda interna contro il passato coloniale italiano controbilanciato da ottime relazioni bilaterali. All’indomani della presa del potere di Gheddafi nel 1969 che sancì l’esproprio e la cacciata, senza spargimento di sangue, dei 12.000 italiani e della comunità ebraica presente in Libia, i governi italiani sono stati costretti a più riprese a dover mercanteggiare la propria sicurezza e le proprie forniture energetiche con il dittatore libico, a scapito della dignità di quelle famiglie italiane che espulse dalla Libia non avevano nulla di che vergognarsi.
Se è vero che l’Italia di Andreotti e Craxi salvò il rais dai bombardamenti americani del 1986 è altrettanto vero che sia i Governi di centro sinistra che di centro destra della seconda repubblica hanno concesso molto, forse sin troppo, per cancellare le violenze del passato coloniale indistintamente compiute dall’Italia di Giolitti così come da quella di Mussolini.
Gheddafi ora non c’è più e il conto che l’Italia ha pagato alla Libia prima di Re Idris e poi del Colonnello è stato saldato da tutti i Governi del dopoguerra in ragione di evidenti interessi di politica estera ed economica. Lo scenario è oggi cambiato e l’Italia è chiamata a ridefinire i propri rapporti con la vicina Libia lasciando alle spalle qualsiasi forma di sudditanza psicologica inconcepibile per un paese che vuole avere un ruolo dignitoso nel Mediterraneo.

Matteo Bressan

Sette ciclisti estoni spariscono in Libano. Qualcuno chiama in causa Gheddafi

28 marzo 2011

di Matteo Bressan

Sono passati cinque giorni dal sequestro dei sette Estoni che percorrevano la valle della Bekaa provenendo dalla Siria a bordo di biciclette. Dalle ricostruzioni, peraltro confuse che si sono susseguite, sembrerebbe che i sette cittadini siano stati circondati da uomini armati a bordo di due furgoni e una Mercedes bianca senza targa.

In un primo momento, quando non era stato possibile chiarire la nazionalità dei malcapitati, le agenzie avevano annunciato il sequestro di sette europei, in un secondo momento era circolata la notizia che il gruppo fosse composto da Estoni ed Ucraini.Subito dopo però, una nota del Ministero degli esteri ucraino, smentiva la presenza dei propri concittadini.

Sul fronte estone invece già venerdì è iniziata a trapelare un’evidente preoccupazione proprio dal Ministro degli Esteri Urmas Paet che ha ribadito di non aver ricevuto nessun messaggio dai sequestratori e non ha potuto fornire pubblicamente dettagli sui sette turisti Estoni. Sono però trapelate alcune notizie da uno dei familiari ed è emerso un particolare sul quale è doveroso fare una riflessione. Sembrerebbe infatti che uno degli estoni lavorerebbe per un’azienda specializzata nella realizzazione di software utili ai sistemi di geolocalizzazione.

Sul fronte delle ricerche il Governo estone, tramite il Ministro degli Esteri Umas Paet, ha informato l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri Catherine Ashton, i Ministri degli Esteri di  Francia, Turchia, Italia e i diplomatici di Gran Bretagna, Stati Uniti e Polonia. Le autorità libanesi stanno setacciando la zona della Bekaa, valle rinomata per il traffico di droga e armi controllata da Hezbollah, nel tentativo di stabilire un contatto con i sequestratori.

Anche la politica libanese si interroga su questo sequestro e il Presidente delle Forze libanesi Samir Geagea, lo scorso venerdì, ha manifestato le sue preoccupazioni su un evento che potrebbe destabilizzare il già precario equilibrio del Libano. Va ricordato infatti che sono trascorsi ben due mesi dalle dimissioni del Governo Hariri e che gli episodi di tensione non mancano, come testimonia l’esplosione nella notte del 26 marzo di una bomba nella cittadina di Zahle presso un chiesa cristiana.  Ad oggi però sia da quanto trapela dalle dichiarazioni ufficiali che da quello che si legge sulla stampa araba si ha la sensazione, avvalorata dalla diversità delle piste che si stanno seguendo, che si stia brancolando nel buio.

Le ipotesi che maggiormente sono circolate tra venerdì e sabato sono tra le più disparate ma tutte degne di nota. Si è partiti infatti dal collegare questo sequestro all’arresto avvenuto un anno fa a Kiev di un leader palestinese, fatto che avrebbe determinato il sequestro di cittadini ucraini, della cui presenza lo stesso ministero degli esteri ha dato smentita, per un’ eventuale trattativa di scambio. Successivamente si è pensato ad un’azione di disturbo, organizzata dalla Siria tramite Hezbollah, per creare disordine nella valle della Bekaa ed ostacolare quindi la visita in programma nei prossimi giorni di Hariri.

Il giornale kuwaitiano Al Anba ha infine citato una fonte del campo palestinese di Ai nel Helwe, che avrebbe collegato il rapimento dei sette estoni con le vicende libiche. I sequestratori infatti, appartenenti all’organizzazione Fath al Intifada, sembrerebbero essere palestinesi, forse legati e sostenuti economicamente da Gheddafi, il quale in questo modo avrebbe voluto mandare un messaggio all’Europa.

Poche ore dopo le dichiarazioni apparse su Al Anba, un portavoce di Fath al Intifada ha prontamente negato qualsiasi coinvolgimento nel rapimento precisando che gli unici obiettivi della loro organizzazione sono la lotta per la causa palestinese. Forse è ancora presto per affermare che il Libano sia ripiombato nella spettrale spirale dei sequestri di occidentali, che caratterizzarono la seconda metà degli anni ‘80 nella guerra civile libanese, ma la preoccupazione che si percepisce e il silenzio che circonda questa vicenda si fa sempre più assordante.

GHEDDAFI IL BACIO DELLA MORTE?

25 marzo 2011

Di Ciuenlai

Il rimpasto di Governo è servito. Ma non quello con Romani, l’indagato che Napolitano ha fatto Ministro con una pepata letterina di accompagnamento per i genitori (Berlusconi e soci); quello vero, che si è consumato ieri nelle aule del Parlamento. Il Pd e il terzo polo sostengono il Governo e sembra quasi che attendano di entrare in maggioranza. Bersani lo fa capire chiaramente : “sarebbe bello – ha detto – presentarsi in Europa con un piano bipartisan per la crescita”. Intanto La mozione sulla Guerra in Libia del Governo passa per le assenze in campo avverso. Se veniva bocciata saltava Berlusconi. Evidentemente l’oggetto non interessa (perlomeno ora e non su questo argomento). La mozione di minoranza viene invece approvata con i voti di Pdl e Lega. Come mai questa anomalia? Chi ha fatto in modo che il voto bipartisan avvenisse solo sul documento delle opposizioni? Ma andiamo avanti. Il Federalismo passa con l’astensione del Pd (che addirittura, se non fosse stato per Franceschini, avrebbe votato a favore). Un provvedimento con più ombre che luci e che prepara una stangatina fiscale (aumento delle addizionali irpef per le Regioni e di quelle sulle assicurazioni Rca più care d’Europa per le Province ecc.). Il si, sarebbe stato determinato, dal rinvio di un anno dell’aumento delle tasse. Un po’ poco per cambiare atteggiamento. Lassù qualcuno è impazzito? Ma no, il fatto è che , voci di corridoio, affermano che si è di nuovo riaccesa la speranza di fare fuori il Caimano. Si parla ancora dei processi e soprattutto di un mutato quadro politico. Insomma ci si preparerebbe al dopo. Prove d’inciucio o , più correttamente, di governo di transizione, crescono. L’atteggiamento della Lega sembrerebbe confermarlo. La sponda con il Pd su Libia e Federalismo non promette niente di buono per il Presidente del Consiglio. Che quello a Gheddafi, sia bacio della morte?

I Tornado attaccano nella notte, fumo intorno al palazzo di Gheddafi

20 marzo 2011

“Da oggi i nostri aerei compiranno azioni”, ha annunciato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Dopo le 20, sono decollati i primi Tornado dalla base di Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo dell’Aeronautica militare: sei in tutto gli aerei italiani partiti per la Libia e rientrati poco dopo le 22:30.Napolitano:  “Non siamo entrati in guerra, è un’operazione dell’Onu”. A partire dalle 21 di Tripoli (le 20 in Italia), il governo libico ha annunciato un nuovo cessate il fuoco. “In risposta ad un appello lanciato dall’Unione africana e in risposta alle risoluzioni 1970 e 1973 delle Nazioni Unite”, ha precisato un portavoce dell’esercito libico leggendo un comunicato in tv. Intanto l’equipaggio dell’ ‘Asso 22’, un rimorchiatore italiano,  è trattenuto da ieri pomeriggio nel porto di Tripoli da uomini armati. A bordo ci sono otto italiani, due indiani e un ucraino. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che “non si può escludere un sequestro” ed ha annunciato che il rimorchiatore con gli uomini armati a bordo “sta facendo rotta verso una raffineria dell’Eni”

fonte Ansa

L’ uragano “ LIBERTA’ ” ha iniziato il suo cammino

5 marzo 2011

Ricevimo da CLUB della LIBERTA’  “ Il Regno delle Due Sicilie “ Perugia e volentieri pubblichiamo

I tempi sono maturi; i popoli sono maturi; è tempo di cambiare aria, è giunto il momento della libertà individuale in ogni angolo del mondo senza nessuna riserva! Non è possibile, nel 2011, che esistano ancora paesi privi della libertà individuale, privi di quella democrazia totale che sta alla base di qualsiasi progresso sociale. Adesso che questo contagioso “vento” sta crescendo di intensità è bene alimentarlo e dirigerlo verso tutti quei paesi ancora sotto dittatura, ancora lontani da quel sole che illumina, riscalda e regala sorrisi liberi e sinceri. E’ giusto far scegliere al popolo i propri “ leader “, è giusto che sia la gente a scandire il tempo della politica, della cultura, dello sport e di tutto ciò che li riguarda in prima persona, in fondo è proprio questo insieme di persone che forma uno stato e quindi deve essere libero di scegliere e deve essere partecipe delle proprie ricchezze. Tutto il mondo, tutti i popoli che lo abitano devono far sentire la propria voce innalzando la bandiera della democrazia e della fratellanza, tutti noi abbiamo l’obbligo morale di aiutare questo cammino verso la libertà perché ci riguarda direttamente e non di riflesso come molti ancora credono. Dobbiamo iniziare a ragionare come “cittadini del mondo” anche se nati in uno piccolo stato, perché solo in un mondo completamente libero, dove ogni individuo è importante e fondamentale, può nascere e crescere il bene più prezioso che possa mai esistere, “ l’amicizia “ tra popoli culturalmente diversi ma legati da un forte spirito di fratellanza e di ospitalità. Per centrare tale obiettivo per niente facile, è necessario entrare nelle menti di coloro che ancora oggi si ostinano a frenare, con la propria dittatura, la libertà soggettiva e la crescita del paese stesso e fargli capire che forse è giunto il momento del loro tramonto e il momento di ascoltare la volontà “sovrana” dei cittadini, solo loro possono e devono scegliere chi e come deve governare. Non si può più immaginare un popolo sottomesso a una sola persona, non si può più vedere in tv scene di guerre e di povertà, di bambini senza speranza e senza cibo, di lotte interne per una libertà che dovrebbe invece essere nostra fin dalla nascita. Anche noi occidentali, abitanti di stati “ ricchi “ dobbiamo fare la nostra parte ribellandoci e alzando la voce contro le dittature che ancora opprimono molte persone che hanno tutti i diritti di vivere liberamente. Dobbiamo combattere questo freno socio-culturale ed auspicare, in un futuro prossimo che il vento di libertà che sta toccando molti paesi possa portare questo mondo, ricco di speranze e di buone intenzioni, ad abbattere qualsiasi tipo di barriere materiali e psicologiche. Immaginiamoci un mondo, dove non serve passaporto o altro, dove siamo tutti liberi di viaggiare in qualsiasi direzione si voglia, dove ognuno di noi rispetta il nostro simile per quello che è e non per le sue origini. Sarà solo utopia? Pensandoci bene non mi sembra un problema insormontabile, se tutti fossimo d’accordo non vedo chi o cosa potrebbe ostacolare tale aspettativa, e per quale motivo. Siamo sicuri che un limitato numero di soggetti possa manipolare miliardi di persone? E non mi pare giusto impoverire il popolo privandolo delle proprie ricchezze per un accumulo personale di tesori sparsi in tutto il mondo. Chissà perché i dittatori di paesi poveri hanno tesori a non finire e intanto la propria gente muore di fame quando invece i proventi dovrebbero essere usati per il bene del popolo stesso? I tempi sono maturi per dare una svolta netta a questo mondo che dovrebbe appartenere sempre di più alle persone comuni e per evitare lo sfruttamento a favore di pochi ma perfidi personaggi. Che sia il cittadino a scegliersi il proprio destino!