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LA POLITICA LA GRANDE ASSENTE

11 settembre 2021

Riceviamo e pubblichiamo

Manca oggi l’autentica cultura politica, che affonda le sue radici nella società, nella storia e nelle contingenze mutevoli del momento. Non bastano persone che ci governano, che non considerano e che non si ispirano a tali presupposti, che per di più non conoscono la pur minima difficoltà e che pensano che il mondo sia un salotto per barboncini vezzeggiati e coccolati, per di più prive di autentiche basi culturali. I barboncini ovviamente sdegnano qualunque problematica, non ne colgono la portata, né comprendono da cosa essa derivi, e pensano che il mondo sia tutto lì e che il loro orizzonte possa fornire la base alla quale ispirarsi. Questo non basta, necessitano analisi, individuazione di obiettivi e strategie per individuare un soddisfacente equilibrio sociale. Obiettivo questo che non può essere raggiunto, riferendosi ad un asettico ambito economico, ma che presuppongono la presa in considerazione anche del sentire dei singoli e di una etica alla quale riferirsi. Senza un approccio del genere siamo di fronte a contrapposizioni di parte, che arrivano ad essere guerre tra bande, ove domina peraltro la demagogia, sia essa populismo o sovranismo, e che implica nei fatti sudditanza nei confronti dei cosiddetti poteri forti, siano essi nazionali o extranazionali (soprattutto).Necessita, altresì, di ritrovare la consapevolezza riguardante la propria storia, la cui mancanza non aiuta nell’analizzare gli eventi nè aiuta a liberarci dalla ideologie del passato, che hanno imprigionato le coscienze, che in diverse salse, pìù edulcorate, ancora oggi vengono proposte. Evidentemente non si può continuare in questo modo, con le ricette derivate dalla tecnocrazia capitalistica, che sta emergendo in un occidente globalista, che ritiene irrilevanti, se non dannosi, il pensiero autonomo, anche ispirato alla morale, e sinanco il sentire interiore. La storia ci dice che da grandi mutazioni derivano ragioni che non sono meramente economiche, finalizzate a regolare gli il contesto sociale con criteri ispirati ad un freddo meccanicismo, e che vuole adattare il mondo a formule ed a teorie astratte. Non può bastare un ceto politico (che non può più essere partitocratico), il cui reale obiettivo è la conservazione del proprio potere, che nel suo concreto agire non conosce e/o tiene conto delle reali esigenze dei cittadini, che impudicamente non alimenta neppure una speranza e che blandisce cahier di propositi palesemente inadeguati e fuorvianti.

Marforius – Nuovo Giornale Nazionale

Politica: I NUOVI SCENARI, OVVERO LA CONFERMA DEI VECCHI

4 settembre 2021

di Marforius – nuovo giornale nazionale

Manca tuttora oggi l’autentica cultura politica, che affonda le sue radici nella società, nella storia e nelle contingenze mutevoli del momento.

Non bastano persone che ci governano, che non considerano e che non si ispirano a tali presupposti, che per di più non conoscono la pur minima difficoltà e che pensano che il mondo sia un salotto per esseri asettici  vezzeggiati e coccolati, per di più prive di autentiche basi culturali.

Questi signori asettici, in realtà artificialmente asettici, ovviamente sdegnano qualsiasi problematica, non ne colgono la portata, né comprendono da cosa essa derivi, e pensano che il mondo sia tutto lì e che il loro orizzonte possa fornire la base alla quale ispirarsi.

Questo non basta, necessitano analisi, individuazione di obiettivi e strategie per individuare un soddisfacente equilibrio sociale. Obiettivo questo che non può essere raggiunto, riferendosi ad un astratto ambito economico, ma che presuppongono la presa in considerazione anche del sentire dei singoli e di una etica alla quale riferirsi.

Senza un approccio del genere siamo di fronte a contrapposizioni di parte, che arrivano ad essere guerre tra bande, ove domina peraltro la demagogia, sia essa populismo o sovranismo, e che implica nei fatti sudditanza nei confronti dei cosiddetti poteri forti, siano essi nazionali o extranazionali (soprattutto).

Necessita, altresì, di ritrovare la consapevolezza riguardante la propria storia, la cui mancanza non aiuta nell’analizzare gli eventi né aiuta a liberarci dalle ideologie del passato, che hanno imprigionato le coscienze, che in diverse salse, pìù o meno edulcorate, ancora oggi vengono proposte.

Evidentemente non si può continuare in questo modo, con le ricette derivate dalla tecnocrazia capitalistica, che sta emergendo in un occidente globalista, che ritiene irrilevanti, se non dannosi, il pensiero autonomo, anche ispirato alla morale, e sinanco e soprattutto il sentire interiore. La storia ci dice che grandi mutazioni derivano ragioni che non sono meramente economiche, finalizzate a regolare il contesto sociale con criteri ispirati ad un freddo meccanicismo, e che vuole adattare il mondo a formule ed a teorie astratte.

Non può bastare un ceto politico (che non può più essere partitocratico), il cui reale obiettivo è la conservazione del proprio potere, che nel suo concreto agire non conosce e/o tiene conto delle reali esigenze dei cittadini, che impudicamente non alimenta neppure una speranza e che blandisce cahier di propositi palesemente inadeguati e fuorvianti.

Al di là degli aspetti personali e di parte che possono affascinare persone diverse e contesti sociali eterogenei, appare evidente che siamo di fronte a uno scontro epocale, che riguarda non solo le classiche entità statuali, ma addirittura vere proprie entità sovranazionali, le quali vogliono imporre la loro visione e, soprattutto, le politiche funzionali ai loro interessi.

I grandi trust, adoratori dei monopoli, e la finanza apolide, sostengono evidentemente chi avversa lo status quo, ad essi interessa un sistema liquido e mutevole, alleandosi con chiunque pur di guidare le sorti mondiali, quindi anche con la Cina, che in teoria è un nominale avversario.

Gli eredi dell’impero sovietico, i russi guidati da Putin, mettono in atto la loro tradizionale strategia attendistica, che ricorda gli inverni che hanno sconfitto sia Napoleone che Hitler: aspettare gli eventi per poi acquisire gli spazi lasciati vuoti dai loro avversari, beneficiando peraltro della ritrovata benedizione della chiesa ortodossa.

Il campo minato medio orientale è da poco caratterizzato dal nuovo quadro di alleanze, che vede un nuovo rapporto tra Israele e i paesi arabi “sunniti”. Cosa è per noi non di poco conto, anche perché il Mediterraneo è oggetto di rinnovate mire egemoniche da parte della Turchia e da interessi sempre più crescenti da parte della Cina.

La nostra visione, quasi curtense del mondo, continua poi a non considerare paesi molto importanti, peraltro appartenenti al Commonwealth, quali l’India e l’Australia, cui si aggiungono il Giappone e l’Indonesia, i quali avranno un ruolo sempre più importante nel nuovo “mare nostrum”, l’Oceano Pacifico, il quale sarà probabilmente uno degli ambiti strategici più importanti.

In questo quadro naturalmente l’Europa – essendo una realtà che somiglia più a un rissoso condominio che a un vero e proprio soggetto che somiglia uno stato, sia federale o almeno confederale, continua con le sue divisioni, appunto condominiali, ove i “caposcala”, francesi e tedeschi, continuano a dettare la linea- continua ovviamente a non contare nulla.

Per arrivare a noi (e a chi opera al di dentro di noi), non va ignorata, come spesso accade, l’influenza dello Stato Città del Vaticano, il quale seppur teatro di scontri interni, ha al suo vertice un sovrano proteso a una politica terzomondista, che non esita a ricercare alleanze con mondi formalmente opposti, dimenticando forse la missione spirituale e la crisi del mondo cattolico, derivata dalla secolarizzazione delle società occidentali.

In questo scenario dove può andare il nostro Paese, al cui governo troviamo soggetti che non sono una reale espressione del voto popolare e il prodotto di un sistema corporativo, che ha originato un costante degrado qualitativo, che rende il Paese stesso un soggetto ancillare verso i padroni di turno e che, naturalmente, non ha nessun peso nelle vicende soprattutto internazionali.

Purtroppo, solo per riferirci alla recenti cronache, restiamo un paese che è il paradiso di chi non rispetta le regole, che ci ricorda al paese dei balocchi di collodiana memoria, i cui governanti pensano di poter andare avanti con il tassa e spendi, addirittura per comprare i banchi a rotelle e i monopattini.

Vedremo se con il recente arrivo di Draghi al governo e le azioni che riuscirà a fare, in particolare riforme strutturali e una legge elettorale che consenta di rappresentare realmente i cittadini a cominciare dalla preferenza, potrà cambiare il degrado sociale e politico figlio della partitocrazia e della nostra sovranità limitata, che nessuno ricorda ma che esiste e non poco.

Solidarietà ai giornalisti del Giornale dell’Umbria

27 gennaio 2016

il giornaleCon la chiusura del Giornale dell’Umbria se ne va un faro dell’informazione della nostra regione.

Esprimo pertanto solidarietà all’intera redazione con l’auspicio che possa essere trovata una soluzione a vantaggio sia dei lavoratori sia del pluralismo dell’informazione, colonna portante di una società democratica.

Il Capogruppo di Forza Italia Massimo Perari

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Francesco La Rosa e gli amici di Goodmorning Umbria si associano e si augurano di rivedere presto in edicola Il Giornale dell’Umbria

Un giovane Cavaliere umbro del meditazionismo: Riccardo M. Gradassi

18 aprile 2015

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Con orgoglio e malcelata soddisfazione notiamo la citazione di Goodmorningumbria. Per questo gradito, quanto inatteso, gesto di stima,  ringraziamo con affetto l’amico Riccardo Gradassi. Francesco la Rosa

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Riccardo Maria Gradassi
Riccardo Maria Gradassi

Intervista pubblicata oggi su www.ilgiornale.it a firma di Matteo Carnieletto

Riccardo Maria Gradassi, 37 anni, è uno dei più giovani talenti letterari ad aver ottenuto l’onoreficenza del cavalierato, volto a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione”. Abbiamo deciso di incontrarlo. (more…)

Carmine Camicia risponde al Giornale Dell’Umbria

12 settembre 2014

Carmine Camicia

Carmine Camicia

Pensavo di averle viste tutte ma che mi accreditassero del dono dell’ubiquità mi fa capire che la fantasia dei giornalisti umbri non ha limiti visto che ero a roma per impegni politici già presi.
Il fatto: il Giornale dell’Umbria racconta una giornata a Palazzo dei Priori, rendendomi protagonista anche se ero assente. La cosa “più simpatica”  è che il giornalista   addirittura asserisce, con convinzione,  che il sottoscritto avrebbe presentato 42 emendamenti.
Il Giornale dell’Umbria, mi sottovaluta, perchè se avessi deciso di presentare emendamenti , non mi sarei fermato a 42 poichè normalmente quando presentavo emendamenti erano sempre 3 cifre.
Bravi i giornalisti che non controllano minimamente i fatti, e un sentito  bravo a chi chi  racconta fantasiose bugie. Sinceramente non riesco a capire il motivo di questo attacco ingiustificato , (forse sono scomodo a qualcuno?)  ma sono  uno sportivo, ringrazio ugualmente il giornalista,  di cui non faccio il nome  per non regalargli un po di vanagloria e la testata giornalistica per la pubblicità gratuita.

Carmine Camiciaconsigliere comunale di Forza Italia

Editoria franchising, Controstile distribuito anche in Umbria

8 ottobre 2012

ControStile è un magazine free-press di economia e lavoro, oltre che una finestra aperta sulle tendenze legate a questi mondi. Con linguaggio informale e moderno, ControStile tratta e analizza argomenti che molti reputano difficili, rendendoli fruibili e al tempo stesso approfonditi, proponendo un punto di vista sempre diverso dalla media e dalla moda. Un punto di vista volutamente provocatorio e “contro” la banalità, ma (more…)

E’ in uscita il secondo numero del periodico trimestrale INSIDESEBORGA.

17 agosto 2012

Lunedi 20 Agosto a Seborga, in occasione della festa di San Bernardo, il Direttore Marcello Paris consegnerà a S.A.S. Marcello I°, il Secondo Numero di INSIDESEBORGA Rivista Ufficiale del Principato.

INSIDESEBORGA è stato ideato per essere uno mezzo di comunicazione e di approfondimento. Seborga ha una sua storia fuori dal comune, intrisa di fatalità che l’hanno portata fino ad oggi, aleggiante di mistero forse anche esoterico, a condurre una pacata ma motivata battaglia per la sua autonomia dallo Stato Italiano. ma è anche gente, turismo, lavoro, crescita e ricchezza di tradizioni. (more…)

Spoleto: Uscito il primo numero del nuovo periodico di informazione dell´Archidiocesi di Spoleto-Norcia, “Il Risveglio news”.

25 giugno 2012

È uscito il primo numero del nuovo periodico di informazione dell´archidiocesi di Spoleto-Norcia, “Il Risveglio-news”, che intende mantenere un dialogo vivo e costante con gli (more…)

“Cronisti in classe”Premio della critica ai ragazzi delle classi terze dell’ Istituto Comprensivo di Tavernelle – Panicale

5 giugno 2012

Il giorno 25 maggio 2012 si è concluso il concorso”Cronisti in Classe” del giornale “La Nazione” e l’ Istituto Comprensivo di Tavernelle – Panicale ha ricevuto la sua parte di gloria: il (more…)

STORACE – IL GIORNALE E I SONDAGGI SU LA DESTRA

28 aprile 2012

LETTERA A GOODMORNINGUMBRIA

“Oggi, dalle colonne de Il Giornale in un articolo a firma Fabrizio de Feo, facciamo il punto della situazione de La Destra in questo preciso momento storico del nostro Paese. Se tutti i sondaggi ci vedono in crescita, pur non appassionandoci troppo a questo strumento di ricerca, e l’antipolitica ormai la fa da padrone, ribadiamo il nostro ruolo di partito che, proprio in virtù della sua coerenza, sta conquistando spazi importanti tra l’elettorato. Alcune rilevazioni ci danno infatti al 3,6%, ma bisogna andare avanti capendo che non ci può fermare nessuna soglia di sbarramento. Le nostre posizioni contro lo strapotere della Bce, l’Europa delle banche e della burocrazia, il fiscal compact che imporrà manovre devastanti ai paesi dell’Unione per i prossimi decenni, vengono sempre più tenute in considerazione e apprezzate dai cittadini. E poi abbiamo  modo di denunciare e stigmatizzare quanto si è verificato in Versilia, dove il Pd si è mobilitato impedendo una manifestazione de La Destra a Camaiore. Rispetto a questo accadimento gravissimo i deputati del Pdl Giorgia Meloni e Fabio Rampelli, che ringraziamo, hanno presentato una interrogazione al ministro dell’Interno, da cui attendiamo provvedimenti.”

La Desta in Umbria

KARL MARX? UN LIBERALE ISCRITTO AL PD

9 gennaio 2012

di Ciuenlai

L’Italia ha cambiato editore di riferimento. Prima comandava Berlusconi e adesso, via Monti, siamo sotto la cappella di De Benedetti. Il giornale di “famiglia” (La Repubblica) ogni giorno ci racconta delle magnificenze di questo Governo. Ieri l’ex direttore Scalfari ci fa sapere che l’Italia guida la battaglia salva Europa. Signora Merkel? Prrrr….. E siamo solo alla fase due. La fase tre, secondo alcune indiscrezioni che circolerebbero nei corridoi dell’editoriale l’Espresso, prevedrebbe il salvataggio del mondo e alcuni incontri con gli alieni per formulare un progetto di riforma di diversi pianeti della Via Lattea, dove si pagherebbero pensioni troppo alte, ci sarebbero salari pazzeschi, cure sanitarie di prima qualità e servizi sociali efficienti. La Fornero starebbe facendo già un corso di astronauta per essere spedita in loco. Ma questa è la cronaca quotidiana di un appiattimento acritico, di una esaltazione propagandistica e acefala che assomiglia tanto ad un minculpop. ma La “Repubblica” non si ferma qui come gran parte delle altre testate, va oltre e scopre un Marx inedito che “riemerge dal passato come un moderno newlaburista (parente di Blair?), un progressista tedesco (verde prematuro?) o un liberal americano (anche se con Obama c’è qualche difficoltà a trovare parentele)”. Insomma, facendo il giro dell’Europa, se Marx fosse stato italiano avrebbe fondato la loro creatura, il Partito Democratico, 150 anni prima. Perché non l’ha fatto? La colpa naturalmente è dei socialisti e dei comunisti che l’hanno travisato e strumentalizzato. Altro che “proletari”. Abbiamo letto male per oltre un secolo, il motto era “proprietari di tutto il mondo unitevi”. Mettetevi in riga voi di sinistra; Il “marxista” è Monti, mica Bersani!

 

LETTERA AI GIORNALI DI RICCARDO NENCINI (SEGRETARIO NAZIONALE PSI)

30 luglio 2011

NENCINI (Segretario Nazionale Psi) SCRIVE AI DIRETTORI DI REPUBBLICA, CORRIERE DELLA SERA, SOLE 24 ORE, LA STAMPA, IL MESSAGGERO E QUOTIDIANO NAZIONALE

Caro direttore, una seconda (nuova?) tangentopoli sta spazzando l’Italia. Colpisce soprattutto i partiti più rappresentativi e pezzi dell’alta burocrazia statale a dimostrazione che i nodi mai sciolti negli anni ’90 si sono ripresentati con immutata forza, che la politica ha rinunciato alla sua funzione di strumento regolatore e braccio responsabile nel governo di una nazione, che nella penisola non vi sono decisive differenze tra le parti in gioco quando si tratta di ‘questione morale’.
Con un paio di sottolineature.

La prima. Senza volersi infilare il saio del Savonarola, radicali e socialisti, in questo decennio, sono rimasti lontani dal fuoco.  Non ricordo un amministratore socialista condannato per aver approfittato della pubblica amministrazione.  Eppure sono diverse centinaia gli amministratori iscritti al PSI nei comuni, nelle province e nelle regioni italiane.  E non si tratta nemmeno di fortuna.  Il passato, per noi, è stato maestro di vita, abbiamo cambiato i nostri rappresentanti locali, aperto a esperienze più giovani e cancellato le correnti quando non vi erano posizioni politiche antagonistiche.  Il potere gestito è decisamente minore ma il cambiamento c’è stato comunque.
La seconda. Leggo, anche di recente, di partiti che adottano codici di comportamento per moralizzare la loro vita interna.  Bene.  Il mio PSI – con inizio nell’estate 2008 – pose due questioni alle forze presenti in parlamento. Ridurre al medesimo livello le indennità, oggi ingiustamente diversificate, di Consiglieri e Assessori Regionali  (quota Umbria-Toscana, la più bassa: risparmio di 110/120 milioni di euro).  Conferire il finanziamento pubblico solo ai partiti in regola con l’art. 49 della nostra Costituzione.  Un sacco di applausi poi un catacombale silenzio sugli atti che si dovevano assumere.  Noi, che lanciammo quelle proposte, ci siamo affidati alle campagne pubbliche per sostenerle.  Da soli.  Non sarà questa, direttore, una evoluzione della diversità della sinistra?

Riccardo Nencini – (Segretario nazionale del Psi)

nota di redazione: a Libero? a Il Giornale? Il Tempo? Il Mattino? era finita la carta segretario?

L’UMBRIA, L’AFFARE ENAC E LA FINE DELLA REPUBBLICA BREVE

9 luglio 2011

di Ciuenlai

I risvolti Umbri dell’affare Enac trovano alcuni pesanti riscontri sulle cronache di Repubblica:
Scrive il quotidiano di Scalfari : “Che fossero tangenti o finanziamenti regolari è ancora da chiarire. Una cosa è certa : i 200mila euro che Paganelli ha annotato su un pizzino e destinati a sette persone tra le quali Catiuscia Marini e Adolfo Orsini, sono arrivati a destinazione. Ovvero nei portafogli di quei 7 beneficiari.A dirlo ai Pm è stato proprio lui la figura chiave di tutta l’inchiesta (che sarebbe stato sentito di nascosto mercoledì scorso), Vincenzo Morichini (da Foligno)”.
Capite bene che se la ricostruzione di Repubblica rispondesse al vero, parecchio di quello che è stato detto in questi giorni nel cuore verde d’Italia, salterebbe per aria. Soprattutto sul piano politico.
La cosa sollecita allora alcune domande:
1) Indipendentemente dalle reali responsabilità dei personaggi coinvolti, che personalmente continuo ancora a ritenere inesistenti o marginali, ha ancora un senso continuare ad affermare che in Umbria non esiste una questione morale?
2) E’ normale, anche in caso di leicità del tutto, che la raccolta di contributi per enti pubblici e privati (ammesso e non concesso che sia vero quello che scrive Repubblica) passi anche per procacciatori esterni come Morichini?
3) Una vicenda del genere, sempre se comprovata, non rappresenta, anche se fosse priva di risvolti penali e giudiziari, la configurazione di un sistema di rapporti più o meno privilegiati, tra politica e privati attraverso mediatori dei quali, se ci si sforza a non pensar male, non si capisce il ruolo e lo scopo?
4) Siamo all’agonia non solo di Berlusconi, ma di molti dei principali protagonisti della Repubblica Breve (la Seconda)? E la sua fine viene dichiarata e sostenuta ancora dalla vera forza politica che decide la sorte dell’attuale sinistra Italiana e cioè la Repubblica lunga (il giornale)?
5) Se questo è il processo che è iniziato, a livello locale, è possibile che alla fine paghi “il giusto per il peccatore”?

Nicola Porro: Ecco quanto ci costano le favolette ambientaliste

14 giugno 2011

E adesso questo benedetto referendum ce lo paghiamo. Le folle festanti che gioiscono per l’acqua pubblica e l’energia finalmente verde hanno inconsapevolmente scelto per tutti noi: più tasse. Non penseranno mica che il conto sia gratis.

di Nicola Porro da Il Giornale

Destra e sinistra qua c’entrano poco: Zaia, il governatore veneto, come Bonelli, il leader verde, pari sono. «Il buon senso c’era, ma se ne è stato nascosto per paura del senso comune»; è l’atteggiamento bipartisan che in molti hanno avuto. Il trucchetto grazie al quale i costi della scellerata scelta sono stati nascosti sotto il tappeto si chiama illusione finanziaria, come la definì un grandissimo economista italiano di inizio Novecento, Amilcare Puviani. Semplificando, si tratta di quella trappola che tendono con abilità i politici quando un costo per la collettività – invece di cancellarlo – lo spostano in un anfratto ben poco visibile. Il referendum appena passato sull’acqua è un caso di scuola. Vediamo.

I nostri tubi perdono come un colapasta: più si scende e peggio è. Nei prossimi trent’anni sarà necessario investire 60miliardi di euro per ridurre decisamente le perdite. Da oggi in poi il costo di questi investimenti non sarà più possibile comprenderlo nelle tariffe dell’acqua stessa. Ma siccome Babbo Natale da queste parti non si è fatto vedere, da qualche parte questi quattrini toccherà tirarli fuori. La procedura è semplice: con le tariffe ci paghiamo, se va bene, la gestione ordinaria dell’acqua e gli investimenti verranno invece scaricati nelle casse comunali. Et voi-là l’illusione è fatta: il coniglio è uscito fuori dal cappello. Poi però non lamentiamoci quando i nostri amministratori locali alzeranno al massimo l’Irap e l’addizionale Irpef (lo ha appena fatto Nichi Vendola in Puglia).

Sarà interessante assistere tra qualche anno ai favolosi vincitori referendari quando in piazza sfileranno per la riduzione della pressione fiscale arrivata ormai a livelli insopportabili o quando urleranno contro i tagli dello Stato centrale, che ovviamente non ha alcuna intenzione di coprire a piè di lista i costi dei propri enti locali.

Certo un’alternativa c’è. Non fare investimenti e piano piano aumentare le tariffe locali. Esattamente quanto è avvenuto fino ad oggi. Chissà perché nessuno ha messo in rilievo come quest’anno le tariffe dell’acqua siano aumentate del 10 per cento, contro un’inflazione del 2,5 per cento? E anche sugli investimenti basta fare come si è fatto sino ad oggi: cioè poco o nulla. Disperdiamo il 40 per cento dell’acqua e un italiano su tre si trova in zone non trattate da depuratori. Continuiamo così: tutti felici. I cittadini festanti votano per la loro condanna fiscale e i politici altrettanto festanti brindano per il mantenimento delle loro 24 mila poltrone nei consigli di amministrazione delle società pubbliche locali (fonte Corte dei conti).

Quello che non vedremo nelle tariffe, lo troveremo in maggiori imposte e affideremo il tutto ai nostri abilissimi politici locali. Bell’affare.

Sul nucleare Puviani avrebbe potuto scrivere un trattato. Al suo posto, si parva licet, lo ha fatto l’Authority per l’energia. Il discorso in questo caso, limitandosi solo all’aspetto economico, è ancora più semplice. A gran voce si reclamano, come alternativa al nucleare, il sole e il vento. Purtroppo vento e sole non sono efficienti quanto i combustibili fossili e l’atomo, e dunque tocca dare loro un incentivo.

Niente da fare: anche in questo caso Babbo Natale non si è fatto vedere. L’Authority ha calcolato per il 2011 tale incentivo in circa 5 miliardi di euro. Ma chi ha messo per terra una pala o un pannello ne ha diritto (a tariffa costante senza riduzioni) per i prossimi 20 anni. A casa nostra la somma fa cento miliardi di euro.

Già quest’anno le nostre bollette della elettricità sono aumentate del 3,9 per cento, di cui il 3 per cento per i sussidi a vento e sole (fonte Authority per l’Energia). Gli italiani hanno votato per aumentare il loro «debito pubblico elettrico» per cento miliardi di euro. E si trovano le centrali alle porte di casa. Questa più che un’illusione finanziaria, sembrerebbe una truffa.

I referendum sono passati. Siamo tutti più verdi. Siamo tutti più pubblici. Siamo tutti meno efficienti. Siamo tutti più politici. Siamo tutti più giovani e colorati. Siamo tutti più poveri. Evviva.

«Una volta un umbro su due votava comunista. Adesso un comunista umbro su due vota in un consiglio di amministrazione».

6 ottobre 2010

di Mary Mancinelli

Mary Mancinelli

Pur non avendo simpatia per la testata in appresso citata vorrei riportare vecchie osservazioni per sottoporre a quanti volessero, una discussione per valutare quanto se e cosa è cambiato perché non resti solo un grande sogno, quali proposte concrete e realizzabili per uscirne.
Il 1° ottobre 2005, a pag. 4 de “Il Giornale” Pierangelo Maurizio, usciva con questo articolo:
Se nella rossa Toscana una famiglia su tre vive con il soldi transitanti in gran parte dalla Regione, nella rossa Umbria ci campa una famiglia su due. Quattro Asl, due aziende ospedaliere, più nove comunità montane, due Province, due università… Su 825mila abitanti, 50mila sono dipendenti pubblici, pari al 6,1 per cento dell’intera popolazione, la percentuale più alta d’Italia. Ma è una cifra non esatta. Dai 50mila sono stati scorporati per esempio i lavoratori delle ex municipalizzate, diventate Spa private ma con capitali pubblici.  La cifra vera oscilla tra i 90mila e i 100mila. Ci sono 300mila pensionati e negli ultimi quattro anni la terra di San Francesco ha fatto il miracolo: boom delle pensioni di invalidità (più 47 per cento), appena superata dalla Campania (47,3 per cento).  Dice Ernesto Galli della Loggia: «In Umbria c’è un regime. Il sistema politico è connotato dalla mancanza fisiologica di un ricambio. Il controllo massiccio delle risorse da parte della classe politica – spiega – ha fatto sì che voti per la sinistra anche il dieci per cento di un elettorato tendenzialmente “strategico” e di tipo moderato… Il regime è così in grado di autoalimentarsi all’infinito creando un controllo capillare del voto fondato sullo scambio».  Ancora meglio definisce la situazione una battuta che circola da queste parti: «Una volta un umbro su due votava comunista. Adesso un comunista umbro su due vota in un consiglio di amministrazione». Carlo Ripa di Meana, che nella passata legislatura era stato eletto nel centrosinistra in Regione a un certo punto con la supervisione di Claudio Abiuso ha provato a contare enti e carrozzoni: titolo del dossier «Il sottogoverno in Umbria». È saltato fuori che, sanità a parte,  la Regione sforna nomine in 298 enti, tra associazioni, comitati, osservatori, consorzi e cooperative. Racconta: «Più volte ho ricevuto dal gruppo dei Ds all’ultimo momento, in aula, i nomi da votare scritti su un biglietto. Persone che non conoscevo e di cui non ero in grado di valutare le capacità. E così, con l’eccezione di due persone invece a me note, ho sempre votato scheda bianca». In questi anni l’opposizione in Umbria l’hanno fatta lui, il giornalista del Messaggero Sandro Petrollini con i suoi libri («Rossi per sempre» e «DettoSfatto»), e Il Giornale dell’Umbria, rara voce controcorrente.  Al centro di questo sistema e delle critiche è, inevitabilmente, lei: Maria
Rita Lorenzetti, 53 anni, la governatora ds. Pugno di ferro, considerata da tutti una donna di potere capace e abile, da «Mozzarella» come la chiamavano al liceo a «Madame preferenze»: a giugno l’hanno rieletta per il secondo mandato con il 63 per cento dei voti. Ha un curriculum di tutto rispetto: sindaco di Foligno, quattro mandati da parlamentare durante i quali ha anche ricoperto la carica, decisiva, di presidente della Commissione lavori pubblici. È una dalemiana di ferro. Quando nei paraggi c’è D’Alema ama ripetere la raccomandazione che le fa la madre: «Tu oggi devi fare una cosa sola: salutarmi Massimo… ».  Quanto a risultati plebiscitari non è da meno il sindaco di Perugia, Renato Locchi . anche lui rieletto con il 63,4 per cento. Da sempre qui l’asse preferenziale, come in tutte le regioni rosse, è con i costruttori. E quando un Comitato cittadino protesta, gli viene attribuita questa risposta: «Conosco un solo Comitato, quello elettorale e per fortuna si riunisce una volta ogni 5 anni».
Ma c’è spazio anche per i volti nuovi. Maria Prodi, ad esempio, la nipote di Romano. Lo scorso anno per farle posto nella giunta regionale come assessora al Turismo non si è esitato un attimo a sacrificare l’ex sindaco di Perugia, il professor Gianfranco Maddoli, a seguito di una faida interna alla Margherita. Dopo le ultime Regionali, Maria Prodi – anche questa volta senza passare per le urne e senza essersi candidata – è stata richiamata in giunta anche se per un incarico più defilato: Istruzione e formazione professionale Ma si diceva delle nomine. Siamo nel regno dell’indeterminato. Per quanto riguarda i compensi si va dagli 11mila euro al mese per i direttori delle Asl, ai gettoni di presenza che oscillano dai 15 ai 206 euro, agli incarichi gratuiti per cui sono previsti i rimborsi spesi. Per i 154 enti sui 298 schedati da Ripa di Meana che si sono degnati fornire qualche dato è stata accertata una spesa annua per gli emolumenti di 2,2 milioni di euro: cifra che si presume raddoppi (considerando che la metà non ha risposto). La stima totale, se si aggiungono rimborsi, gettoni e «missioni», arriva a 8,6 milioni l’anno.  Il punto tuttavia non sono tanto gli sprechi. Il punto è capire se molti di questi enti, comitati, commissioni in realtà sono l’interfaccia tra il potere politico e la distribuzione dei finanziamenti a pioggia.