Posts Tagged ‘hezbollah’

LIBRO: Hezbollah. Tra integrazione politica e lotta armata

8 ottobre 2013

hezbollah-tra-integrazione-politica-e-lotta-armata-Un testo di grande attualità che offre al lettore un’analisi attenta e mirata sull’origine, la struttura e l’azione di Hezbollah all’interno della società libanese. Hezbollah, ossia “Partito di Dio”, è stato fondato nel 1982 come partito politico di ispirazione sciita.

Oltre ad essere dotato di un’ala militare, il partito sovvenziona in Libano servizi sociali, scolastici, ospedalieri e svolge un ruolo nevralgico nella vita politico-amministrativa del Paese. L’autore, che scrive con cognizione di causa (more…)

Bombe in Siria e Libano

29 dicembre 2011

di Matteo Bressan

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di fare il punto di situazione sui principali avvenimenti che dalla fine di novembre ad oggi hanno interessato due aree strettamente legate tra di loro: Libano e Siria. In Libano il Premier Mikati, di cui Hezbollah fa parte, è riuscito a disinnescare una possibile crisi interna, rifinanziando il Tribunale Speciale delle Nazioni Unite che indaga sull’omicidio dell’ex Premier Hariri. L’esito di questa scelta era tutt’altro che scontato dato che la compagine di Hezbollah e dei suoi alleati, potendo contare di 18 ministri sui 30 membri del Governo, avrebbe potuto ostacolare con la forza dei numeri il rifinanziamento del Tribunale Internazionale. Un simile scenario avrebbe determinato conseguenze imprevedibili in Libano e avrebbe inevitabilmente attirato l’attenzione degli Stati Uniti e degli Europei su Hezbollah, in un momento, quello della crisi siriana, che vede il Partito di Dio sotto osservazione per il suo sostegno ad Assad. Questa posizione sembra peraltro procurare più danni in termini di coerenza e credibilità che benefici al Partito di Dio agli occhi dei suoi molti sostenitori presenti non solo in Libano ma anche in Siria e in Libia. Non è un mistero infatti che le dichiarazioni di sostegno pronunciate dal Segretario Generale di Hezbollah, Nasrallah, alle rivolte in Egitto e Libia e in generale a tutti i movimenti di protesta della primavera araba, stridano con il silenzio sui massacri in Siria. Per queste ragioni Hezbollah ha ritenuto opportuno ribadire la propria sfiducia nel Tribunale Internazionale senza tuttavia far sprofondare il Libano in una nuova crisi di Governo a quasi un anno dalla caduta del Premier Saad Hariri, volendo in questo modo testimoniare la propria fedeltà al più importante interesse nazionale. Ottenuto l’assenso di Hezbollah, seppure con molti distinguo, Mikati ha potuto erogare ai primi di dicembre ben 32 milioni di dollari alle Nazioni Unite, favorendo così la prosecuzione dei lavori del Tribunale. Pochi giorni dopo, ed esattamente il 9 dicembre, un battaglione francese dell’UNIFIL subiva un attentato senza gravi conseguenze nei pressi della città di Sidone, evento questo che ci porta al dentro della crisi siriana. Poche ore dopo infatti il Ministro degli Esteri francese Alain Juppe’s accusava, annunciando peraltro di non averne le prove, Hezbollah e la Siria di essere responsabili dell’attentato. Anche il leader delle Forze Libanesi, Samir Geagea, ha accusato Hezbollah di essere direttamente o indirettamente responsabile dell’attacco ai militari dell’UNIFIL aggiungendo che di fatto è il Partito di Dio l’unico vero apparato di sicurezza nel Sud del Libano. Geagea ha inoltre precisato come sul luogo dell’attentato i primi a raccogliere prove e ad avviare le indagini siano stati proprio i membri di Hezbollah, poi l’esercito libanese ed infine l’UNIFIL. Risulta difficile per Geagea comprendere come Hezbollah non sia in grado di identificare gli attentatori e al contempo essere capace di smascherare gli agenti della CIA in Libano. A queste domande alle quali forse ad oggi non è possibile dare risposte certe si aggiungono i misteri che circondano il duplice attentato a Damasco dello scorso 23 dicembre, dove sono state colpite da un commando suicida, le sedi dei servizi segreti siriani, causando ben 40 morti. Anche per questo attentato molte sono le piste ma poche sono le certezze. Per il regime e per bocca della tv di stato dietro gli attacchi ci sarebbe al Qaida, per i ribelli invece si è trattato di un attentato preconfezionato da Assad per dimostrare all’opinione pubblica internazionale di essere vittima del terrorismo. Un’altra pista fa pensare al golpe militare anti Assad da parte dei fuoriusciti dell’esercito, opzione questa che non necessariamente andrebbe a rafforzare il fronte dei ribelli. Altre due versioni su questo attentato arrivano invece dal Libano e più precisamente da Hezbollah e dal canale televisivo di riferimento del Partito di Dio, Al – Manar. Per Hezbollah dietro l’attacco infatti ci sarebbero gli Stati Uniti, colpevoli ed esperti in questo genere di attacchi sanguinosi contro i civili. Un’altra pista poco seguita è invece quella diffusa da Al – Manar, che il 24 dicembre ha riportato da un sito internet dei Fratelli Musulmani di Siria, la rivendicazione dell’attentato. Poche ore dopo però gli stessi Fratelli Musulmani della Siria hanno negato il loro coinvolgimento ed hanno accusato il regime di Assad di diffondere, mediante siti web falsi, notizie tese a screditare il loro movimento.

Arriviamo quindi a ieri mattina, quando un’esplosione ha distrutto, senza provocare vittime, un ristorante a Tiro in Libano. L’esplosione è avvenuta alle 5.00 ora locale per mezzo di un esplosivo di 2 chilogrammi posto nella parete esterna del ristorante “Tyros”. Dopo il sopralluogo della Quinta Brigata dell’esercito libanese, gli esperti hanno posto un perimetro di sicurezza intorno alla zona, bloccando alcuni ingressi nella città. Secondo quanto appreso dalla emittente radiofonica “la voce del Libano” sembrerebbe che dietro all’attentato ci possa essere la regia di un partito estremista intenzionato ad impedire l’annunciata festa di Capodanno al ristorante. Il proprietario del ristorante, Arnaout Zuhair, intervistato dall’emittente libanese LBC ha raccontato che 10 giorni prima dell’attentato di ieri mattina ignoti avevano distrutto il manifesto pubblicitario che annunciava la festa di Capodanno presso il “Tyros”. Sempre il proprietario ha poi affermato che i danni saranno riparati rapidamente e che la festa di Capodanno con l’offerta dell’alcool si svolgerà regolarmente. Arnaout ha poi denunciato che ci sarebbero alcuni intenzionati ad impedire i festeggiamenti del Capodanno a Tiro, operazione questa che danneggerebbe gravemente l’attività turistica della cittadina costiera. È significativo inoltre che il gestore di un altro ristorante vicino al “Tyros” abbia deciso di annullare i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno. A questa testimonianza si aggiunge quella di un altro gestore che afferma di aver ricevuto minacce telefoniche che suggerivano di non organizzare nessuna festa per il veglione di capodanno. Sembra inoltre che alcuni ristoranti e locali a Tiro abbiano affisso dei cartelloni in cui si chiedeva scusa per la somministrazione dell’alcool. Va ricordato che la città di Tiro è una della poche città del Sud del Libano dove è consentita la somministrazione di bevande alcooliche. Lo scorso novembre un’ esplosione ha distrutto un locale, sito in un quartiere sciita di Tiro, che vendeva bevande alcooliche. Alcuni osservatori già dallo scorso agosto avevano denunciato che nella città di Nabatieh, capoluogo dell’omonimo governatorato, il sindaco appartenente al Partito di Dio, avrebbe vietato la vendita di alcoolici e che, l’unico commerciante ad essersi rifiutato di applicare la disposizione, si è ritrovato il negozio distrutto.

Assalto all’ambasciata britannica e razzi contro Israele dal Sud del Libano: due messaggi mirati

1 dicembre 2011

di Matteo Bressan

Il protrarsi della crisi siriana assieme alla corsa al nucleare da parte dell’Iran sta producendo un’accelerazione della tensione senza precedenti, nel già complesso scenario mediorientale. Partendo dagli attentati dello scorso maggio al contingente italiano dell’UNIFIL, seguiti poi da quelli al contingente francese, si è assistito ad una pericolosa concatenazione di eventi riconducibili in qualche modo a quanto avveniva in Siria e Iran. All’epoca dell’attentato all’UNIFIL la comunità internazionale si apprestava ad inasprire le sanzioni contro il regime di Assad e molti hanno intravisto un possibile collegamento tra i due eventi. Più complesso da analizzare risulta invece il lancio di alcuni razzi contro Israele, partiti dal Sud del Libano due notti fa. Nonostante che l’attacco sia stato rivendicato da un gruppo islamico ritenuto vicino ad Al Qaida, le Brigate di Abdallah Azzam, molti sostengono che sia quasi impossibile compiere simili azioni nel Sud del Libano senza il consenso di Hezbollah. Cercando però di trovare una spiegazione a questa azione militare si possono provare a seguire due strade: una di politica interna e una di politica internazionale. Proprio ieri infatti il Premier libanese Mikati, sorprendendo molti osservatori, ha annunciato di aver versato i finanziamenti necessari al funzionamento del Tribunale Speciale che indaga sull’omicidio Hariri. Hezbollah infatti, che sostiene il Governo Mikati, aveva manifestato a più riprese la propria contrarietà al sostegno economico del Tribunale, facendo presagire una possibile crisi di Governo. Il lancio di razzi quindi potrebbe rappresentare un avvertimento non solo per ricordare a tutti i partiti libanesi i rapporti di forza all’interno del paese dei cedri, ma anche una prova di forza nei confronti dello stesso Mikati. Anche i razzi utilizzati questa volta, non più i Katiuscia ma i Grad, potrebbero essere considerati più come un avvertimento ad Israele, che non una vera e propria provocazione. Un messaggio per ricordare, al nemico storico di Hezbollah, che l’arsenale questa volta, rispetto al 2006, annovera razzi ben più potenti dei Katiuscia. Un messaggio quindi, più che una vera provocazione magari tesa a scatenare un conflitto che non gioverebbe ad Hezbollah e che esporrebbe l’intero Libano ad una ben più consistente reazione israeliana rispetto a quella del 2006. Negli ultimi giorni però altri messaggi sono arrivati e ben più inquietanti. In Iran, da quello che viene riferito da dissidenti iraniani, dietro all’assalto all’ambasciata britannica ci sarebbe dell’altro. Il regime infatti, nonostante l’inerzia della comunità internazionale, starebbe vivendo una fase di lenta ma pericolosissima implosione. Addirittura si ipotizza che l’assalto all’ambasciata britannica sia stato architettato per far passare in secondo piano l’esplosione che ha interessato gli impianti di arricchimento dell’uranio nella città di Isfahan. Il Times, ha diffuso delle immagini che testimonierebbero, la distruzione di alcuni edifici ma ad oggi non risulterebbero registrate fughe di radioattività né è possibile provare un coinvolgimento della CIA o del MOSSAD nei fatti accaduti. In questo scenario, con la Siria che minaccia ritorsioni contro l’occidente e l’Iran che promette di scatenare Hamas ed Hezbollah in caso di attacco israeliano, l’Italia si appresta a riprendere il comando della missione UNIFIL dal prossimo gennaio. Il contesto però è notevolmente cambiato rispetto ai tempi del Generale Claudio Graziano e alcune dichiarazioni provenienti dall’Iran meritano la massima attenzione, se non addirittura un ripensamento della missione UNIFIL. La scorsa settimana infatti Yahya Rahim Safavi, Consigliere militare della Guida suprema e già comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, ha fatto riferimento ad una esercitazione congiunta tra la Nato e Israele, svoltasi a largo delle coste della Sardegna, con il contributo dell’Italia. C’è da chiedersi a questo punto, se Hezbollah, che in passato aveva espresso importanti apprezzamenti sul contingente italiano, guarderà con maggiore diffidenza il nuovo comando italiano.

 

 

Crisi di Governo in Libano: Hezbollah prepara il colpo di stato?

13 gennaio 2011

di Matteo Bressan

La crisi del già fragile Governo Hariri innescata dalle dimissioni di ben undici Ministri dell’opposizione sui trenta che compongono l’esecutivo sembra rappresentare una delle due opzioni in mano ad Hezbollah per fermare le ormai prossime accuse del Tribunale Speciale che indaga sull’omicidio del Premier Rafiq Hariri.
Di fatto con le dimissioni di un terzo dei Ministri il Presidente Michel Sleiman è obbligato a verificare le disponibilità di tutte le forze politiche per creare un nuovo esecutivo.
È chiaro a questo punto che l’obiettivo del Partito di Dio, che ha sempre visto il Tribunale come un’ingerenza dello stato ebraico nella vita politica libanese, sarebbe pronto a giocare la sua vitale partita affinché il nuovo esecutivo possa assumere una minore determinazione nel rispettare le ormai imminenti accuse della Corte.
Lo stessa dichiarazione dei Ministri dimissionari pubblicata sul sito Al – Manar, canale televisivo di Hezbollah, segna un possibile punto di non ritorno nella fase delle trattative e dell’ unità nazionale.
Vengono rivolti infatti dei precisi ringraziamenti al ruolo di mediazione svolto da Arabia Saudita e Siria nel tentativo di ridimensionare gli effetti dell’attività del Tribunale Speciale.
Allo stesso tempo però si riconosce il fallimento dell’azione dei due principali “padrini” della stabilità libanese e si punto il dito su quelle forze politiche, sostenute dagli Stati Uniti e da Israele, che avrebbero perso l’occasione di sottrarre il Libano dalla destabilizzazione.
Il messaggio dei Ministri dimissionari, così come la fase politica che si andrà a delineare nelle prossime ore potrebbe far sperare in una soluzione politica dell’attuale crisi ma allo stesso tempo non si può non denunciare con preoccupazione quali semi di rinnovata discordia si siano lanciati in queste ore.
Il passo dall’accusa di responsabilità politica delle forze, che a detta dell’opposizione guidata da Hezbollah avrebbero reso impossibile l’unità nazionale del Libano, alla discriminazione delle stesse potrebbe essere breve. Rapida e concretizzabile in poche ore invece potrebbero essere la presa del potere da parte di Hezbollah.
Non è infatti una novità che la seconda opzione in mano al partito di Dio per uscire dal vicolo cieco della probabile condanna del Tribunale sia quella di attuare una rapida presa del potere, facilitata dal grandissimo arsenale militare fornito in questi anni da Siria e Iran.
È bene ricordare che un simile scenario metterebbe seriamente a rischio la componente cristiano maronita della popolazione libanese che perderebbe in pochissimo tempo qualsiasi tutela e garanzia proprio in un momento così difficile per le minoranze cristiane del Medio Oriente.

Wikileaks: Hezbollah può colpire Israele

12 dicembre 2010

di Matteo Bressan

I documenti confidenziali divulgati da wikileaks confermano i timori e i sospetti della comunità internazionale circa il riarmo del Partito di Dio.
Nel dettaglio è emerso che Hezbollah dovrebbe disporre di un arsenale di circa 50.000 razzi e missili e, tra questi, almeno 40/50 missili terra aria Fateh – 110 in grado di colpire Israele.
Sempre dai documenti sono emerse le principali direttrici del traffico di armi che coinvolge il Medio Oriente: armi dal Sudan per Hamas,armi dall’Iran a Hezbollah e missili dalla Corea del Nord a Iran e Siria.
Il coinvolgimento della Corea del Nord non va mai dimenticato soprattutto in relazione a quanto avvenuto in Siria nel lontano 6 settembre del 2007.
In quell’occasione l’aviazione israeliana bombardò un’area nel Nord della Siria, denominata Dayr az-Zwar, dove secondo l’intelligence israeliana, il regime di Damasco avrebbe stoccato materiali, tecnologie, e sistemi d’arma forniti dalla Corea del Nord, utili per assemblare missili a media e lunga gittata con testate atomiche.