Cosa succede dentro al Pd? Enrico Letta è stato eletto segretario (in pratica all’unanimità) dicendo: “Il Governo Draghi è il nostro Governo”.
Ieri lo stratega di Zingaretti, Gianfranco Bettini, gli ha risposto: “io sono contrario alla formula secondo cui ‘il governo Draghi è il mio governo’ e secondo cui il suo programma è il nostro programma”.
Ieri Letta ha dichiarato: “Per noi la priorità è che questo governo duri fino alla fine naturale della legislatura”. Negli stessi minuti Bettini tuonava contro l’idea di “un governo che arrivi fino alla fine della legislatura”.
La sua proposta è mandare Draghi al Quirinale e poi andare alle urnecon un’alleanza di ferro Pd-M5S-Leu. L’idea di Letta invece è la riconferma di Mattarella. Un bello scontro.
Il senatore Andrea Marcucci lo considera disastroso: “Le battute di Bettini alla festa del Fatto quotidiano sono molto dannose e sminuiscono il lavoro dei ministri, dei gruppi e dello stesso segretario”.
Marcucci è considerato un renziano (più o meno ex) come il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che ha replicato, anche lui, a Bettini: “L’agenda Draghi è l’agenda del Pd”.
Cosa evidenzia questo conflitto ormai emerso alla luce del sole? Una contrapposizione frontale tra fazioni. Una parte, quella bettiniana-zingarettiana che vedeva Conte come stella polare e il governo giallorosso come approdo strategico, sta “rosicando” assai.
La caduta del governo Pd-M5S-Leu ha convogliato contro Renzi – il rottamatore – tutto il loro rancore e ha fatto esplodere il loro mal di pancia per la perdita sostanziale del potere e per la nascita di un governo di unità nazionale (con Lega, Forza Italia e Italia Viva) dominato dalla figura di Mario Draghi.
Il quale Draghi viene considerato quasi un abusivo, da sfrattare tramite promozione al Quirinale, come se la Presidenza della Repubblica fosse un depotenziamento. Idea così surreale che lo stesso Conte – per il quale Draghi è un insidioso antagonista – si è affrettato a tirare il freno: “Per me la corsa al Quirinale è dopodomani”, iniziare ora quel dibattito “sarebbe sfibrante”.
L’idea di Bettini, di eleggere Draghi presidente a febbraio e andare alle urne con una coalizione Pd-M5S-Leu, è ritenuta suicida da alcuni perché quell’alleanza non potrebbe mai allargarsi ai gruppi di centro (di Renzi, di Bonino o Calenda) che la vedono come la peste, quindi sarebbe destinata alla disfatta elettorale.
Ma il Pd bettiniano contempla anche l’idea di andare all’opposizione, purché si torni ad avere un governo legittimato dalle urne. Un paio di mesi Bettini fa aveva dichiarato: “Senza una ripresa della dialettica democratica, la democrazia si snatura”.
Letta invece rappresenta un Pd che vede con terrore l’idea di trovarsi fuori dai Palazzi, all’opposizione, a digiuno di poltrone ed esposto a tutte le intemperie della storia.
Perciò si è dato una strategia della sopravvivenza: la prosecuzione del governo Draghi dove il Pd è comunque in maggioranza (anche se non ha più un potere egemone) e la rielezione di Mattarella (sebbene l’attuale presidente abbia ripetuto con chiarezza che non è nelle sue intenzioni restare al Quirinale altri sette anni).
Quella di Letta non sembra una prospettiva entusiasmante. È piccolo cabotaggio, un ordinario lavoro artigianale da “cacciavite”, per questo cerca qualche battaglia identitaria (Ddl Zan, Ius soli, tassa di successione) nella speranza di trovare un’anima, ma forse col rischio di ottenere l’effetto opposto e perderla.
Del resto la sua segreteria è molto debole. Potrà rafforzarsi un po’ se dal voto di ottobre (anche grazie agli errori del centrodestra) uscirà vincente, specialmente al Comune di Roma.
Ma resta una segreteria fragile. Con la prospettiva di un Congresso in cui Letta potrebbe essere soppiantato da uno dei due candidati che già si scaldano in panchina: Stefano Bonaccini (presidente dell’Emilia Romagna) e l’attuale vicesegretario Giuseppe Provenzano (sostenuto specialmente dall’area bettiniana). Enrico dunque non può proprio stare sereno.
Orbene, diciamocelo con tutta franchezza. Il problema primario, irrinunciabile di questa italietta è il matrimonio tra gay ed il riconoscimento dei loro sacrosanti diritti.
Non ce lo possiamo nascondere più. Se l’italietta stenta, arranca, tribola.. il (more…)
“La casa è il bene più prezioso, tassarla equivale ad un esproprio, non siamo più in democrazia”. Così Catia Polidori, deputata del gruppo Forza Italia, e neo commissario di Foza Italia in Umbria, ai microfoni di TgCom24. “Forza Italia – ha proseguito l’esponente azzurra – si mobiliterà per tutelare l’80% degli (more…)
Un incontro e una conversazione come capita di farne tanti fra amici al bar, scambio di opinioni a ruota libera e senza una scaletta precisa, a caso, sugli argomenti del giorno, Forconi, Europa, Letta ecc. Alla fine ho pensato (more…)
E cosi i nodi vengono al pettine, gli euroscettici prima messi alla gogna, e adesso dopo gli interventi di prestigiosi economisti e docenti universitari come Claudio Borghi Aquilini, Alberto Bagnai e Antonio Maria Rinaldi, sono ascoltati e temuti. «Dobbiamo prendere atto che è in corso una guerra finanziaria», avverte (more…)
È singolare che nel Paese del pan-giustizialismo, dove tutto viene ricondotto al giudizio della magistratura, nessuno abbia avuto l’idea di sollecitare qualche Procura ad aprire un’inchiesta sulla notizia di reato resa pubblica dal presidente dell’Ifo, Hans-Werner Sinn.
Il professore tedesco, alfiere del nazionalismo economico del suo Paese, ha (more…)
A sentire Letta la ricerca della felicità è finita. La felicità si chiama legge di stabilità, che è come un pranzo di nozze con tante portate e tutte abbondanti. Mentre parlava mi sono chiesto : “ma dov’è la fregatura?”. Cera, c’era e l’ho scoperta sul Sole 24 ore. Anzi ho scoperto “le fregature” che è peggio. Allora c’è una nuova imposta su rifiuti e casa che costerà mediamente 150 euro in più del 2013. ma, avvisa il quotidiano di (more…)
Il premier Letta avverte che non ci sta a farsi logorare. Purtroppo però il problema
Enrico Letta
è che tra acconti di imposte, nuovi balzelli, rinvii, ripensamenti e gioco delle tre carte, è il suo governo che sta logorando gli italiani.
Il ministro dell’economia Saccomanni si sveglia rigoroso quando si tratta di tagliare tasse o evitare nuovi aumenti, mentre si mostra molto più morbido e accondiscendente sulla spesa pubblica.
L’aumento dell’Iva sembra diventato inevitabile perché non si può certo mettere a rischio il bilancio per un miliardo, o quattro o cinque, ma la spending review può aspettare, bisogna prima nominare un nuovo commissario che se ne occupi. (more…)
Non se ne può più. Come apri la televisione ti propinano Letta che spara balle prima, dopo e durante i pasti. Lo fa dal palco di Comunione e liberazione e di (more…)
Sul caso Shalabayeva Il Pd ha le idee, molto ma molto chiare vediamo perchè.
Enrico Letta : “Emerge la totale estraneità di Alfano nella vicenda”
Guglielmo Epifani : “Niente sfiducia ma il Ministro è in discussione”
Gianni Cuperlo (E Dalemiani) : “Alfano deve rinunciare alle deleghe del Ministero degli interni e restare Vice Premier”
Matteo Renzi e soci : “Il Ministro è indifendibile e deve mettere il suo mandato nelle mani di Letta”
Felice Casson: “la ricostruzione di Alfano è una mezza barzelletta, una presa in giro”
Pippo Civati : “Alfano deve fare come la Idem”
Incredibile! Ogni possibile posizione sul caso è presente. Se questo è un partito io sono un ingegnere spaziale appena tornato da Marte.
Domanda : quanto ci vuole ancora per sgomberare questa “baracca”, dichiarare l’evidente fallimento e cominciare a pensare ad una seria ipotesi di partito della sinistra europea?
Quando cadde il Muro di Berlino tutto il mondo libero esultò. L’inconveniente fu che il marxismo-leninismo-stalinismo – in breve, il comunismo – rimase orfano, rimase senza ideologia. In Germania, nel 1959 a Bad Godesberg, la (more…)
Nell’occultamento giornaliero della verità capita anche questo. Epifani fa la voce grossa e dichiara”Il Caso Shalabayeva è gravissimo, violati i diritti (more…)
A distanza di poche settimane si realizza penosamente quanto avevo preconizzato. L’ultimo regalo del governo Monti, il blocco degli stipendi agli (more…)
Durante la cerimonia di giuramento del governo Letta, un uomo ha sparato davanti a Palazzo Chigi, Ad aprire il fuoco un uomo giacca e cravatta che all’improvviso ha sparato. Due carabinieri, a loro volta colpiti, avrebbero risposto al fuoco. Ferito l’uomo che potrebbe essere uno squilibrato, è stato fermato dalle forze dell’ordine. Si sospetta che l’uomo avesse un complice.
È scattato lo stato di “massima allerta” sul piazzale antistante il Quirinale dove le forze dell’ordine hanno iniziato a far defluire la folla dopo la sparatoria.
Questo governo, scrive Giannini, è un calice amaro per la sinistra, e fin qui si può capire dopo venti anni di insulti non è facile accordarsi con l’odiato “nemico”.
Ma stupisce per arroganza, ma forse non più di tanto, quando Giannini parla di salvacondotto per Berlusconi, salvacondotto concesso da chi? Dal Pd? Il Pd rilascia salvacondotti adesso? Con quale autorità? Forse qualcuno dovrebbe fare un bagno di umiltà, in democrazia vincono i numeri, ed il Pd i numeri non li ha, sventola la sua presunta superiorità ma deve scendere a patti se vuole governare e ricordarsi sempre che se l’Italia si trova in questa situazione è anche colpa del Pd e che nessuno è immune da colpe e con le puzzette sotto al naso non si governa.
Quindi umiltà please, aiutiamo Enrico Letta nel suo lavoro, e che possa cominciare ad eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, quello ai giornali di cui nessuno parla, ma che sommati ammontano a centinaia di milioni di euro se non miliardi. Eliminare le province, dimezzare il numero dei deputati, privilegi alle cooperative, lasciare le auto blu solo alle alte cariche dello Stato, ridurre i costi della presidenza della repubblica che ha un bilancio superiore alla regina d’Inghilterra, alla Francia e alla Germania messi insieme. Di questo il Pd non sa nulla? E le tasse? Siamo considerati un popolo di evasori fiscali, ma l’Imu e le accise sui carburanti e altri servizi e inutili balzelli hanno falcidiato i bilanci delle famiglie portandole a milioni sotto la soglia di povertà, ma… che strano… la virtuosa Germania quasi ci supera come somma di tasse evase. E dei pensionati non sa nulla? Che la gente non arrivi a fine mese è ormai un fatto certificato, di questo il Pd non sa nulla? Che abbiamo perso 3 milioni di posti di lavoro, il Pd non sa nulla? Che le imprese chiudono falcidiate dal crollo dei consumi, di questo il Pd di Giannini non sa nulla? Però c’è una cosa che sa, con una spocchia senza limiti chiama corifei coloro che scrivono per Berlusconi, se questo lo scrive un giornalista che lavora per un giornale lautamente finanziato e pagato dagli italiani è francamente inaccettabile. Umiltà caro Giannini, c’è aria di rivolta e per tutti i signori “sipperò” può arrivare il momento di scendere dal carro, smettere di ciucciare le mammelle degli italiani e proseguire a piedi, magari un cammino lungo e di penitenza e chiedere la grazia, quella grazia che il Pd non può dare… si fidi.
Enrico Letta a Palazzo Chigi. Il volto nuovo è già stato ministro per le Politiche Comunitarie del Governo D’Alema I, poi ministro dell’Industria dei Governi D’Alema II ed Amato II, europarlamentare nel gruppo Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa (seppure per soli due anni), e poi sottosegretario di Stato alla (more…)
Doveva ad andare a sbattere su quel muro. E tutti hanno fatto in modo che ci andasse a sbattere. Napolitano gli ha posto condizioni capestro, impedendogli persino di presentarsi davanti alle Camere, com’era suo (more…)
L’inciucione tra culatello Bersani e sherpa Monti gia’ definito e addirittura con i ministri principali gia’ incasellati. eccoli: lo sherpa, manco a dirlo, va agli esteri. il direttore generale di bankitalia, Fabrizio Saccomanni va all’economia, Letta Enrico allo sviluppo economico (more…)
Forse inconsapevolmente D’Alema e Bersani stanno certificando il loro più grande errore politico. Quell’errore si chiama Partito Democratico. E’ il modo con cui attaccano Matteo Renzi in questi giorni, a renderlo evidente. Lo trattano come fosse un esponente di un partito antagonista, come un corpo estraneo al Pd. Perché Matteo è un moderato e un liberista. Come Fioroni, Letta, Franceschini, Ichino, Morando, Bindi e tanti altri. Gli ex comunisti fanno finta di scoprire ora che nel Pd c’è una grande componente conservatrice, culturalmente filomontiana, che potrebbe anche vincere ed intestarsi il partito. Ma di che hanno paura? Hanno inciuciato col Caimano possono farlo anche con le Cayman.
Ci sono alcune notizie che in quel di Reggio Emilia (Festa democratica) sono finite sotto traccia. La prima è la decisione di “sgomberare” il palco del comizio finale dai dirigenti del partito. Non è stata una concessione alle seconde file o ai militanti, ma una precisa scelta funzionale alle primarie. Ve l’immaginate una foto di Bersani con vicino D’Alema, Bindi, Letta, Veltroni, Finocchiaro, Franceschini, Fioroni e il resto ella tribù degli “impresentabili”? Renzi ci avrebbe fatto mezza campagna elettorale con (more…)
Afferma “il Pizzinaro di Monti” Enrico Letta “L’accordo sulla legge elettorale c’è e quando sarà noto verrà criticato da chi vuole nominare ancora i Parlamentari”. Davvero? Eppure basta fare due conti per dare ragione a chi dice che questa nuova legge non sarebbe altro che un “Super (more…)
Quelli che fino ad alcuni giorni fa, se gli parlavi di elezioni anticipate “mettevano mano alla pistola” (Casini, Letta, Veltroni, D’Alema, Cicchitto e compagnia brutta), ieri si sono svegliati (more…)
Elezioni in Francia : il Pd “abbiamo vinto”, Elezioni in Grecia : il Pd “abbiamo vinto”, elezioni nei land della Germania : il Pd “abbiamo vinto”, elezioni nel Burundi : il Pd “abbiamo vinto”. L’ordine di Bersani al suo ufficio stampa è stato perentorio “in qualsiasi parte del mondo si è votato noi (more…)
Il modello tedesco sull’art. 18 non è la linea del Piave per il Pd. Siamo già a Giarabub, all’oasi isolata nel deserto, circondata da nemici, che prima o poi si arrenderà, magari con l’onore delle armi, ma si arrenderà. Il fatto è che il “fronte” è stato già sfondato in più punti e che il Partito Democratico (e direi anche la Cgil) è in ritirata su tutta la linea. Perché i protagonisti si soffermano sullo scontro (si fa per dire) di questi giorni e pochini ricordano i punti di partenza. Quando Il Governo Monti si insediò il Partito Democratico sbandierò ai 4 venti che “il risanamento stavolta toccava a chi non aveva mai pagato”. E il provvedimento dei provvedimenti che sanciva questa svolta era l’introduzione della tassa patrimoniale. Naturalmente di ciò non c’è traccia nelle decisioni prese dal sig. Monti che invece è andato avanti falcidiando le pensioni, aumentando l’irpef e l’Iva, raddoppiando il prezzo della benzina che ha moltiplicato quello della spesa delle famiglie, cancellato la voce diritti e via bastonando. Quello che si era detto di voler evitare, “il massacro sociale” è stato servito al coscio. Chi ha pagato la crisi? I soliti noti! Chi ha lucrato dalla crisi? I soliti ricchi (leggi possidenti, padroni, banchieri, finanzieri e affini). E adesso, a sconfitta annunciata, siamo alla farsa : La Cgil proclama uno sciopero generale a “babbo morto” e nel Pd cominciano a suonare forte le sirene di Fassino, Ichino, Veltroni, Fioroni, Letta, Gentiloni per l’aggiustamento, senza reintegro, del famigerato articolo. La metà del Pd è già pronta a firmare la resa di Giarabub “art.18”. L’altra metà, dopo aver constatato che tutti i buoi sono già usciti dalla stalla, si sta preparando a voltarsi dall’altra parte. Lo conferma un sibillino Dalema che per tenere buona la piazza, si dichiara Laburista e invita tutti ad ingoiare il rospo promettendo una svolta a sinistra nel 2013. Dobbiamo ridere?
Parte il programma di equità(lia) del Governo Monti e (doppio) Letta, teso a far pagare chi ha dato di meno (non chi ha di più):
1) Abolizione delle pensioni di anzianità perché “diciamocelo” i lavoratori non avevano mai “veramente” dato
2) Reintroduzione dell’Ici perché chi ha la prima casa non pagava più l’affitto allo stato da diversi anni;
3) Aumento dell’Iva perché, quelli che non arrivano più alla terza o quarta settimana, i rincari (e quindi l’Iva) non li pagavano più per una parte consistente del mese e quelli che non hanno niente, che appartengono alla categoria di quelli che non hanno mai dato, si dovranno pur decidere a mettere qualcosa;
4) Niente patrimoniale perché chi ha un sacco di capitali ha già subito la vessazione di vari condoni
P.S. – Intanto si scopre che:
a) Enrico Letta scrive al Premier : “per il Pd Parla con me” che Bersani è un prestanome;
b) Metà dei Ministri viene dal convegno “vaticano” di Todi; che è stato aggiornato a lunedì nel Consiglio dei Ministri, dove non è ancora certa la presenza del Cardinal Bagnasco, mentre è sicura quella dei maggiori banchieri;
c) All’antitrust è stato nominato Pietruzzella l’avvocato di Schifani, per la serie “affari di famiglia” e per ricordarsi che “Silvio ancora c’è”
«Sì il biglietto è mio, ma non è auto candidatura, solo un’apertura al governo come indicato dal segretario Bersani». Così Enrico Letta, al telefono con il Corriere, riconosce la paternità del messaggio firmato “Enrico” e mostrato inavvertitamente ai fotografi dal presidente del Consiglio Mario Monti che lo aveva ricevuto pochi istanti prima, durante il dibattito sulla fiducia. Ecco il testo integrale del biglietto: «Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!» (Photoviews)
Ci siamo, i giochi della politica riprendono, palazzo in fibrillazione per la composizione del probabile governo Monti, Diffidenze e veti incrociati, può saltare tutto da un momento all’altro. Ma l’organigramma sembra pronto: : due ministri al Pdl, due al Pd,uno all’Udc,gli altri sette più o meno indipendenti. il Cavaliere chiederà la conferma di Gianni Letta, da promuovere vice premier, e di alcuni ministri uscenti, come Franco Frattini agli Esteri, Raffaele Fitto al Mezzogiorno, Francesco Nitto Palma alla Giustizia e Mariastella Gelmini, in buoni rapporti con il Quirinale, all’Istruzione. Dal Pd il vice segretario Enrico Letta dovrebbe essere l’altro vicepresidente, … pensa tu, zio e nipote vicepresidenti.
Per l’Udc potrebbe esserci Piero Gnudi, ex presidente dell’Enel, ma anche Rocco Buttiglione in corsa per l’Istruzione. Per il ministero dell’Economia sono in forte ascesa le quotazioni di Fabrizio Saccomanni, In squadra pure Roberto Formigoni? Beh se cosi fosse si preparirebbero i grandi giochi anche per la presidenza della Regione Lombardia allora… Chi ci entrerà sicuramente, se Monti ce la farà, è Giuliano Amato: per lui è pronto il Viminale. Per la sanità, si ipotizza un ritorno, quello di Livia Turco, mentre il Pd insisterebbe per candidare il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro come guardasigilli.
Voglio cimentarmi anche io nei commenti affonda-Governo che in queste ore affollano FB. Lo faccio a modo mio, ovviamente. Come sempre. Con una riflessione impopolare che sarà derisa. Già lo so. Se Berlusconi si dimettesse oggi stesso e domani stesso ci fosse il Governo delle Larghe Intese o della “Salvezza nazionale” cosa accadrebbe? Probabilmente i mercati reagirebbero in maniera positiva. Il primo giorno di sicuro, mi ci gioco le palle. Il secondo forse. Il terzo…Il terzo boh! E il quarto, e il quinto? C’è qualche Nostradamus di sinistra, di centro o di destra che sà dire con certezza (e in coscienza e in buona fede) cosa accadrà dopo il primo giorno? Ne dubito. Quando Berlusconi sarà stato schiodato dalla poltrona di Palazzo Chigi, i problemi dell’Italia tipo questo famoso “spread” saranno risolti? Non ci sarà più bisogno di fare le riforme “lacrime e sangue” (più lacrime visto che il sangue già ce l’hanno levato)? O, più probabilmente, toccherà farle lo stesso?? Secondo me bisognerà farle lo stesso. Anzi, forse bisognerà fare di ancora più crudeli. Ah! E allora cosa sarà cambiato effettivamente per le nostre tasche, per il nostro futuro? Beh…non avremo più Berlusconi tra le palle. E no!! Nossignori! Berlusconi tra le palle NON ce lo avranno più in Parlamento i vari Di Pietro, Bersani, Casini, Fini ecc. Perché, carissimi amici facebookiani, statene pur certi che noi comuni cittadini di Berlusconi continueremo a sentir parlare eccome i telegiornali, i giornali, le trasmissioni di approfondimento…tutti i giorni, su ogni argomento! Tutto avverrà per colpa di ciò che non ha fatto Berlusconi, o a causa di ciò che egli ha fatto (leggi ad personam). Allora, a noi comuni mortali cosa porta il nuovo Governo di larghe intese?? Se me lo fate capire ve ne sarei grato. Il vero risultato che si conseguirà con un eventuale Governo di Larghe Intese, o Governo Tecnico, o Governo Letta (Gianni) è che l’Italia perderà’ definitivamente la sua sovranità di fronte alle logiche della finanza e della speculazione internazionale. 4-5 banchieri che si sono inventati il giochetto della finanza derivata e le agenzie di rating (vedere report, rai3, del 31 ottobre scorso) scommettono sul fallimento degli stati, e sulle dimissioni di Berlusconi, come del resto hanno fatto su quelle di Papandreu. Alla fin fine, dunque, le dimissioni di Berlusconi portano guadagno soltanto ai soliti noti e a quei piccoli noti di casa nostra che potranno andare al potere propinando a noi poveretti le stesse misure anticrisi di Berlusconi (forse ancora peggiori) e litanie drammaturgiche da far scoppiare il cervello.
Andrea Fabbri
nota di redazione: lettera scritta prima dell’approvazione del rendiconto finanziario
Non vi rallegrate troppo per la prossima fine di Berlusconi. Lui (per il momento) passa la mano, ma la lettera della Bce resta. Il Governo che il Presidente della Repubblica prepara da tempo (Mario Monti con i due Letta come vice per la serie Allegria?) si annuncia come un esecutivo con un programma “lacrime e sangue”. Il programma che il premier non ha voluto fare, lasciando il cerino in mano ai successori. E si tratta di vere e proprie “bombe sociali”. Per dare seguito alle indicazioni di Merkosy circolano (oltre ai nomi dei Ministri) questi 10 punti che, se i mercati continueranno a premere sull’Italia (cosa molto probabile), ci potranno anche chiedere di attuare (in toto o solo in parte) in un breve lasso di tempo.
1) Fine delle pensioni di anzianità e passaggio definitivo al sistema contributivo
2) Prelievo forzoso dai c.c. (o come una tantum o trasformando il prelievo in Bot)
3) Pagamento del tfr (in tutto o in parte) in Bot decennali rinnovabili
4) Diminuzione degli stipendi pubblici e delle pensioni sopra i 1500 euro (5 o 10%)
5) Ripristino dell’Ici per gli enti locali (per finanziare la normale amministrazione)
6) Istituzione della tassa locale di scopo e/o ulteriore aumento delle addizionali locali (per finanziare i pochi servizi rimasti e i lavori pubblici improcrastinabili)
7) Riforma del mercato del lavoro con flessibilità (si pronuncia precariato) ai livelli massimi e cancellazione dello statuto dei diritti dei lavoratori
8) Fine del welfare, passaggio all’assistenza e alla previdenza privata in cambio di un piccolo taglio delle tasse sulla busta paga
9) Piccola patrimoniale per valori superiori al milione di euro (possibile anche a partire da 500 mila euro compresi i beni mobili per coinvolgere gran parte del ceto medio)
10) Aumento dei contributi pensionistici (solo per le categorie degli autonomi o per tutti)
Fatto questo si andrà alle elezioni. E Berlusconi (o un suo sosia spalleggiato dal Bossi padano) sarà ancora in grado di recitare la parte che più gli piace e che meglio conosce quella del populista. Trascinerà (di nuovo) i suoi all’assalto dei “signori delle tasse”, di quelli che “hanno ridotto le famiglie sul lastrico” (mentre “quando c’era lui” si stava bene e i treni arrivavano in orario). Rischia, a primavera, di rifare un altro, l’ennesimo pieno dei voti.
se questo e’ davvero quello che Napolitano si prepara a far fare ad un governo tecnico di sua nomina, il rischio può di nuovo diventare realtà e trasformarsi (per la sinistra) in un incubo che ritorna, per di più’ con il lavoro sporco fatto, al solito, dai “quei gonzi” dei “diversamente concordi”.
Perché l’alternativa è un’altra cosa!
“E’ un’emozione fortissima vivere questa giornata memorabile che segna un evento straordinario” è stato il commento da parte del presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi che ha potuto stamani salutare il Pontefice al suo arrivo nella città di San Francesco. “L’incontro interreligioso che si celebra oggi ad Assisi è rivolto con grande carisma e altissima spiritualità alle coscienze di tutti i credenti e non credenti del mondo nel nome di quella assoluta umiltà di cui San Francesco d’Assisi ha vestito la sua persona terrena e che la Chiesa di oggi – il suo Pastore Benedetto XVI – ha voluto riconfermare e riproporre all’impegno dell’uomo contemporaneo, senza distinzione di fede, senza separazioni storico-culturali, dando all’umanità il solo obiettivo di provvedere a se stessa come a un corpo unico che, nell’universo, non deve più soggiacere a disuguaglianze, sperequazioni, divisioni fra umili e potenti, esasperazioni della ricchezza dei pochi contro la povertà dei molti”.
La Direzione nazionale del Pd ha segnato un punto di svolta. La sinistra si è scoperta minoranza nel partito. Una svolta che non è giunta inaspettata e della quale si aveva sentore ormai da tempo. Bastava ascoltare, nelle ultime settimane, i racconti dei protagonisti delle varie riunioni che si succedono quotidianamente nella sede romana del Pd. Racconti che parlavano di forti malumori per la linea “rossa” (sic) del segretario. La maggioranza dei leader democratici non vuole il “Nuovo Ulivo”. Salvo i fedelissimi di Bersani e pochi altri, Area Dem, Modem, pezzi di maggioranza (Letta e Fassino) pensano che lo schema del segretario vada completamente ribaltato. Non si deve partire da un’intesa di ferro con Vendola e Di Pietro, da allargare possibilmente all’Udc, ma da un intesa con il terzo polo, da allargare eventualmente alla sinistra. Sta in questa distinzione la diatriba tra elezioni subito e Governo di emergenza. Il passaggio per un esecutivo largo è lo strumento necessario a cementare le future alleanze e la collaborazione con i centristi. E lo strumento metterebbe i più pericolosi concorrenti (Sel e l’Idv) nell’angolo, costringendoli o ad aderire ad un progetto moderato o a stare fuori dall’alleanza. Incanalandoli verso un cammino irto di difficoltà. Se aderiscono si snaturano, se vanno da soli saranno costretti a sopportare, per l’ennesima volta, una campagna di stampa ed elettorale tutta in salita all’insegna della responsabilità nazionale e del voto utile, contro il fantasma di Berlusconi. Le argomentazioni non mancano : il momento è difficile, anzi drammatico, occorre una maggioranza larga per governare e ricostruire il paese, ci vuole una grande alleanza tra moderati e progressisti per vincere le elezioni ecc. ecc. L’offensiva non arriva a caso. Tutti i sondaggi, quelli noti e, soprattutto, quelli riservati, dicono che se si votasse oggi il centrosinistra classico vincerebbe a mani basse. E vincerebbe su un progetto sbilanciato a sinistra. La proposta di Governo di emergenza, come scelta strategica, serve dunque a decantare questa situazione e a produrre una inversione di tendenza. La scelta si porta dietro anche un’ altra conseguenza. Non ci saranno le primarie. Il prossimo capo del Governo dovrà essere una personalità “bipartisan” in grado di azzerare tutte le pretese di leadership nell’area antiberlusconi, con buona pace di Bersani e di “Nichi”. In questa ottica appare anche meno incomprensibile l’uscita “massimalista” di Fausto Bertinotti, che invita la sinistra a rifugiarsi tra i movimenti, rinunciando a qualsiasi ipotesi di governo. Il minoritarismo come ideologia e la rinuncia alla sfida del Governo non sono certo soluzioni auspicabili per la sinistra, ma è indubbio che un simile scenario complicherebbe le cose. C’è però da dire che anche la strada del voto utile e della rincorsa al centro, comporta i suoi rischi per il Pd. Le simulazioni attuali parlano di una sinistra guidata da Vendola in grado di arrivare fino al 25% dei voti in caso di corsa solitaria. Questo avverrebbe a scapito del Pd, che si troverebbe a non essere più la forza principale ed egemone di una alleanza al centro, con il terzo polo rinforzato da truppe provenienti dal centrodestra. Per questo sono in molti tra i democratici a sperare che alla fine uno dei due “radicali” accetti di far parte della nuova coalizione. E le pressioni sono tutte per Vendola, perché Casini Di Pietro non lo digerisce proprio.
Raffaele Nevi – Presidente gruppo PdL Regione Umbria
L’intervento di Cremaschi contro Gianni Letta è indecente perché se non fosse stata la paziente opera del Sottosegretario, l’AST oggi sarebbe chiusa. Se fossero prevalse le logiche di Cremaschi e “compagni” la TK-AST non avrebbe fatto gli investimenti che ha fatto e a Terni avremmo costruito una fabbrica di disoccupati. Sarebbe meglio dire che l’acciaieria oggi c’è nonostante Cremaschi e una parte (fortunatamente minoritaria) della FIOM. La cosa peggiore è che a dare voce a questo “signore” sia un partito di Governo determinante per la maggioranza di centro-sinistra in Comune, Provincia e Regione. Questa è l’ennesima dimostrazione che il centro-sinistra è allo sbando e su temi di questa rilevanza dice tutto e il contrario di tutto. E’ anche per questo che sarebbe ora che il Sindaco, il Presidente della Provincia e la Marini prendessero le distanze da chi – irresponsabilmente – mette a rischio il nostro futuro industriale con messaggi che vengono recepiti, da chi vuole investire a Terni, come un atto di guerra. Abbiamo bisogno esattamente del contrario e non si fa propaganda su questo perché stiamo parlando di cose serie.
Dicono di aver raccolto 10 milioni di firme ma sanno che non la beve nessuno. Dicono di averne consegnate 5, ma a Letta ne hanno dato una sola scatola (sembra, per essere sicuri, quella con le firme di Bersani, Dalema, Bindi e famiglie), mentre le altre, nel dubbio, le hanno lasciate chiuse sul camioncino sotto palazzo Chigi. Si augurano di essere arrivati almeno a 3 ma tremano al pensiero di dover controllare i nominativi degli aderenti sul web e, soprattutto dei moduli inviati a casa e rispediti, debitamente compilati, al partito, non tanto per topolino, paperino e Disney, ma per il terrore di scoprire che qualcuno ha svuotato i cimiteri. Sono convinti che almeno un milione siano firme buone prese ai gazebo o con il porta a porta, anche se a bussare, perlomeno di giorno, non li ha visti nessuno. E’ questa la triste storia di una iniziativa del Pd che poteva essere un successo (soprattutto se fatto unitariamente alle altre forze di opposizione e di sinistra) e che invece è stata una “sola” che, per di più, si voleva vendere al mago delle “sole”, Berlusconi. Non lo sapevano che “non si va mai a rubare in casa di ladri”. Povero Bersani era andato per chiedere le dimissioni del Premier e ha scoperto che nel suo partito c’è chi inizia a chiedere le sue. Niente paura è solo la storia dei pifferi di montagna che si ripete.