Posts Tagged ‘maggioranza’

Maggioranza Comune di Terni, tiene e … non tiene

26 luglio 2014

Tenuta della Maggioranza a TERNI

Con l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2013 avvenuta nei giorni scorsi nel corso del Consiglio Comunale di Terni, la situazione della maggiorana risulta alquanto critica, lasciando presagire problemi di tenuta da parte del Sindaco. (more…)

NEVI (PDL) “La Marini non ha più una maggioranza per governare, ne prenda atto”

25 ottobre 2012

La maggioranza sulla Sanità è come una barca con le vele bucate e in preda alle correnti. Oggi durante i lavori della Prima commissione, dove si è iniziato a votare gli emendamenti, con i (more…)

Monacelli, Udc, ‘Solo chi osa sa volare’”

5 gennaio 2012

“La ricetta del tirare a campare adottata dalla maggioranza della Regione Umbria, si ripropone in grande spolvero anche per il nuovo anno”. Lo afferma il capogruppo Udc a Palazzo Cesaroni, Sandra Monacelli, facendo riferimento alle “notizie trapelate sulla stampa, a seguito del summit della presidente Catiuscia Marini con i capigruppo di centrosinistra, circa l’intenzione di procedere incuranti del mutato quadro politico nazionale che sostiene il Governo Monti, e cosa ancor più grave, delle profonde lacerazioni interne, che hanno sino ad oggi minato, ritardato e compromesso la strada delle riforme regionali. Scelte che sembrano foriere di rassegnazione e di incapacità nell’esaminare la situazione politica nel suo complesso”.

LE CONTRADDIZIONI DELLA MAGGIORANZA E LA POLVERIERA DEI CONSIGLI A SCARTO RIDOTTO

23 ottobre 2011

di Darko Strelnikov

Le scaramucce in Consiglio Regionale non sono altro che la punta di un malessere profondo che investe il centrosinistra umbro in generale e il Partito Democratico in particolare. La mancata elezione della Consigliera di parità e il passaggio di questo incarico alla destra, non è un incidente tecnico, ma un dato politico diffuso. Vengono a galla i problemi e le contraddizioni di una coalizione divisa sulla linea da seguire, di una Giunta che esclude la minoranza del Pd, di un Consiglio sotto la spada di Damocle delle inchieste giudiziarie. Ma non c’è solo questo. La guerra del centro è anche il risultato delle tante battaglie che si combattono in periferia. Il Comune di Terni resta in precario equilibrio. A Spoleto il Pd perde pezzi verso l’opposizione ed è sempre più in balia delle manovre dell’ex sindaco Brunini detto, non a caso, “il cinghiale”. A Foligno non si riesce nemmeno a convocare il Consiglio Comunale per la mancanza cronica del numero legale. , mentre fuori ci si affronta a colpi di bazooka sulla presidenza della Vus. A Gubbio si è sull’orlo di una crisi di maggioranza e a Città di Castello cominciano a spuntare i primi comitati che contestano la nuova amministrazione. E mi fermo qui, anche se le turbolenze investono quasi tutti i principali centri della Regione. Turbolenze che sono destinate inevitabilmente ad aumentare per una ragione molto semplice : la quantità di potere da distribuire diminuisce a vista d’occhio. Di conseguenza l’instabilità aumenta, per l’aumentare di coloro che cercano nuovi approdi, sperando di riconquistare, in altre sedi, quello che hanno perso o che rischiano di perdere, nelle loro attuali collocazioni. Adesso, come abbiamo visto nelle settimane passate, l’attenzione si concentra sulla riforma endoregionale il cui documento continua ad essere una tela di Penelope : il giorno viene scritto e la notte cancellato. Ma il pericolo più serio, quello di cui ancora si parla poco, deriva dalle le norme della legge finanziaria, i cui effetti si faranno sentire da qui al 2015 in maniera dirompente. Parlo delle disposizioni che impongono la diminuzione dei Consiglieri e dei membri delle Giunte di tutti gli organi elettivi. Proviamo a fare una proiezione sui nostri maggiori enti locali, per capire quello di cui stiamo parlando. Iniziamo dalla Regione. La prossima volta si dovranno eleggere 20 consiglieri invece degli attuali trenta e la Giunta non potrà essere formata da più di un quinto dei membri dell’assemblea e cioè da 4 assessori. Se, ipoteticamente, le regole fossero state queste, l’anno passato 10 inquilini di palazzo Cesaroni sarebbero andati subito a spasso. Provo a fare dei nomi, tanto per capire l’ordine di grandezza della cosa. Raccomando a tutti di non prendere la cosa alla lettera, si tratta solo di una simulazione. Sono cosciente che nella realtà sarebbe anche potuto toccare ad altri e gli effetti non sarebbero cambiati. Cosciente di questi limiti scientifici ci provo lo stesso : Avrebbero potuto prendere la via di casa o del pensionamento, per la maggioranza, 4 membri del listino dei quali è impossibile valutare i possibili voti di preferenza (Fabrizio Bracco, Lamberto Bottini, Gianluca Rossi, Paolo Brutti); Roberto Carpinelli, anche lui proveniente dal “gratta e vinci” del listino, del quale però i cui 100 voti di preferenza raccolti nella lista della Fds sono stati invece ampiamente valutati; l’ultimo degli eletti del Pd (Renato Locchi); il socialista Massimo Buconi che ha sostituito Silvano Rometti eletto anche nel listino e, infine, per la minoranza, gli ultimi degli eletti nelle due circoscrizioni, Maria Rosi, Alfredo De Sio e Rocco Antonio Valentino. Parliamo di 10 membri che hanno una grande influenza e un notevole seguito nei loro partiti e la cui (solo ipotetica naturalmente) esclusione avrebbe potuto provocare, secondo Carlo Verdone, “un macello” dalle proporzioni bibliche. Ma questo è niente. Con la Giunta sarebbe andata anche peggio. 4 assessori; si presume, due al Pd e due agli alleati. Avendo avuto più voti Idv e Fds, gli esclusi sarebbero potuti essere i socialisti, che si sarebbero subito (e non ipoteticamente) precipitati a reclamare la Presidenza del Consiglio. In casa Pd l’incastro dei due assessori avrebbe, invece, dovuto tenere conto della rappresentanza delle due province e delle varie componenti politiche. Sarebbero girati “pizzini” del tipo “ trovare uno di Terni che vada bene alla minoranza e nella minoranza ai cattolici e tra i cattolici a Monsignor Paglia ecc. Insomma esponenti che magari a Roma sono di una corrente, a Perugia di un’altra e sul territorio di un’altra ancora. Non sono marziani; li chiamano quelli con il piede su tre staffe, dei quali c’è già qualche buon esempio in diverse parti dell’Umbria. Con le Province, poi, è quello che si chiama “il tracollo perfett0”. La messa nel limbo di queste istituzioni ha, infatti, provocato la loro spoliazione in termini di rappresentanza. Prima la riduzione dl 20% dei Consiglieri e poi la divisione per due del risultato ottenuto. Questa specie di equazione, con un’incognita che non è x, ma la soppressione o la sopravvivenza, la Provincia di Perugia passerebbe dagli attuali 30 a 12 Consiglieri; 8 di maggioranza e 4 di minoranza. Il Pd, sulla base dei risultati del 2009, passerebbe da 12 a 5 eletti. Il Pdl da 10 a 4. Una strage. Anche qui Giunta a 4. E ci sarebbe stato subito da risolvere questo quiz : Se il Presidente è altotiberino e uno dei due assessori del Pd necessariamente del capoluogo, quale territorio dovrà rappresentare l’altro?. Si accettano suggerimenti da Foligno, Spoleto, Gubbio, Lago, Bastia e Marsciano. Provateci voi ad usare il bilancino se vi riesce. Va invece un po’ meglio con i Comuni. La diminuzione del 20% di Consiglio e Giunta rende, come si è visto nelle prime elezioni con riduzione, possibile una gestione politica delle maggioranze e delle minoranze. Ma anche qui i vuoti sono consistenti. Forse non è un caso che le richieste di Unioni Comunali (siamo arrivati a 12, ma se ne annunciano 14) spuntano come funghi. Sarà per coprire i posti soppressi dalla finanziaria? Il punto è che questa serie di norme rischia di far esplodere una polveriera, perché viene innescato su un contesto, che ha determinato l’effetto inverso e cioè la moltiplicazione degli incarichi. Se non c’è una inversione di cultura rispetto all’individualismo come unico criterio della politica, il rimedio rischia di essere peggiore del male. Se non si mette in discussione l’elezione diretta di Sindaci e Presidenti, perlomeno nelle forme attuali, se non la si diluisce in una rete democratica di garanzie, aumentando il ruolo di controllo, di proposta e di partecipazione alle scelte dei Consigli, si rischia seriamente il default istituzionale. Del resto con Consigli molto più snelli la cosa è fattibile. Ma bisogna superare la concezione dominante “dell’uomo solo al comando”, quella che ci ha portato a queste conseguenze e che ha determinato la formazione delle oligarchie, l’autoconservazione delle classi dirigenti e la lievitazione dei costi della politica.

Strelnikov.d@libero.it

LA GUERRA ALLARGA LA MAGGIORANZA DI BERLUSCONI

27 aprile 2011

di Ciuenlai

Le vicende legate alla guerra libica, dimostrano, ampiamente che gran parte delle finte opposizioni, non hanno nessuna voglia (perlomeno adesso) di mandare a casa Berlusconi.
I FATTI – C’è lo scontro sulla giustizia e per diverse volte la maggioranza può essere mandata sotto alla camera. … Ma ci sono assenze nella minoranza e non se ne fa niente. La minoranza è compatta solo quando non serve.  Il Governo decide di entrare in guerra con Gheddafi e di dare il via ai bombardamenti sulla Libia. La Lega, per ragioni sue, dice di no.
La cosa più elementare sarebbe, tenendo una linea costituzionale contro la guerra, costringere la maggioranza ad un voto sull’argomento. Si potrebbero raggiungere due risultati :
1) La Lega si riallinea e si sputtana col suo elettorato
2) La Lega vota con l’opposizione e decreta la crisi dei Governo
E Che succede! Il Capo dello Stato dice che le bombe sono una naturale prosecuzione della missione e il Pd si prepara, di conseguenza, a costruire una stampella per reggere Berlusconi.
E allora ditelo!
E NON HA RAGIONE Berlusconi quando affema che ha una maggioranza più larga di quello che sembra?

IL GOVERNO DEI SOGNI E DEI DESIDERI – BREVE STORIA (DUE GIORNI) DELLE FINI E DEI CASINI DEL PARLAMENTO ITALIANO

14 dicembre 2010

di Ciuenlai

In questi due giorni si è avuta l’ennesima prova che il berlusconismo è una cultura entrata ormai nel profondo delle coscienze delle classi dirigenti e purtroppo anche di molti Italiani. Quando il denaro e la “com…pravendita” delle persone fanno breccia, significa che quell’ambiente è predisposto culturalmente alla corruzione. La lotta per la successione nel centrodestra è apparsa, nelle fredde aule del Parlamento, pervasa da una spaccatura tra quelli che avevano qualcosa (leggi interessi personali) da difendere e lo facevano con grande ardore e quelli che desideravano e forse volevano avere qualcosa da difendere e si vergognavano quasi di non farlo. Ma è normale se non esistono più ideali di riferimento, se non ci sono, come dice qualcuno, grandi storie, narrazioni diverse, sogni da coltivare, orizzonti da raggiungere, obiettivi da realizzare e ceti sociali di riferimento da tutelare. Non si può coltivare una idea di cambiamento, di un altro mondo possibile sperando che i Finiani tengano, che Casini non ne perda qualcuno per strada, che i moderati del centrosinistra non si facciamo attrarre dalle sirene della maggioranza, che la Buongiorno partorisca all’alba, Calearo sia diventato un po’ Comunista e Scilipoti abbia estinto il mutuo. Per la seconda volta hanno sbagliato i conti. Incredibile! Da mesi ci stanno spiegando che ci vuoe un nuovo CLN e che bisogna fare, tutti insieme appassionatamente, un governo di responsabilità nazionale. E con i voti di chi? Sogni; Il re adesso è nudo e bisogna sperare (sic) che domani, altri 5 o 6 deputati (com’è possibile e com’è probabile) non decidano di saltare il fosso, perché a quota 320 si governa e come. Non è detto quindi che il risultato di oggi significhi per forza “elezioni”, come vanno dicendo “singhiozzando” i signori del Pd. Lo decideranno il Caimano e Bossi. Faranno quello che gli conviene di più. Anche perché, incredibilmente, sono gli unici che non le temono e sono gli unici ad essere preparati all’evento. Se Il centrosinistra continua a pensare che la soluzione siano i giochi di Palazzo, temo che il regno di Berlusconi non avrà ancora fine. Oggi più che mai si è capito che la vera opposizione sta fuori del Parlamento e, purtroppo, non trova e non ha un’adeguata sponda dentro di esso.

 

Tornano i maneggioni della politica

6 dicembre 2010

Dott. Matteo Bressan – Coordinatore Provinciale Giovane Italia Terni

È sconcertante sentire che a distanza di anni, in un momento di oggettive difficoltà economiche a livello internazionale, ci siano ancora forze politiche che elogiano i metodi e il consociativismo della prima repubblica che tanto hanno devastato il nostro paese.

Allo stesso modo ritengo doveroso smascherare tutti coloro che in questi giorni si stanno trincerando dietro il rigido impianto costituzionale pur di attaccare la moralità e le novità portate in politica dal Presidente Berlusconi.

Si deve prendere atto che la volontà popolare non può essere sovvertita da congiure e maneggi di palazzo che hanno determinato la paralisi di questo paese per più di cinquant’ anni.

Questa paralisi e questo sistema che oggi vogliono recuperare i maneggioni della politica, come giustamente li ha definiti il Presidente Berlusconi, sono il frutto di una Costituzione, sicuramente piena di buone intenzioni, ma che ha di fatto impedito qualsiasi forma di governabilità in Italia.

Se i premi di maggioranza, tesi a garantire la governabilità, fanno paura a questo o a quel partitino sarà bene sin da ora smascherare l’ennesimo attacco dei presunti soloni della politica, della sinistra e dei maneggioni, che vogliono riaprire una stagione vergognosa della politica.

Chi ha perso le elezioni o chi è uscito, per il proprio tornaconto dal Governo, non può avere la pretesa di dettare le regole e l’agenda della maggioranza.

PDL, la maggioranza in Provincia trascina l’Istituzione su posizioni strumentali

30 settembre 2010

Nella odierna seduta del Consiglio Provinciale, la maggioranza del Presidente Guasticchi ha votato l’Ordine nel Giorno con il quale si impegna a partecipare e sostenere la manifestazione nazionale dalla Fiom-Cgil indetta per il 16 ottobre. Il documento presentato da Rifondazione Comunista, ha raccolto il voto del Partito Democratico, Socialisti Riformisti – Sinistra e Libertà e Italia dei Valori. Preso atto che la posizione della FIOM CGIL è minoritaria  tra i lavoratori, nel paese e anche all’interno degli stessi sindacati, e che le stesse forze politiche nazionali di centro sinistra hanno invece espresso diverso parere da quanto dichiarato in ambito locale, è evidente che queste siano ferme su posizioni vetero-comuniste.  Il gruppo del PDL esprime invece piena solidarietà ai lavoratori non condividendo una manifestazione che è palesemente contro i loro stessi interessi. Un atteggiamento gravissimo, da parte della maggioranza,  che trascina l’Istituzione, su posizioni che sono solo strumentali.

Gruppo PDL  Provincia di Perugia