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Maxi-stalla: Perugia civica solidale con il Comitato popolare di S. Maria Rossa

29 novembre 2010

In questi ultimi mesi, la voracità dei cementificatori e dei distruttori del territorio si sta scatenando senza freni: uno dopo l’altro vengono alla luce progetti distruttivi come l’inceneritore (non sappiamo ancora dove),  la maxi-stalla a S. Maria Rossa,  l’arrivo di Ikea a S. Martino in Campo,  il “nodo” a Madonna del Piano, e persino un mega-impianto fotovoltaico di due ettari alle falde del Monte Tezio.

Ci sentiamo davvero assediati, da sud e da nord, dall’aggressione di interessi potenti che vedono, nelle aree agricole che i cementificatori definiscono ancora”vuote”,  la possibilità di fare grossi affari.
In realtà, non sono aree vuote: sono aree “piene” e preziose, non solo da un punto di vista paesaggistico, ambientale, storico e culturale, ma anche dal punto di vista economico: hanno infatti molto più valore come aree agricole di pregio che trasformandole in anonime aree industriali come quelle che assediano tante periferie. Il turismo, lo stesso marchio “Umbria” prendono valore e portano ricchezza alla nostra città per il pregio del suo territorio, non certo per i capannoni che lo deturpano (restando magari vuoti e creando disoccupazione). Anche l’occupazione, in tempi bui come questi, può avere un futuro solo dalla filiera ambiente-cultura, non certo da avventate operazioni di multinazionali o di società che non hanno nessun interesse a cercare dipendenti in Umbria.
La cosa che colpisce è vedere che in queste operazioni, a fianco dei portatori di grandi interessi privati, si schierano regolarmente gli amministratori, che dovrebbero invece tutelare il bene pubblico (e altri interessi privati, meno forti ma altrettanto legittimi e più orientati a una visione sostenibile del nostro futuro): assessori e amministratori (in primo luogo del Comune di Perugia) che, senza mettere niente in discussione, sono ancora convinti che lo sviluppo passi per la distruzione del territorio e si fanno in quattro per favorire le grandi imprese che usano l’Umbria come piattaforma per i loro affari. Ecco allora che fioccano varianti a Piano regolatore, con cui si autorizza ogni scempio, senza neanche curarsi di trovare misure compensative per mantenere il (già alto) livello di cubatura previsto dal Piano regolatore stesso. L’assemblea pubblica del 27 novembre a S. Martino in Campo ha messo in evidenza come esistano invece seri ostacoli normativi, igienico-sanitari, sociali, alla autorizzazione del mega-impianto industriale della maxi-stalla: gli amministratori non possono scavalcarli allegramente al solo fine di facilitare la speculazione. In questo quadro, noi appoggiamo e sosteniamo tutte le azioni dei cittadini per la salvaguardia degli interessi diffusi, a cominciare dall’interesse pubblico e collettivo alla difesa del patrimonio territoriale comunale: fermare la maxi-stalla non è una pretesa di chi vuol difendere il proprio “cortile, ma anzi è interesse civico di tutta la città.