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AcquaLeggiana il paese di Diana

11 ottobre 2009
orologio di leggiana

orologio di leggiana

…e la chiesa che “prega”

Si ringrazia per la gentile collaborazione il Signor Rigoberto Delicati.

Fare una passeggiata in Umbria, terra di Santi e di poeti rende l’uomo più incline ai sentimenti, alle proprie consuetudini; spesso ci si sente più disponibili e più fiduciosi, ci sembra di riacquistare la propria dimensione interiore quella che la natura ci ha voluto donare; ci si sveglia con un raggio di sole ci si addormenta con un cielo stellato. Riusciamo a comprendere il mondo così come è senza tratti maligni e distruttivi e a cercare una luce per garantire pace e progresso. In questa condizione gli sviluppi della tecnica sembrano asservire l’attività umana e addormentare l’intelligenza.

Visitare per un po’ un paesino come quello di  Leggiana risveglia queste sensazioni, ti sembra di essere lontano dal mondo frenetico dalle cose dalle persone che hai lasciato laggiù dove lavori. Ripide scalette, piccoli cortili, una porta che si apre dietro il movimento cigolante di una vecchia chiave, ci mostra una figura dignitosa, i segni del tempo scritti sul suo viso semplice, ci saluta come se  ci avesse sempre conosciuti, quella presenza ci ricorda…un nonno, e ci racconta la “cantafavola” che è la voce popolare della leggenda che i vecchi si raccontavano nelle serate di inverno vicino al camino in compagnia di “quattro castagne e un fiasco di vino”. Leggiana ha avuto un passato importante, una strada autorevole la attraversava sin dall’epoca romana, la via plestina; chi passava di la doveva pagare un pedaggio dovuto a una leggendaria principessa, Diana. La legge di Diana avrebbe dato il nome al paese che fu chiamato Leggiana. Quante fantasticherie attorno a questa principessa bellissima, dolce e accattivante…. Nella via interna del paese ci si dirige verso la Chiesa  “che prega”; “bisogna abitare nella casa del Signore per ritornare alle proprie attività arricchiti spiritualmente pronti ad affrontare la vita”. Quanta semplicità e quanta saggezza. Passeggiando si scopre un fabbricato con gli stipiti in pietra ed in alto a questa, sotto una tettoia c’è dipinto un orologio, dalle caratteristiche molto particolari.

Veniva azionato con la forza dell’acqua. Si rimane quasi stupiti perché ci si chiede come l’acqua riuscisse ad arrivare fin lassù. La memoria dell’uomo ci ha ancora sostenuto spiegandoci che all’interno della casa opposta c’era una fonte dalla quale proveniva molta acqua, che raggiungeva per spinta naturale il meccanismo dell’orologio attraverso una conduttura che passava sotto la strada risalendo l’altezza del muro. Ci toccano nel profondo del nostro essere delle scritte che sembrano essere fuori dal tempo stesso, caratteri molto chiari che sono presenti sopra e sotto l’orologio che invece scandisce il tempo: TU CHE L’OROLOGGIO GUARDI ATTENTO E FORTE NON VEDI CHE FAI IL CONTO CON LA MORTE e più sotto: UN FIL LA FORZA D’ACQUA A ME MI GIRA PER DAR PIACER AL PASSEGGIER CHE MIRA. Il tutto porta la data : Maggio 1741; è come se il tempo si fosse fermato, allora come adesso quelle scritte assumono la stessa valenza. Fermiamoci, abbiamo bisogno del nostro tempo individuale per risvegliare l’intelletto, per guardare ciò che è di fronte  ai nostri occhi e non vediamo, per sentire la voce della natura, per annusare il profumo della vita che ci passa accanto.