
pozzo di san patrizio - orvieto
Il viaggiatore potrà essere accolto dalla storia, dall’archeologia e dal rigore scientifico senza nulla togliere all’emozione di vivere il mistero, le curiosità e la meraviglia di quanto migliaia di anni fa fu costruito dalla mano dell’uomo per durare in eterno.
di M.E. Rosati e I.Francioli
ORVIETO
Il visitatore che si addentra nell’Orvieto Underground compie un viaggio a ritroso nel tempo ad incontrare non la storia dei fastosi palazzi o delle splendide chiese, bensì la storia legata al vivere quotidiano, e alla sopravvivenza, Gli antichi abitanti di Orvieto hanno sfruttato al massimo il territorio delimitato naturalmente dal perimetro della rupe sovrapponendo strutture nuove a strutture preesistenti di cui, Orvieto Sotterranea, con le sue grotte, cunicoli e cisterne, offre uno spaccato.
Ad oggi sono state censite 1200 grotte, di cui soltanto 2 sono visitabili: la 536 o grotta del frantoio e la 6 o grotta dei colombari. I colombari furono scavati dagli antichi Orvietani appena dietro le pareti esterne della rupe per allevare nelle piccole nicchie appositamente realizzate i piccioni, tutt’ora piatto classico locale. Il ritrovamento più affascinate rimane quello della grotta del frantoio, una cavità vicina a Piazza del Duomo con un intero frantoio medioevale per le olive, completo di macina, pressa, focolare, mangiatoie per gli animali addetti alle macine, condutture per l’acqua e cisterne.
Si contano inoltre circa 40 pozzi di epoca etrusca, simili tra loro, utilizzati per attingere acqua al di sopra del substrato di argilla e che raggiungono anche gli 80 metri di profondità.. Le cisterne di epoca rinascimentale, come quella di Palazzo del Popolo, contengono ancora l’acqua e sono state sfruttate per l’approvvigionamento idrico fino alla prima guerra mondiale.
NARNI
I sotterranei di Narni rappresentano un viaggio nella realtà nascosta di una cittadina che in superficie si presenta come un museo a cielo aperto, un borgo circondato da mura trecentesche, ricco di chiese affrescate, di torrette, archi, logge, vicoli, piazzette, che vivono sotto lo sguardo dell’imponente Rocca Albornoziana, dove la memoria del passato costituisce l’orgoglio del presente.
La cittadina di Narni fu fondata dagli Umbri ed in origine chiamata Nequinum.
Furono però i Romani ad occupare questa roccaforte comprendendone ben presto la sua importanza strategica.
Le numerose cisterne rinvenute in tutto il territorio comunale circostante, già da tempi molto più remoti costruite per l’approvvigionamento idrico della città, appartengono a questa prima fase di colonizzazione.
Ad oggi sono state censite a Narni 10 cisterne, per la maggior parte ubicate nel centro storico della città.
Durante l’età imperiale Nequinum divenne Narnia, un importante centro strategico ed economico. La principale opera di questo periodo fiorente e’ testimoniata dall’acquedotto della “Formina”, voluto dal Prefetto delle Acque di Roma, Marco Cocceio Nerva, originario di Narnia (I sec D.C.). L’acquedotto rimane a dimostrare la grande abilità dei romani in materia di ingegneria idraulica; fu progettato e realizzato proprio a seguito del grande sviluppo che ebbe Narnia e della sopravvenuta emergenza idrica a cui le cisterne non erano più in grado di far fronte. Ad oggi questo acquedotto, unico per le sue caratteristiche, e’ visitabile per un tratto di circa 700 metri.
Pezzi di storia affiorano ovunque allo sguardo attento del visitatore, a raccontare il trascorso dei secoli e le proprie radici, esempi infatti della stratificazione del suolo urbano narnese, di come cioè le strutture preesistenti siano state riutilizzate per costruire edifici successivi, sono riscontrabili nelle chiese di S. Maria Impensole e S. Maria Maggiore, oggi conosciuta come San Domenico. Già nel nome, S. Maria Impensole lascia intuire di essere una chiesa “pensile”, cioè costruita sopra ad una muratura già esistente che sostiene l’edificio attuale. Nel sotterraneo si conservano infatti parti di un edificio romano e due cisterne circolari.
La chiesa di S. Maria Maggiore fu edificata intorno al XII sec. su quello che doveva essere un antico tempio dedicato a Minerva. Nel 1303 l’edificio passò ai Domenicani che ne cambiarono il nome con quello di San Domenico.I sotterranei di San Domenico sono costituiti da una piccola chiesa affrescata, affiancata da un locale dotato di una cisterna al livello del pavimento. Tramite uno stretto corridoio si accede a quella che è la parte più misteriosa e se vogliamo quasi macabra dei sotterranei: un locale quadrangolare dove aveva sede il Tribunale dell’Inquisizione, a fianco del quale si trova un’angusta cella per i prigionieri. Le pareti della cella sono interamente coperte da graffiti, una sequela di segni, simboli, numeri che costituiscono una sorta di messaggio cifrato, un affascinante rebus che si sta cercando di interpretare ma che lascia ancora aperti degli interrogativi.
AMELIA
Amelia raggiunse un periodo di splendore durante la dominazione Romana, come testimoniano i resti delle “Thermae”, le cisterne ed il “tesoro” esibito al “Boccarini”, dove si trova il museo archeologico. All’interno del museo si trova la piu’ importante statua bronzea rinvenuta nel territorio appena fuori le mura: la statua bronzea del capitano romano “Germanico”.
Da “Piazza XXI Settembre” si respira immediatamente l’atmosfera che rimanda allo splendore romano e medioevale: l’imponente impatto visivo con le mura poligonali e ciclopiche tutte intorno all’arroccato centro storico, interrotto solo dalle quattro porte di accesso alla citta’, la strada romana, la chiesa di S.Francesco, il museo archeologico e le terme romane; la passeggiata continua tra gli stretti vicoli del centro, tra nobili palazzi importanti chiese ed antiche botteghe, fino all’importante Torre Civica dodecagonale
Solo pochi passi sotto “Piazza Matteotti “, scopriamo il fantastico mondo nascosto. Le imponenti sale sotterranee che i Romani costruirono circa 2050 anni fa: 10 ambienti a volta contigui capaci di raccogliere e decantare l’acqua piovana per fare fronte all’approvvigionamento e alle emergenze idriche della citta’.
Le cisterne Romane potevano contenere fino a 4.400 metri cubi di acqua, e grazie ai numerosi pozzi corrispondenti in superficie ognuno poteva attingere l’acqua occorrente alle proprie necessita’. Alcuni di questi pozzi sono ancora presenti a Piazza Matteotti ed in qualche cortile dei palazzi signorili della zona sovrastante.
L’intera costruzione rappresenta un magnifico esempio di ingegneria idraulica, un’opera che e’ riuscita a rimanere perfettamente funzionante fino a pochi decenni fa: dal sistema di copertura e impermeabilizzazione, alla regolare pendenza progressiva che permette il defluire delle acque dalla prima all’ultima sala, all’allineamento sfalsato di esse per attutire la potenza generata dalle acque stesse e la conseguente pressione sui lati contigui, fino al noto meccanismo del “troppo pieno” e canale deferente, il quale era regolarmente aperto per permettere la manutenzione e la pulizia di questa grande struttura monumentale.
Questa creazione fu cosi’ efficiente e utile che gli abitanti di Amelia hanno continuato ad usare le cisterne per millenni; ancor oggi possiamo incontrare gli anziani assaporando i racconti di come nella loro vita raccoglievano l’acqua delle cisterne proprio come facevano i Romani duemila anni fa.
Ad oggi le cisterne sono visitabili interamente per merito dell’associazione amerina “I Poligonali”
Per informazioni sul tour scrivere a info@gustoviaggi.com