Posts Tagged ‘giardino’

Perugia: Aree verdi e giardini pubblici in agonia?

3 settembre 2016

frontone.pngRiceviamo e pubblichiamo

Ho letto  negli ultimi tempi, vari articoli e lettere al riguardo della triste situazione in cui versano le aree verdi ed i giardini di Perugia. Si parla di cause e motivi  più o meno condivisibili  ma credo che nelle varie analisi, almeno in quelle lette da me, manchino i veri e più profondi motivi della brutta situazione in cui versa Perugia in generale da ormai 25/30 anni.  (more…)

Il Giardino delle Cento Rose: un romantico arcobaleno di profumi e colori

22 luglio 2015

di Benedetta Tintillini

Andrea apre il suo giardino, ed il tempo si ferma. Il grande orologio tra le fronde della vite americana ha subìto lo stesso incantesimo… è fermo all’una e cinquantadue di chissà quale giorno… il profumo intenso delle rose rivela la loro presenza.

Il giardino nasce, come ogni giardino privato, dalla passione del proprietario. Nel caso di Andrea Emiliani, romano di origini (more…)

Il Giardino dei tarocchi di Garavicchio nella Maremma Toscana

19 giugno 2015

img_9558Nel bel mezzo della Maremma Toscana, ben protetta e nascosta al mondo esterno, sorge una città incantata dove la fantasia e l’immaginazione prendono vita e  la realtà viene messa a dura prova ! Il confine tra questo mondo e il nostro è rappresentato da uno spesso muro di tufo: siete pronti a varcare la soglia dell’irreale?

Ci troviamo in Toscana, precisamente a Garavicchio, ed è qui che grazie alla mente a
stratta di Niki De Saint Phalle è sorto Il Giardino dei Tarocchi, un parco – giardino stupefacente pieno di grandiose statue ispirate ai tarocchi! (more…)

PERUGIA: NEI GIARDINI DEL FRONTONE UNA NUOVA FONTANELLA PER GLI AMICI A 4 ZAMPE

29 agosto 2013

fontanaChe bella sorpresa, questa mattina hanno potuto trovare nei Giardini del Frontone i proprietari degli Amici a 4 Zampe.

Per loro il Comune di Perugia, dopo una petizione sottoscritta che era stata presentata dai residenti del Borgo Bello, proprietari di cani, ha installato una nuova fontanella per farli dissetare.

Finalmente potrà così quietarsi la ricorrente lamentela delle mamme che non (more…)

Roma, nasce il Giardino degli Angeli lo spazio verde dedicato ai bambini mai nati

6 gennaio 2012

Si chiamerà Giardino degli Angeli lo spazio verde dedicato ai bambini mai nati, all’interno del cimitero Laurentino, a Roma. L’area, di circa 600mq, sarà riservata per la sepoltura dei corpi di quei bimbi che non sono mai venuti alla luce a causa di un’interruzione di gravidanza spontanea o terapeutica. Il giardino, dove oggi vengono piantumate delle camelie bianche, sarà custodito simbolicamente da due statue di marmo raffiguranti un angelo, simbolo di innocenza e purezza.

“In questo modo i genitori che lo vorranno potranno dare una sepoltura ai corpicini dei bimbi che non hanno mai visto la luce  – dice l’assessore Belviso – Il progetto non vuole in alcun modo intaccare i principi sanciti dalla legge 194 del ‘78 sull’aborto, ma vuole dare una risposta alle richieste di coloro che con il seppellimento del loro bimbo intendono restituire valore a quel feto che altrimenti verrebbe violato perché considerato rifiuto ospedaliero”.

Nota di redazione: Francamente sconcerta pensare a genitori che mossi a pietà intendono restituire valore ai loro bimbi mai nati, valore che non gli hanno mai riconosciuto durante la gravidanza.  Ma sicuramente l’inizitiva è da approvare e condividere. Quando  a Perugia?

NERA, FORTE; FORGIATA DAL FUOCO DELL’ETNA, CATANIA INVINCIBILE

19 settembre 2011

U Liotru, simbolo di catania

di Roberta Capodicasa

A differenza di Siracusa, fondazione dei Dori del Peloponneso, la moderna Catania, in greco, Katane, fu fondazione ionica dei Calcidesi.  Visitando la città, il riscontro delle sue origini greche non è così immediato come a Siracusa ma a testimoniarne l’ascendenza greca abbiamo  il nome e la prepotente tradizione storica che fa capo a Tucidide nel libro VI della sua opera: Tra i Greci i primi colonizzatori furono i Calcidesi , che fondarono Nasso (Naxos nei pressi di Taormina) … L’anno seguente Archia della famiglia degli Eraclidi, venne da Corinto e fondò Siracusa…Tucle e i Calcidesi, partiti, poi, da Nasso nel quinto anno dalla fondazione di Siracusa, fondarono Leontini, (attuale Lentini presso Siracusa) scacciati i Siculi con una guerra e in seguito Catania (729 a.C.). Della sua storia in questo primo periodo,  si conosce davvero poco, solo la notizia dell’origine catanese di Caronda, un celebre legislatore di cui ci parla Aristotele: Caronda di Catania diede leggi ai concittadini e alle altre città calcidesi in Italia e in Sicilia (VI sec.a.C.). Secondo un altro grande storico greco, Plutarco, il suo nome deriverebbe dal termine katane,  grattugia  a sottolineare le asperità del territorio che sorge sulla lava del vulcano che le svetta alle spalle, od anche dal latino katina (catino, bacinella) per la disposizione delle

Etna visto dal teatro greco di Taormina

colline tutto intorno  alla città(!). L’etimologia è, dunque, anch’essa oscura: secondo altre interpretazioni, il nome deriverebbe dall’apposizione del prefisso greco  katà- al nome del vulcano Aitnè, vale a dire in greco nei pressi di o appoggiata all’Etna.  Questa è per me l’interpretazione più suggestiva dato che corrisponde  alla prima impressione che si riceve dalla visita della città, quella di un luogo in strettissima simbiosi con il vulcano. Mi invase gli occhi quel colore scuro, quasi nero, in forte contrasto con l’architettura barocca trionfante dopo il devastante terremoto del 1693,  degli edifici cosi antitetico rispetto al

Anfiteatro romano a piazza Stesicoro nel cuore della città

bianco di Siracusa, neri perché realizzati con la pietra lavica  dell’Etna che non solo non riuscì mai a travolgere e sommergere Catania ma divenne strumento indispensabile  per la sua necessaria sopravvivenza. Le eruzioni  d’altra parte non furono mai catastrofiche perché la lava quando fuoriesce dal cratere è molto viscosa e procede lentamente consentendo la fuga:   “Iddu” , ( o idda… “a muntagna”)  come i catanesi chiamano l’Etna, alto più di 3300 m., protagonista di più di 20 eruzioni solo nel Ventesimo sec.,  è una colossale  montagna che non dorme mai, come un guardiano che veglia sulla città e la protegge dai venti del nord rendendo il suo clima fra i più dolci apprezzati del Mediterraneo, tutto il territorio etneo per circa 60.000 ha di superficie.  Il Mongibello, con un altro dei suoi nomi derivato dall’arabo, gebel-monte, ha nel corso degli anni

Ingresso monumentale Giardino Bellini in via Etnea

formato un fertilissimo altipiano lavico plasmato, potremmo dire, con il fuoco. La sua imponenza è tale che, passeggiando alle sue pendici, sembra quasi di respirarne gli  effluvi, di sentirne l’intimo respiro, la presenza oscura e imponente, forte fino quasi a forgiare il carattere dei  catanesi  che lo amano in maniera viscerale. Empedocle,  celebre poeta e filosofo della metà del V sec. a.C., poteva dire riguardo i fenomeni vulcanici dell’Etna: Molti fuochi ardono sotto la terra e Lucrezio, il poeta latino grande ammiratore di Empedocle, dirà nel De Rerum Natura a proposito del Vulcano e del suo territorio: Qui c’è l’orrenda Cariddi, qui ci sono i rimbombi sinistri dell’Etna che minaccia di  radunare di nuovo le sue irose fiamme e dalle fauci vomitare ancora il fuoco a scagliare  ancora dal cielo  il bagliore delle fiamme. Questa grande terra sembra degna di ammirazione per tanti aspetti e altrettanto degna che la conoscano molte genti, ricca di molti beni, ammirevole per i molti ingegni.

Cattedrale e l’elefante

Senza voler troppo indugiare in una magari inopportuna ed esagerata retorica, la cosa migliore è una verifica diretta possibile a chiunque almeno fino al rifugio Sapienza, mantenendo sempre, però, una prudente e rispettosa condotta nei confronti della natura e senza esagerare come avrebbe fatto il nostro amico Empedocle che, in maniera presuntuosa, si sarebbe gettato  nell’ Etna aspirando ad una divinizzazione  almeno secondo quanto sostiene Diogene Laerzio!  Su tale evento non cessarono di ironizzare autori antichi come Luciano:

“E questo tutto abbrustolito chi è?  – Empedocle. –  Si può sapere perché ti gettasti nel cratere dell’Etna? – Per un eccesso di malinconia. – No,  per orgoglio, per sparire dal mondo e farti credere un dio. Ma il fuoco rigettò una scarpa e il trucco fu scoperto”  (I dialoghi, trad. Mosca; BUR, Rizzoli, 1990).

Nel V secolo la città ebbe vari e importanti contrasti con Siracusa il tiranno della quale,  Ierone,  nel 476 ne deportò molti degli abitanti e cambiò il nome in Aitna, titolo con cui è celebrata nella Pitica I di Pindaro e nella perduta tragedia di Eschilo Le Etnee. Solo qualche anno più tardi Catania recuperò,  però,  il suo nome e i suoi antichi abitanti. In seguito la polis vide una serie di continui disastri alternatisi tra guerre ed eruzioni del vulcano che comportarono frequenti distruzioni anche in età romana. Nonostante tutto Catania conservò notevole importanza e ricchezza tanto che il nostro amico Cicerone nelle Verrine la definisce ricchissima: garanzia di tutto il fatto che Verre vide  anche qui di rubare qualcosa, una gigantesca e bellissima statua di Demetra. Lasciando Verre al suo processo e ai suoi ladrocini, continuiamo la passeggiata per le vie della città. Inevitabile assaggiare una granita, con innumerevoli scelte di sapori e di profumi, che nelle ore calde del giorno non potrà che essere graditissima e rinfrescante fino ad imbattersi  nell’altro elemento della città che mi colpì particolarmente e che risultò anch’esso collegato col vulcano, il simbolo di Catania, l’elefante o U’ Liotru. La statua dell’elefante simbolo di Catania, si trova proprio dinanzi al duomo dedicato a Sant’Agata che, mollemente adagiato al centro della piazza, gli si erge di fronte.

Il nome  deriva da una storpiatura del sostantivo Eliodoro   il negromante che lo avrebbe forgiato con la lava del vulcano per cavalcarlo. Attorno ad Eliodoro e all’elefante si hanno una serie innumerevole di leggende, tutte con risvolti magici, difficili ovviamente da registrare e che lasceremo dunque in una beata inconsapevolezza, una statua pagana capace di evocare un aspetto magico e oscuro: ancora una volta un simbolo fortemente collegato all’Etna, che, in ogni minimo aspetto, a Catania la fa da padrone.