Rifondazione comunista di Perugia valuta in maniera molto negativa la manovra del governo Monti, una manovra in perfetta continuità con le politiche di Berlusconi che scarica i costi della crisi su lavoratori, pensionati e giovani. Un governo di nominati in un Parlamento di nominati continua a tutelare i grandi patrimoni e gli speculatori, il capitale e le banche. Niente viene proposto contro l’evasione fiscale e, per il reperimento delle risorse, non si prevede nessuna patrimoniale. L’intervento sulle pensioni serve solo per fare cassa e non propone niente per i lavoratori precari e i giovani: si blocca la rivalutazione delle pensioni al costo della vita, si porta l’età pensionabile a 70 anni, si estende a tutti i lavoratori il sistema contributivo. Le drastiche riduzioni dei trasferimenti a Regioni ed Enti Locali sono in realtà tagli agli asili nido, alla non autosufficienza, alle politiche abitative e del lavoro, al trasporto pubblico, alla sanità pubblica, già colpita da tagli per 13 miliardi al 2014. La rivalutazione degli estimi catastali, unito alla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa poi colpirà pesantemente le famiglie italiane, senza tutelare i lavoratori e le fasce più deboli, senza intervenire sui patrimoni e i privilegi del vaticano e con scarse ricadute per i Comuni. La sovrattassa prevista sui capitali scudati però è un misero 1,5%. Sui costi della politica, poi, siamo al ridicolo. La proposta di abolire le Province e le sue assemblee elette democraticamente dal popolo tramite un decreto legge, oltre a non produrre risultati, è un atto sbagliato, autoritario ed anticostituzionale che ha come unico precedente nel nostro paese Mussolini. Insomma Monti in Europa è con la Merkel, in Italia con gli speculatori contro il lavoro. Per questo sosteniamo lo sciopero generale della Cgil del 12 dicembre e il presidio sotto la Prefettura di Perugia per costruire una mobilitazione ad oltranza nel nostro territorio contro le politiche del governo. Uniamo la sinistra contro il governo Monti.
Enrico Flamini – Segretario Provinciale Prc Perugia
nota di redazione: Caro Flamini, molte sue considerazioni sono condivisibili, in particolar modo quando si riferisce ai giovani ed ai pensionati. Purtroppo però ci tocca registrare un silenzio assordante dei sindaci umbri che dall’Ici prossima ventura incasseranno tanti bei soldini, e stia tranquillo che applicheranno l’aliquota massima, alla faccia dei lavoratori e dei pensionati. Possiamo parlare di “miniconflitto di interessi”?
Il 12 dicembre sarò con voi
Commento di Stelio Bonsegna – Pur non condividendo il paragone della continuità berlusconiana. Noto nella manovra, la mancanza di vere riforme strutturali, cioè una vera riduzione del costo dello stato. Dove sono le riforme della lettera inviata alla UE , di Berlusconi?
Le Province, sono ancora li; i parlamentari hanno fatto finta di ridursi i privilegi, rientrati poi da altre parti; etc.etc..
Un suggerimento utile, sarebbe quello di ridurre anche le Regioni, accorpando le piccole, che come in Umbria, costano il doppio e talvolta il triplo di quelle più grandi. Riduzione drastica del compenso stipendiale ai Parlamentari, ai Magistrati (in quanto il loro stipendio è legato a quello dei parlamentari). E così via, snellendo questo stato esoso e corposo.
Ricorrere ai soliti Lavoratori, che han sempre pagato le tasse è un mezzuccio classico dei professori (vedi Prodi). E’ il mezzo più semplice per far cassa. Ma a forza di spremere, alla fine, di succo nel limone non ce ne resta più, come ora.
Oggi il lavoratore dovrà, suo malgrado, decidere se proteggere la sua vita, o pagare le nuove gabelle. Si, perché se paga le tasse, non ha i soldi per mangiare fino alla fine del mese. Se invece non le paga, le tasse, gli prendono la casa, l’auto (che spesso usa per recarsi a lavoro), però ha da mangiare, ma non un tetto dove ripararsi. Questo è il colmo della dabbenaggine di chi ci Governa, il quale mira ad interrompere quel circuito prezioso in cui i soldi permettono di consumare ed acquistare, per cui le aziende producono e possono vendere, quindi più si consuma, più si produce, più lavoro si crea.
In Italia questo modo di vedere l’economia, sembra non vada di moda, sopratutto a causa di una sinistra avvezza all’assistenzialismo di stato, mai abbandonato.